sabato 26 marzo 2022

[[ SEGNALAZIONI EDITORIALI ]] (narrativa per bambini, narrativa contemporanea, romance)


Buongiorno, cari lettori!

Condivido con voi alcune pubblicazioni che mi sono state segnalate e che appartengono a generi differenti (narrativa per bambini/ragazzi, narrativa contemporanea, romance).


Liz e le tre città
di Carla De Bernardi

Tracce per la Meta Ed.
ill. A. Sangalli
138 pp
18 euro

Nel lungo racconto destinato ai bambini, racchiuso tra pagine ricche di immagini colorate e accattivanti che scatenano la fantasia, il genio narrativo di Carla de Bernardi, scrittrice prolifica e artista alle molte sfaccettature, ben nota nell'ambiente milanese anche come presidente dell'associazione Amici del Monumentale di Milano, incontra il genio figurativo di Andrea Sangalli, pittore noto, ironico e seducente che offre alla vicenda narrata tutta la forza la forza dei suoi colori unici e smaglianti. 

Liz, gattina con gli occhi viola e anima indiscussa della favola, con le sue avventure è portavoce di alcune tematiche sociali e psicologiche che attraversano il nostro tempo e che ben possono essere comprese dai lettori più giovani, spesso soli con la loro fragilità emotiva davanti a realtà di cui sentono parlare o che si ritrovano a vivere, ma di cui non hanno spesso motivazione e risposta. 

Il tema amore-vita-morte trattato dall'Autrice con delicato "spirito gatto", offre spiegazioni, perché ciò che si conosce, non possa più fare paura. 

Il lieto fine e la morale sono rassicuranti per il lettore bambino/adulto: la vita è uno scrigno di doni e imparare ad apprezzarli dona felicità.





IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI
di Davide Carrozza


CATARTICA EDIZIONI 
USCITA 18 marzo 2022 
15.00 € 
192 pp


La vita interiore di un comune giornalista di cronaca turbata da una bizzarra commissione. 
Un vecchio editore in pensione che null'altro desidera dalla vita che un libro a lui dedicato, dopo una carriera spesa pubblicando libri dedicati ad altri. 
In una Padova da riscoprire, in una spiaggia assolata e desolata, nei luoghi familiari e intimi della propria giovinezza, ovunque potrebbe celarsi l’ispirazione. 
È dietro l'angolo o potrebbe non arrivare mai? 
È una corsa contro il tempo e la ricerca del giusto spazio o l'assenza di tempo e spazio? È non dover rendere conto o c'è un conto che alla fine pagano tutti? 

Con queste e mille altre domande e speculazioni, la commissione cambierà per sempre l'esistenza di Alessandro, proiettandolo in una dimensione a lui sconosciuta: una continua ricerca della musa ispiratrice, a cui voterà ogni sua energia…

L'autore 
Davide Carrozza, 42 anni, docente di Lingua e Letteratura inglese presso il Liceo Scientifico I. Nievo di Padova. Non un insegnante perché non ha trovato altro ma perché non c’è altro che potrebbe fare. Appassionato di Filosofia, Musica, Cinema e Letteratura. Ha pubblicato nel 2016 il suo primo romanzo “3 Giugno 81, il giorno dopo” con la casa editrice salentina Il Raggio Verde. Ha conquistato il terzo posto al Premio Casentino del 2012, il quarto posto al premio Montefiore del 2013 e, nello stesso anno, uno dei suoi racconti è stato selezionato dalla trasmissione “Tramate con Noi” di Rai Radio 1. Dal 2019 gestisce il blog di Letteratura “Cassetti Aperti”. “Il migliore dei mondi possibili” è il suo secondo romanzo. Vive assieme ai due figli nati lo stesso giorno (non chiamateli gemelli!), una compagna artista e un gatto.




LA SCRITTRICE SENZA TEMPO
di Monica Brizzi


self publishing
10 euro (cart.)
2.99 euro (ebook)
Marzo 2022
Tempo e spazio, per Bianca Maffi, sono difficili da comprendere. 
Essere cresciuta tra un continente e l’altro l'ha resa una ragazza piena di mancanze ma capace di raccontare, con i suoi libri, storie indimenticabili. 
Bianca è abile con le parole scritte quanto non lo è mai stata con quelle parlate, e ora che ha deciso di trasferirsi in una cittadina toscana per iniziare un nuovo romanzo, è pronta a tutto.

Grazie al curioso condominio dove andrà a vivere, ad amici che non si aspettava di avere, alla sorella e ai ricordi che porta sempre con sé, nascosti in delle scatole di latta, il futuro di Bianca prende a districarsi, il tempo e il suo trascorrere cominciano a essere delle certezze e la vita pare diventare finalmente sua. 
Manca solo una cosa: Ian. 
Senza di lui, niente di tutto questo sarà davvero possibile.

L'autrice.
Monica Brizzi è docente, scrittrice ed editor. Adora inventare storie e scriverle. Autrice della trilogia La Principessa dei Mondi e di romance, La scrittrice senza tempo è il suo primo romanzo di narrativa
.

giovedì 24 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] ★★ OLIVA DENARO di Viola Ardone ★★



Oliva è una bambina che corre con i capelli spettinati dal vento, col viso in faccia al sole, con gli zoccoletti ai piedi, che cammina per strada ripetendo la prima declinazione di rosa rosae.
Oliva è una ragazzina che si vede bruttina, insipida e invisibile; sa che la vita è tutta un susseguirsi di regole e sa che i maschi non vanno né guardati troppo né tanto meno provocati, perché la femmina  - dice mamma Amalia - è una brocca... e poi chi la rompe, se la piglia.
Oliva è una donna sostantivo femminile singolare -  che ha subìto un'ingiustizia, la quale dopo vent'anni è ancora sale che brucia su una ferita aperta. 
Oliva è una persona determinata a conquistare e conservare la propria libertà di scegliere e decidere di sé stessa, del proprio corpo, senza costrizioni provenienti dalla società e, soprattutto, da una mentalità (purtroppo supportata, negli anni in cui è ambientato il romanzo, dalla legge) ottusa e limitata, che rende la donna schiava di pregiudizi maschilisti.


OLIVA DENARO 
di Viola Ardone


Ed. Einaudi
312 pp
Negli anni '60 Oliva Denaro è un'adolescente di quindici anni, abita in un paesino della Sicilia ed è nata in una famiglia semplice, di umili origini, in cui la figura forte è mamma Amalia, una calabrese dal carattere deciso, convinta che la vita sia fatta di una serie di rigide regole, da seguire attentamente se non si vuole finire nei guai.
La donna, in particolare - che già è una brocca per il solo fatto di essere femmina -, deve seguirle se non vuole rischiare di diventare una "brocca rotta", i cui cocci se li prende colui che la rompe.

Oliva ha una sorella maggiore, Fortunata, che però s'è messa in un guaio e non sta tenendo fede al proprio nome: è tutt'altro che fortunata, infatti, avendo sposato un tipo borioso, prepotente, manesco, che non l'ama e non la rispetta, e anzi, a furia di botte, l'ha fatta pure abortire. Insomma, la sfortunata è costretta a tenersi questo strazio di marito, che la tiene segregata in casa, e ad accettare con rassegnazione il suo triste destino.

Oliva ha anche un gemello, Cosimino, il "cocco" di mamma; lei, invece, sembra invisibile e trascurabile agli occhi di questa madre dura, sempre incline a rimproverare, a brontolare, a lamentarsi del marito, Salvo, un contadino taciturno, bravo ad incassare le spalle e a non mostrare risolutezza davanti ad eventi e persone che invece meriterebbero, a detta della moglie, reazioni "da uomo vero", che protegge e difende la famiglia contro tutto e tutti.

Là dove lui si zittisce, la madre "parla parla, e sempre mi elenca tutte le regole, e in questo modo è facile disobbedirle. Mio padre invece fa spesso il silenzio, perciò non riesco mai a capire che cosa devo fare per essere amata."

Anche quando esprime un dissenso, Salvo lo fa con quel suo modo di essere e parlare sempre pacato - "Preferisco di no" è la frase che ripete spesso - e sua figlia Oliva, in questo, sembra più simile a lui (anche fisicamente).

Scura, con gli occhi neri come olive e i capelli sempre un po' in disordine, le ginocchia sbucciate e l’espressione imbronciata, la riflessiva Oliva pensa che "...ero più felice se nascevo maschio", ma purtroppo è "nata al femminile e il femminile singolare non esiste".

