lunedì 5 novembre 2012

Catherine Dunne e il dramma del cyber-bullismo


L'8 novembre vedrà la sua pubblicazione in Italia "Quel che ora sappiamo" (vedi trama QUI), dell'autrice irlandese Catherine Dunne, libro nel quale si affronta il dramma di una tragedia familiare, in seguito al suicidio di un adolescente di 14 anni.
Nel suo ultimo romanzo, la Dunne tratta tematiche fondamentali, quali la famiglia, i conflitti che sorgono al suo interno, i rapporti non sempre facili con i figli, le loro fragilità..
Gli adulti riescono sempre e davvero a capire i problemi dei ragazzi, ad aiutarli prima che sia troppo tardi?

«Avevo in testa l’immagine di questo bambino in bicicletta che corre disperato. Come se gli fosse successo qualcosa di tremendo. Il libro è nato così», ha detto Catherine Dunne a proposito del suo romanzo, nel Salone dello Shelbourne Hotel, a Dublino.
Affianco a lei, la copia di un giornale in cui si dà notizia di una giovane di 15 anni - Clara Pugsley - e della canadese, anche lei adolescente, Amanda Todd, che si sono tolte la vita.
Perché?
Le due ragazze erano vittime del cyber-bullismo; la spietatezza di giovani come loro le ha spinte a desiderare la morte, piuttosto che continuare a vivere nell'inferno di una persecuzione che non sembrava dover cessare mai.

Ecco le parole della scrittrice in merito al triste fenomeno del bullismo perpetrato in rete.

Signora Dunne, quando ha scoperto i cyber-bullies?

«La prima volta che ne ho sentito parlare è stato per il caso di una ragazzina americana. Si era impiccata anche lei. Sono rimasta scioccata. Poi vicende analoghe hanno cominciato a riempire le pagine dei giornali irlandesi. Il disagio è diventato profondo».

Come ha reagito? 

«Ho fatto ricerche. Ho scoperto un livello di depravazione e di cattiveria spaventoso. Ho insegnato a scuola per diciassette anni. I ragazzi mi interessano. So quanto è importante per loro far parte del gruppo. Ovvio che la cosa mi abbia colpito».

Chi sono i più deboli? 

«I ragazzi artisti. Come Daniel nel mio libro. La persecuzione li umilia. E le ferite che si aprono sono tremende».

Non basta l’amore della famiglia a salvarli?

«Spesso no. I ragazzi tendono a tagliare fuori i genitori. Hanno paura che soffrano anche loro. Li proteggono. Vogliono cavarsela da soli. E sono convinti che papà e mamma non possano capire».

Che differenza c’è tra il bullismo di ieri e quello di oggi? 

«Internet. Una volta il bullo magari ti picchiava. Ma poi andavi a casa e ti sentivi protetto. Oggi ti inseguono con gli sms, su facebook, sullo smart phone. Non c’è mai tregua».

Perché questa cattiveria? 

«I bulli del mio libro, i J, hanno 14 anni. E lo fanno per il potere. Jason, il più duro, ha imparato a usare il computer in California. Sa come manipolarlo. E si sente il re del castello. La paura è il più potente mezzo di controllo».

Non si può essere leader semplicemente grazie alla personalità?

«Si, ma bisogna averla. Il carisma è figlio del talento. E il talento, a differenza della cattiveria, non te lo puoi dare».

Un genitore che strumenti ha per comprendere i figli?

«Pochi. I ragazzi, come gli adulti, sono persone diverse a seconda di chi hanno davanti. Noi conosciamo di loro solo delle parti. E la loro sofferenza in genere ci coglie di sorpresa».

Non c’è speranza?

«Certo che c’è. Forse non possiamo intuire ogni cosa. Ma possiamo chiedere. E chiarire che un adulto che ama può sopportare tutto».

Lei con suo figlio come se l’è cavata? 

«A volte meglio e a volte peggio. A 14 anni Eamon per quattro settimane non è andato a scuola. Si annoiava. E io, che facevo l’insegnante, non me ne sono accorta. E’ stato un segnale forte».

Lei parla di famiglia. Di tradimenti. È mai stata tradita?

«Non che io sappia. Ma ho avuto una relazione che si è interrotta dopo 30 anni e la cosa mi ha fatto molto soffrire».

E’ possibile tradire una donna e continuare ad amarla? 

«Sì. Ma non capisco perché una donna lo debba sopportare».

La prima moglie del suo protagonista perdona.

«Solo perché lui cambia strada. E poi hanno una bambina».

La cito: non so perché la gente abbia tanta voglia di parlare di sesso in modo volgare. Ha letto «50 sfumature di grigio»?

«Tre estratti. Per lavoro. Poi mi sono detta che la vita è troppo breve per perdere tempo in questo modo».

Ha avuto un successo planetario. Specie tra le donne.

«Evidentemente incarna lo spirito del tempo. Anche se le donne non sono così. E’ a loro che si dovrebbe consegnare il pianeta».

Lagarde e Merkel le sembrano diverse dagli uomini? 

«No. Ma solo perché giocano con le regole dei maschi. Le donne non hanno accesso al golden circle delle banche, quello che ha prodotto il disastro. In Irlanda ci sono famiglie che non hanno il cibo sulla tavola. E l’austerity peggiora le cose. In compenso gli amministratori delegati sono pieni di soldi e la deregulation invece di abbassare i prezzi non fa altro che produrre cartelli».

E’ la globalizzaione, no?

«La globalizzazione senza regole è solo criminalità».

(fonte: tratto da "La Stampa")

2 commenti:

  1. Tema molto forte...
    Non ho mai letto la Dunne. Me lo segno.
    Grazie Angela!

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    Risposte
    1. ciao MAtteo!!
      eh si, forte e purtroppo molto attuale

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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