mercoledì 19 giugno 2019

Recensione: PIZZICA AMARA di Gabriella Genisi



Un noir che convince sotto ogni aspetto, che riesce a turbare il lettore raccontandogli una storia amara, complessa e molto attuale pur attingendo da un retroterra culturale fatto di magie, misteri e oscure leggende legate al territorio salentino.


PIZZICA AMARA
di Gabriella Genisi



Rizzoli Ed.
Noir
368 pp
18 euro
Solitamente i morti - almeno loro! - dovrebbero poter riposare in pace, ma nel cimitero di un paesino vicino Lecce non è così per tutti i defunti: una notte infatti viene profanata la tomba di Tommaso Conte, un ragazzo morto qualche anno prima per un sospetto incidente.

Ad occuparsi di questa salma trafugata è il maresciallo dei Carabinieri Chicca Lopez, una giovane donna determinata e che esercita con impegno e passione la propria professione.
Tre anni prima si era occupata di un'indagine complessa riguardante la correlazione tra la diffusione di tumori in questa zona del Salento e l'inquinamento delle falde acquifere a motivo di rifiuti speciali e radioattivi scaricati a tonnellate e con la complicità della Sacra Corona Unita.
La ragazza prese a cuore quest'indagine soprattutto in seguito alla morte di una sua cara cugina, ammalatasi di leucemia molto probabilmente proprio a causa di questo gravissimo inquinamento ambientale.

Ma torniamo al presente: Chicca prova a capire cosa possa esserci dietro quella che non può essere una mera bravata (il furto del corpo di Conte), e ad aggiungere altra legna al fuoco ci pensa il ritrovamento di altri due cadaveri, quello di una ragazza di origini balcaniche dall’identità sconosciuta e quello della liceale Federica Greco, figlia di una famiglia benestante e molto in vista nella zona.
Apparentemente le loro morti non paiono avere un collegamento: annegata sulla spiaggia la prima e impiccata a un albero la seconda (per la quale si ipotizza un suicidio).
Eppure, nel momento in cui emergono alcuni dettagli, Chicca comincia a pensare che queste due morti - e anche il caso irrisolto di Conte - siano accomunati da qualcosa, e infatti, tanto per cominciare, le due ragazze hanno sul corpo il medesimo simbolo tatuato... Cosa potrebbe voler dire? Forse entrambe appartenevano ad un gruppo, una setta? E se sì, di che setta si tratta?

La giovanissima carabiniera salentina dall'atteggiamento riservato, scontroso, ribelle, con la passione per le moto e fidanzata con Flavia, vuole andare fino in fondo, anche se questo vorrà dire condurre un'indagine privata e distante da quella ufficiale.
Come se ciò non bastasse, parlando con un giovane parroco (che conosceva bene Federica), Chicca scopre che nel corso degli ultimi anni sono scomparsi misteriosamente diversi giovani (maschi e femmine), di cui non s'è mai saputo che fine abbiano fatto.

Cosa sta succedendo a questi giovani salentini? Quale forza sotterranea malefica sta agendo di nascosto e in modo subdolo mietendo vittime tra giovani vulnerabili e facilmente suggestionabili?

"Il male si nutre del vuoto, delle zone d'ombra, delle cicatrici della nostra coscienza (...) prospera e si diffonde dove c'è l'incuria, l'abbandono (...) si annida nel  compromesso con le nostre coscienze, nell'accidia dei nostri cuori, nella solitudine delle nostre esistenze, private di vere relazioni affettive..."

Il male ha numerose e oscure diramazioni, e lì dove c'è un vuoto di valori, princìpi, affetti e relazioni ricche e appaganti, è facile che si espanda, portando con sè morte, solitudine, alienazione e altre tragedie inimmaginabili.

Facendo domande alle persone giuste e visionando i pochi materiali a disposizione con attenzione, la Lopez arriva a individuare una donna che molto probabilmente sa più di quel che vuol ammettere e che quindi può essere utilissima per andare avanti nella ricerca della verità: si tratta di Maria la macara, soprannominata "pizzica nera", di cui si dice che faccia le "fatture", i sortilegi, i filtri d'amore. Una strega, in poche parole.

Ma perchè, esistono più le streghe? Chi vuoi che creda ancora in queste sciocche superstizioni e magie, in tempi super-evoluti come i nostri, dominati dal progresso scientifico?

Chicca non è una credulona: è intelligente, scaltra, intuitiva e riflessiva insieme e in base alle circostanze, ed è decisa a far chiarezza su quel giro di morti e sparizioni nell'universo giovanile, e se per arrivare alla verità deve passare attraverso storie di streghe e tarantate, amen, è pronta a farlo.



"In una terra magica imbevuta dal rito delle tarantolate e dal ritmo ipnotico della pizzica si viveva sempre sospesi tra la saggezza contadina e la superstizione, nell'estrema lotta tra il bene e il male".

Chi è questa donna che si dice possegga gli antichi poteri delle macare, le streghe del Salento?
Maria, madre di Martina, che aveva frequentato con assiduità Federica negli ultimi tempi della sua vita, diventa oggetto di interesse da parte di Chicca Lopez, che incomincia a metterla sotto torchio, a sottoporla a interrogatori serrati, vincendo le iniziali reticenze e diffidenze della donna, un tipo sicuro di sè, che emana sensualità ed erotismo da ogni angolo del proprio corpo e che sembra guardare nell'animo di Chicca come nessun altro ha mai fatto prima, mettendola anche in imbarazzo (che non è facile, perchè la nostra marescialla è tosta, cocciuta, chiusa ermeticamente circa le proprie emozioni e la vita privata).

"Continua, Marì, sono belli i tuoi racconti"."Belli, dici tu. Sono pieni di dolore, marescià".

Le confessioni graduali di Maria le rivelano un mondo marcio, popolato da uomini senza scrupoli, senza moralità, che pensano di poter nascondere le proprie malefatte col favore delle tenebre della notte o scegliendo, come luoghi delle loro nefandezze, posti nascosti e segreti, ma non c'è verità, per quanto ben sepolta, che non possa emergere, se la si cerca bene, andando oltre paure, facciate di perbenismo, omertà.
Non solo, ma Chicca capisce che dietro certe realtà povere, degradate, isolate, si nascondono storie di sofferenza, emarginazione, che affondano le proprie radici in quel retaggio antico, misterioso, sovrannaturale, che ha a che fare con le leggende attorno ai morsi della tarante e alle povere tarantate.

Emerge pian piano il quadro di un Salento "crepuscolare, invernale, tenebroso", ben lontano da quello esotico, allegro, pieno di sole, mare e balli che attira i turisti.
La comunità salentina non ha alcuna voglia di incrinare l’immagine di terra da sogno che richiama frotte di turisti tutto l'anno, ma nessuno può fermare Chicca Lopez, che si troverà invischiata in una vicenda sinistra, dai contorni sempre più inquietanti e terribili, tra rituali operati nel sangue, intrisi di magia e legati a loschi traffici.

Ma Chicca non è solo un maresciallo competente, è anzitutto una donna, bella, inconsapevolmente sensuale, che però sta vivendo un periodo di confusione emotiva, causatole in particolare da Flavia, la sua compagna piuttosto esigente che pretende troppo da Chicca, senza curarsi di capire i suoi bisogni.

Oltre a questo, la carabiniera ogni giorno deve lottare per farsi spazio in un ambiente maschilista come quello della caserma, dimostrando al suo capitano, Biondi, di essere brava e affidabile. 

"Pizzica amara" è un noir sconvolgente, che sa essere molto attuale pur attingendo da un retroterra culturale fatto di magie, sette segrete, incantesimi, vecchie superstizioni di paese, donne affette da tarantismo (e quindi da esorcizzare con riti bizzarri e oscuri), insomma ci porta in Salento mostrandocene il lato meno "solare" ma incredibilmente vero.


"Esisteva un Salento più oscuro e profondo, fatto di rituali di salvezza e patti con il maligno, che affondava le radici in un passato antico, un cattivo passato che risaliva dalle viscere fino alla terra rossa come il sangue delle campagne salentine. Dove ulivi millenari dai tronchi contorti e scolpiti dal vento stavano come anime inquiete imprigionate  al suolo, ammalate di un male ignoto e incapaci di liberarsi da quella morsa. C'era una terra sconosciuta ancora impermeabile al nuovo, dove le ragnatele della criminalità organizzata si spandevano a più non posso. E c'era il mistero nero di quel Sud ancora intriso in imbuti di civiltà, di fanatismo e di magia, di credenze popolari, di superstizione".


E' una terra ferita, defraudata da gente senza moralità, pronta a violare e violentare tanto la natura quanto le persone, e in particolare le più deboli, quelle che si possono facilmente plagiare e irretire in meccanismi ambigui, turpi e mortali.

La protagonista mi è piaciuta molto perchè è una giovane donna coraggiosa e coriacea, che sa tener testa a colleghi arroganti, ma non per questo è descritta come un'eroina senza paura, anzi di lei l'Autrice ci fa conoscere timori e dubbi; ha un passato difficile ma ha saputo farsi strada, e sa alternare atteggiamenti granitici ad altri teneri e comprensivi, in base a contesti e persone.

Ho trovato molto significativa l'omelia del prete al funerale della povera Federica, quando denuncia apertamente il male che dilaga nella società e che seduce i giovani, fragili e curiosi per natura, per illuderli di poter riempire il loro vuoto interiore con false promesse di libertà, danaro, potere; e accanto a questo si ravvisa l'assenza di responsabilità degli adulti, che hanno lasciato i giovani soli e privi degli strumenti per difendersi dai mostri che vogliono servirsi di loro per i propri sporchi scopi.

Un libro che si legge con interesse dalla prima all'ultima pagina, mi ha convinto in toto, dall'ambientazione (affascinante e magica, e altresi tetra, misteriosa, spaventosa) alla protagonista (ben tratteggiata) e ai personaggi secondari, alla scrittura coinvolgente e appassionata.

martedì 18 giugno 2019

Recensione: DI CHI E' QUESTO CUORE di Mauro Covacich



Un romanzo dallo stile particolare che ha la sua forza non tanto nella trama, anche perchè non c'è un'unica storia al centro, quanto nella voce narrante, che si fa portavoce di più spezzoni di storie, di pensieri e punti di vista circa il vivere quotidiano.


DI CHI E' QUESTO CUORE
di Mauro Covacich



Ed. La Nave di Teseo
Basta una visita medica, durante la quale un dottore rileva la presenza di una piccola anomalia cardiaca, per cambiare la vita al protagonista e narratore, che il lettore spontaneamente associa all’autore; questa scoperta improvvisa costringe l'uomo ad allontanarsi da un’attività sportiva eccessiva ed intensa, distruggendo la falsa convinzione di avere un corpo infaticabile, efficiente e privo di difetti.
E' questo l’innesco di un romanzo incentrato in particolare sul corpo, che qui si scopre difettoso a dispetto del dato di fatto che invece la società lo voglia bello, atletico, in forma.
Non solo, ma come il titolo stesso suggerisce, Covacich va in profondità e ci dice che in questo nostro corpo batte quel piccolo ma importante muscolo che è il cuore, quale luogo dei sentimenti, dei desideri, delle paure e dei destini individuali.

Le vicende personali del protagonista si alternano a riflessioni su svariati argomenti che, a prescindere dall'oggetto specifico, convergono tutti verso la disamina della società contemporanea e degli uomini e delle donne che la compongono.

L'io narrante è un uno scrittore 50enne, che vive a Roma con la compagna Susanna, con la quale ha un rapporto che si muove tra alti e bassi e i due si ritrovano spesso a punzecchiarsi; c'è la mamma del protagonista, una donna anziana, da tempo vedova che, grazie ai social (in primis Facebook) ha scoperto la bellezza di comunicare virtualmente con un sacco di gente, attività che le riempie le giornate e sembra averle donato un'inaspettata vitalità, oltre ad allontanarle lo spettro della solitudine.
E poi ci sono i rapporti con gli amici di sempre, i dialoghi tra loro, le trasferte di lavoro, i lavavetri fermi ai semafori, e ogni frammento di vita quotidiana è interrotto da riflessioni e pensieri su tante questioni.

Covacich si dimostra interessato e completamente rapito dal variegato e contraddittorio universo umano del quale egli stesso fa parte, e così si sofferma a scrivere su quanto paradossalmente - a dispetto del diffuso impiego di social per comunicare - le persone siano in realtà più sole e distanti che mai.

E non sono solo le persone a popolare queste pagine, ma anche i "fantasmi", due soprattutto: il protagonista non può fare a meno di pensare alla tragica morte di un ragazzo caduto (o forse lasciato cadere?) da una finestra di un albergo di Milano durante una gita scolastica. Una vicenda per la quale non si dà pace, anche perchè per i suoi genitori non c'è mai stata una vera e propria giustizia, visto che alla fine non s'è capito bene cosa possa essergli accaduto e non è stato individuato nessun responsabile.
Ma c'è un'altra strana figura che va a fargli compagnia praticamente ogni giorno: è un tizio grassone e laido che si intrufola di notte in casa sua, praticamente svestito, sgradevole nell'aspetto, volgare nel linguaggio, che è una sorta di alter ego, una "seconda coscienza" del protagonista stesso, che lo spinge a guardarsi dall'esterno, senza ipocrisie e false giustificazioni.

Il protagonista guarda, con spirito di osservazione e una leggera ironia, se stesso e le persone che ha accanto, ne esamina le parole, gli atteggiamenti, predisponendosi all'ascolto di ciò che è dentro l'uomo, il che ci fa capire come, nonostante i modi di fare non proprio affabili e socievoli, il protagonista sia in realtà sensibile e profondo; nutre una grande simpatia per Anne Frank, Etty Hillesum, di cui ama parlare e considerarne gli scritti, il pensiero, gli stati d'animo.

Diverse cose mi hanno colpito dei tanti "discorsi" che l'Autore fa, attraverso il  narratore: il ricordo di quando, da ragazzo, si è lasciato andare a comportamenti da bullo nei confronti di un compagno di scuola unicamente per spirito di aggregazione col gruppo (il branco) dei "più forti"; simpatici i dialoghi con la madre che, giunta alla terza età, s'è data ai social, traendone grande soddisfazione e sentendosi meno sola.
Mi è piaciuta molto la breve amicizia con un clochard e che ha il suo culmine nel dialogo intrattenuto tra i due verso la fine, che lascia comprendere come spesso gli individui si passino accanto per tanto tempo, magari ogni giorno, ma non si fermino a parlarsi, a conoscersi, abituandosi tiepidamente gli uni alla presenza degli altri.
E infatti, un argomento centrale credo siano proprio la solitudine e l'incomunicabilità che regnano al giorno d'oggi:

"Forse non possiamo fare altro che ignorarci, indaffarati come siamo a gestire – a sbrigare? – la vita che ci aspetta fuori.(...) Parlare non è più necessario. Lo era quando ero vincolato alla presenza e ne rispondevo con la mia faccia, col mio corpo. Ora che la presenza è solo apparente, o meglio vicaria, posso scambiarmi messaggi con più persone e condurre più vite nello stesso tempo, sempre in attesa del momento apicale della giornata (o della settimana), quando cioè finalmente vivrò in carne e ossa nel luogo e nell’attimo in cui respiro."

Ci sono molti elementi autobiografici in questo romanzo, ad es. la scelta di collocare le vicende nella città di Roma, nel quartiere del Villaggio Olimpico (dove vive lo scrittore), la passione per lo sport (corsa, nuoto): l'autore narra di luoghi, fatti e persone che conosce, tant'è che chiarisce che non si tratta di personaggi bensì di persone, perchè è l'interiore dell'essere umano che a lui interessa, le fragilità, gli equivoci, gli errori, tutto ciò che dà senso e colore al vivere quotidiano.