La donna trova la sua ragion d'essere in quanto legata ed associata a qualcun altro, all'uomo soprattutto; una donna sola non vale granché ("il valore della femmina (...) dipende dal maschio che la chiede"), si attira più facilmente critiche, maldicenze, occhiate di sbieco, è sottoposta a tentazioni e può perdere l'onore con niente.
Osa addirittura dirlo alla sua amata (rivoluzionaria e femminista) maestra Rosaria, quasi correggendola: «La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lí si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna (...) Io una donna femminile singolare non l’ho vista mai».

Oliva ama studiare, è brava a scuola, le piace molto imparare parole difficili, ma anche correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti dei divi del cinema - di nascosto da sua madre, però, che sarebbe pronta a sgridarla e a ricordare che certe cose futili e sciocche le farebbero venire i grilli per la testa, e non è una cosa buona per usa signorina perbene - ed è pronta a difendere, a colpi di pietre, il suo amico Saro (affetto da una evidente zoppìa) dai ragazzacci che lo prendono in giro.

In fondo, è libera e felice, la piccola Oliva, e ogni suo comportamento, parola, sguardo, viene letto per come è: innocente.
Fino a quando non arriva a farle visita «il marchese», al quale non è per niente favorevole: da quel momento sì che inizia una nuova e pericolosa fase della vita! Già, perché il sangue mensile la rende donna e quindi oggetto di sguardi e commenti maliziosi da parte dei maschi. dai quali deve stare lontana se non vuole trovarsi come la sorella, con un bambino in pancia prima del matrimonio (che disonore e che vergogna per la famiglia, in quel caso!).

E allora, per non perdere l'onore, forse è il caso che siano i genitori a provvedere un fidanzato di buona famiglia per Oliva, che sta crescendo e ha pure un pretendente insistente a girarle pericolosamente attorno.

Sono anni in cui a un uomo è concesso adottare dei "metodi" decisamente poco ortodossi (che oggi, solitamente, verrebbero condannati con decisione, socialmente e penalmente), non rispettosi della volontà della donna su cui hanno messo gli occhi, e che vedono quest'ultima un soggetto passivo, che deve subire le attenzioni maschili anche se non le gradisce; e se il maschio si prende libertà che non dovrebbe (commettendo azioni discutibili, se non addirittura deplorevoli), ad essere giudicata male (non solo dalle malelingue ma, peggio, dalla legge) è sempre e comunque la donna, che sicuramente prima ha ammiccato e poi ha detto no, giusto per "tirarsi la calzetta" e farsi desiderare.

Questa tristissima concezione di ciò che è concesso o meno alla donna, se e come può dire sì o no a un corteggiamento, coinvolge come un uragano l'impreparata Oliva.
L'abuso che dovrà subire - con tutto il carico di sofferenza che si porterà dietro, tanto nel corpo quanto nell'anima, nonché rispetto alla gente, con i suoi giudizi superficiali e ottusi - la vedrà sì fragile, ferita ("la frattura è dentro. Sono una brocca rotta"), ma altresì coraggiosa, pronta a non soccombere ad una mentalità che la vuole non solo offesa ma anche muta: Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di un suo legittimo no.

Oliva non sarà sola nella sua piccola battaglia: avrà la famiglia accanto, la cara amica Liliana (comunista e femminista convinta) e una donna, Maddalena, che la incoraggerà a far sentire la propria voce e a non abbassare lo sguardo, perché non è lei ad aver commesso un'azione vergognosa, ma al contrario, l'ha subita ed ha il diritto di difendersi e pretendere giustizia.

Giustizia: riuscirà ad ottenerla, Oliva Denaro, e non solo per sé stessa ma per tutte le donne costrette a sottomettersi a una mentalità maschilista e ignorante?

Oliva è un bellissimo personaggio femminile, che il lettore vede crescere e maturare di capitolo in capitolo; leggendo, viviamo insieme a lei i conflitti all'interno della famiglia, il rapporto con i fratelli, quello difficile con la madre, le cui attenzioni Oliva ha sempre anelato ("Se mia madre mi vedeva, mi vedeva il mondo. Avevo attraversato la soglia dell’invisibilità. Ero una donna, come lei"), quello sereno, fatto più di silenzi che di parole, con il padre, che a dispetto del suo sembrare sempre in seconda fila, dietro le spalle di quella moglie nervosa, imbronciata e chiacchierona, mostrerà una delicatezza d'animo, una sensibilità e solidità che conquisterà noi lettori.

Ci si innervosisce nel sentire le malelingue delle comari che passano il tempo sparlando e intanto sgranano il rosario; ci si indigna nel leggere di come fosse considerato normale che le donne dovessero subire, ubbidire e accettare senza fiatare decisioni prese da altri su di loro, corteggiatori invadenti e soprusi, perché mica tutti gli uomini capiscono che "le femmine sono nuvole, questo mi ha detto, che è necessario osservare la forma che prendono e non cercare di metterle in uno stampo."

Vediamo Oliva mentre diviene consapevole di cosa e chi le fa battere il cuore, smuovendole qualcosa di indefinito ma piacevole "nel ventre";  ci fa tenerezza quel suo avvertire il desiderio di piacere ed esserne al contempo spaventata, vivendolo come una colpa.

La vediamo e l'ammiriamo mentre prova a tirare fuori un coraggio che non sapeva neppure di avere, stringendo i denti davanti a mortificazioni, umiliazioni, delusioni, ingiustizia, mormorii, o mentre la udiamo ribellarsi a una concezione della donna sbagliata e dannosa:

"Ma perché devono essere sempre declinate al plurale per ricevere considerazione? Agli uomini basta essere uno per valere qualcosa, con nome e cognome. Noi invece dobbiamo metterci in riga a formare una schiera, come fossimo una specie a parte."

Il racconto delle vicende di Oliva - che non sono soltanto private, ma che hanno una risonanza sociale e civile, e del resto, attraverso la sua incantevole protagonista, l'Autrice scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi - partono negli anni Sessanta, per poi portarci con un salto a vent'anni dopo, dove alla voce di Oliva si alterna quella dolce e rassicurante di un padre che c'è sempre stato e ancora c'è, e che è orgoglioso di questa figlia che qualcuno ha cercato di spezzare, ma che è cresciuta come una pianticella forte, capace di resistere alle difficoltà e di andare incontro al vento nonostante tutto.

"Le regole della corsa sono sempre le stesse, non cambiano mai, e io continuo ad andare, braccia e gambe e cuore, respiro a bocca aperta con le guance in fiamme, i capelli spettinati dal vento...".

Oliva è ogni donna che combatte per i propri diritti, per la propria felicità, per la libertà di fare delle scelte da sola e di poter decidere del proprio corpo, di dire no o sì in base a ciò che lei - e nessun altro - desidera per sé stessa.

"Oliva Denaro" è un romanzo di formazione che affronta tematiche come la violenza subita dalle donne, l'arroganza di uomini che credono di poter disporre del corpo e della vita di una donna come se fosse un oggetto, la paura di denunciare, di non essere tutelate dalla legge, e purtroppo in quegli anni manco la legge teneva conto adeguatamente della volontà e dei diritti delle donne.

La Ardone ha creato una protagonista femminile indimenticabile, che vi resterà nel cuore e vi smuoverà molte emozioni, dall'ammirazione alla tenerezza, da un senso di rabbia impotente davanti alle ingiustizie a una malinconica consapevolezza che... sì, è vero, ciò che è rotto non sempre si può aggiustare, non tutte le battaglie si possono sempre vincere e non in tutte le occasioni i buoni ottengono giustizia sui cattivi, ma la libertà è una conquista troppo importante e costa sacrificio.

Oliva lo sa, è favorevole alla libertà e a combattere per essa.

"Chinati giunco che passa la piena e arriva il momento di sollevare la testa."

Come non consigliarvelo caldamente? 

Recensione ❤❤ IL TRENO DEI BAMBINI  ❤❤

mercoledì 23 marzo 2022

Libri in wishlist (marzo 2022)

 


Tre libri la cui trama mi attrae e che vorrei leggere ^_^

Nei primi due, al centro ci sono i legami famigliari: nel primo, tre sorelle indiane, al capezzale del padre morente, capiscono che è arrivato per loro il momento di affrontare il comune passato doloroso; nel secondo, l'Autore narra in forma romanzata la storia di una famiglia americana divenuta oggetto di studi psichiatrici; il terzo è stato definito un "grande romanzo americano".


 LA STRADA DI CASA di Sejal Badani (Baldini Castoldi, trad. O. Giumelli, 389 pp).


