domenica 27 gennaio 2013

Libri sulla Shoah. Per non dimenticare



In attesa della Giornata della Memoria, appuntamento annuale, a mio avviso davvero molto molto importante e che va assolutamente rinnovato di anno in anno, tra oggi ma soprattutto domani  la maggior parte dei post che andranno (in automatico, perché fisicamente ORA che leggete, non sono al pc ^_^) saranno attinenti a questo argomento.

Per prima cosa, ora segnalo/ricordo/ sottopongo alla vostra attenzione, cari amici, questi due libri...

IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI
di Giorgio Bassani


Il giardino dei Finzi-Contini
Ed. Feltrinelli
Univ. Economica
214 pp
9 euro
2012
Sinossi

Pubblicato nel 1962, “Il giardino dei Finzi Contini” fa parte del “Romanzo di Ferrara”, opera che comprende - oltre al celebre titolo da cui De Sica trasse l’omonimo capolavoro - “Dentro le mura”, “Gli occhiali d’oro”, “Dietro la porta”, “L’airone” e “L’odore del fieno”.
Il filo conduttore è la città, con le sue atmosfere rarefatte e malinconiche, descritte in modo struggente ed appassionato dalla penna dello scrittore, che fa rivivere le incertezze del cuore e della storia attraverso i paesaggi, tratteggiati di lontano, con l’aura magica del ricordo, con quell' "ansia che il presente diventi subito passato per amarlo e vagheggiarlo a proprio agio".

Raccontata da un narratore che torna con la memoria agli anni dell’adolescenza e dell’università, la storia de “Il giardino dei Finzi Contini” ruota intorno ad una famiglia ebraica tra le più illustri di Ferrara, dai fasti della fine degli anni ’20 in cui l’io narrante bambino, per la prima volta, varcava i cancelli della splendida villa dal parco immenso sino alla tragica sorte di distruzione e morte nei campi di sterminio nazisti.
Il ricordo si focalizza su Micol, la secondogenita della famiglia, bambina bionda e dispettosa, adorabile nei suoi modi un po’ affettati, e poi universitaria distratta, amata disperatamente dal narratore nei lunghi pomeriggi trascorsi nel giardino della villa, a ricreare un mondo protetto in cui ancora dei ragazzi ebrei potevano giocare a tennis. 
Un mondo che stava per andare perduto, come perduto fu l’amore tra i due ragazzi, perché lui non ebbe mai il coraggio di darle un bacio e perché lei pensava che l’amore “fosse roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, da praticarsi senza esclusione di colpi e senza mai scomodare, per mitigarlo, bontà d’animo e onestà di propositi”.

Romanzo lirico e dolente, dai toni delicati e struggenti, “Il Giardino dei Finzi Contini” rappresenta “quella parte incantata del nostro passato, che più amiamo, e di cui perciò sentiamo più acutamente il bisogno di liberarci, per poterlo continuare a vivere e per essere realmente ciò che siamo” e, al tempo stesso, testimonia gli orrori della persecuzione razziale e la crudeltà della Storia.

L'autore.
Giorgio Bassani (1916-2000) nasce da una famiglia della borghesia ebraica, ma trascorre l'infanzia e la giovinezza a Ferrara, città destinata a divenire il cuore pulsante del suo mondo poetico, dove si laurea in Lettere nel 1939.
Durante gli anni della guerra partecipa attivamente alla Resistenza conoscendo anche l'esperienza del carcere; nel 1943 si trasferisce a Roma, dove vivrà per il resto della vita, pur mantenendo sempre fortissimo il legame con la città d'origine. 
E' solo dopo il 1945 che si dedica all'attività letteraria in maniera continuativa, lavorando sia come scrittore (poesia, narrativa e saggistica) sia come operatore editoriale.
Giorgio Bassani lavora anche nel mondo della televisione, arrivando a ricoprire il ruolo di vicepresidente della Rai; insegna nelle scuole ed è stato anche docente di storia del teatro presso l'Accademia d'Arte Drammatica di Roma.
Dopo alcune raccolte di versi e la pubblicazione in un unico volume delle "Cinque storie ferraresi" nel 1956, Bassani raggiunge il grande successo di pubblico con il già introdotto "Il giardino dei Finzi Contini" (1962): nel 1970 il romanzo riceverà anche un'illustre trasposizione cinematografica per opera di Vittorio De Sica, dalla quale però Bassani vorrà sempre prendere le distanze.
Le opere successive dello scrittore, sviluppate tutte intorno al grande tema geografico-sentimentale di Ferrara sono "Dietro la porta" (1964), "L'Airone" (1968) e "L'odore del fieno" (1973), riunite nel 1974 in un unico volume insieme al romanzo breve "Gli occhiali d'oro" (1958), dal significativo titolo "Il romanzo di Ferrara".


Altro libro, più recente.

I GIOCATTOLI DI AUSCHWITZ
di Francesco Roat


I giocattoli di Auschwitz
Ed. Lindau
COLLANA: Le Storie
PAGINE: 296
19,50 euro
Uscita: 24 gennaio 2013
Un bambino ebreo nell’inferno di Auschwitz.
Un ufficiale delle SS appassionato di musica.
Il difficile ritorno alla vita «normale».
Un romanzo duro, intenso e coinvolgente
come la Storia che vi fa da sfondo.

Trama
Il piccolo Ruben è un «giudeo cacasotto»: così lo deridono i compagni di classe, fino a quando un giorno la scuola gli viene per sempre preclusa.
Ma lui non ne fa un dramma. Meglio le lezioni private di clarinetto dal professor Nussbaum, uno che suonava con i Wiener Philarmoniker prima che lo cacciassero perché ebreo. 
Meglio gironzolare per le strade della città. Meglio starsene a casa, nonostante il clima in famiglia si faccia ogni giorno più cupo e agitato. 
Una notte, però, tutto precipita, arrivano i soldati e si possono raccogliere solo le cose più importanti, perché non c’è tempo, alla stazione c’è un treno che aspetta.
Auschwitz ingoia gli ebrei, ma non Ruben. Il ragazzo viene salvato da un ufficiale delle SS, Klaus von Klausemberg, un raffinato melomane che si invaghisce del suo talento musicale. 
Il militare lo prende sotto la sua protezione, gli dà una certa libertà all’interno del lager, lo ospita nell’ospedale del campo. Ruben vive così una prigionia dorata e Klausemberg diventa per lui una specie di padre, protettivo e prodigo di consigli, oltre che un amico con cui suonare il prediletto Mozart.
La tragica verità del lager affiorerà poco alla volta, insinuerà in Ruben prima dubbi e sospetti, poi inquietudini e orrori, in un crescendo di scoperte sconvolgenti, che, al momento della liberazione, si trasformeranno in un lutto assai difficile da elaborare. 
Solo due decenni più tardi, rivivendo attraverso un diario postumo la tragedia di Auschwitz, Ruben potrà scacciare i fantasmi che l’opprimono per riconciliarsi infine con l’esistenza.
Intenso e coinvolgente romanzo di formazione, I giocattoli di Auschwitz è un viaggio nell’inferno del campo di sterminio, visto attraverso gli occhi innocenti d’un bambino costretto a crescere anzitempo e a vivere a quotidiano contatto con la «banalità del male».

L'autore.
Francesco Roat , narratore, saggista e critico letterario trentino, già insegnante di lettere e consulente editoriale, ha pubblicato il libro di racconti Tra-guardo (Argo), i romanzi Una donna sbagliata (Avagliano), Amor ch’a nullo amato (Manni), Tre storie belle (Travenbooks), i saggi L’ape di luglio che scotta. Anna Maria Farabbi poeta(Lietocolle), Le Elegie di Rilke tra angeli e finitudine (Alpha-Beta), La pienezza del vuoto. Tracce mistiche negli scritti di Robert Walser (Vox Populi).

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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