Care lettrici, Natale sarà pure andato via da quasi un mese ma il freddo no di certo, e con esso resta anche la voglia di scaldarci con una bella storia d’amore1
Vi segnalo che sono online su tutti gli store le novelle natalizie di Jill Barnett che completano la trilogia “Natale in Città”, 3 novelle autoconclusive senza elementi in comune a parte l’ambientazione natalizia nella New York di fine 1800.
L’Eroe di Eleanor
(Eleanor’s hero)
di Jill Barnett
Traduttore: Isabella Nanni
Editore: Babelcube
Genere: Romance storico
Prezzo ebook: € 2,99
Novembre 2019
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Sinossi
Un classico racconto natalizio ambientato a New York a fine 1800. Alla morte di suo nonno, la 40enne Eleanor Austen è costretta a trasferirsi in un appartamento all’ultimo piano dell’edificio che avevano affittato a una palestra rumorosa di proprietà di un rinomato pugile irlandese, il 32enne Conn Donnoughue.
Durante un mese di dicembre innevato e magico, due cuori solitari potrebbero scoprire di avere in comune molto più di quanto pensavano…
Estratto
Elearnor rimase in piedi con la schiena appoggiata contro il freddo edificio di mattoni umidi. Respirava a fatica, aveva un attacco di panico. Che vecchia sciocca che era. Non era una ragazzina frivola, di quelle che si agitavano alla sola vista di un uomo. Era una donna. E non era nemmeno giovane.
Aveva quarant’anni.
Irritata con se stessa per aver reagito in quel modo, buttò fuori l’aria di getto. Aveva la gola secca al punto di farle male, e le era rimasto in bocca quel sapore sgradevole del fumo di sigaro.
Fuori l’aria era fredda ormai, molto più fredda di quanto lo fosse prima di entrare. Eppure era lì che sudava come se fosse luglio. Si sventolò un po’ il viso e le piume di fagiano sul suo cappellino della festa ondeggiarono mentre il suo stupido vecchio cuore palpitava.
Aveva incontrato Conn Donoughue una mezza dozzina di volte da quando aveva acquisito la proprietà dell’edificio, e ogni volta reagiva ancora nello stesso modo assurdo. Era come se lui fosse un enorme cono di gelato alla menta piperita.
Il gelato alla menta piperita era una delle cose che lei amava di più.
Ed Eleanor amava Conn Donoughue. Per quanto fosse orribile ammetterlo, le era bastato dargli un’occhiata e improvvisamente non era stata più la vecchia Eleanor. Si era ritrovata con il cuore infranto.
Da quel momento in poi, aveva saputo che nulla sarebbe mai più stato lo stesso. Si era innamorata di lui così profondamente e così alla svelta che era stato come essere schiaffeggiata in pieno volto.
Conn era un pugile troppo giovane e troppo bello, soprattutto per una quarantenne che da molto tempo aveva accettato il fatto che l’amore, la passione e il desiderio non avrebbero fatto parte della propria vita.
….
Anni prima aveva accettato che era finito il tempo dei sogni incandescenti di passione e amore, sogni sfrenati che fanno le ragazze poco prima di diventare donne. Quei sogni erano gli stessi in cui si risvegliava bagnata fradicia di sudore perché il suo corpo non sapeva che ciò che stava vivendo era solo un sogno.
Ma poi era arrivato Conn e nei momenti più strani della giornata si sentiva stordita e frastornata. Guardava nel vuoto alla ricerca di una ragione per cui le stesse accadendo una cosa simile. L’unica spiegazione che riusciva a darsi era Conn Donoughue stesso.
Estratto
Elearnor rimase in piedi con la schiena appoggiata contro il freddo edificio di mattoni umidi. Respirava a fatica, aveva un attacco di panico. Che vecchia sciocca che era. Non era una ragazzina frivola, di quelle che si agitavano alla sola vista di un uomo. Era una donna. E non era nemmeno giovane.
Aveva quarant’anni.
Irritata con se stessa per aver reagito in quel modo, buttò fuori l’aria di getto. Aveva la gola secca al punto di farle male, e le era rimasto in bocca quel sapore sgradevole del fumo di sigaro.
Fuori l’aria era fredda ormai, molto più fredda di quanto lo fosse prima di entrare. Eppure era lì che sudava come se fosse luglio. Si sventolò un po’ il viso e le piume di fagiano sul suo cappellino della festa ondeggiarono mentre il suo stupido vecchio cuore palpitava.
Aveva incontrato Conn Donoughue una mezza dozzina di volte da quando aveva acquisito la proprietà dell’edificio, e ogni volta reagiva ancora nello stesso modo assurdo. Era come se lui fosse un enorme cono di gelato alla menta piperita.
Il gelato alla menta piperita era una delle cose che lei amava di più.
Ed Eleanor amava Conn Donoughue. Per quanto fosse orribile ammetterlo, le era bastato dargli un’occhiata e improvvisamente non era stata più la vecchia Eleanor. Si era ritrovata con il cuore infranto.