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Quando suo padre entra in coma, Sonya, giovane fotografa di origini indiane, torna con riluttanza dalla famiglia che aveva abbandonato anni prima per vivere libera da ogni legame.
La sorella maggiore, Marin, si è costruita con tenacia e determinazione una brillante carriera; Trisha, la preferita delle tre figlie, conduce un'esistenza perfetta, quella cui si è sempre sentita destinata. 
Ma quando le tre donne si riavvicinano, la corazza sotto cui hanno rinchiuso il loro terribile passato cede alla marea della memoria. 
Mentre l'uomo si aggrava, riemerge una storia famigliare di razzismo subito e violenze domestiche, e l'intera famiglia si ritrova a combattere con i demoni e i segreti del proprio passato, incerta se sperare la morte o la sopravvivenza del padre. 
Alla fine, solo percorrendo insieme il sentiero impervio e liberatorio della verità, le tre donne giungeranno alla scelta più alta, quella fra accettazione e oblio.



Hidden Valley Road. Nella mente di una famiglia americana di Robert Kolker (Ed. Feltrinelli, trad. S. Rota Sperti, 448 pp).

Stati Uniti, metà del secolo scorso. La famiglia Galvin è la personificazione del sogno 
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americano: il padre Don fa carriera nell’esercito ed ha dodici figli, dieci maschi e due femmine, ragazzi sani e intelligenti, dei campioni negli sport e nella musica, ma le cose, con l’adolescenza, cominciano a non andare come dovrebbero. 
Il figlio maggiore mostra comportamenti strani e aggressivi, seguito nel giro di poco tempo da altri cinque fratelli. 
In un crescendo di allarme, violenze e angoscia, la famiglia Galvin precipita in una spirale che non le lascerà scampo: a sei dei figli viene diagnosticata la schizofrenia, e la loro vita non sarà mai più la stessa. 
Sono gli anni in cui la scienza compie i primi passi nella comprensione dell’origine della malattia mentale. Genetisti, psicanalisti, biologi si scontrano a suon di teorie ed evidenze contrastanti e, tra manicomi, misure contenitive, psicofarmaci, elettroshock, i Galvin saranno protagonisti e oggetto di una ricerca che a tutt’oggi non ha ancora dato risposte precise. 
Attraverso la loro vicenda, realmente accaduta, l’autore offre un pungente, incredibile viaggio nella realtà della malattia mentale, e uno spaccato dei progressi scientifici nel tentare di far luce su uno dei mali più oscuri e universali dell’essere umano.


Raintree County. L'albero della vita di Ross Lockridge (Elliot Ed. trad.
Maria Luisa Fehr , 563 pp)
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Il monumentale racconto di un singolo giorno a Raintree, immaginaria contea dell'Indiana, nel quale si intrecciano molti dei momenti salienti della storia americana. 
La vita di John Wickliff Shawnessy, insegnante cinquantenne e aspirante scrittore, si alterna alla Guerra civile, al dibattito sulla schiavitù, alla Rivoluzione industriale, in un'atmosfera sognante e vivida che minuto dopo minuto compone un classico da molti indicato come il vero "grande romanzo americano", opera prima di un autore che Pablo Neruda paragonò a Melville, Whitman, Dreiser e Wolfe.

lunedì 21 marzo 2022

*** RECENSIONE *** LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI DON VITO TRABÌA di Sebastiano Ambra

 

Don Vito Trabìa è un noto e potente boss palermitano, che scompare di punto in bianco; subito dopo, una fonte anonima comincia a mandare strambi ed enigmatici indizi alla polizia, come a sfidarla affinché ritrovi lo scomparso, se ne è in grado.
A mettersi sulle tracce di don Vito è l'ispettrice Malena Di Giacomo: scontrosa, sboccata, sempre alquanto nervosa ed incavolata, pronta a rispondere per le rima se sente puzza di "sfottò"; supportata dallo psicologo toscano Leonardo Colli e dall'agente Russo, Lena metterà in campo le proprie capacità investigative, le proprie brillanti intuizioni, nonché tutta la propria caparbietà, per arrivare alla soluzione del caso.


LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI DON VITO TRABÌA
di Sebastiano Ambra



Ed. Newton Compton
288 pp
Marzo 2022
Quando la polizia, nel corso di un'importante operazione volta alla cattura del pericoloso latitante Vito Trabìa, giunge sul posto in cui avrebbero dovuto sorprendere il boss, si trova al cospetto di un vecchio, che tutto è fuorché don Vito; è un semplice lattaio e del ricercato non ci sono tracce.
Insomma, un clamoroso buco nell'acqua che non fa un'ottima pubblicità alle forze dell'ordine.

A Palermo, l'ispettrice Malena Di Giacomo è alquanto di cattivo umore: la sua ragazza, Claudia, l'ha lasciata (dopo averla tradita), e a farle salire vertiginosamente i livelli di veleno ci pensa l'arrivo di una bizzarra lettera che fa capire, dalle prime righe, di sapere che fine abbia fatto e chi abbia rapito don Vito Trabìa.
Lena non ha tempo da perdere con le sciocchezze e ordina all'agente Russo di cestinare la missiva del probabile mitomane: sicuramente è una stupidaggine senza alcuna importanza.

Ma i fatti presto la smentiscono.
Il presunto rapitore si affretta a servirsi della tv (più precisamente, interviene con una stranissima telefonata nella trasmissione di un imbroglione che si fa passare per mago) per mandare un messaggio ai poliziotti, o meglio all'ispettrice Di Giacomo, esortandola a non ignorare la lettera anonima ricevuta perché essa è fondamentale per poter trovare il sequestrato.
Il tempo scorre e, più ne passa, meno possibilità di trovarlo vivo ci sono: la giovane ispettrice, infatti, 
ha meno di ventiquattro ore per ritrovare Trabìa vivo e dovrà farlo senza l'aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso. 

Lena viene immediatamente coinvolta nel caso dal commissario d'Orrico, che le ordina, col suo fare burbero e la liquirizia tra i denti, di darsi una mossa; ufficialmente dovrà lavorare da sola, ma in realtà il commissario le affianca un civile, lo psicologo toscano Leonardo Colli, che già in passato ha fornito il proprio contributo in indagini di polizia.

Lena, già poco incline alla socialità, non gradisce molto l'intrusione di quest'uomo, perché non lo conosce ma soprattutto perché non è della polizia, il che vuol dire che dovrà tenerlo d'occhio affinché non finisca nei guai o non ne combini, mandando all'aria l'operazione.

Inoltre, ad aumentare il carico di pressione mentale ci pensano altri due problemi: il mittente della lettera (colui che ha fatto la telefonata in tv) ha inserito, come chiusura, un messaggio sibillino, una sorta di indovinello per dare il via alla ricerca del boss; senza considerare che le ore e i minuti passano inesorabilmente e lei e Leo devono muoversi e cercare di cominciare a mettere qualche tessera del puzzle al suo post per avere almeno una pista da seguire.

Lena non sa - ma lo scopre prestissimo - che è appena iniziata una specie di "caccia al tesoro", resa complicata dagli enigmi del rapitore, e sempre più frenetica per via dell'approssimarsi dello scadere del tempo.

Costretta, da ordini superiori, ad avere accanto lo psicologo livornese, Lena si sforza, per il bene dell'indagine, di calmare il proprio nervosismo e di collaborare con Leo, il quale - permalosità a parte - è un tipo intuitivo ed intelligente, che in effetti si rivela un validissimo aiuto per risolvere gli indovinelli del rapitore.

Indovinelli di difficile interpretazione, non soltanto in quanto usano volutamente un linguaggio metaforico e criptico, ma anche per via dei rimandi alla letteratura, alle leggende, all'arte e alla storia di Palermo.

Leonardo crede che, chi ha coinvolto la Di Giacomo in questa "impresa", l'abbia fatto perché convinto delle capacità della poliziotta nello svelare l'arcano nei suoi vari step, ed infatti - per quanto Lena non creda di essere speciale e di essere stata scelta dal rapitore - la donna, a furia di scervellarsi, riesce di volta in volta a fare collegamenti anche complicati tra certe parole-chiave e specifici luoghi  del capoluogo siciliano, così da scovare altri messaggi, che a loro volta contengono ulteriori indizi per arrivare a trovare don Vito.

Ma la caccia all'uomo si fa pericolosa perché diventa chiaro che dietro la sparizione del boss ci sono interessi in gioco: è forse iniziata una delle temibili guerre di mafia che da sempre sporcano di sangue la Sicilia?
Chi ha interesse a far sparire il mafioso, correndo anche il rischio di una vendetta nel caso venisse scoperto?
Si fa strada il nome del nipote americano di don Vito, Totuccio: e se stesse facendo tutto questo per prendere il posto dello zio? Può essere lui la mente geniale che si cela dietro gli indecifrabili biglietti?

