Con la sua prosa sempre familiare, semplice ma autentica e coinvolgente, Butler ci porta ancora una volta nel Wisconsin e ci conduce lungo tre generazioni di uomini che, pur accomunati dai medesimi valori dello scoutismo, hanno preso strade differenti e vissuto le proprie vite guidati ognuno dai propri valori e principi.
IL CUORE DEGLI UOMINIdi Nickolas Butler
Marsilio Ed. trad. C. Durastanti 416 pp |
"Ho conosciuto codardi e ho conosciuto eroi. Gli eroi venivano sempre guidati dal cuore; i codardi dal cervello. Non dimenticarlo.Gli eroi non fanno calcoli e non ponderano. Fanno quello che è giusto".
Siamo nel 1962 e Nelson è un ragazzino di tredici anni che passa, per la quinta volta consecutiva, la sua estate al campo scout Chippewa.
Mi piacciono le descrizioni dei luoghi, delle situazioni quotidiane, delle personalità dei personaggi attraverso le loro azioni, oltre che i loro pensieri; la scrittura di Butler è diretta, colloquiale, senza fronzoli ma tanto evocativa, sensibile e, a tratti, poetica; le atmosfere che pervadono questo (e non solo) romanzo sono dolcemente malinconiche e infondono nel lettore quel pizzico di nostalgia per un codice di valori, per un modo di vivere (pensiamo ad es. che i campi scout degli anni Sessanta e, in parte, degli anni Novanta, non avevano il "problema" di distogliere gli adolescenti dal desiderio/bisogno della connessione a internet, dall'uso smodato e compulsivo dei cellulari e dei social, cosa che già emerge nel 2019) più semplice, "rurale", autentico, più vicino alla natura.
Tra gli scout è conosciuto come il Trombettiere, proprio perché suona lo strumento (ereditato dal nonno, che è stato in guerra) al mattino, come sveglia per tutto il campo.
Nonostante sappia accendere il fuoco, abbia guadagnato medaglie per le sue tante abilità e sia un bravissimo ragazzo, Nelson passa la maggior parte del tempo in solitudine, come un "lupo senza branco che vaga libero, una solitaria creatura della foresta".
In pratica, non ha amici.
Non solo, ma più riceve encomi, apprezzamenti e lodi dagli adulti, meno i coetanei gli danno retta; se non gli stanno lontani, gli si avvicinano solo per prenderlo in giro, fargli dispetti, in una parola: per bullizzarlo.
Ed è proprio in occasione dell'ennesimo atto di bullismo (presentato dai bulli come una sorta di prova di coraggio con sadica punizione annessa per chi perde) che il buon Nelson saprà con certezza di chi può fidarsi e di chi no.
C'è un certo Jonathan Quick, ad es., che è l'unico ad essere gentile con lui; è anche il solo amico ad essere andato alla sua festa di compleanno e a portargli un regalo; ed è anche colui che, quando i prepotenti del campo vorrebbero vederlo annegare nella latrina, tenta a modo suo di aiutarlo.
Nonostante Jonathan abbia di sovente atteggiamenti che non convincono del tutto Nelson, i due stringono un legame d'amicizia che saprà superare le distanze, il tempo, l'opposta concezione del vivere che essi hanno.
"Nelson era fatto così. Era una stella recisa che vorticava nel vuoto, girando su se stessa senza mai sperare di guadagnare di nuovo una rotta."
Negli anni, Nelson farà esperienze umane davvero toste, pericolose, che lo formeranno come uomo e gli leveranno di dosso quell'aspetto bonaccione e da ingenuo per il quale veniva schernito o allontanato dai coetanei.
Il ragazzo, infatti, decide - una volta raggiunta la maggiore età - di arruolarsi, andando così in missione in vari Paesi, come ad esempio il Vietnam, che lo segnerà molto.
Scegliere volontariamente la strada dell'esercito non è una decisione presa a cuor leggero ma è, per il giovane, l'unica possibilità per sfuggire a una situazione personale e famigliare che gli sta stretta.
Quella di Nelson è una famiglia disgregata: suo padre è sempre stato un uomo instabile emotivamente, che aveva la terribile abitudine di alzare il gomito, di sperperare denaro e di picchiare moglie e figlio.
Fino al giorno in cui abbandona la famiglia per andarsene chissà dove, a rifarsi una vita con qualcun'altra e lasciando il ragazzino e la madre in balia dell'incertezza, senza soldi e senza alcun tipo di sostegno.
