lunedì 9 dicembre 2024

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin [ RECENSIONE ]



Un romanzo intenso, ricco di storie dentro storie, di personaggi femminili e maschili che prendono vita tra queste pagine ed emozionano il lettore con le loro fragilità e i loro errori, con le loro passioni e con quella capacità di amare follemente che fa sentire vivi; pezzi di umanità raccolti tra le lacrime, tra i ricordi, ali rimpianti, le timide ma necessarie speranze.
Un inno alla vita, all'amore che supera il dolore e la paura della morte, alle cose semplici ed essenziali, al tempo che passa e all'amore che resta. 


CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI
di Valérie Perrin



Ed. E/O
trad. V. Bracci Testasecca
480 pp
"Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero. Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso."


Con queste parole si presenta Violette Toussaint, protagonista di questo romanzo che, partendo da lei, dal suo presente, si arricchisce delle storie di altri personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati alla stessa Violette. 

Orfana, cresciuta in un istituto per bambini come lei - abbandonati -. Violette Trenet si sposa giovanissima, a soli 18 anni, sperando di trovare rifugio, un amore, una casa, in un matrimonio che le regalerà più dolore, solitudine, umiliazioni, smarrimento.. che gioie.

Il marito è Philippe Toussaint, più grande di lei di dieci anni: biondo, riccio, bello, alto e aitante, di Philippe non ci si può non innamorare ed infatti l'uomo è pieno di donne che lo adorano, che lo desiderano e si concedono a lui con ardore e senza riserve.
La stessa Violette ama quel corpo dal quale prende quelle briciole di attenzioni di cui ha tanto bisogno; l'amore, quello no, è a senso unico.
Violette è innamorata del suo bellissimo e sfuggente marito, ma lo vede come lui la tratta e la guarda: per Philippe, la sua giovane mogliettina è una ragazzetta sciocchina, analfabeta, un corpo sinuoso che gli riscalda il letto, una mogliettina premurosa che cucina, lava, stira e, soprattutto, lavora al posto suo.

Sì, perché di Philippe è chiaro che gli piaccia andare a donne, ritrovarsi con gli amici a sbevazzare e a fare orge, giocare ore ai videogiochi.
Lavorare no, non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.
Tanto c'è sempre stata la laboriosa Violette a farlo, quando alzavano e abbassavano la sbarra del passaggio a livello e dopo, nel cimitero di Brancion-en-Chalon, una cittadina della Borgogna, in qualità di guardiani di quel giardino in cui riposano coloro che non attraversano più le strade di questo nostro incasinato mondo.

La storia principale parte dal presente, collocato nel 2017, per poi tornare indietro costantemente in diversi anni, tutti cruciali nella narrazione e comprensione degli innumerevoli eventi che riguardano soprattutto Violette, ma non solo lei.


Nel 2017 la nostra Violette è una donna ancora molto bella e affascinante, con uno sguardo aperto e sincero, un modo di accogliere le persone sereno e generoso, una gentilezza squisita e attraente che la rende amabile agli occhi di chiunque varchi la soglia della sua casetta, trovando tra quelle mura un paio di orecchie pronte ad ascoltare e un caffè caldo o un cordiale.

Eppure Violette è sola perché suo marito l'ha abbandonata dieci anni prima, poco dopo essersi trasferiti al cimitero.
È morto? Gli è accaduto qualcosa?

Violette non ne ha idea; certo, Philippe era solito prendere la moto e andarsene via di casa per giorni, senza curarsi di dare notizie di sé e tornando all'improvviso, avvolto di indifferenza e aria da sufficienza, di chi non deve rendere conto di nulla e a nessuno.
Nel corso di dieci anni, Violette ha denunciato la sua scomparsa e ha cercato di scoprire che ne è stato del coniuge, ma niente: volatilizzato.

Ma un giorno tutto comincia a cambiare e una piccola crepa si crea nella fortezza nella quale Violette vive da anni in serenità, seguendo i ritmi di un'abitudinarietà confortante.