L'Autore osserva e scava sulla vita, propria e dell'altro, mettendosi a nudo e in perenne atteggiamento di ascolto del cuore, la cui attività ci ricorda come l'esistenza stessa sia una serie di battiti, di frammenti di vita che si susseguono.

Senza dubbio un libro diverso dal solito, che con grande lucidità, acume e una giusta dose di leggerezza, indaga sull'uomo e su ciò che c'è dentro al suo cuore, sulla fragilità e precarietà della vita, sulla morte, sui rapporti tra le persone.
La scorrevolezza e il piacere della lettura non sono inficiate dall'assenza di un'unica trama lineare, ma anzi  a colpire e a farsi apprezzare è proprio il modo in cui l'autore, con l'abilità narrativa che gli appartiene, ci travolge dando voce alla voce interiore del protagonista e ai suoi mille pensieri.

lunedì 17 giugno 2019

Segnalazione: VOLEVO SOLO ESSERE TE di Ariel



Cari amici lettori, è con vero piacere che oggi desidero segnalarvi l'ultima fatica letteraria di una bookblogger di mia conoscenza (anche se "solo" virtuale): sto parlando di Ariel, proprietaria del blog "L'angolo di Ariel".

Il libro in questione è un thriller psicologico che è stato finalista al concorso “Ilmioesordio” 2018.


VOLEVO SOLO ESSERE TE



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Fin da bambina, Giada si è trovata a dover fare i conti con una sorella maggiore molto particolare: Ambra infatti è sempre stata bella, intelligente, simpatica, generosa, esuberante, e ora che il fidanzato l’ha lasciata proprio per sposare la sorella, Giada si trova a dover vivere un periodo davvero difficile, tanto più che i preparativi per il matrimonio sembrano coinvolgerla più del necessario. 
E sarà proprio durante il ritorno a casa dopo una giornata passata all’insegna di abiti da sposa e costosi accessori, che le due sorelle faranno la conoscenza di un ragazzo, Angelo, che sin da subito mostrerà uno spiccato interesse per Ambra, ignorando Giada. 
Ma la ragazza questa volta non vuole arrendersi, e quando Angelo lascerà la sua email ad Ambra, Giada di nascosto se ne impossesserà, dando vita a una fitta corrispondenza a nome della sorella, che culminerà con un appuntamento. 
Appuntamento che non avrà mai luogo, perché il ragazzo verrà trovato cadavere da Giada che, acconciata come sua sorella per mascherare il suo inganno, darà inizio a una fitta rete di equivoci, che culmineranno con l’arresto di Ambra. 
Ricca di sensi di colpa, Giada s’improvviserà detective, per scoprire il vero assassino e poter così porre fine a quel tragico errore. Ma la strada per la verità è ricca di ostacoli, che coinvolgeranno la protagonista fino all’ultimo colpo di scena. 

Un thriller psicologico dove le vittime diventano carnefici e viceversa, una storia che indaga le luci e le ombre del rapporto tra sorelle.
Estratto

Cara sorella, mai come oggi che sei lontana da casa avrei bisogno di parlarti, di spiegarti, di farti capire la vera realtà dei fatti. Perché tu non hai capito, non hai capito nulla. Sei troppo buona, innocente e inconsapevole per arrivare ad afferrare la verità e a comprendere perché ora ti trovi in carcere con l’accusa di omicidio. Ma, credimi, io non volevo distruggere la tua vita così perfetta, il tuo matrimonio ormai alle porte, la tua carriera così ben avviata… Io non volevo vederti così stanca e sciupata in quella sala, il tuo mondo distrutto in un solo giorno… io… io volevo solo essere te…


L'autrice.
Ariel (1989) è una scrittrice emergente italiana. Laureata in Lettere (laurea triennale) e Filologia moderna (laurea magistrale), lavora saltuariamente come bibliotecaria. Su Amazon ha pubblicato:
Ops, c’è un messaggio per te (2014)
AAA cercasi disperatamente un lieto fine (2015)
Diario semitragico di un casalingo disperato (2016)
Volevo solo essere te (2019)

domenica 16 giugno 2019

ANTEPRIME NERI POZZA (luglio 2019)



Prossime uscite Neri Pozza: come sempre, copertine molto gradevoli e trame interessanti ^_^

  • Irresistibile e ricco di suspense, Terra crudele è un impeccabile romanzo storico ambientato in un aspro canyon del sud dello Utah nel 1888 e un’eroina che lotta per non soccombere alle persecuzioni religiose.
  • Storia di un amore folle e cieco, intimo ritratto della vita di un uomo e, al contempo, lucido sguardo sullo spirito del tempo, L’amore è cieco è il nuovo, magistrale romanzo di uno dei più amati scrittori inglesi. Un romanzo di vertiginosa passione e brutale vendetta, in cui arte e vita si danno la mano dinanzi alle speranze e alle illusioni, alla potenza e alle crudeltà che l’amore puntualmente riserva.
  • Acuto e doloroso come L’attimo fuggente, Un’eterna domenica è un indimenticabile romanzo di formazione sulla spietatezza dell’adolescenza e la mutevole natura dell’amicizia.



TERRA CRUDELE
di Ann Weisgarber


trad. M. Togliani
18 euro
IN USCITA
11 LUGLIO 2019
Nelle inospitali terre dello Utah, durante l'inverno del 1888, la trentasettenne Deborah Tyler aspetta che suo marito Samuel, che si guadagna da vivere come carradore, torni a casa da un viaggio di lavoro. 
È pieno inverno, Samuel è in ritardo e Deborah si sta preoccupando.
Deborah vive a Junction, una piccola città di sette famiglie mormone, tutte lontane dalle rigide regole della chiesa, disseminate lungo il fondo di un canyon, e riesce a mettere da parte qualcosa curando frutteti e creando guanti da lavoro. 
Isolati dalle scogliere di roccia rossa che circondano la città, lei e i suoi vicini vivono separati dal mondo esterno, guardati con sospetto dai fedeli mormoni che mettono in discussione la profondità della loro fede. 
Quando una notte, uno sconosciuto, inseguito da un maresciallo federale si presenta disperato sulla soglia di casa in cerca di rifugio, Deborah non può fare a meno di accoglierlo, mettendo in moto una catena di eventi che stravolgeranno la sua vita. L'uomo, un devoto mormone, è in fuga dal governo degli Stati Uniti, che ha stabilito che la pratica della poligamia è un reato. Deborah e suo marito, pur non praticando la poligamia, fanno parte di una rete che aiuta coloro che sono perseguitati dalla legge. 
Gli uomini si presentano nella loro fattoria e, utilizzando un apposito linguaggio in codice, ricevono cibo, riposo notturno e una guida sino al prossimo avamposto. 
Ma non tutto è ciò che sembra, e quando il maresciallo viene ferito gravemente, Deborah e il migliore amico di suo marito, Nels Anderson, dovranno affrontare scelte difficili che metteranno in discussione la loro fede e il futuro di entrambi.

L'autrice.
Ann Wiesgarber, autrice di The Promise e The Personal History di Rachel DuPree, è stata nominata per l'Orange Award 2009 in Inghilterra e per l'Orange Award 2009 per New Writers. Negli Stati Uniti, ha vinto il Stephen Turner Award per New Fiction e il Premio Langum per la Fiction storica americana. 




L'AMORE E' CIECO
di William Boyd



trad. L. Pandrino
448 pp
18 euro
IN USCITA A LUGLIO
Edimburgo, 1894. Brodie Moncur ha ventiquattro anni e da sei lavora per la Channon & Co., il quarto maggior produttore di pianoforti in Gran Bretagna. Valente accordatore, viene invitato un giorno da Ainsley Channon a trasferirsi nella sede di Parigi, dove i pianoforti Channon stentano a conquistare le simpatie francesi.
Nell’imponente negozio parigino, Brodie abbraccia con entusiasmo la sua nuova vita, finalmente lontano dal suo tirannico padre. Si rimbocca le maniche e concepisce un’idea brillante: ingaggiare un grande pianista, un virtuoso dello strumento, che suoni un Channon nei suoi concerti e dia, così, lustro all’azienda.
L’occasione per realizzarla gliela offre il Theatre de la Republique, in una serata in cui John Kilbarron, ex bambino prodigio e musicista di indiscusso talento chiamato Le Liszt irlandais, esegue la Sinfonia n. 3 di Čajkovskij e un poema sinfonico di Panin per la voce solista di Lydia Blum, soprano russa, la cui esecuzione è a dir poco impeccabile.
Alla fine della serata, Brodie si reca nei camerini degli artisti e, bussando a una porta, si ritrova al cospetto di una giovane donna: Lydia Blum, la soprano russa, fissa i suoi occhi nei suoi, e una grossa bolla d’aria si fa largo nel petto del giovane accordatore scozzese.
L'autore.
William Boyd nato ad Accra, in Ghana, il 7 marzo del 1952, vive oggi a Londra. È considerato uno dei più grandi scrittori inglesi viventi. Il suo primo romanzo, A God Man in Africa (1981), vinse il Whitbread First Novel Award e il Somerset Maugham Award. Tra le sue opere si segnalano: An Ice-Cream War (finalista del Booker Prize 1982), Brazzaville Beach (James Tait Black Memorial Prize 1990), The Blue Afternoon (Sunday Express Book of the Year 1993, Los Angeles Times Book Prize 1996). Con Neri Pozza ha pubblicato Ogni cuore umano (2004), Inquietudine (2006), Le nuove confessioni (2007).



UN'ETERNA DOMENICA
di Robert Lukins



192 pp
16 euro
IN USCITA A LUGLIO 2019


Inghilterra, 1962. Nelle prime ore del giorno di Santo Stefano, il
diciassettenne Radford e suo zio si avventurano fuori Londra a bordo di un’auto ma, varcato il confine di contea con lo Shropshire, la vettura si arresta nel cortile di un vecchio maniero. «Goodwin Manor» è il nome dell’isolata magione, ma giù al paese tutti la conoscono come la «Casa».
Lo zio scarica in tutta fretta il nipote e, dopo avergli dato una breve strizzata alla spalla, risale in auto e va via.
Radford entra nella Casa, ignaro e spaventato da quello che lo attende oltre quelle mura.
La Casa, un incrocio tra un collegio e una prigione, è un posto per ragazzi «incappati nei guai», un luogo dove il tempo pare disancorato dal vasto mondo, un’isola di naufraghi che la tempesta ha spinto su quella spiaggia. 
A Goodwin Manor, Radford stringe subito amicizia con West e con l’enigmatico Teddy, il direttore dell’istituto, capace di offrire a quel giovane inquieto una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell’edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte.
A vegliare sui ragazzi, oltre a Teddy, ci sono pochi altri adulti: Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Radford scoprirà presto che nella Casa sono i ragazzi a prendersi cura l’uno dell’altro, un compito che le loro famiglie e la legge stessa non sono state in grado di assolvere. 
Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all’improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa?

L'autore.
Robert Lukins vive a Melbourne e ha lavorato come ricercatore e giornalista d’arte. I suoi articoli sono apparsi su The Big Issue, Rolling Stone, Crikey, Broadsheet e Overland. Un’eterna domenica è il suo primo romanzo.

sabato 15 giugno 2019

Dietro le pagine di... SEGRETI SEPOLTI di Lisa Unger



La settimana scorsa vi ho parlato di un piacevole thriller psicologico che mi ha presa dalla prima all'ultima pagina: SEGRETI SEPOLTI (Beautiful lies) di Lisa Unger.

E' la storia di Ridley Jones, una giovane giornalista che, in seguito ad un evento apparentemente accidentale, comincia a dubitare della solidità di tutta la propria esistenza, scoprendo gradualmente che essa era fondata su tante, troppe bugie. Ed è intenzionata a scoprirle tutte!


Risultati immagini per dietro le pagine
Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo
trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books"
e cercherà di rispondere a questa curiosità:
Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".


In un'intervista l'autrice ha spiegato che inevitabilmente c'è sempre una componente autobiografica in in che scrive, infatti anche quando la trama ed i personaggi sono per lo più frutto della sua immaginazione, allo stesso tempo questi elementi sono una fusione delle sue esperienze, relazioni, osservazioni, influenze letterarie, ecc.

Nel caso di Segreti sepolti, gran parte dell'impostazione prende le mosse dalla sua vita, a incominciare dall'appartamento in cui vive Ridley e che è un preciso richiamo al primo appartamento in cui ha vissuto la Unger a New York nell'East Village. 
Anche le zone in cui Ridley si ferma sono le stesse frequentate da Lisa, che sia la strada per cercare di fermare un taxi a luoghi come Five Roses e Veniero (nota pasticceria italiana), che sono reali in quel quartiere da lei amato. Le strade che la protagonista percorre, i sottopassaggi e i taxi sono tutti frutto dell'esperienza diretta della scrittrice, che ama la Grande Mela, la conosce bene, per lei è quasi un essere vivente, che annusa e di cui sente il ritmo quando scrive di essa.

L'idea di base del romanzo è partita in modo casuale: una mattina per posta ha ricevuto uno di quei volantini raffiguranti sul retro la faccia di un ragazzo scomparso; si trattava di una foto scattata nel giorno della laurea e raccontava come egli fosse sparito ormai da anni, senza che ci fossero mai state novità sul suo destino.
Ovviamente già in passato Lisa aveva  ricevuto questo tipo di cartoline, eppure il terribile mistero di cosa potesse essere successo a quello come ad altri scomparsi, l'ha sempre colpita, inducendola a immaginare eventuali dinamiche che si possono creare in queste drammatiche storie. Mentre fissava quella foto, si è immedesimata e posta una domanda: cosa succederebbe se, guardando uno di quei volantini, mi riconoscessi? Da lì, la storia ha preso il via.

In pratica, a ispirare Lisa Unger può essere qualsiasi cosa: il verso di una poesia, una notizia, una fotografia, particolari dunque che vanno a costituire il seme di un nuovo romanzo. E se quel seme sboccia perchè trova terreno fertile nel suo subconscio, le "voci"dei suoi personaggi cominciano a farsi sentire e lei inizia ad immaginare chi essi siano, cosa stia succedendo nelle loro vite e come lo affrontino.



Fonti consultate: 

https://www.bookbrowse.com
crimebythebook.com

giovedì 13 giugno 2019

Novità editoriali (giugno)




Pubblicazioni di varie case editrici (mese di giugno).


Giovanni Capurso – "Il sentiero dei figli orfani" (Romanzo di formazione) ALTER EGO EDIZIONI, p. 204


Il libro racconta le memorie giovanili di Savino, un uomo che ripercorre il suo passato e rivive le fasi di quel delicato passaggio che dalla fanciullezza conduce all’adolescenza.  In un’estate torbida agli inizi degli anni Novanta, il giovane Savino si affaccia all’età acerba dell’adolescenza come si affrontano i sentieri in salita del suo paese, San Fele, in Lucania, tanto in alto che gli altri sembrano “presepi accartocciati”. Da “principiante della vita” scruta senza troppa curiosità il carattere malinconico del padre Michele, quello un po’ bizzarro dello zio Gaetano, da cui ha ereditato il “demone del dubbio”, e si lascia rasserenare dai modi placidi della madre Carmela; un ménage familiare, il suo, animato da duelli verbali con il fratello Aldo, dal ricordo di antenati sconosciuti e dalle scorribande con Radu, detto l’Anguilla. L’idillio verrà spezzato dalla frequentazione di Adamo, forestiero con alle spalle una figlia perduta e il buio della galera, che concretizzerà un processo di crescita assieme all’infatuazione per la bella Miriam, ragazza di città audace solo in apparenza. Su uno sfondo pietroso ma vivido e tra atmosfere ancestrali, si apre uno scorcio di vita che è quella degli orfani della Lucania, di coloro, cioè – e Savino non farà eccezione – che dopo un’adolescenza passata a chiedersi cosa sia il futuro lasciano la propria terra ma non abbandonano le loro radici.


