"Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" di Michela Murgia è il racconto di un'esperienza lavorativa che, pur essendo assolutamente vera, sembra quasi surreale, fantastica.
E se sorridi anche al telefono, il tuo interlocutore lo percepisce ed è meglio disposto a non chiudere bruscamente la conversazione, magari con l'aggiunta di una bella parolaccia.
Era il 2006 quando Michela Murgia veniva assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, l'azienda famosa per aver prodotto quell'oggetto incredibile che aspira sì, ma non è catalogabile come un semplice aspirapolvere al pari dell'obsoleto e verde-crema Folletto.
In queste pagine il lettore ha modo di entrare in questo mondo del telemarketing, con tutto ciò che lo caratterizza e lo rende davvero un universo alieno.
Leggiamo di come siano scandite le giornate di lavoro delle telefoniste, di queste quattro ore trascorse attaccate al telefono per cercare di convincere schiere di casalinghe ignare, indaffarate, incavolate, ingenue, annoiate... a fissare almeno un appuntamento - "domani o dopodomani, un'oramassimo, un'orettaemezza" - senza alcun impegno da parte loro, se non quello di permettere a un collaboratore kirbyano di mostrare alcune sorprendenti funzioni del mostro brevettato NASA (!!!) ed esprimere soltanto una sincera valutazione in merito.
"Lei non deve acquistare niente, signora, siamo noi che regaliamo a lei un'oramassimo, un'orettaemezza di igienizzazione del suo divano/materasso/altrooggettononidentificato."
E così, mentre per trenta incredibili giorni Michela si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, apre un blog, dove riporta in presa diretta l’inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali.
Con una scrittura molto ironica, vivace e un piglio divertente con cui fa un po' il verso a quelli che stanno ai piani alti della scala aziendale, entriamo con passo leggero (ma non per questo superficiale) all'interno dei perversi meccanismi e giochini pseudopsicologici messi in atto per convincere le povere telefoniste impaurite e demotivate a lavorare come matte, a metterci tutto il loro pieno coinvolgimento e la fede cieca in questo lavoro bellissimo ed emozionantissimo, che insegnerà loro ad intrecciare migliori relazioni sociali e a lavorare sulle motivazioni e sulle ambizioni personali; non solo, ma leggiamo anche gli spassosi dialoghi-modello attraverso i quali sempre loro - le telefoniste - devono cercare di manipolare le povere desperate housewives dall'altra parte del filo perché accettino la visita dei venditori kirbyani.
Respiriamo il clima di competizione insana ("spinta fino al distorto agonismo") che circola tra le dipendenti, che ricevono un fisso da fame e, per provare a racimolare qualche altro soldino, si devono impegnare a fissare appuntamenti che, se vanno a buon fine, permettono loro di guadagnare 5 euro in più.
Poi, se raggiri più vittime in un mese, scatta addirittura il premio, che può consistere in viaggi in luoghi che mai sceglieresti in vita tua in compagnia del tuo capotelefonista (che figata, eh?).
Insomma, non è che l'aria a lavoro sia delle più salubri, però la regola resta ed è "bisogna sorridere sempre, perché non si vende solo il Kirby. Si vende una filosofia di vita. Think Positive, Little Rose."
E se sorridi anche al telefono, il tuo interlocutore lo percepisce ed è meglio disposto a non chiudere bruscamente la conversazione, magari con l'aggiunta di una bella parolaccia.
La Murgia ci catapulta, con un gran senso dello humor, in una realtà lavorativa che sembra assurda e invece, ripeto, è assolutamente realistica; centocinquanta pagine di Kirby e tutto il mondo che gli gira intorno, con tutte le frasi fatte di telefonisti e venditori, le classiche risposte dei potenziali clienti e i requisiti che devono avere quelli più manipolabili, gli elogi in cui l'azienda si spertica perché i poveri comuni mortali possano arrivare a capire che non stiamo parlando di un elettrodomestico qualsiasi ma di un «... un sistema per la cura e per l’igiene della casa che è specificamente studiato per la prevenzione delle malattie allergiche che si contraggono in ambiente domestico».
Qualcosa di indispensabile, ecco.
Poi sul prezzo..., vabbè meglio non chiedere, perché lì casca l'asino; del resto, se a una casalinga rispondi che costa tremila euro, non è che puoi aspettarti sorrisi di felicità.
Il mondo deve sapere è di certo un "romanzo tragicomico" che fa sorridere, e per la penna arguta e intelligente, e per la descrizione in sè di questo genere di impiego, dove tanti giovani vengono assoldati per svolgere un lavoro precario e sul quale è impossibile costruire il benchè minimo progetto di vita futuro (fosse anche a breve termine), e questa consapevolezza non può non indignare, soprattutto se consideriamo che queste pagine (che in origine, come dicevo più su, erano il contenuto del blog di Michela) sono state scritte dieci anni fa e ad oggi...poco o niente è cambiato.
Vero, osservavo la stessa cosa, che in una decade nulla è realmente e sostanzialmente cambiato.
RispondiEliminaConstatazione tristemente vera
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