Un giorno un poliziotto di nome Julien Seul, arrivato da Marsiglia, si presenta con una strana richiesta: sua madre (Irène Fayolle), recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto (un certo avvocato, Gabriel Prudent).

Da figlio, Julien trova tale richiesta assurda, immotivata e incomprensibile: chi è stato questo Gabriel per sua madre? L'amante? Perché ha voluto addirittura passare con lui l'eternità invece che con suo padre?

Conosceremo, quindi, la storia di Irène attraverso il suo diario, che Julien ritrova e che legge per poter conoscere davvero e intimamente quella mamma che ha custodito un segreto per anni.

Ma non porta con sé solo questo, Julien: attratto dalla bella guardiana del cimitero (che a sua volta non è insensibile al fascino del poliziotto), saputo che  ella è sposata ma che del marito non ci sono notizie da anni, decide autonomamente di indagare, di scoprire che ne è stato di Philippe Touissant.

E in poco tempo, e senza neanche incontrare grosse difficoltà, scopre dov'è.

Perché Philippe non è morto, affatto: vive in un paese non lontano da Brancion e, dal momento in cui Violette apprende, con stupore, questa triste verità (è stata semplicemente abbandonata, come una scarpa vecchia e inutilizzabile), le cose prenderanno una piega inattesa e il lettore conoscerà gradualmente il passato e il presente di tutti i personaggi coinvolti e dei loro legami con persone vive e morte.

Come vi dicevo, in questo romanzo non v'è solo un filone narrativo: 

  • c'è quello principale, che è costituito dalla vita di Violette, dal suo passato, quindi il rapporto con Philippe, con i suoceri, la sua personalità solare e la sua fame di imparare e migliorarsi soffocate da un uomo arido ed egoista; apprendiamo che c'è una figlia, Lèonine. E su di lei non aggiungo altro.
        Conosceremo persone che, nella vita di Violette, sono state un balsamo sulle ferite                 dell'anima, che l'hanno aiutata a non avvizzire dentro e a rinascere.

  • c'è la parte relativa a Irène, la madre di Julien; anche se le sue vicende sentimentali potrebbero sembrare collaterali ed estranee al vissuto di Violette, il racconto del suo amore proibito avrà la sua "utilità" per la protagonista.
  • c'è spazio per lo stesso Philippe.
L'uomo non "fa simpatia" per come tratta la moglie, per il suo maledetto narcisismo, che lo porta a mettersi sempre al centro e al di sopra di tutto e tutti, trascurando Violette, che l'ama sinceramente.
Ma anche dietro questo personaggio "negativo" c'è un vissuto: c'è un cuore, ci sono delle fragilità, una valanga di errori e di rimpianti, di scelte sbagliate, di paure, di tentativi di arrivare alla verità per cercare la causa di un dolore immenso, con la speranza di ottenere se non pace, almeno vendetta.

  • e ci sono altre piccole storie, che si soffermano su personaggi secondari ma che hanno la loro importanza nello sviluppo degli avvenimenti.

Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo denso, pieno di eventi, fatti, persone, relazioni, lacrime, dolore, tradimenti.
È un romanzo che viaggia sul doppio binario della vita e della morte, del passato e del presente, delle gioie e del dolore, della speranza e della disperazione, del tradimento e della fiducia.

Con una penna molto coinvolgente, incredibilmente scorrevole e intensa, evocativa, intrisa di pathos, capace di emozionare, di tenere il lettore incollato alle pagine, Perrin ha dato vita ad una trama ricca di sotto trame e ciascuna è appassionante, perché ci sfila sotto gli occhi una galleria di esseri umani piccoli, deboli, fallaci, egoisti, generosi, sprezzanti, umili, bugiardi, leali, pieni di amore, di passione, di risentimento, di paura, di cicatrici che non si chiuderanno mai. 
Qualcuno perderà la voglia e la motivazione a vivere, qualcun altro la conserverà o la ritroverà, e quale luogo più fortemente simbolico di un cimitero per riflettere su quanto la vita - imprevedibile, crudele, unica - possa togliere, donare, chiedere in cambio e restituire?

Il tratteggio dei personaggi (sia principali che secondari) è perfetto, esauriente e convincente; belle le citazioni che aprono ogni capitolo; i salti temporali e narrativi (da un personaggio all'altro) non solo non infastidiscono ma sono ciò che tiene viva l'attenzione del lettore, che beve e assimila avidamente ogni colpo di scena, che sente attaccata su di sé ogni emozione, che coltiva speranze e trattiene non poche lacrime.

Credo che dalle mie parole si capisca che ho amato questo romanzo, ascoltato dalla voce della brava Michela Cescon.

Consigliato a chi desidera una lettura emozionante e scritta molto bene.


Alcune citazioni

"Il mio presente è un dono del cielo. Me lo dico ogni mattina appena apro gli occhi.
Sono stata molto infelice, addirittura annientata, inesistente, svuotata. Sono stata come i miei vicini, ma in peggio. Le mie funzioni vitali continuavano, ma senza me dentro, senza la mia anima, che a quanto pare, a prescindere da che uno sia grasso o magro, alto o basso, giovane o vecchio, pesa ventuno grammi.
Ma siccome l’infelicità non mi è mai piaciuta ho deciso che non sarebbe durata. La sfortuna deve pur finire, prima o poi."

"È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi."

"C’è qualcosa di più forte della morte, ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi."

"Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?"

"La mancanza, il dolore, l’impossibilità di sopportare possono far vivere e sentire cose che vanno al di là di ogni immaginazione. Quando qualcuno è andato, è andato. Tranne che nella mente di chi rimane, e la mente di un unico uomo è ben più grande dell’universo."

"Amore è conoscere qualcuno che ti dà notizie di te".

"In fondo i ricordi sono grandi vacanze, spiagge private."

"Perché il tempo che passa
Ci scruta e poi ci spezza
Perché non resti con me
Perché te ne vai
Perché la vita e le barche
Che vanno sull’acqua hanno le ali..."

«L’edera soffoca gli alberi, Violette, non dimenticare mai di tagliarla, mai. Appena i pensieri ti portano verso le tenebre prendi la cesoia e taglia via la tristezza».

"Sarai per sempre tutti i miei amori, il primo, il secondo, il decimo e l’ultimo. Sarai per sempre i miei ricordi più belli, le mie grandi speranze."

"Le foglie morte si raccolgono a palate, i ricordi e i rimpianti anche".

"Sento la tua voce in tutti i rumori del mondo".

"Se ogni volta che penso a te spuntasse un fiore, la terra sarebbe un immenso giardino".


12 commenti:

  1. Bellissimo e carico di emozioni. Io l'ho adorato talmente tanto che non riuscivo a restituirlo in biblioteca.
    Ciao.

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  2. Ciao Angela, anch'io ho adorato questo romanzo e ti consiglio anche gli altri romanzi :-)

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  3. Non ho letto "Cambiare l'acqua ai fiori", ma la tua recensione mi intriga molto. Ho intenzione di leggere a breve "Tatà", già in testa alle classifiche francesi. Confido in una lettura appagante. Un caro saluto :)

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    1. Sì, so di questa nuova uscita, nel nuovo anno sceglierò un altro libro dell' autrice!
      Un caro saluto a te 😗

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  4. Ciao Angela, questo romanzo, nonostante l'immensa pubblicità e le numerose recensioni positive, non l'ho letto e credo che non lo farò neanche in futuro. Sinceramente non mi ispira... Non so perché. È un po' come con i libri di Carrisi o di Dan Brown.
    Un abbraccio e ci sentiamo su Instagram 😘

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    1. Ci sta, e del resto con tutti i libri che desideriamo leggere a fronte del tempo che è sempre troppo poco, è giusto dare spazio a ciò che davvero ci piace! 🥰
      Un abbraccio 😗

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  5. Che bella recensione! Complimenti, cara Angela, il libro sembra bellissimo e con le tue parole mi hai fatto venire voglia di leggerlo.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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