Jimi B. Jones  – "Tiger Bues" (Narrativa contemporanea) WATSON EDIZIONI, 15 €

Tiger Blues” si apre con la
presentazione di Jim Beam, della sua famiglia e del luogo in cui vive.
Le vicende partono da quando Jim era piccolo, viveva in un recinto e passava il tempo giocando con i fratelli; prosegue con l’incontro che gli cambierà la vita e la nascita di un’amicizia decisamente fuori dal comune, così come fuori dal comune è lui, in tutto quello che riesce a fare. Axl è il figlio adolescente del proprietario di Cottonfarm, un allevamento di tigri nei dintorni di Lovelock, in Nevada, e Jim è una tigre.
Axl e Jim cresceranno insieme uniti da un legame che riuscirà ad andare oltre le diversità tra la razza umana del primo e quella felina del secondo. Fino a quando un evento atmosferico arriverà a sconvolgere le loro esistenze e l’intero panorama. Salvo per miracolo, grazie alle cure appassionate del suo amico e a una serie di casualità specifiche, Jim Beam inizierà a fare cose straordinarie: capire, saltare sempre più in alto, sempre più lontano e, addirittura, scrivere. Jim Beam imparerà a stare davanti alla telecamera di uno smartphone, e poi di una televisione. Raggiunto il successo, con milioni di follower che lo seguono sui social network di tutto il pianeta, Jim Beam ripeterà sempre gli stessi gesti, sempre lo stesso ritmo, finché smetterà di credere alle cose buone che l’amicizia con Axl gli aveva regalato.
Mauro Mogliani – "Cerco te" (Thriller) LEONE EDITORE, 175 pp

L’ispettore Piero Nardi riceve una lettera misteriosa firmata “Nessuno” che annuncia un gioco perverso: quattro donne verranno sequestrate in successione e liberate dopo sette giorni. La quinta vittima, questa volta un uomo, non sopravviverà. Il potenziale rapitore assicura che le donne, una volta rilasciate, staranno meglio di prima. Il gioco ha effettivamente inizio; la cittadina marchigiana di Tolentino è nel panico. Le donne vengono rapite e rilasciate dopo una settimana in stato confusionale; non ricordano più nemmeno chi sono. Spetterà a Nardi, con l’aiuto dell’ispettore Gambuti, scoprire cosa lega le vittime per anticipare le mosse di Nessuno, capirne gli intenti e impedire che compia l’annunciato e drammatico finale.


"Scacco Matto al Re bianco" di Simone Giusti (ed. Il Seme Bianco), 60 pp, 9.90 €

Scacco Matto al Re Bianco di Simone
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Giusti è una storia coinvolgente che tiene i lettori incollati alle pagine col fiato sospeso. Uno stile rapido, per certi versi cinematografico, e in grado di tratteggiare una vera e propria avventura sentimentale fatta di amore, azione e adrenalina. E’ il viaggio dell’eroe, Ant, che segue un percorso capace di fargli acquisire una nuova consapevolezza ossia che non è mai vano combattere per i propri ideali. Il protagonista è un individuo virtuoso e innamorato che sconfigge il male raggiungendo un obiettivo ambizioso: salvare le persone in una terra afflitta dalla povertà e dalle malattie che, sin dall’epoca del colonialismo, ha dovuto sottomettersi al pensiero dominante dei conquistatori.

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"Dopo la pioggia", Tracy Farr - PARALLELO 45): una storia famigliare che riflette sulla natura delle relazioni interpersonali, e sull’importanza di accettare la vita anche nei momenti di buio, anche nelle difficili fasi in cui si deve disfare la trama della propria esistenza.

mercoledì 12 giugno 2019

Frammenti di lettura (...e di lettori!)



I lettori... secondo Covacich (da "Di chi è questo cuore"):



"In treno, attraversando le carrozze in direzione del bar, conto quanti hanno un libro in mano. Persone che leggono. Uomini, più spesso donne, che giocano con una ciocca di capelli o mordicchiano il tappo della penna immersi in una pratica mentale diventata così esoterica da apparire quasi ostile. I diversi. Stanno lì, in mezzo agli altri, ma seguono una voce silenziosa che produce una sequenza di immagini vivaci, tridimensionali, eppure presenti solo nel loro cervello, quindi non immediatamente condivisibili, a meno che uno non decida di parlarne col vicino di posto, ma chi mai si sognerebbe di rivolgere la parola a qualcuno?
(...) Ma sono per forza strani i lettori? Sono diventati strani a suon di leggere o sono finiti tra i libri a causa di una stranezza originaria?"

martedì 11 giugno 2019

Recensione: L'ARTE DI DIRSI ADDIO di Rebecca Connell



L’amore è qualcosa di talmente impetuoso da stravolgere le vite non solo di chi si abbandona a una storia di passione, ma anche di coloro che sono attorno ai due amanti: è ciò che succede tra Nicholas e Lydia, innamorati nonostante la ragione imponga loro di allontanarsi l’uno dalle braccia dell’altra.



L’ARTE DI DIRSI ADDIO
di Rebecca Connell


Ed. Einaudi
262 pp
Louise ha 23 anni ed è stata cresciuta da suo padre, il professor Martin; la madre, Lydia, è morta quando lei era solo una bimbetta di cinque anni, la ragazza se ne ricorda appena ma fin da piccola ha imparato a conoscere ed amare questa mamma scomparsa troppo presto la cui memoria è sempre stata viva grazie ai racconti di suo padre, che ha molto amato la giovane moglie.

Louise sa che la sua bellissima mamma era molto giovane quando un incidente in auto se l’è portata via e in lei, nel tempo, si è annidato un pensiero, che sta per tramutarsi in un piano ben preciso: andare a fondo circa cosa sia davvero successo a sua madre, quali dinamiche hanno condotto a quel brutto e fatale incidente automobilistico in cui Lydia perse la vita.

Improvvisandosi, in un certo senso, investigatrice, Louise decide di seguire l’unica traccia in suo possesso: una traccia che parte a ventitré anni prima e che conduce a un uomo, Nicholas, uno stimato professore universitario con il quale la madre aveva avuto una impetuosa storia d'amore clandestina.

Come fare per approcciarlo, visto che egli le è quasi completamente estraneo? Cosa ha intenzione di fare, se mai riuscisse ad avvicinarlo e a rivelargli la propria identità?

Convinta che lui possa aver inciso sul tragico destino della mamma, Luoise sente montare in sé tanta rabbia, risentimento, desiderio di vendetta verso quest’uomo meschino.

Ciò che però non ha messo in conto è che la vita spesso fa certe sorprese inaspettate, che scombinano tutti i piani…

Per raggiungere il proprio scopo, Louise entra nell’ambiente universitario, comincia a frequentare le lezioni di Nicholas e conosce un ragazzo, Adam.

Lui, che è di poco più giovane, comincia a corteggiarla e, quando Louise - che si presenta col nome della madre, Lydia - apprende che - coincidenza! - Adam è nientemeno che il figlio del professore…, cerca di aprirsi un varco nella famiglia di lui, così da potersi avvicinare a colui che è stato l’amante della madre.

Traspare da subito come Louise sia talmente ossessionata dalla sete di verità (e vendetta?) da assumere il nome della madre, Lydia, quasi a volersi fondere con lei, col suo ricordo. È un tipo schivo, riservato, diffidente, non ha molti amici, tende a isolarsi, è emotivamente molto fragile e il suo pensiero è fisso verso quella madre bionda e bella che però ha fatto scelte discutibili. Forse le cose sarebbero andate diversamente se non avesse conosciuto e amato quel Nicholas? Louise ne è convinta ed è decisa ad andare avanti con il suo piano: conoscere la famiglia di Adam - con cui sta nascendo una certa attrazione -, e quindi la madre Naomi e il papà Nicholas…, l’uomo che, secondo Louise, ha reso infelice il matrimonio dei suoi genitori.

La narrazione si sviluppa secondo due prospettive: quella di Louise, le cui vicende sono collocate nel presente (2007), e quella di Nicholas, che racconta ciò che è accaduto prima, nel 1983 e nel 1989, per poi, alla fine, avere il racconto dello stesso Nicholas ma nel 2007.

È interessante come il racconto del presente, affidato alla ragazza, sia narrato a volte in prima persona, a volte in terza, come se la stessa Louise si guardasse dall’esterno mentre porta avanti la propria personale missione e “gioca” ad essere ciò che non lo è; infatti, Louise/Lydia racconta una montagna di bugie per poter avvicinarsi a Nicholas, aspettando il momento opportuno per svelargli di essere la figlia della sua amante perduta.

Quella di Nicholas sembra una famiglia felice: benestanti, marito e moglie ancora affascinanti e innamorati, una bella casa, un figlio al college… Quanto di vero c’è in questa felicità perfetta? Naomi sa del tradimento del marito, avvenuto anni prima: perché l’ha perdonato? Com’è possibile che un uomo del genere possa essere felice e soddisfatto quando invece la povera Lydia giace sotto terra? Cosa è successo venti anni prima tra i due amanti?

A raccontarcelo è ovviamente Nicholas, dal quale apprendiamo gli esordi della storia d’amore con Lydia, il colpo di fulmine che li ha travolti nonostante lei fosse già da sei mesi sposata con Martin.

Il buon Martin, un professore delle superiori di diversi anni più grande della giovanissima moglie, che lui venera come una dea e il cui amore è per lui un privilegio.

Similmente a Luoise nel presente - che “usa” Adam per conoscere il di lui genitore -, così Nicholas, da giovane, ha cercato di accostarsi alla bella Lydia attraverso l’amicizia con Martin: inganni, ipocrisia, falsi sorrisi e pacche sulle spalle nascondono il desiderio di soffiare la moglie all’altro.

Lydia e Nicholas si lasciano andare alla passione clandestina e vivono mesi d’amore, senza freni; lui, che è libero, vorrebbe da lei molto di più, ma Lydia non ce la fa a lasciare il marito e tra i due finisce così, senza rimpianti.

Finchè sei anni dopo si ritrovano, quasi per caso: abitano nella stessa città e anche Nicholas intanto si è sposato con la solare e bella Naomi, che lo ha reso padre del piccolo Adam; anche Lydia e Martin hanno una bella bimba, Louise…

Ora che entrambi hanno una famiglia da custodire, si abbandoneranno nuovamente all’ardore che sentono scoppiare nel corpo e nel cuore al solo essersi rivisti o saranno razionali e onesti verso i propri coniugi?

La risposta non può che essere affermativa, perché il loro amore è di quelli che non possono essere messi a tacere, rinchiusi nel buon senso, ma che chiedono a gran voce di essere vissuti.

Ma ad ogni decisione presa corrispondono necessariamente delle conseguenze, prima fra tutte la concreta possibilità di rovinare i rispettivi matrimoni rivelando (o lasciando che venga scoperta) la tresca.

Lydia e Nicholas sono pronti a voltare le spalle alle loro famiglie per buttarsi anima e corpo in questa storia d’amore che sembra non avere futuro?

“L’arte di dirsi addio” è un romanzo che ruota attorno al potere della seduzione, alla sensualità, a lasciarsi andare ai sensi e ai sentimenti perché solo così ci si sente vivi, si è se stessi.

Nicholas e Lydia non sono due adolescenti in preda a tempeste ormonali, sono comunque due adulti che si amano, e come non trovano il coraggio di lasciare ognuno il proprio partner, soprattutto perché ci sono dei figli in mezzo, che ne soffrirebbero; al contempo, così non vogliono neppure rinunciare l’uno all’altra.

Eppure, che piaccia o meno, non si può mantenere il piede in due staffe per sempre e, se loro due non hanno il coraggio di scegliere, sarà il destino a pensarci, e lo farà in maniera poco delicata, lasciando dietro sé una scia di sensi di colpa, rimpianti, risentimenti, dolore, perdita.

Intanto, Louise, parlando con Nicholas, lo vede per quello che è, e verrà a conoscenza di alcuni brandelli di storia dai quali intuirà parte della verità sulla madre, sulla natura ambigua dell'amore, e anche su se stessa.

Un romanzo pieno di passione e sensualità ma anche di dubbi, bugie, amarezza, perdono e, non ultimo, dell’urgente bisogno di chiudere un cerchio, di mettere la parola fine (o meglio, “addio”) a tutto quel turbinio di pensieri e ossessioni che negli anni hanno provocato solo sofferenza, e che a un certo punto va risolto, per evitare di affogarci dentro.

L’Autrice ci parla di una storia d’amore travolgente e, in un certo senso, fatale, un sentimento che non può non essere vissuto perché è qualcosa di dirompente; ma è anche una storia di un doppio tradimento, portato avanti clandestinamente e in bilico tra il brivido di eccitazione e il senso di colpa che si prova quando non si è onesti con chi ci ama.

Interessante la duplice prospettiva femminile e maschile; ho apprezzato molto come sono stati delineati i personaggi dal punto di vista psicologico.

Direi che è una lettura adatta in particolare alle anime romantiche e a chi è alla ricerca di emozioni intense che mettono a nudo le fragilità, le contraddizioni, gli stati d’animo tanto dell’uomo quanto della donna di fronte a quel grande mistero che è l'Amore, che rende ugualmente e ineluttabilmente vulnerabili.

lunedì 10 giugno 2019

Recensione: ADDIO FANTASMI di Nadia Terranova



Un libro intenso, carico di introspezione, che racconta una storia delicata e forte insieme, in cui la protagonista, tra macerie e calcinacci materiali e interiori, e le ombre di un passato che ruota attorno all'ingombrante assenza di un padre scomparso, deve confrontarsi con i propri fantasmi, le proprie fragilità e la necessità di una ristrutturazione di se stessa e del proprio futuro


ADDIO FANTASMI
di Nadia Terranova



Ed. Einaudi
208 pp
17 euro
Ida Laquidara ha trentasei anni, vive a Roma col marito Pietro, con cui è sposata da dieci anni, e quando sua madre la chiama, chiedendole di tornare a Messina perchè il tetto della loro casa sta lì lì per crollarle addosso e c'è tanta roba da buttare, la donna parte e raggiunge la casa e i luoghi natii.

E' un viaggio dentro quelle stanze tra le quali è nata e cresciuta, e tra quelle spoglie mura, attualmente impolverate e sporche di calcinacci, la sua vita è rimasta ferma, incagliata, mozzata.

Ida è scostante e fredda verso sua madre, insofferente verso la pretesa di coinvolgerla nelle ricostruzioni della vecchia e umida abitazione (che la donna è intenzionata a vendere) dalla quale è fuggita anni fa per provare a scrollarsi di dosso la tristezza di una perdita mai elaborata; fuga che però ha funzionato a metà, visto che in lei, nel suo cuore, continua a persistere una sorta di timore ad aprirsi completamente agli altri.

Ida è una donna irrisolta e a complicare i suoi rapporti con la mamma c'è il dolore per un fatto drammatico capitato ventitrè anni prima, quando suo padre Sebastiano è scomparso. Non è morto, il suo corpo non è mai stato ritrovato, nè vivo nè cadavere: semplicemente una mattina è andato via e non è piú tornato.

La protagonista, nonché voce narrante, tornata nella sua vecchia casa, inevitabilmente si guarda non solo attorno, con lo sguardo fisso sugli oggetti che le sono appartenuti - sembra un'altra vita! -, ma ancor di più sul passato, anche perchè è lì che la sua mente e il suo cuore sono ancorati.