Intanto, però, con l'avanzare delle ore e dei progressi da parte di Lena e Leo, qualcuno agisce all'improvviso nel segreto per fermarli, così l'ispettrice, nella sua concitata corsa tra i vicoli, i monumenti e gli alberghi di una Palermo misteriosa e piena di segreti, farà di tutto per giungere all'epilogo di una storia nella quale, però, niente è come sembra.

Riuscirà Malena a fermare il rapitore, consegnandolo alla giustizia e risolvendo tutti i bizzarri e provocatori rompicapi prima che sia troppo tardi per il boss?

Questo giallo di Sebastiano Ambra è stato per me una lettura davvero molto piacevole, l'ho letto tutto d'un fiato perché ha un ritmo agile e dinamico, una scrittura brillante, una protagonista dal carattere tosto, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno ma cammina a testa alta tra i colleghi maschi, i quali non le risparmiano stupide battutine di spirito in quanto donna e lesbica: Malena è intelligente, ha una personalità ben definita, è pragmatica, non ama le formalità, se deve mandare qualcuno a quel paese, non si fa alcuno scrupolo, e soprattutto crede nel proprio lavoro e lo fa bene, per dimostrare a se stessa e agli altri che è una brava poliziotta, a dispetto della poco onorevole eredità lasciatale dal padre (che è stato anch'egli poliziotto, ma ha fatto errori imperdonabili). 
Ho trovato simpaticissimo lo psicologo Leo, con la sua parlata toscana e il suo modo di ragionare, metodico e razionale, con cui supporta quel tipetto particolare che è l'ispettrice Di Giacomo.
Molto accattivante l'espediente degli indovinelli, che conducono Lena e il lettore a spasso per una Palermo occulta e affascinante, e incuriosiscono con interessanti riferimenti letterari.

Consiglio la lettura di questo bel giallo dalla trama ben articolata e appassionante, che tiene alta l'attenzione del lettore fino alla fine e, a parer mio, ne soddisfa ogni aspettativa.


sabato 19 marzo 2022

** RECENSIONE ** LA GIUSTA VIA di Daniela Merola



Ogni amore è un universo a sé stante, si sa; ogni coppia ha il proprio modo di essere ed esistere che si palesa attraverso parole, silenzi, gesti..., che appartengono ad essa e a nessun'altra coppia, e in questo modo unico di comunicare e viversi risiede l'equilibrio costruito e che permette ai due innamorati di proseguire in un percorso di vita comune, giorno dopo giorno, tra alti e bassi, tra complicità e litigi.

Ogni amore è diverso dagli altri e ciascuno vive questo sentimento a modo proprio, ma a volte esso diventa una trappola, un laccio che si stringe al collo e rischia di soffocare, di togliere il respiro.
Un amore tossico, quello tra Margherita ed Augusto; un legame velenoso di cui entrambi non riescono a fare a meno. Ma dove li condurrà?  

LA GIUSTA VIA
di Daniela Merola 



LFA Publisher
290 pp
16.50 euro
2021

Margherita Sossio vive a Roma e svolge un lavoro che ama e nel quale profonde tutta la passione, l'esperienza, la professionalità che le sono proprie: vive di arte, è cresciuta respirando la passione per il bello che l'arte dona a chi sa apprezzarla, e lavora con un team affiatato che si occupa di operare valutazioni di oggetti antichi e preziosi, solitamente appartenenti a qualche ricco proprietario che, morendo, ha lasciato il patrimonio in eredità a figli e/o nipoti.
È un lavoro certosino, condotto con serietà ed accuratezza, che permette a Madame Sossio di venire finanche a contatto con opere di valore, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto artistico.
Non solo, ma le consente di viaggiare, di passare dei periodi fuori casa, lontana da Augusto, e di prendere una boccata d'aria pura.
Sì, perché l'aria che condivide con il consorte è tutto fuorché pura:  è contaminata, pesante, irrespirabile.

Margherita e Sossio stanno insieme da venticinque anni e il loro rapporto è qualcosa di molto complesso.

"Viveva intrappolata in un matrimonio terreno, fottutamente terreno, nel quale non si capiva chi era il carnefice e chi la vittima. Tutto era finito in un gorgo di abbandono e prevaricazione nonostante tutti i dannati sforzi fatti da lei. Loro credevano di amarsi, sapevano di amarsi, convinti di vincere, rifugiati in una storia creata e compiuta."

A tenerli insieme è un sentimento forte che entrambi si ostinano a chiamare amore: ma lo è davvero?

È un legame che si nutre di passione, provocazioni, discussioni, sarcasmo e sorrisi che somigliano più a ghigni; non possono fare a meno di farsi del male, che sia con le parole, con il silenzio (da parte di lei, in special modo, che quando è fuori per lavoro non vuol pensare ad Augusto) o con la violenza fisica.
Il marito, infatti, non esita ad alzare le mani, schiaffeggiandola e non solo, e anche durante i momenti di intimità fisica, lui è sempre aggressivo, "feroce", come se volesse divorarla, marchiarla e farle capire che qualunque cosa accada, ovunque lei vada, gli appartiene, e così sempre sarà.

A sua volta, Madame Sossio, pur rendendosi conto di come questo matrimonio sia fonte di dolore (fisico, psicologico, emotivo), di frustrazione, di rabbia..., non riesce e non vuole farne a meno; lei e il marito sono legati da una fitta rete di perversione, annientamento, stordimento e da un bisogno l'uno dell'altra che proviene dalle viscere di entrambi.

Quando sono vicini, marito e moglie non riescono a comunicare con serenità, rari sono i momenti di tenerezza e complicità, più frequenti quelli in cui si si dicono cattiverie e prendono piacere nello stuzzicarsi a vicenda attraverso stilettate che si assestano per nuocersi  reciprocamente, e ci riescono perché conoscono bene i punti deboli di ciascuno: la loro è un'ossessione che essi stessi alimentano e dalla quale non vogliono guarire.

Entrambi traggono dolore e piacere da questa relazione in cui lui, geloso e possessivo, gode nel far capire alla sua "adorata moglie" che niente e nessuno in questa vita li separerà mai, se non la morte, e impazzisce all'idea che lei possa riservare ad un altro uomo attenzioni che spettano solo a lui; e non esita, Augusto, a usare le maniere forti per far capire alla moglie questa sua "verità", e quando lei è lontana da casa per lavoro, il marito la riempie di telefonate e messaggi ossessivi, con i quali da una parte le dichiara il suo amore e le chiede di tornare, dall'altra la minaccia di stare attenta a non fargli nessun torto.

Margherita, dal canto suo, è spaventata ed attratta dai modi di fare di lui, così "maschio", virile, sensuale, capace come nessuno di farla sentire femmina e desiderabile; ma è innegabilmente anche consapevole di essere prigioniera di un amore violento e tossico, che la fa stare male, la fa sentire troppo spesso umiliata, trattata come un oggetto, non apprezzata come persona.
Non amata da questo "adorato marito", in eterna lotta tra loro, senza che nessuno dei due sia il vincitore o lo sconfitto definitivo.

Come sopravvivere a questo "cannibalismo sentimentale"? Può Margherita liberarsi da questa trappola e uscirne indenne?

Certo, il lavoro l'aiuta molto: quando è tra le mura di case antiche a fare le sue valutazioni con i colleghi, è come se potesse mettere dietro le spalle la tristezza e le mortificazioni che le provoca Augusto, ma purtroppo questo non è sufficiente a risollevarle il morale.

Margherita è una persona intelligente, colta, dal carattere forte e deciso, dalla lingua tagliente e senza peli sulla lingua, ma dietro la sua facciata dura si nasconde una donna sensibile, capace di incantarsi fino alle lacrime davanti a un quadro di Boldini, di perdersi solo rimirandolo.

Fortunatamente, oltre ad una professione che ama e che le dona molte soddisfazioni, nella vita di Madame Sossio ci sono alcune affetti importantissimi, come sua madre Gemma - apprensiva e dolce verso questa figlia che si ritrova accanto un marito spregevole - e l'amica del cuore, Ortensia, preziosa ed insostituibile confidente.

Ma la presenza costante di queste due donne nella sua vita non basta a placare i tormenti che turbano l'anima della donna, che per non impazzire e non soccombere si è creata un posto nella propria mente in cui ritrovare l'unico uomo che l'abbia mai amata e che lei stessa ama ancora tantissimo: Benedetto, l'amatissimo papà, morto quando lei era solo una bambina e la cui perdita l'ha segnata.
Solo quando chiude gli occhi, "voltandosi dall'altra parte" e distogliendo gli occhi da ciò che la fa soffrire, solo quando pensa al padre, incontrandolo in quello che per Margherita è "lo spazio bianco",  riesce ad alleggerire i pesi che ha sul cuore.