Da quel momento in poi, aveva saputo che nulla sarebbe mai più stato lo stesso. Si era innamorata di lui così profondamente e così alla svelta che era stato come essere schiaffeggiata in pieno volto.
Conn era un pugile troppo giovane e troppo bello, soprattutto per una quarantenne che da molto tempo aveva accettato il fatto che l’amore, la passione e il desiderio non avrebbero fatto parte della propria vita.
….
Anni prima aveva accettato che era finito il tempo dei sogni incandescenti di passione e amore, sogni sfrenati che fanno le ragazze poco prima di diventare donne. Quei sogni erano gli stessi in cui si risvegliava bagnata fradicia di sudore perché il suo corpo non sapeva che ciò che stava vivendo era solo un sogno.
Ma poi era arrivato Conn e nei momenti più strani della giornata si sentiva stordita e frastornata. Guardava nel vuoto alla ricerca di una ragione per cui le stesse accadendo una cosa simile. L’unica spiegazione che riusciva a darsi era Conn Donoughue stesso.
Penny Portafortuna
(My lucky Penny)
di Jill Barnett
raduttore: Isabella Nanni
Editore: Babelcube
Genere: Romance storico
Prezzo ebook: € 2,99
Novembre 2019
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Sinossi New York, fine 1800. Quando il famoso architetto Edward Lowell diventa improvvisamente tutore della nipote di 4 anni, rimasta orfana, la vita che conosceva viene messa sottosopra.
Sua nipote è disperata ma quando vede una bambola nella vetrina di un negozio, Ed scorge i primi segni di felicità negli occhi della piccola.
Purtroppo la bambola viene venduta prima che Edward possa comprarla, per cui si mette alla ricerca della fabbricante di bambole sperando che lei possa aiutarlo a trovare un modo per curare la sua giovane nipote.
Estratto
Fine 1800, New York City
Edward Abbott Lowell fu nominato Uomo dell’Anno dai quattrocento stimati membri del più esclusivo club per gentiluomini di New York. Mentre attraversava la grande sala da ballo dello Union Club, stringendo mani dopo il suo discorso di ringraziamento, Edward fu colpito dalla stranissima sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. Non con il club o i suoi membri, ma con qualcos’altro, come se l’aria intorno a lui vibrasse anche se non c’era nessun treno nei paraggi.
Pochi minuti dopo, chiuse la porta dietro di lui. Prima di voltarsi e andarsene, guardò la stanza affollata attraverso l’elegante vetrata delle porte che davano sulla terrazza; il salone era pieno di gente in costosi cappotti sartoriali e panciotti su misura, dalle tasche penzolavano molti orologi d’oro e diamanti, una vera marea di baffi, pizzetti e capelli tirati indietro con la brillantina così che tutti i cappelli a cilindro allineati sulle mensole del guardaroba si sarebbero appoggiati sulla testa del proprietario alla giusta elegante inclinazione.
Uomo dell’Anno – l’onorificenza più alta dello Union Club… da non credere. Scosse la testa e si avviò verso la balaustra in pietra che contornava la terrazza del terzo piano e dava sulla Quinta Strada.
Come la maggior parte degli affari più importanti, il suo ultimo e più importante progetto – quello che gli aveva fatto vincere il titolo di Uomo dell’Anno – il Grant Building, era stato negoziato e confermato con una forte stretta di mano proprio in questo club pochi anni prima. E gli ci erano voluti appena dieci anni di duro lavoro, e la grande fortuna di essere selezionato tra gli allievi del Boston Tech per andare a Chicago come pupillo del grande architetto William LaBaron Jenney, prova che anche una scimmia cieca poteva trovare una nocciolina ogni tanto.
E adesso aveva un sacco di noccioline… più di quante suo padre ne avesse perdute nel grande crollo del mercato, più di quante il suo ricco nonno ne avesse guadagnate in tutta la sua vita e il suo bisnonno prima di lui, e Ed aveva appena ventinove anni.
Ma stasera, prima di alzarsi da tavola per andare sul podio, si era sentito di nuovo quel ragazzino, con i nervi tesi, con la sensazione di non essere a suo agio nei suoi stessi panni. Era tornato con la memoria a quel primo giorno di college, appena due giorni dopo il suo sedicesimo compleanno, quando – da novellino qual era – era entrato timidamente nell’edificio del Back Bay – un edificio che rappresentava le possibilità di tutto ciò che aveva sempre desiderato. Era questo che rappresentava per lui questa serata – il culmine di tutte quelle fantastiche possibilità.
L'autrice.
Definita “la maestra dei romanzi dell’amore e della risata”, Jill Barnett è un’autrice di fama internazionale con oltre 8 milioni di copie cartacee vendute ed è stata spesso al vertice delle classifiche dei best seller del New York Times, USA Today, The Washington Post, e Publishers Weekly. Con l’avvento dell’era digitale Jill Barnett è stata numero 1 con i suoi 18 libri nella classifica dei titoli a pagamento più venduti su Amazon e ha venduto oltre un milione di copie digitali. In Italia alcuni suoi libri sono stati pubblicati da Mondadori.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz