“In verità, in verità ti dico
che se uno non è nato d'acqua e di Spirito,
non può entrare nel regno di Dio.
Quello che è nato dalla carne, è carne;
e quello che è nato dallo Spirito, è spirito.
Non ti meravigliare se ti ho detto:
"Bisogna che nasciate di nuovo".”
Giovanni 3:5-7
fonte: La donna cristiana nel web
La nuova nascita, una necessità da sempre
L’argomento che mi propongo di trattare, secondo la Parola di Dio, riguarderà essenzialmente le opere dello Spirito Santo successive alla morte e alla risurrezione del Signore Gesù e specifiche del periodo cristiano. Ma sono anche felice di iniziare col presentare una verità generale, che si estende alle vie di Dio nella misericordia verso i santi di tutti i tempi. A differenza delle rivelazioni divine proprie di circostanze particolari di un epoca speciale delle vie di Dio nei confronti dell’uomo, quello che stiamo per esaminare prima di tutto riguarda tutti i credenti; esiste da quando il peccato è entrato nel mondo, non è mai stato sostituito e neanche potrebbe, e andrà fino a quando sarà cancellata ogni traccia del male per sempre.
Si tratta della risposta al bisogno fondamentale di ogni anima, che è quello di morire una volta e in seguito affrontare il giudizio.
Il desiderio di Dio era di farsi conoscere. Inizialmente lo ha fatto in modo parziale, senza dubbio, in misure diverse e anche in modi diversi, come lo spiega bene l’apostolo in Ebrei 1; ma, qualsiasi sia la misura o il modo di rivelarsi, Dio ha sempre agito con sovrana misericordia verso le anime, e ha concesso parte della propria natura a coloro che credono sulla terra.
Questo è il senso dell’espressione: “essere nati di nuovo”.
Ora, oggi è necessario più che mai, non solo affermare quello che è specifico dell’essere cristiano, ma anche aggrapparsi a quello che è universale.
Non perdiamo di vista quello che non cambia mai, senza per questo lasciare da parte tutto ciò che può piacere a Dio, secondo la Sua saggezza, per semplificare, chiarire, dare più luce su questi argomenti o dar loro maggiore profondità.
Dio si è manifestato in modo progressivo, fino al momento in cui Cristo apparve e in cui la Sua opera fu compiuta.
Lo sviluppo della Parola di Dio dall’inizio, fornisce una visione delle vie di Dio che si allarga costantemente, fino al momento in cui Dio stesso, e non solo le Sue vie, è stato pienamente manifestato.
Attraverso lo scorrere di queste diverse economie, troviamo la gioia di questa benedizione impareggiabile: la rivelazione divina. E il motivo è evidente: da un lato c’è un Dio di bontà, dall’altro l’uomo perduto.
«Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero.» (Giovanni 5:17) La coscienza può suggerire l’idea di un Dio e del suo giudizio, ma lo spirito dell’uomo non si può mai elevare oltre i fatti, o piuttosto la conclusione che per forze esiste un Dio.
Lo spirito umano, così com’è, è incapace di scoprire Dio e infatti, che cosa fece risaltare la ragione umana, se non la propria rovina? L’uomo ragiona riguardo a Dio perché che ha perso Dio; e tutto ciò che il ragionamento può scoprire, non è quello che è, ma solamente a partire da fatti e ipotesi, quello che deve essere.
Ma un Dio la cui esistenza è semplicemente una necessità, è una cosa terribile per una coscienza carica delle proprie colpe. Il Dio che deve esistere per un uomo così – cioè per un peccatore – non può essere altri che un giudice; e se Dio è il giudice del peccato e del peccatore, qual è la retribuzione di questo peccatore?
Se persino il giusto è salvato con difficoltà, allora chissà l’empio!
Ora di fronte a tutto questo, Dio non si è accontentato di dare una rivelazione, di fare delle promesse, di dare persino degli scorci profetici di cos’aveva intenzione di fare: ha operato nell’uomo stesso. È importantissimo riconoscere che non si tratta solamente dell’anima del credente volta verso Dio mediante la fede, ma di un’opera interiore che è e che è sempre stata ben altra cosa.
Pensare che le anime non facciano altro che guardare a Dio è un modo di vedere le cose molto limitato, a volte pernicioso. Oltre lo sguardo della fede, oltre il fatto concreto di afferrare la Parola di Dio mediante l’opera dello Spirito nell’anima, c’è quello che si chiama la vita spirituale.
È sempre esistita, perché è la condizione essenziale per avere a che fare con Dio. In ogni tempo, e oggi ancora, una nuova natura, positiva, è stata data al credente. In altre parole, non si tratta solamente della fede, ma di una nuova vita. Senza dubbio la fede è l’unico modo perché questa nuova natura venga comunicata, e la fede è anche il mezzo con cui l’anima si assicura di essere veramente nata da Dio. Ci possono essere altre prove per quelli che ci osservano; ma la fede è destinata, secondo il pensiero di Dio, a dare a chi la possiede, la certezza di essere nati da Dio.
E altrettanto evidente, che questa verità, anzi direi persino questa necessità di nuova vita, anche se fu sempre realizzata nelle anime, era compresa molto debolmente prima della venuta di Cristo. Infatti, nei tempi dell’Antico Testamento, era piuttosto sottointesa che insegnata esplicitamente. Possiamo trovarla rappresentata figurativamente, o sottoforma di un’espressione morale; ma non troviamo da nessuna parte la dichiarazione distinta di una nuova nascita, se non come di un privilegio annunciato.