Sua madre vorrebbe che la figlia si occupasse in prima persona dei lavori di ristrutturazione e le chiede di controllare tutte quelle cose che vuol conservare e quelle di cui invece vuol disfarsi; Ida, pigramente e di mala voglia, obbedisce ma sa già che c'è solo un oggetto cui tiene e che le preme ritrovare, prima che sua madre possa buttarlo: una scatoletta di ferro rossa.
Cosa c'è lì dentro di tanto importante? Perchè desidera conservarlo?

Ida è costretta a fare i conti con il proprio passato, il proprio dolore, con il trauma che l’ha segnata quando era solo una ragazzina di tredici anni: perchè lei, la scomparsa improvvisa e inspiegabile del padre, non l'ha mai superata, è un fardello sul cuore che si porta dietro da anni, che l'ha resa monca, "marchiata", come se nella sua famiglia e in lei stessa ci fosse un'anomalia, una macchia di vergogna indelebile, che non è stato possibile eliminare.

Perché davanti alla morte, uno alla fine trova consolazione, si rassegna, continua sì a soffrire ma quanto meno ha un corpo da piangere, una lapide da visitare, un lutto da affrontare e rielaborare.
Ma suo padre...? Non sapendo cosa gli sia accaduto e perchè se ne sia andato, Ida e sua madre hanno dovuto accettare impotenti una scelta fatta dall'uomo senza fornire spiegazioni e convivere con mille perplessità, domande, sensi di colpa.

Benchè fosse una ragazzina, Ida ricorda come stesse suo padre prima di lasciarle: abbandonato il lavoro di professore delle superiori, era caduto in depressione; farmaci, lunghi giorni trascorsi a letto, mancanza di stimoli e di voglia di vivere, silenzi...
La malattia ha tolto a Ida un padre affettuoso e attento, sia quando era ancora in casa e lei si prendeva cura dell'uomo, ormai chiuso in se stesso, sia successivamente, quando l'ha perso perchè se n'è andato.

E di quella scelta paterna, portatrice di tanta sofferenza, rabbia e solitudine, Ida ha sempre incolpato sua madre, che probabilmente non è stata capace di trattenere il marito, di amarlo come meritava.

E infatti, anni e anni dopo, quando ormai è una donna adulta, tra madre e figlia c'è un muro di incomunicabilità, vacillando tra silenzi feroci e scambi di battute caustiche, entrambi carichi di rancore.

E se c'è una cosa che suo malgrado Ida ha imparato a praticare è l'arte del silenzio; la scomparsa del padre ha aperto una voragine di dolore inespresso e di solitudine incolmabile, una cappa di infelicità resa rumorosa dal grande assente, da questo padre mai morto, rimasto come eternamente sospeso nei ricordi di un passato lontano, che se in certi momenti torna vivido nella mente di Ida, riempiendola di una nostalgia dolce-amara, in altri ella pare addirittura dubitare che quel padre sia mai esistito, che sia mai esistita quella bimba che orgogliosa andava sui pattini a rotelle che proprio il genitore le aveva regalato.

Crescendo, il dolore per l'assenza non la lascia, anzi lo ritroviamo nella sua nuova vita a Roma; scappando da una famiglia monca e piena di silenzi, Ida questi modi di essere se li è portati dietro e hanno condizionato anche la sua relazione con il marito Pietro, per lei salvezza e naufragio insieme.
La paura di poter affidare la propria vita e la propria felicità nella mani di qualcuno, che da un giorno all'altro potrebbe andarsene e non tornare più, l'ha spinta a fondare la propria relazione sentimentale sulla distanza, sull'evitare il pieno coinvolgimento, anche sul piano fisico oltre che emozionale.
Pietro c'è e per lei è un porto sicuro, una presenza rassicurante, colui che si prende cura di lei, ma al contempo al loro matrimonio è come se mancasse qualcosa...

"Cosí era avvenuto che amasse me e soltanto me, e che quell’amore, anziché accudire, ferisse."

Anche sul fronte del lavoro, qualcosa dell'angoscia accumulata, dei fantasmi che l'hanno seguita da quella casa piena di povere e rovine, s'è riversata inesorabilmente portandola a cercare nella scrittura e nell'invenzione di storie (che vengono lette in radio) un modo per sopravvivere, per evitare il naufragio:

"Nelle mie finte storie vere mettevo parte del mio dolore e dell’acqua che esondava dal passato, e speravo che la scrittura sarebbe bastata a salvarmi, ma poi arrivava un mormorio, il disturbo di una voce a suggerirmi che la gratitudine non è sufficiente per non far annegare un matrimonio."

L'esistenza di Ida è la dimostrazione di come sia facile amare un assente, convivere con la memoria di chi ci ha lasciati per anni, lasciandosi divorare da quella mancanza e allo stesso tempo imparando a fare finta di niente per dissimulare il dolore o a chiudersi nei propri problemi senza condividerli con nessuno, neppure con l'unica amica avuta negli anni dell'adolescenza.

C'è sempre, nel modo di vivere le proprie angustie, il rischio di diventare sordi e ciechi rispetto a quelle altrui, finendo per compiangersi e considerare egoisticamente i propri problemi più seri e gravi di quelli che affliggono il prossimo, ma le vicende personali di Nikos - un ragazzo ventenne, figlio dell'uomo cui sua madre ha chiesto di occuparsi dei lavori dentro casa - le darà modo di confrontarsi con altre terribili sofferenze, mancanze, perdite altrettanto difficili da elaborare.

Ritornare nella casa d'infanzia è per Ida fonte di turbamento, riapre ferite mai rimarginate, ma è probabilmente l'unico modo per affrontare i fantasmi che l'assillano e che popolano i suoi incubi e le notti insonni, e per trovare la forza e la motivazione per spezzare il sortilegio che la tiene ancorata al ricordo di quel padre fuggito che lei deve poter lasciare andare.

L'autrice non ci dice che fine abbia fatto il padre, perchè abbia lasciato moglie e figlia; piuttosto dà voce a chi resta, alle contrastanti emozioni che lo animano, al dover, ogni giorno e per tutta la vita,  fare i conti con l'assenza, il vuoto, il senso di impotenza, e non ultimo, alla necessità di elaborare tutto questo.

"Addio fantasmi" è un romanzo che esprime con delicatezza, profondità e onestà il mondo interiore di una donna che si trova a dover ritrovare se stessa e la propria felicità facendosi spazio non solo tra i ruderi e gli oggetti ingombranti, per lo più inutili, che riempiono le stanze in cui è cresciuta, ma ancor di più tra le macerie che ha accumulato dentro di sè.
Ida è abituata al silenzio pesante che riempiva la casa di un'atmosfera cupa, triste, colpevole; è abituata a rispondere ai tentativi di approccio materni col mutismo, con l'indifferenza, a volte con frasi che sono stilettate nel cuore per entrambe; è cresciuta invidiando la felicità altrui, rubata attraverso i muri sottili che separavano la sua famiglia, mutilata, dai vicini, esempio di una vita famigliare serena, felice. Ciò che la sua non è mai stata.

C'è da ricostruire, e la ristrutturazione materiale è specchio di quella, più necessaria, interiore, affinchè i ricordi smettano di essere uno spauracchio che disturbano il presente e rendono nebuloso il futuro, gli incubi e le ossessioni si diradino fino a dileguarsi, le ferite non si allarghino e la tristezza smetta di far sentire il proprio richiamo davanti alla quale non si può far altro che arrendersi.