Ma l'aiuto arriva per mamma e figlio da parte di una persona morigerata e onesta, che Nelson ha ben conosciuto ai campi Chippewa e il cui sostegno (morale ed economico) farà sì che Nelson possa proseguire negli studi alla'Accademia Militare in vista dell'arruolamento.
Lo ritroviamo ormai uomo nel 1996 e con lui rivediamo anche Jonathan, che ha passato i cinquanta, ha un figlio adolescente di nome Trevor, ha un'amante fissa (la bella Deanna), vuol lasciare la moglie e deve trovare il modo di comunicare tutto questo all'imbronciato figliolo, che tra l'altro disapprova il modo di vivere (da farfallone fedifrago superficiale) del padre.
Trevor è più simile al Nelson sedicenne che al proprio genitore; il ragazzo, infatti, è uno scout convinto, anche nel cuore, e segue con determinazionebi valori di lealtà, giustizia, amicizia, fedeltà ecc... propri dello scoutismo; è innamorato della sua fidanzatina Rachel ed è convinto che ella sia la donna della sua vita nonostante siano entrambi molto giovani e nonostante le prese in giro del padre, che vorrebbe il figlio più leggero, più tendente a godersi la vita e a non ingabbiarla in schemi sociali limitanti e infelici.
In mezzo a loro c'è lui, il buono e saggio Nelson, che senza arroganza ma, anzi, con molta semplicità e umiltà, cerca di dare i propri consigli al padre e al figlio, così che possano imparare a comprendersi e a volersi bene nonostante le divergenze, gli equivoci, le incoerenze (dell'adulto) e le rigidità di pensiero (del giovanotto), i tradimenti e le sofferenze che recano in chi viene tradito.
Ma Butler non si ferma e arriveremo sino al 2019, per conoscere la generazione successiva: Thomas è il figlio di Trevor e anche lui segue (seppur malvolentieri) l'usanza di padre e nonno di frequentare il campo scout.
Come una presenza rassicurante, ritroveremo ancora il vecchio Nelson, che la fragilità senile non ha reso meno coraggioso, onesto, saggio, generoso e pronto a tutto pur di aiutare chi è in difficoltà.
"Il cuore degli uomini" è uno di quei romanzi capaci di trasmettermi una profonda sensazione di pace e tranquillità; c'è qualcosa di confortevole, caldo e buono in questo filo che unisce il racconto delle tre generazioni di padri e figli e che è rappresentato dai campi scout e dalla possibilità che essi offrono di immergersi nella natura primitiva e magnifica, il cui contatto non può che far bene al corpo, all'anima, alla mente.
"...gli scout, come qualsiasi altro codice depositario di moralità, sono solo un insieme antiquato di tavolette di pietra. Le loro parole si fondono nell'oscurità, lavate dalle piogge acide e pronte a dissolversi in sabbia finché non sono solo microscopiche particelle di terreno che scivolano sotto i piedi per l'eternità."
Un contatto che, in un certo senso, riesce a far emergere anche la natura degli uomini, quello che c'è nei loro cuori: il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, le bugie e la verità, l'integrità morale e la disonestà, la trasparenza e l'ambiguità, il coraggio e la vigliaccheria, la lealtà e l'ipocrisia.
Gli uomini di Butler sono stati dei ragazzini con poche o tante insicurezze, popolari o emarginati, con un codice morale sin da giovanissimi o, al contrario, giocherelloni e poco seri, disposti al sacrificio o desiderosi di godere dei piaceri della vita; sono adulti che, crescendo, hanno portato con loro il bagaglio delle proprie fragilità e capacità, della propria coerenza etica o meno e che non smettono, negli anni, di essere semplicemente persone con dei difetti, delle mancanze, delle paure, delle speranze.
Uomini imperfetti e che ci coinvolgono nelle loro vicissitudini proprio per questo.
Se c'è una cosa che apprezzo tanto di questo scrittore statunitense è proprio il suo focalizzarsi sulla sfaccettata e complessa umanità dei suoi personaggi, sulle relazioni tra le persone, sui legami di amicizia, amore, famigliari e sui relativi (e inevitabili) conflitti interpersonali.
Consigliato. Butler è una carezza all'anima e a me trasmette delle emozioni positive di serenità e di nostalgia per un modo di stare al mondo più puro e vero.
Ciao Angela, non ho mai letto i romanzi di Nickolas Butler e questo, pur essendo stato pubblicato per la prima volta nel 2016, non l'ho mai sentito nominare.
RispondiEliminaQuindi, grazie per la recensione, sempre accurata e interessante.
Un abbraccio 😘
Grazie a te 😘
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