"Lo spazio bianco era ad attenderla. Lei percorreva orizzonti sconfinati di pace portando con sé un’urgente nostalgia di normalità che rimaneva cristallizzata nel momento in cui si trovava in quel posto".

Certo, attorno a lei, quando è nello spazio bianco, ci sono delle figure vaghe strane, i cui volti non riesce a mettere a fuoco, che le parlano, le fanno domande, la guardano, pretendono risposte... 
Chi sono e cosa vogliono?

Il limite tra razionalità e follia, tra reale ed irreale, si fa labile, da contorni indefiniti; infatti, il racconto del turbolento rapporto di Margherita con Augusto si muove in una doppia dimensione, quasi a mescolare non solo passato e presente, ma anche sogno e realtà, ciò che è davvero avvenuto con ciò che potrebbe essere frutto della mente della protagonista, la cui sofferenza emotiva travolge il lettore, portandolo ora in una dimensione razionale - in cui seguiamo le vicende di Margherita con il marito, il lavoro, la madre, l'amica... - ora in una onirica, evanescente, che è quella in cui si rifugia la donna per sfuggire a ciò che non riesce ad affrontare e a risolvere, là dove non esistono rimorsi, incertezze, dolore, ma solo quel padre buono, nel cui amore puro ed eterno lei si può specchiare, pulita da ogni scoria e veleno.

"La giusta via" è un romanzo dove l'aspetto psicologico è fondamentale; l'Autrice sa come condurre il lettore negli angoli più bui e nascosti della mente della protagonista, mostrandocene i tormenti interiori, le delusioni (scoprirà, infatti, un doppio e doloroso tradimento), i rimpianti per qualcosa di inaspettato che si era affacciato nella sua vita ma che non ha voluto afferrare e rendere bello e speciale, l'angoscia provata al cospetto di un marito al quale si sente legata indissolubilmente e dal quale vorrebbe scappare, e la cui prepotenza le suscita cattivi pensieri, che non fanno che aumentare turbamenti e conflitti.

A dispetto di un carattere deciso e di una sicurezza di sé che tutti le riconoscono e apprezzano, di una cultura e di una vivacità intellettuali invidiabili, di una ricca dialettica, di una personalità da guerriera e che ha tutte le carte in regola per rendere la propria vita un'opera d'arte, Madame Sossio non è libera, vive in una gabbia (l'amore-ossessione del e per il marito), ma anche lo "spazio bianco", questa bolla di felicità in cui lei crede di poter essere in pace, non fa che allontanarla dalla realtà.

Attraverso un linguaggio che sa essere anche brusco, rude e diretto, Daniela Merola ci racconta in che modo un amore possa essere distruttivo e di come, nonostante questo sia chiaro ad almeno uno dei due nella coppia, staccarsene sia comunque difficile, come sempre quando c'è una dipendenza affettiva; nei momenti in cui siamo nello "spazio bianco" con Margherita, invece, il linguaggio assume toni delicati, quasi poetici, come a volerci trasmettere il senso di pace che in esso trova la donna.

Ho trovato molto interessanti le ambientazioni (Roma, Napoli, Parigi), in particolare Napoli, nelle cui strade, piazze, chiese, l'Autrice ci accompagna attraverso gli occhi, le mani e le gambe di Margherita, ad ammirarne l'arte, la storia, perché la città partenopea emana una malia unica, piena di un fascino avvolgente, con i suoi silenzi e la sua chiassosità, il suo mare, il sole e quella vitalità che le appartiene e che fa innamorare chi ci vive e chi la visita.

"Quei vicoli fatti di terra, mare, verità sparsa, miseria e nobiltà, cultura e ignoranza piacevano a Margherita perché si sentiva parte di una umanità fantasiosa."

Un po' come è lei stessa, Madame Sossio; complessa, sfaccettata, fragile e granitica, con un cuore pieno d'amore e di odio insieme, di dolcezza e veleno, ora rassegnata ora combattiva, dentro in un modo (la pace, la dolce solitudine dello "spazio bianco") e fuori in un altro (agguerrita, arrabbiata, lacerata, al centro di un caos senza via d'uscita).

Non mi resta che consigliarvi questo romanzo, che affronta tematiche attuali e importanti, e lo fa attraverso una donna che vive ogni emozione con passionalità ed intensità, e questa sua natura si riflette in modo coerente e incisivo nello stile, nei fatti narrati e nelle dinamiche che create con i personaggi coinvolti. 

Grazie Daniela per avermi fatto conoscere Madame Sossio. 

venerdì 18 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] "Josef Mengele. L'angelo della morte di Auschwitz" di Richard J. Samuelson


"Josef Mengele. L'angelo della morte di Auschwitz" di Richard J. Samuelson  è un libro che, seppur brevemente, ripercorre la cupa e terribile figura di un personaggio storico di cui tutti abbiamo sicuramente sentito parlare e che è associato ad uno dei capitoli più brutti della storia contemporanea.


letto da Marileda Maggi   
Credo di non sbagliarmi se dico che Josef Mengele sia davvero uno dei più inquietanti e sadici protagonisti della follia nazista. 
Basta il suo nome perché la nostra mente vada a fatti ed immagini terribili, legati ai campi di sterminio e, soprattutto, agli abominevoli e disumani esperimenti condotti proprio da quest'uomo, che lavorò come medico ad Auschwitz per 21 mesi. 
Un tempo sufficiente per provocare innumerevoli e irreversibili danni.

L'Autore parte dall'inizio, illustrandoci brevemente gli anni della giovinezza, la laurea in Antropologia e poi in Medicina, il morboso interesse per le ricerche sulla genetica (convinto che le differenze razziali e sociali avessero origini genetiche, appunto), l'iscrizione al partito naazionalsocialista, il ferimento in guerra, il congedo con onore e l'assegnazione al campo di sterminio.

Era chiamato "l'Angelo della Morte" e trasformò l'ospedale di Auschwitz in una vera e propria clinica degli orrori, torturando e seviziando le vittime del campo con esperimenti spietati e terrificanti:  bambini, nani, rom e, soprattutto, i gemelli, la vera ossessione del folle dottore nazista.

Questi era intenzionato a "studiare" la genetica delle povere cavie con l'infame scopo di incrementare la nascita di bambini ariani così da poter rafforzare il futuro Reich. 
Uno dei suoi obiettivi, ad es., era modificare la pigmentazione dell’iride al fine di ottenere più bambini con gli occhi azzurri; a tal fine, Mengele iniettava negli occhi dei bambini diverse soluzioni che non solo non sortivano l'effetto sperato, ma rovinavano gli occhi alle vittime, procurando loro gravi infezioni, cecità. 
Non tutti sopravvivevano ai crudeli trattamenti... 
Gli organi tolti alle vittime erano inviati all’Istituto per l'antropologia, la genetica umana e l'eugenetica a Berlino, etichettati come “materiale di guerra - urgente”.

Questo libro l'ho ascoltato, non letto, ma a livello emotivo è stato comunque angosciante sentire le crudeltà inferte a vittime innocenti da questo.... essere - che chiamare uomo è difficile, anche se, ovviamente, lo è, ed è questo che rende tutto più brutto -; pensare a ciò che hanno potuto soffrire riempie il cuore di un tremendo e profondo gelo, mette i brividi ogni volta che leggo queste storie.

È un viaggio nell'inferno, ma per quanto doloroso, non possiamo tirarci indietro dal ricordare che la memoria e la conoscenza sono fondamentali perché l'Umanità non commetta più gli stessi errori.

Certo, sembra strano dire una verità del genere in queste settimane in cui l'orrore della guerra è tornato prepotentemente ad angosciarci; le immagini della guerra in Ucraina ci fanno star male e ci confermano come l'Uomo sia davvero un cattivo scolaro, e poco impara dalle lezioni di "maestra Storia".

Tornando al medico nazista...: aveva poco più di trent'anni ed è stato capace di lasciare un'impronta nella storia... ma che impronta mostruosa! 

A farci innervosire, però, è il sapere che purtroppo quest'uomo non è mai stato consegnato "alla giustizia", non ha subito condanne per i suoi numerosi e sadici crimini; la vicenda di Mengele è continuata anche dopo la guerra.

Gli bastava cambiare nome e riusciva a passare frontiere come se niente fosse, fino ad arrivare in Paraguay, Argentina, Brasile, dove è vissuto indisturbato fino alla sua morte, avvenuta per cause naturali nel 1979.

Samuelson mette in campo alcune delle ipotesi per spiegare come sia stato possibile che questo individuo sia fuggito e abbia vissuto tranquillamente (e non sempre sotto falso nome) per molti anni dopo la guerra, senza che nessuno lo riconoscesse e ne permettesse l'arresto.