C'è in queste pagine il dolore, la fatica del vivere, il non riuscire a superare traumi e come questo renda difficile gestire in modo equilibrato e sereno i rapporti con le persone a noi più vicine, ma c'è anche la consapevolezza di dover cambiare, andare avanti, perchè è la vita stessa a chiedercelo con insistenza.
E l'Autrice ha saputo esprimere queste emozioni complesse con un linguaggio intriso di malinconia, intenso, evocativo, introspettivo, che, cattura la sensibilità del lettore permettendogli di guardare dentro i sentimenti, le paure, i limiti della protagonista, scavando nelle pieghe più profonde della sua anima.
Un romanzo che mi ha rapita ed emozionata.


domenica 9 giugno 2019

Recensione: LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI - La Maledizione di Licia Oliviero



Ed eccomi giunta all'epilogo della trilogia fantasy di Licia Oliviero "La Principessa degli Elfi", così composta:

1- LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI
2- LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI - La Rivolta
3. LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI - La Maledizione



LA PRINCIPESSA DEGLI ELFI - La Maledizione
di Licia Oliviero



Casa Editrice: Narcissus Self Publishing
Pagine: 335 (formato Kindle)
Prezzo: 2, 99 €
Abbiamo lasciato la Principessa degli Elfi della Luce, Layra, e i suoi fidatissimi amici Anter ed Ally, vittoriosi rispetto agli Elfi Oscuri capeggiati dal crudele e temibile Amos, che aveva tenuto prigioniere Layra e la giovanissima veggente Ally per poi, alla fine, soccombere davanti a loro.

È passato del tempo da allora e nel regno di Layra la vita è tornata a scorrere serena e tranquilla, ma è una pace effimera e, purtroppo, di breve durata.

Amos, infatti, è sempre più determinato ad annientare coloro che lo hanno sconfitto, con la speranza di poter diventare l'unico sovrano e il più forte, e per attuare il suo diabolico piano ha pensato bene di vendicarsi sui bambini del popolo degli Elfi della Luce: da un po' di tempo, infatti, e all'improvviso, dal regno della Luce i bambini iniziano a sparire senza lasciare traccia.

I tre protagonisti non hanno alcuna intenzione di lasciare campo libero al loro malvagio ed acerrimo nemico, il quale però è purtroppo molto furbo e, attraverso un tranello, riesce ad attirare Layra ed Anter nel proprio regno e a renderli suoi prigionieri.
I due innamorati si trovano alla mercè di Amos, nel regno degli Elfi Oscuri, lontani dai loro affetti e privi di qualsiasi aiuto, eccezion fatta per quello che proviene dalla loro forza interiore e dalla voglia di far trionfare il bene.

Amos e i suoi fedeli servitori odiano gli Elfi della Luce e sono più incattiviti che mai, desiderosi di annientare la personalità dei loro nemici, così da renderli loro soggetti per sempre; il re oscuro non ha alcuna pietà ed è pronto ad impiegare tutte le proprie risorge magiche e gli incantesimi di cui è capace per tenere a bada Layra ed Anter, di cui in passato ha sperimentato la caparbietà, l'indomito coraggio e la resistenza.
Non appena riesce a ridurre in cattività i due, lascia sfogare liberamente tutto il suo odio torturandoli e godendo nel vederli soffrire; in particolare, egli ha capito che la propria vita e i propri desideri di grandezza sono strettamente legati alla vita di Layra: vi è infatti una maledizione che li lega in maniera indissolubile e in virtù di essa per adesso ad Amos conviene mantenere in vita Layra.
L'unico problema è come fare per piegarne la volontà, affinchè smetta di ribellarsi a lui e di causargli problemi, così da permettergli di impadronirsi degli incredibili poteri che la ragazza possiede.
Ma Amos è pieno di risorse malvagie e sa che il tallone d'Achille di Layra è Anter, e non soltanto lui, ma anche Ally e con lei tutto il popolo della Luce, il cui bene per la principessa è prioritario.

Anter e Layra, in prigione, cercano di farsi forza a vicenda e, nonostante le sofferenze e le preoccupazioni, il fatto di essere insieme li aiuta a sopportare le angherie del terribile sovrano e a cercare di restar lucidi per trovare una via di fuga e un modo per sconfiggerlo definitivamente.

Per quanto siano soli, i due comprendono che nell'oscuro regno di Amos c'è qualcuno di cui è possibile fidarsi, qualcuno che si sta organizzando per opporsi al re e rovesciarlo dal suo indegno trono; non solo, ma conoscono bene Ally e sanno che l'ardimentosa sorellina di Anter, una volta appreso dell rapimento del fratello e dell'amica ad opera di Amos, non potrebbe mai restarsene con le mani in mano, ed è proprio così: la piccola parte immediatamente alla loro ricerca, ma anch'ella viene catturata dagli scagnozzi di Amos e portata in un postaccio pericoloso, la Cava, dove sono rinchiusi tanti bambini, e non bambini a caso, ma proprio coloro che erano scomparsi dal regno degli Elfi della Luce. Le povere vittime vengono utilizzate per i nefando interessi egoistici di Amos, maltrattate, lasciate nella miseria, con poco cibo e poca acqua, sorvegliate a vista da cinici soldati ed esposte al rischio di malattie e morte a causa del materiale tossico con cui sono costrette a venire in contatto.

Anche Ally vivrà la dura esperienza della Cava ma lì avrà modo di conoscere dei ragazzi come lei che vorrebbero trovare il modo e la forza per fuggire e riacquistare la libertà; forse grazie all'impavida e intraprendente Ally questo obiettivo potrà realizzarsi?

Intanto, stando nel palazzo di Amos, Layra viene visitata dallo spirito di una donna, morta suicida moltissimi anni prima; il fantasma conosce molto bene Amos e il modo orribile e infame in cui è riuscito a governare e ad accentrare ogni potere su di sè, e proprio per questo sa come guidare Layra per annientare i poteri sovrannaturali dell'attuale sovrano.
La maledizione che lega la propria vita a quella di Amos c'è e la principessa non può ignorarla, ma il suo obiettivo - eliminare il Male, incarnato da Amos - è più importante di qualsiasi cosa, e se ci sarà da combattere fino all'ultimo sangue, Layra è pronta a farlo.

Accanto a lei c'è il suo amato Anter, e mentre Ally inizia la sua rivolta nella Cava, i tre potranno man mano contare su alleati e aiuti inaspettati ed insospettabili.
Il Bene e la Luce riusciranno nuovamente e per sempre a trionfare sul Male e sulle tenebre?

In questo terzo capitolo ritroviamo i coraggiosi protagonisti, tanto giovani quanto determinati, che affronteranno ostacoli molto duri pur di raggiungere i propri nobili scopi; subiranno e sopporteranno supplizi nel corpo e nella psiche, che metteranno alla prova la loro forza morale, che richiederanno l'uso di tutte loro capacità, anche di quelle che dubitano di avere.
E se Amos è motivato nell'agire dall'odio, dal delirio di grandezza e dalla brama di potere, Anter, Layra ed Ally sono spinti, invece, dall'amore, dal desiderio di giustizia e libertà, per loro stessi e per il popolo al quale appartengono e, chissà, magari sarà possibile eliminare finalmente i muri che hanno sempre separato le due popolazioni elfiche (della Luce vs gli Oscuri).

La storia d'amore tra Anter e Layra fa da motore e guida nelle loro scelte e in ogni decisione restano l'uno accanto all'altra, pronti a supportarsi e a salvarsi reciprocamente dalle grinfie degli antagonisti e di creature malefiche.

Accanto all'amore tra i due, c'è anche l'amicizia, e con essa la lealtà, il sacrificio, l'imparare a riconoscere di chi ci si può fidare.

E' una trilogia fantasy molto piacevole da leggere, scritta in modo accurato, tanto nelle descrizioni delle ambientazioni quanto nei dialoghi e nello sviluppo delle vicende; per quanto il genere non rientri tra le mie prime scelte, confesso di subire il fascino di questi mondi fantastici, ricchi di magia e con personaggi che, seppur dotati di poteri straordinari, condividono con gli umani la forza delle passioni e dei sentimenti, buoni o meno che siano.

Lettura consigliata, in particolare se amate questo genere!!

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