In questo giorno, ma di 138 anni fa, nasceva il poeta Guido Gozzano.
Nato a Torino nel 1883 da una famiglia borghese benestante (padre ingegnere, madre figlia di un patriota mazziniano), prende il diploma con scarsi risultati, si iscrive a giurisprudenza ma intanto segue i corsi di letteratura italiana alla facoltà di lettere.Inizialmente si dedica alla poesia nell'emulazione di Gabriele D'Annunzio e del suo mito del dandy, ma quando all’università conosce molti scrittori e letterati aperti alle novità europee e ostili al dannunzianesimo, cercherà ben presto di staccarsi da quest'ultimo per avvicinarsi a Pascoli e alla cerchia di poeti intimisti che sarebbero stati in seguito denominati "crepuscolari",
Nel 1912 Gozzano compie un viaggio in India per motivi di salute, tornando in Italia verso la fine dell'anno; di questo periodo in India sono le lettere pubblicate postume con il titolo Verso la cuna del mondo.
Nel 1907 pubblica una raccolta di trenta poesie, La via del rifugio, ottenendo un discreto successo di critica; dopo che gli viene diagnosticata una lesione polmonare all’apice destro, il giovane comincia a viaggiare nella speranza di star meglio godendo di climi più miti e più favorevoli per il suo precario stato di salute.
Nello stesso anno inizia un intenso quanto contrastato rapporto d’amore con Amalia Guglielminetti, poetessa che incarna il modello di donna colta e sofisticata, conosciuta l’anno prima presso la Società di Cultura a Torino.
Nello stesso anno inizia un intenso quanto contrastato rapporto d’amore con Amalia Guglielminetti, poetessa che incarna il modello di donna colta e sofisticata, conosciuta l’anno prima presso la Società di Cultura a Torino.
Nel 1909 abbandona definitivamente gli studi giuridici per dedicarsi alla poesia e, sull'onda di una notevole vena creativa, scrive la maggior parte delle poesie che andranno a comporre la seconda raccolta - I colloqui -, reputata dalla critica il suo capolavoro.
Nel 1914 lavora alle Epistole entomologiche; nel 1916 si impegna alla sceneggiatura di una pellicola sulla vita di San Francesco. Il 29 maggio, in procinto di partire per la riviera, trasmette all'amica Silvia Zanardini il testo dell'ultima poesia, il poemetto drammatico La culla vuota.
Vasta è la produzione in prosa: ha scritto infatti recensioni e moltissime fiabe; sua madre, dopo la morte del figlio, pubblicò una raccolta di fiabe dal titolo La principessa si sposa, in appendice alla quale apparvero alcune poesie inedite dedicate ai bambini con il titolo Le dolci rime, tra cui La notte santa, che descrive la nascita di “Gesù bambino”.
Il 16 luglio 1916 viene ricoverato all'ospedale di Genova in seguito ad una violenta emottisi. Muore il 9 agosto, mercoledì, al crepuscolo.
Aveva solo 32 anni.
Guido Gozzano è stato un poeta solitario, un'anima sofferente, e non solo per la patologia da cui era affetto e che sicuramente l'ha afflitto nel corpo e nello spirito, ma più di tutto perchè egli avrebbe desiderato vivere in modo diverso da quello che invece la sorte gli ha concesso; questo dissidio interiore ha inevitabilmente influenzato la sua esistenza, la sua cultura e la sua poetica.
Gozzano aveva una cultura filosofica molto vasta, formatasi sulle opere di Schopenhauer e di Nietzsche; conosceva molto bene i classici italiani e latini.
Nelle proprie opere egli non si è limitato ad esprimere i propri dissidi interiori, ma ha dato spazio anche al pensiero di quei piaceri della vita quotidiana che la malattia gli precludeva; più precisamente, la consapevolezza del divario tra la vita vissuta e l'aspirazione al godimento amoroso è alla base della sua poetica; nella sfera sentimentale, il giovane Guido sogna l'amore di «attrici e principesse» (Totò Merùmeni) mentre vive, purtroppo, in solitudine.