Infatti, quando Nicodemo venne al Signore Gesù, colpito da quello che aveva visto, ma provando al tempo stesso il sentimento di un bisogno più profondo nella sua anima (anche se ignorava completamente ciò di cui aveva bisogno), rimase piuttosto interdetto e confuso dalla formale dichiarazione del Signore che se qualcuno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio.
I Giudei si riposavano tranquillamente sulla convinzione che il Messia avrebbe potuto e voluto fare tutto per loro. E, in un certo senso, non avevano torto. Quando Egli venne, anche i Samaritani erano convinti che il Messia avrebbe fatto conoscere loro ogni cosa; e gli Ebrei sapevano che non solo avrebbe insegnato, ma che avrebbe compiuto ogni cosa. Avrebbe introdotto la giustizia eterna, sigillerebbe la visione, ungerebbe il Santo dei santi, l’avrebbe fatta finita con il peccato e avrebbe fatto la propiziazione per l’iniquità (Daniele 9:24). Non sapevano affatto come si sarebbero svolte le cose.
Ciononostante, nello spirito di ogni ebreo, tranne che nella parte incredula della nazione, c’era la vaga convinzione che l’arrivo del Messia avrebbe cambiato l’aspetto del mondo, e allo stesso tempo avrebbe introdotto una benedizione particolare per Israele, promessa e attesa. Anche allora, era estremamente accattivante sentire annunciare questo solennemente da Colui che si trovava in mezzo a loro e pure il suo precursore, Giovanni Battista, aveva dichiarato che era il Messia, infatti Egli manifestava con i miracoli chi era in realtà, per lo meno un dottore venuto da Dio.
È proprio Lui che, appena è avvicinato da Nicodemo, lo ferma dichiarando senza equivoci che esisteva una necessità di cui prima non aveva mai avuto coscienza. E questa condizione era presentata in maniera così generale, che diventava assoluta sia per un Ebreo che per un Gentile. «Se uno non è nato di nuovo…». Non c’è nessun presupposto per una minima eccezione, nessun accenno alla questione della famiglia di Abramo che era stata scelta. Dio lo esige sia da quelli che erano vicini sia da chi era lontano:«… se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».
È per questa ragione che Nicodemo rivolge al Signore una domanda poco intelligente: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» Lo stupore di Nicodemo prova la forza dell’espressione usata dal Signore; non ne conosco di più forti nella Scrittura: essere nati di nuovo. Ma questo interrogativo conduce il nostro Signore a fare la dichiarazione su cui mi voglio soffermare un poco:
«In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito,
non può entrare nel regno di Dio.»
Chi vede il regno (v.3) entra nel regno (v.5); ma non c’è altra possibilità di vedere o entrare se non quella di passare attraverso questa nuova nascita.
Ho attirato la vostra attenzione sulla forza dell’espressione «essere nati di nuovo» che troviamo nelle prime dichiarazione del Signore.
Ma ora, se consideriamo il modo che caratterizza questa nascita, leggiamo “nato d’acqua”. L’acqua, nella Scrittura, è utilizzata di solito come figura della Parola di Dio applicata dallo Spirito. Può anche rappresentare lo Spirito stesso nella sua propria potenza.
Ma qui abbiamo l’acqua distinta dallo Spirito perché Dio vuole attirare l’attenzione sulla Parola applicata all’uomo in vista di agire moralmente su di lui. In un primo momento quest’ultimo potrebbe ignorare che è lo Spirito di Dio che gli ha dato il sentimento della sua colpevolezza, ma quello che sa benissimo è che la Parola lo giudica, che lo dichiara colpevole e completamente incapace di stare in presenza di Dio.
Così l’acqua esprime l’azione morale della Parola su un’anima, non solo per purificarla ma per convincerla della propria sporcizia.
Così essa comunica che esiste una nuova natura che l’uomo prima non possedeva.
A questo punto, può essere utile ricordare qualche passo della Scrittura che conferma indiscutibilmente il senso di questa espressione. Nell’epistola di Tito, al cap. 3 Paolo dichiara che Dio ci ha salvati «mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo». Intenzionalmente non cito il seguito del testo che presenta una caratteristica più completa di benedizioni di quella che il Signore esprime qui.
Il testo citato ha un legame evidente con il passo che stiamo esaminando. Il lavaggio della “rigenerazione” corrisponde alla verità che il Signore ha davanti a sé, e che presenta con forza a Nicodemo.
Inoltre, quando leggiamo nell’epistola di Giacomo 1:18«Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità» vediamo l’inizio di una vita che non possedevamo prima.
Non è solo Dio che ci dà chiarezza, non sono solo pensieri, dei punti di vista, nuove verità comunicate allo spirito; si tratta di un nuovo tipo di vita o di natura conferita che l’anima non ha mai conosciuto prima. «Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità». Troviamo non solo il fatto che siamo generati da parte di Dio, ma anche il mezzo di cui si è servito: la Parola della verità.
Questo si lega evidentemente con l’espressione “nato d’acqua” del nostro versetto di Giovanni 3. E, ancora, troviamo in 1 Pietro 1:22-23 «Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio».
Non è necessario accumulare testi su un punto che deve essere familiare per la maggior parte dei lettori; ma ho ritenuto fosse meglio citarne abbastanza per dimostrare che quest’argomento si trova in tutti gli scrittori ispirati dell’ultima parte della rivelazione di Dio. È pertanto con intenzione che ho scelto dei testi scritti da diversi apostoli. Che si tratti di Paolo, Pietro o Giacomo, di scritti rivolti a Ebrei o ai Pagani, è sempre la stessa verità fondamentale; ma, di fatto, ha ricevuto l’espressione più ricca e completa, la sua forma più definita e allo stesso tempo la più profonda, dalle labbra divine del nostro Signore Gesù Cristo.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz