Qualche giorno fa - QUI - vi ho parlato di tre uscite di "Grandi&Associati" (Collana indies g&a) e oggi vi propongo il mio parere su uno di essi...:
L'INNOCENZA DI TOMMASINA
di Caterina Emili
Grandi & Associati 3.99 euro Febbraio 2014 |
In quale buca profonda della sua anima si nascondeva tutta quella infelicità? O qualcuno l’ha obbligata a farlo?
Per risolvere il mistero, Cesara, la gigantesca zia di della ragazza, chiede aiuto a Vittore, sbilenco venditore di caciotte e salami, dal passato misterioso e dal presente divorato dal demone del gioco, che, a poco a poco, svela una trama oscura di sangue e vendetta.
Caterina Emili, alla sua seconda fulminante prova narrativa, disegna un noir cupo e violento dal linguaggio crudo, impastato con l’affilato dialetto messapico, che sa parlare alla parte più buia di ognuno di noi, animato dai personaggi grotteschi di una provincia italiana, tra Puglia Umbria e Piemonte, sempre in bilico tra volgarità ed eleganza.
il mio pensiero |
Vittore è un giovane uomo che per lavoro fa su e giù dal Sud al Nord Italia, dalla Puglia al Piemonte, da Ceglie Messapica a Torino.
Tra un formaggio, un buon vino ed un salame, Vittore vive la sua vita - lavoro permettendo - tra un bar e l'altro, con cui si incontra con conoscenti gretti e molto pettegoli, e barcamenandosi tra donne dalla personalità forte, come la gigantessa Cesara, e sua nipote Lena, la muta Lena, con la quale Vittore intrattiene una ambigua relazione sentimentale, fatta di molta fisicità e pochissime parole.
Vittore si ritroverà a dover sbrogliare un misterioso suicidio, a farsi domande e a cercar risposte su altrettanto misteriosi omicidi; al centro di tutto c'è la nipote di Cesara, con cui Lena è cresciuta: Tommasina, che, a un certo punto della propria vita, ha scelto di farla finita, impiccandosi.
Come mai?
A infittire, da una parte, il mistero e, dall'altra, a contribuire a darne spiegazione, delle lettere minatorie, in cui la bella e dolce Tommasina è la triste destinataria di minacce e parole poco gentili...
Forse ad esse va ricondotta la drammatica scelta di porre fine alla propria vita?
Ma chi l'ha minacciata?
E cosa c'entrano con lei altre improvvise e violente morti, che vedono coinvolte altre persone che, in vita, hanno conosciuto Tommasina, quando lei lavorava a Perugia?
In un mix di sesso e situazioni poco pulite, attraverso personaggi molto spesso volgari e rozzi, Vittore riuscirà a venire a capo del "caso" e, allo stesso tempo, questo coinciderà con la risoluzione di un "caso" molto più personale ed intimo: quello della propria vita, di ciò che realmente vuole, ciò di cui ha bisogno, delle persone di cui vuol circondarsi.
Una storia molto breve, narrata con un linguaggio di tutti i giorni, pregno di espressioni dialettali, proprie di Ceglie Messapica (tranquilli, ci sono le "traduzioni"), uno stile essenziale, asciutto, reso dinamico dall'abbondanza di dialoghi, da descrizioni minime di luoghi, personaggi e situazioni; lo scenario è senz'altro crudo, mettendo a nudo la parte oscura di individui la cui vita è barricata all'interno di un paesino del Sud, in cui è facile farsi i fatti degli altri e un po' meno i propri (chi scrive vive anche lei in una cittadina di provincia, in Puglia), ricamarci su aggiungendo particolari piccanti, in cui spicca un che di dozzinale e meschino, non solo e non tanto nei modi e nel linguaggio (che, nel nostro caso, è infarcito di parolacce, che dette in dialetto fanno ancora più effetto che in italiano corrente...!) ma soprattutto nell'animo.
E Vittore, con le sue debolezze e indecisioni, si lascerà fagocitare da questo modo di vivere o prenderà la decisione di uscirne fuori?
Un ritratto vivido e realista di una realtà meridionale fatte di cose/persone/situazioni belle e brutte, raccontate senza peli sulla lingua, in cui campeggiano personaggi curiosi e pittoreschi tra i quali spicca un'anima candida e lontana da bassezze umane, quale è Tommasina, che non è fisicamente presente eppure domina in tutto il racconto.