mercoledì 12 marzo 2025

LA CASA di Michael McDowell (Blackwater III) [ RECENSIONE ]



È il 1928 e a Perdido prosegue la silenziosa e tesa lotta tra le due donne più influenti del clan Caskey: Mary-Love ed Elinor. 
Pur vivendo a venti metri di distanza, suocera e nuora non potrebbero essere più distanti; ad unirle indissolubilmente ci sono l'odio e la repulsione che provano l'una per l'altra e in questo aspro scontro tutto al femminile non potrà che uscirne rafforzata una sola di loro due.


LA CASA 
(Blackwater III)
di Michael McDowell




Neri Pozza
ed. E. Cantoni
256 pp
La vita dei membri della famiglia Caskey sta proseguendo apparentemente placida e tranquilla da qualche anno quando, a un certo punto, cominciano ad affacciarsi i primi problemi.

La cognata di James Caskey, Queenie, vive ormai serena con i tre figli nella sicura Perdido ma la sua pace viene stravolta dal ritorno del bruto e spietato marito, Carl, che pretende di vivere in casa con lei e di sfruttarla economicamente.
Le cose finiranno per degenerare e ci penserà l'imperturbabile Elinor Dammert ad intervenire definitivamente, con la modalità che le è propria (chi ha letto i predenti romanzi sa) e coerentemente con la sua natura inquietante, indefinibile, che cela segreti oscuri e legami con una dimensione sovrannaturale alla quale non riusciamo ancora a dare una specifica identità.

Quello che è certo è che Elinor è legata alle acque rosse e fangose del fiume di Perdito, come se si appartenessero reciprocamente.
Questo verrà fuori ancora in diverse occasioni.

Sono passati alcuni anni e mentre la primogenita di Oscar ed Elinor - Miriam - continua a vivere con nonna Mary-Love, ricevendone affetto e educazione, la secondogenita, Frances, vive con i genitori a venti metri dalla sorella maggiore, con la quale non ha rapporti.

Frances è una bambina dolce, taciturna, riflessiva, fisicamente gracile e dalla salute cagionevole, tanto che nel corso degli anni le verrà diagnosticata l'artrite, che le causerà periodi di paralisi totale e immobilità a letto.
La piccola guarda con ammirazione e sincero affetto la sorella Miriam e sogna di poter avere con lei un  vero legame tra sorelle; ma Miriam non è dello stesso avviso, anzi: cresciuta con la puzza sotto al naso da una nonna che le ha insegnato a guardare tutti dall'alto in basso, a non mischiarsi con chi è più giù nella scala sociale e a disprezzare chi è debole, la ragazzina vede la sorella minore come un esserino insignificante, non meritevole della propria attenzione, figuriamoci del proprio amore fraterno.

L'unica cosa che le interessa è che Frances non sia meglio di lei in nulla e la sola idea di perdere in una qualsiasi forma di competizione (scolastica, ad es.) le scatena picchi di invidia e risentimento degni di Mary-Love.

Le tensioni tra le sorelline sono una riproduzione, in piccolo, di quelle tra la nonna e la mamma, che continuano a detestarsi nonostante si ignorino.

Ma i rapporti famigliari peggiorano un po' alla volta, a partire da quando Oscar si vede costretto a chiedere un considerevole prestito economico alla madre, che glielo rifiuta, cosa che creerà una situazione di gelo tra mamma e figlio.
Ed Elinor, perfidamente intelligente e paziente, si infilerà proprio in quella crepa per dimostrare alla suocera chi è la più forte tra le due, chi merita di prendere lo scettro nel clan Caskey.

Al centro, quindi, anche di questo terzo capitolo della saga famigliare, vi è la rivalità tra Mary-Love ed Elinor, che non potrà non influenzare anche gli altri membri della famiglia.

Mary-Love è una matriarca dalla tempra d'acciaio, prepotente, che ama avere tutto e tutti sotto controllo, che brama tenere il potere nelle proprie mani e sapere che i parenti (figli, nipoti, cognato...) dipendono da lei, dalle sue innumerevoli ricchezze e che, in caso di bisogno, è a lei che devono chiedere umilmente e gentilmente aiuto.
È  una mamma controllante, petulante, che pretende rispetto e amore devoto dai due figli ma non risparmia loro critiche severe e rimproveri scoraggianti.

È una suocera sdegnosa, criticona, piena di sé  ma in Elinor ha trovato un'antagonista caparbia, che le tiene testa.

È una nonna premurosa per Miriam e assolutamente indifferente verso la povera Frances, che invece meriterebbe più attenzioni ed affetto, viste anche le condizioni precarie di salute.
E la sua condotta crudele verso Frances sarà una delle motivazioni per cui i rapporti tra Mary-Love e i coniugi Caskey andranno logorandosi sempre più in modo drammatico.

Intanto, la piccola Frances - che ama la propria grande casa, in cui sta crescendo all'ombra di mamma e papà, che si prendono amorevolmente cura di lei - continua ad essere spaventata dalla "stanza sul davanti", una camera con un ripostiglio da cui - ne è certa! - lei sente che prima o poi verrà fuori qualcosa.
O qualcuno.

La dimora di Elinor ed Oskar - la casa più bella di Perdido - diventa sempre più chiaramente un luogo carico di presenze sinistre, di forze oscure e minacciose e la signora dai capelli rossi sbucata dal nulla durante la piena del 1919 è il fulcro di queste forze.

La domanda è sempre la stessa dal primo libro: chi è realmente Elinor? In che modo la sua esistenza dai contorni così sfumati è legata alle limacciose e pericolose acque del fiume che scorre a Perdido? Qual è la sua vera natura?
Che ci sia in lei una parte ultraterrena, mostruosa, che manifesta solo in determinate occasioni e con specifiche persone, è ormai un dato certo.
Ma cosa vuole ottenere stando a Perdido, cercando di assumere il controllo del clan e continuando ad acquistare terreni da tutti giudicati infertili?
E soprattutto, cosa è disposta a fare per portare avanti i suoi loschi piani?

La casa è un romanzo che ho trovato molto piacevole, l'ho letto in poco tempo proprio perché si legge con agilità ed ero curiosa di seguire le dinamiche e l'evoluzione dei rapporti tra tutti, in particolare tra  Elinor e Mary-Love.
Permane l'atmosfera gotica, cupa, molto suggestiva ma non assolutamente horror; ci sono elementi paranormal che catturano l'attenzione del lettore, creano situazioni interessanti e alzano il livello di suspense.

Leggo qua è là pareri di chi trova i libri della serie noiosi, ma io ammetto di averli finora divorati e di essere attratta in special modo dalla finezza psicologica con cui vengono investigati i legami famigliari e le personalità dei personaggi all'interno di una cornice che non sarà spaventosa ma che personalmente trovo accattivante.



LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA
3. LA CASA

4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

1 commento:

  1. Ciao Angela, la saga di Blackwater merita di essere letta perché è una storia appassionante e misteriosa. Le donne sono le vere protagoniste con le loro diverse personalità. Una famiglia bizzarra ma adorabile che conquista. Un abbraccio :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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