Chi l'ha aiutato a fuggire e chi l'ha protetto durante la sua latitanza? È possibile che ci fossero Paesi (ad es. gli Stati Uniti) con un qualche interesse a "proteggerlo"?

E inoltre, che fine hanno fatto gli appunti segreti redatti da Mengele ad Auschwitz? Ha impunemente proseguito i suoi folli esperimenti anche in Sudamerica? 
Domande a cui ancora oggi è davvero difficile dare risposte certe ed univoche.

Un particolare inquietante che non conoscevo (o forse l'avevo dimenticato) è che trascorse gli ultimi tre lustri della propria dannata esistenza in un paesino in particolare: Cândido Godói, un piccolo villaggio brasiliano al confine con l’Argentina, in cui era presente una minoranza di polacchi e tedeschi.
Fece di questa località una sorta di "laboratorio"; del resto, è una coincidenza se proprio dal 1963 (anno in cui Mengele si stanziò lì) la cittadina gradualmente è divenuta la località con la più alta incidenza di gravidanze gemellari dell’intero pianeta?

Concludendo, è un libretto che tratta un argomento senza dubbio interessante; certo, la sua brevità non permette di approfondire tanti aspetti, ma può costituire una motivazione per fare ricerche personali.

Noticina sulla voce narrante: il timbro è molto piacevole, ma in certi momenti il suo tono di voce era... irritante, ma tanto!! Perché? Beh, il volumetto tratta temi senza dubbio terrificanti e atroci ed infatti le musiche di sottofondo sottolineano l'atmosfera lugubre in certi specifici frangenti; la voce della narratrice, al contrario, in alcuni passaggi da brividi... aveva un tono troppo "leggero", come se stesse leggendo una favoletta per bambini....!





mercoledì 16 marzo 2022

** ANTEPRIMA GIUNTI EDITORE ** DELITTI A FLEAT HOUSE di Lucinda Riley - in libreria dal 25 maggio 2022


In un POST precedente (ottobre 2021) vi avevo anticipato che a maggio 2022 sarebbe stato pubblicato un romanzo di Lucinda Riley.


DELITTI A FLEAT HOUSE (The Murders at Fleat House) è un emozionante mystery ambientato in un idilliaco collegio privato nel Norfolk, in Inghilterra, dove la morte scioccante di un allievo porta alla scoperta di segreti indicibili sepolti nel cuore di Fleat House.

Vi riposto la sinossi e aggiungo la copertina Giunti Editore *___*

DELITTI A FLEAT HOUSE


Giunti Ed.
400 pp
USCITA
25 MAGGIO 2022
L'improvvisa morte di Charlie Cavendish, nell'austero dormitorio di Fleat House, è un evento scioccante che il preside è subito propenso a liquidare come un tragico incidente. 

Ma la polizia non può escludere che si tratti di un crimine e il caso richiede il ritorno in servizio dell'ispettore Jazmine "Jazz" Hunter. 

Jazz ha le sue ragioni per aver abbandonato la carriera nella polizia di Londra e accetta con riluttanza di occuparsi dell'indagine come favore al suo vecchio capo. 

Quando uno dei professori viene trovato morto e poco dopo un alunno scompare, è chiaro che la vicenda sia molto più complicata di quanto potesse sembrare all'inizio. 

Intrighi familiari, tradimenti e vendette: sono tanti i segreti racchiusi nelle mura di Fleat House e alcuni attendono di venire alla luce da tempo.



Ricordo ai fans di Lucinda e della saga "Le Sette Sorelle", che per ottobre 2022 

l'11 MAGGIO 2023 è prevista l'uscita dell'ultimo attesissimo capitolo: 

ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT.


LIBRI DI LUCINDA RECENSITI SUL BLOG


  1. Le Sette Sorelle - Maia
  2. Ally nella tempesta
  3. La ragazza nell'ombra
  4. LA RAGAZZA DELLE PERLE
  5. La ragazza della luna
  6. La ragazza del sole


martedì 15 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] 1944: THE REBELLION di Elisa Delpari



Poter tornare indietro nel tempo, vivere nei panni della propria bisnonna e fare le sue stesse esperienze: se fosse possibile, sarebbe una delle esperienze più incredibili che una persona potrebbe ritrovarsi a fare! È quello che succede alla giovane protagonista di questo romanzo; ma c'è di più: Elektra si ritrova catapultata nientemeno che nei difficilissimi e drammatici anni della seconda guerra mondiale.
Ciò che vivrà e vedrà la cambierà per sempre.


1944: THE REBELLION 
di Elisa Delpari



Elektra è una ragazza newyorchese dal carattere riservato e timido, il che la porta a non essere molto integrata a scuola; anzi, sono diversi i compagni che non si fanno alcun problema a prenderla in giro e a bullizzarla.
Edizioni Del Faro
300 pp


Fortunatamente Elektra ha un'amica del cuore, Alice, con cui trascorre molto tempo insieme, condividendo pensieri, risate e segreti.

Una sera, durante una festa, Elektra vive qualcosa di inspiegabile: sviene all'improvviso, senza un'apparente ragione, e si trova a vivere come in un sogno, in un tempo e in un luogo a lei sconosciuti, in mezzo a persone che non ha mai visto e che parlano di cose di cui lei non sa assolutamente nulla.

Cosa sono: visioni? Sogni? Allucinazioni?

La ragazza è confusa e non capisce cosa le stia succedendo.

Fatto sta che le visioni avute non solo non finiscono, ma - soprattutto quando si va a coricare - tornano a farle visita sempre più di frequente, così che ella riesce a fare un po' di chiarezza e a capire a grandi linee di che si tratta.

Intuisce, infatti, di trovarsi in un anno e in un posto diversi dal presente (il 2020) e che coloro con cui interagisce la conoscono bene e... la chiamano Lisa!

Chi è Lisa? 

A ben guardarla, Elektra riconosce in lei dei tratti somatici affini a quelli materni; decide, così, di cominciare a percorrere una doppia strada per cercare informazioni e dare il giusto significato alle visioni, le quali - lungi dall'essere semplicemente dei sogni - sono molto vivide, coinvolgono molto la ragazza dal punto di vista emotivo...; insomma, non può trascurarle come se nulla fosse!

Per prima cosa, dopo averne parlato con Alice (che, sconcerto iniziale a parte, è euforica quanto Elektra per queste esperienze "paranormali" dell'amica), decide di andare con lei in biblioteca per fare delle ricerche e comincia quindi a collocare fatti e personaggi: le sue visioni l'hanno trasportata negli anni Quaranta del Novecento, quindi nel pieno del secondo conflitto mondiale, a Bologna. La giovane, nella cui esistenza Elektra si è "infiltrata" senza volerlo, è iscritta all'università, sogna di diventare medico ma, nel frattempo, partecipa ad azioni partigiane, con lo scopo di sabotare le operazioni militari dei tedeschi ("crucchi") nazisti, impegnati a fare rastrellamenti nei ghetti ebraici e a condurre i prigionieri nel campi di lavoro.

La seconda fonte di informazioni è la madre che, messa alle strette, le racconta qualcosa sulla sua famiglia - che ha origini italiane - e che ha avuto una nonna di nome Lisa.
Coincidenze?

Per fugare ogni dubbio, non resta che recarsi in Italia, a Roma, dove vive lo zio Carlo, fratello della mamma: lui sì che potrà fornirle ulteriori spiegazioni.
Ed infatti, l'uomo regala alla nipote americana il diario personale della bisnonna Lisa, che contiene il racconto di ciò che è accaduto alla giovane partigiana dal 1940 al 1950.

Elektra si tuffa nella lettura del diario, le visioni continuano e, guidate dalla lettura dei racconti di bisnonna Lisa, assumono tutto un altro senso.
Ma non è abbastanza, per la ragazza, la quale non riesce a dare risposta ad una domanda importante che le frulla in testa dal primo momento: perché la sua bisnonna le sta "mandando" queste visioni? Qual è il suo scopo? C'è un messaggio che sta cercando di inviare alla bisnipote che vive nel 2020?

Per provare a dare risposte a questi interrogativi, ad Elektra viene in mente una sola via, così si rivolge ad un professionista che potrebbe aiutarla a "tornare" indietro nel tempo (non col corpo, ma con la coscienza, la psiche) e a interfacciarsi con Lisa.

Non svelo altro, mi soffermo solo a dirvi che per Elektra l'avventura di ritrovarsi in mezzo a dei partigiani, che cercano di combattere il nazismo, andrà via via intensificandosi, come del resto succederà agli eventi stessi che riguardano la guerra, con il suo progredire di episodi oltremodo drammatici.