Di questo poeta, il maggiore dei poeti crepuscolari, ricordavo solo "La signorina Felicita ovvero la Felicità", per averla letta e studiata ai tempi delle scuole superiori; in questo post ve ne lascio altre.
Nell'Abazia di San Giuliano
Buon Dio nel quale non credo, buon Dio che non esisti,
(non sono gli oggetti mai visti più cari di quelli che vedo?)
Io t’amo! Ché non c’è bisogno di creder in te per amarti
(e forse che credo nell’arti? E forse che credo nel sogno?)
Io t’amo, Purissima Fonte che non esisti, e t’anelo!5
(Esiste l’azzurro del cielo? Esiste il profilo del monte?)
M’accolga l’antica Abazia; è ricca di luci e di suoni.
Mi piacciono i frati; son buoni pel cuore in malinconia.
Son buoni. "Non credi? Che importa? Riposati un poco sui banchi.
Su, entra, su, varca la porta. Si accettano tutti gli stanchi."10
Vi seggo - la mente suasa - ma come potrebbe sedervi
un tale invitato dai servi e non dal padrone di casa.
- "Riposati, o anima sazia! Riposati, piega i ginocchi!
Chissà che il Signore ti tocchi, chissà che ti faccia la grazia."
- "Mi piace il Signore, mi garba il volto che gli avete fatto.15
Oh, il Nonno! Lo stesso ritratto! Portava pur egli la barba!"
"O Preti, ma è assurdo che dòmini sul tutto inumano ed amorfo
quell’essere antropomorfo che hanno creato gli uomini!"
- "E non ragionare! L’indagine è quella che offùscati il lume.
Inchìnati sopra il volume, ma senza voltarne le pagine,20
o anima senza conforti, e pensa che solo una fede
rivede la vita, rivede il volto dei poveri morti."
- "O Prete, l’amore è un istinto umano. Si spegne alle porte
del Tutto. L’amore e la morte son vani al tomista convinto."
Natale
La pecorina di gesso,
sulla collina in cartone,
chiede umilmente permesso
ai Magi in adorazione.
Splende come acquamarina
il lago, freddo e un po' tetro,
chiuso fra la borraccina,
verde illusione di vetro.
Lungi nel tempo, e vicino
nel sogno (pianto e mistero)
c'è accanto a Gesù Bambino,
un bue giallo, un ciuco nero.
Ad un'ignota
Tutto ignoro di te: nome, cognome,
l'occhio, il sorriso, la parola, il gesto;
e sapere non voglio, e non ho chiesto
il colore nemmen delle tue chiome.
Ma so che vivi nel silenzio; come
care ti sono le mie rime: questo
ti fa sorella nel mio sogno mesto,
o amica senza volto e senza nome.
Fuori del sogno fatto di rimpianto
forse non mai, non mai c'incontreremo,
forse non ti vedrò, non mi vedrai.
Ma più di quella che ci siede accanto
cara è l'amica che non mai vedremo;
supremo è il bene che non giunge mai!
Fonti consultate
https://www.900letterario.it/poesia/guido-gozzano-poeta-desolato/
https://www.math.unipd.it/~candiler/gozzano/poesie.html
https://www.treccani.it/enciclopedia/guido-gozzano/
https://www.italialibri.net/autori/gozzanog.html
Ciao Angela, davvero interessante questo post! Conoscevo Gozzano, ma mi ha fatto piacere ripercorrere i fatti più salienti della sua vita e delle sue opere... purtroppo non è molto studiato nelle scuole, generalmente i letterati del Novecento vengono sempre trattati con superficialità nelle scuole per mancanza di tempo, e questo credo sia un gran peccato! Buona domenica :-)
RispondiEliminalieta che possa essere stato interessante questo post! :)
Eliminaquanto hai ragione sulla superficialità e frettolosità con cui tantissimi e meritevoli autori, ritenuti evidentemente secondari, vengono o ignorati o menzionati di striscio.
Si studiano sempre le stesse cose, di generazione in generazione.
Serena domenica pomeriggio a te :))
Bel ricordo. L'ultima postata di Gozzano mi piace particolarmente.
RispondiEliminaUn poeta da conoscere e/o riscoprire :)
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