Lisa ed Elektra avranno modo di comunicare, conoscersi, imparare ad apprezzarsi, a volersi bene e ad essere fonte di grande incoraggiamento l'una per l'altra.
Non sarà facile, perché la follia nazista è all'opera per distruggere ogni forma di libertà, ma Lisa e i suoi amici - tra cui Paolo, un giovane uomo coraggioso, forte, leader del gruppetto di partigiani di Bologna -
sanno cosa fare, quando agire, come organizzare attentati, dove nascondersi e come infiltrare spie tra i soldati tedeschi; Elektra, dunque, conoscerà un mondo completamente differente da quello al quale appartiene, un periodo storico che non ha mai conosciuto neppure sui libri di storia, e si troverà fianco a fianco (seppure in una modalità "particolare" e fuori dall'ordinario) a questi combattenti valorosi, fieri, disposti a mettere a repentaglio la propria vita pur di non lasciare spazio di azione agli spietati "crucchi".

La giovanissima protagonista vive un'esperienza surreale ed intensa, che l'aiuta a maturare, a conoscere meglio sé stessa, le proprie capacità, il proprio coraggio, a riscoprire un nuovo lato di sé: non vuole più essere la ragazza timidina, impaurita ed oggetto di bullismo da parte di certi coetanei stupidi! Quest'avventura la renderà caparbia, volitiva, determinata, tanto più verso chi è prepotente, aiutandola a non abbassare più supinamente il capo davanti ai soprusi e alle ingiustizie, ma a reagire.

Grazie a Lisa - e a tutte le varie situazioni, anche pericolose, vissute con lei, Paolo e gli altri -, la Elektra del 1944 impara ad affrontare le difficoltà con più carattere e maturità, consapevole che la libertà e la decisione di aiutare il prossimo possono anche richiedere sacrifici estremi, in particolare in un periodo come quello della guerra.

Il libro di Elisa Delpari è collocabile nel genere paranormal fantasy, in virtù dell'esperienza sovrannaturale e parapsicologica vissuta dalla protagonista, che vive il proprio viaggio nel tempo dal punto di vista mentale, della coscienza, e non fisico (non è il suo corpo a spostarsi, come succede, ad es., in "Ritorno al futuro" *, dove il protagonista fa su e giù nella linea temporale con la mitica DeLorean e vive tutto in prima persona).
E fin qui tutto ok; è ok anche il mix tra fantasia e storia; personalmente apprezzo molto l'intreccio tra elementi fittizi e fatti storici, anche quando fittizio non coincide necessariamente con "realistico" e, al contrario, l'autore sceglie di dare un tocco "ultraterreno" alla trama. Ecco, questo tipo di "gioco narrativo" mi sta bene e non è oggetto di critica, da parte mia, se narrato in modo coerente.
Ed infatti, di questo romanzo ho gradito l'idea di fondo - il viaggio (mentale) nel tempo - e anche il contesto storico scelto (guerra, nazismo, partigiani).

Però..., forse il mix andava raccontato un po' meglio, a mio avviso.
Meglio nel senso che ho trovato molte "ingenuità" nel racconto di un periodo del passato decisamente complesso, che credo avrebbe meritato un maggiore e più accurato studio, così da renderlo più preciso e realistico; invece, purtroppo, mi è parso che ogni descrizione di personaggi, luoghi, azioni, fosse un po' troppo semplicistica, poco approfondita.

Va bene che è un romanzo e non un saggio però, ad es., c'è un eccesso di "leggerezza" nell'attribuire determinati comportamenti (incauti, "faciloni" e quindi poco verosimili) ai soldati nazisti o agli stessi partigiani; questa caratteristica si riflette anche nei dialoghi che, se da una parte danno slancio e ritmo alla narrazione, dall'altra non ci danno modo di approfondire né le personalità dei personaggi né i fatti e gli avvenimenti che li vedono coinvolti.

L'ultima considerazione riguarda la presenza di errori (di battitura?), refusi ed un uso della punteggiatura non sempre corretto.

Concludendo: l'idea di base non è affatto male, tanto meno il voler toccare una tematica fondamentale quale è la guerra, con tutte le disgrazie ad essa annesse; ma - parere mio - avrei sicuramente apprezzato maggiormente la lettura se ci fossero state più accuratezza ed attenzione ad aspetti non irrilevanti quali scrittura, sfondo storico, caratterizzazione dei personaggi.




* mi perdonerete se cito una trilogia vecchiotta come questa, ma per me è d'obbligo; 1. perché è "pane per i miei denti", la conosco a memoria, la rivedo ogni volta che posso e in famiglia facciamo a gara, quasi, per anticipare le battute; 2. perché è "dei miei tempi" (verso la fine degli anni '80 ero una bambina, quindi Marty McFly è la mia infanzia); 3. semplicemente la amo e mi diverte. 


domenica 13 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] DONNAFUGATA di Costanza DiQuattro



Donnafugata è "un piccolo mondo antico", un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato e su cui si staglia la figura del barone Corrado Arezzo, nobile di casato e, soprattutto, d'animo: un uomo, un marito, un padre, un amico, la cui esistenza non priva di dolori è stata vissuta con coraggio, rettitudine e con un cuore colmo d'amore per le "fimmini" di casa, che gli hanno recato gioie e preoccupazioni.


DONNAFUGATA 
di Costanza DiQuattro 



Ed. Baldini Castoldi
206 pp
"In settant’anni ho visto tramontare epoche e sorgere speranze. Mi sono illuso e sono rimasto deluso. Ho sperato nelle stelle, ho dato credito ai numeri, mi sono affidato a Dio. Ho vissuto, ho gioito, ho pianto, ho ingoiato lacrime e rassegnazione."
 
Corrado Arezzo De Spucches vive - ha sempre vissuto - a Donnafugata, nel castello di famiglia a due passi da Ragusa, tra carrubi secolari, muri a secco e campagna scoscesa.

Nel 1895 ha da poco superato i settant'anni... e il suo cuore è stanco.
Pur mantenendo quella tempra e quella dignità che l'hanno sempre contraddistinto, l'uomo sente che i fardelli che la vita ha lasciato sulle sue spalle sono tanti e il loro peso si fa sentire ogni giorno di più.
Accanto a lui ci sono la nipote Maria, il fidatissimo "servo" tuttofare Micheluzzo, e tutti gli altri che lavorano per lui: lo amano, lo rispettano, e non potrebbe essere diversamente perché il barone è sempre stato un padrone comprensivo e paziente, un marito devoto, un padre amorevole e un nonno tenero.

L'autrice narra la vita di quest'uomo attraverso continui flashback che ci riportano a specifici anni della sua esistenza (in cui sono accaduti fatti rilevanti per comprendere chi sia Corrado), a partire dal 1833,  quand'era un ragazzetto cresciuto dalla cara e amata balia Annetta e che sbuffava all'idea di sentire il rosario di don Gaudenzio.
Lo vediamo poco più che ventenne, quando il fuoco della rivoluzione (siamo nel 1848) infiamma il suo spirito giovane e forte, desideroso di spezzare il giogo dei Borboni che nulla di buono porta alla gente del Sud, a questa amata terra di Sicilia che soffriva da anni "il sopruso e la reprimenda" del sistema borbonico che ne aveva frenato ogni sviluppo e crescita.

"...la violenza dei Borboni ha superato il limite della sopportazione e della decenza. Siamo e dobbiamo essere un popolo libero e indipendente. Io credo che il tempo di insorgere sia giunto. (...) Riprendiamoci la nostra terra. Riprendiamoci la Sicilia. Nel nome santo dell’Italia insorgiamo, combattiamo e vinceremo!".

Lo vediamo crescere e maturare negli anni; seguiamo le sue brillanti ed ironiche conversazioni con gli amici di sempre, ci intenerisce e ci fa sorridere il suo amichevole ed affettuoso rapporto con il tuttofare di Donnafugata, Micheluzzo, che lui conosce da bambino e che ha esortato ad imparare a leggere, a migliorare, trattandolo sempre con molto rispetto, pur avendo i due ruoli diversi, in virtù del differente ceto sociale.
Lo vediamo marito di Concetta, una donna delicata, sensibile, una moglie pia e ubbidiente, che tante lacrime ha versato per Vincenzina, quella figlia amatissima ma un po' volubile e che ha fatto non poche scelte sbagliate nella propria vita.
Corrado ama le sue "donne" ma il suo affetto non lo conduce ad essere condiscendente e privo di vigore e rigore, tutt'altro: quando deve richiamare all'uso della ragione, alla necessità di comportamenti saggi e scelte oculate,  lo fa con convinzione e sempre con lo scopo di vedere le proprie care felici e serene.

È sempre stato un uomo sensibile, Corrado, e ha avuto due genitori che gli hanno trasmetto valori fondamentali, primo fra tutti il rispetto per gli altri e il saper impiegare le proprie ricchezze materiali anche per recare del bene a chi è meno fortunato; belle le parole che gli rivolse suo padre quand'egli era poco più che un ragazzo:

«Vedi Corrado, vivere i privilegi della nostra condizione non vuol dire limitarsi a godere dei soli agi. Noi siamo chiamati a diventare un mezzo. Attraverso le nostre possibilità offriremo possibilità a chi non può averne. (...) «Non voglio comprarmi il consenso della gente, credo di aver fatto abbastanza nella mia vita per farmi odiare da chi vorrà odiarmi, e per farmi amare da chi vorrà amarmi. Cerco il consenso del tempo, un segno su questa terra che abbia il mio nome, il ricordo di me. Custodisci tutti i templi che ti lascio. Ti diranno che sono polvere ma tu non crederci. Sono l’involucro della nostra anima.»

Forse non si può definire una persona romantica in senso stretto ma di certo ha saputo, quand'era il momento, fare spazio alla tenerezza, ad esempio quando ha aperto gli occhi sulla delicata sensibilità che ha guidato la passione della moglie per le rose, metafora della vita umana:

"Avevi ragione tu. Non siamo altro che rose. Duriamo il tempo di un sorriso, di un ricordo da custodire, di una notte da ricordare. E quando ci voltiamo indietro di noi resta solo la scia debole di un profumo che è stato intenso."

Corrado è un bellissimo personaggio letterario; solido come una roccia, severo senza mai essere burbero o troppo duro, una presenza costante ed affidabile, capace di incoraggiare, confortare, ascoltare in silenzio, di spingere  i suoi interlocutori a riflettere, ed essi sanno di trovare in lui un punto di riferimento, che sia l'amico filosofo, la nipote "ribelle" o il custode del castello.

Questo breve romanzo storico si concentra su un uomo, appartenente ad un nobile casato, sul modo di rapportarsi con chi lo circonda, sui principi e valori che hanno guidato la sua esistenza; l'Autrice ci presenta un mondo e un modo di vivere dei tempi passati, ce ne descrive le processioni, le case, i pranzi, le chiacchiere, la bellezza austera di questo castello con il suo bellissimo roseto; la narrazione è percorsa da vibrazioni nostalgiche, decadenti, ma non c'è, a mio avviso, un senso di negatività né nulla di opprimente, quanto piuttosto un vago e diffuso senso di malinconica dolcezza che, lungi dall'essere tristi, danno intensità alla storia narrata.

Le sensazioni che ho ricevuto nell'ascoltare questo libro (la lettura che ne dà Anita Zagaria è piacevolissima, limpida e adeguata al contenuto e ai toni del romanzo) sono state positive: delicatezza e semplicità contraddistinguono lo stile della scrittrice, tanto nelle descrizioni del contesto e dell'ambiente, quanto nella caratterizzazione dei personaggi, e  non vi nascondo che le ultime pagine le ho trovate dolci e commoventi.
Consigliato, trovo sia un bel libro.


CITAZIONI

« [le rose ]sembrano eterne quando sono appena fiorite, come la giovinezza. Poi basta una notte, la distrazione di un attimo e la loro bellezza si piega alla vita, per poi morire dopo poche ore. Eppure hanno una solida base, crescono sulle spine, si difendono come possono. Ma per quanto? Per cosa ci affastelliamo l’animo e i pensieri se in fondo non siamo altro che rose, istanti bellissimi da ricordare come questo profumo.»


"Non crogiolarti su ciò che non puoi avere. Godi di ciò che hai."


"La vendetta (...) non sana le ferite. Non c’è onore a vendicarsi. Ce ne sarebbe a perdonare...". 

«Solo chi sa perdersi trovare la strada giusta».

sabato 12 marzo 2022

** LIBRI GIALLI ** UNA NOVITA' E UN'ANTEPRIMA


Anche oggi ho un paio di libri da segnalarvi, lettori carissimi, e spero possano incuriosirvi, soprattutto se siete appassionati di gialli e storie misteriose; di uno di questi (il secondo) leggerete la recensione qui sul blog.


Delitto sull’Isola Bianca.
Le indagini del Foresto
di Chiara Forlani



NUA Edizioni
276 pp

I classificato per la miglior ambientazione al concorso Giallo Festival 2020

II classificato assoluto al premio De Filippis Gold Crime 202

Ottobre 1950. La storia è ambientata sull’Isola Bianca, luogo isolato situato in un’ansa del Po. 
Gli abitanti dell’isola vivono in un microcosmo secolare legato alla campagna e alle stagioni; conoscono solo la realtà della loro piccola comunità, che segue i ritmi e le cadenze dell’Ottocento. 
La loro quotidianità viene però scombussolata quando viene ritrovato il cadavere di Umberto Maris, detto ‘Il Sacocia’, un vecchio taccagno odiato da tutti. 
Il caso viene affidato al commissario Romolo Zeri, il quale, abituato ad occuparsi al massimo di furti di bestiame, non risulta la persona più adatta a investigare in un caso di omicidio. 
La caserma è un ricettacolo di reduci di guerra che hanno seri impedimenti; perciò, è necessario che i carabinieri trovino appoggio in una persona dotata di acume intellettuale e abilità d’indagine. 
Ed è proprio qui che entra in scena Attilio Malvezzi, amico d’infanzia di Zeri, il quale ha una spiccata capacità nel percepire le emozioni altrui. Di carattere chiuso e difficile, ha a lungo cercato sé stesso, dopo la guerra, vagando per il mondo; fatto che gli è valso il soprannome di ‘Foresto’. 

Le indagini non sono semplici: tutti, sull’isola, avevano un movente per assassinare il Sacocia. 
Ma a un certo punto inizieranno a venire a galla eventi disturbanti che riguardano il passato dell’assassino e risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. 

In un contesto oppresso dalla presenza della morte e di traumi irrisolti, c'è comunque posto per una storia d’amore che, per un attimo, fa tirare un sospiro di sollievo.


L'autrice.
Chiara Forlani, è nata e vive a Ferrara. Dopo un’infanzia passata a divorare libri, frequenta il liceo scientifico, ma rompe gli schemi laureandosi in storia dell’arte. La sua carriera ha visto alternarsi la passione per l’arte e la letteratura: dopo un biennio di lavoro presso i musei universitari bolognesi, apre un laboratorio di restauro di opere d’arte. Successivamente passa a insegnare lettere, attività che tuttora svolge presso la scuola ospedaliera, dove ogni giorno porta un sorriso ai giovani ammalati. Vive in campagna con il marito e due cagnolini salvati dal canile
.




Il secondo giallo ruota attorno ad un complicato caso di sparizione ed è in uscita giovedì 17 marzo.


La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa
di Sebastiano Ambra


Ed. Newton Compton
Nuova Narrativa Newton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
E-book: € 4,99
USCITA
17 MARZO 2022

L’operazione per catturare il pericoloso latitante Vito Trabìa finisce con un buco nell’acqua: i poliziotti, giunti sul posto in cui avrebbero dovuto sorprendere il boss, trovano solo un vecchio lattaio. 

Di don Vito nessuna traccia. 

A Palermo l’ispettrice Malena Di Giacomo, reduce dalla difficile rottura con la sua ragazza, riceve quella che a prima vista sembra la lettera di un mitomane, ma che si rivela in realtà un guanto di sfida: qualcuno ha rapito Vito Trabìa e ora intima a Lena di ritrovarlo, entro ventiquattro ore e senza l’aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso. 

L’ispettrice non ha scelta, ma il compito è tutt’altro che semplice: per arrivare a capire dov’è don Vito, dovrà infatti risolvere la sequenza di indovinelli escogitata dal rapitore, enigmi che fondono arte e letteratura con la storia e le leggende del capoluogo siciliano. 

Aiutata dallo psicologo Leonardo Colli, Lena intraprenderà così una pericolosa caccia al tesoro, che la condurrà tra i vicoli e i monumenti di una Palermo misteriosa ed esoterica, per giungere a perdifiato all’epilogo di una storia nella quale niente è come sembra.


L'autore.
Sebastiano Ambra (1979) è nato a Catania e vive ad Acireale. Laureato in lettere, è giornalista e si occupa di comunicazione. Ha scritto per la carta stampata, il web e la TV. Ha pubblicato il romanzo L’enigma del secondo cerchio (2018), il saggio Tabaccai. Il fumo li uccide (2012) e Fango. Storie di gente che ha perso tutto (2010).


 

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