venerdì 21 marzo 2014

Recensione "Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh



Pre restare in sintonia con la primavera, vi propongo un romanzo recente e che è piaciuto a molti:

IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI
di  Vanessa Diffenbaugh


Ed. Garzanti
Trad. A. MAntovani
368 pp
18.60 euro
2011
Non mi fido, come la lavanda.

Mi difendo, come il rododendro. 
Sono sola, come la rosa bianca, e ho paura.
E quando ho paura, la mia voce sono i fiori.

Trama

Victoria ha paura del contatto fisico.
Ha paura delle parole, le sue e quelle degli altri.
Soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare. C'è solo un posto in cui tutte le sue paure sfumano nel silenzio e nella pace: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Potrero Hill, a San Francisco.
I fiori, che ha piantato lei stessa in questo angolo sconosciuto della città, sono la sua casa.
Il suo rifugio. La sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine.
Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra.
Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E adesso, è proprio grazie a questo magico dono che Victoria ha preso in mano la sua vita: ha diciotto anni ormai, e lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita.
Perché il suo cuore si porta dietro una colpa segreta. L'unico in grado di estirparla è un ragazzo misterioso che sembra sapere tutto di lei. Solo lui può levare quel peso dal cuore di Victoria, come spine strappate a uno stelo. Solo lui può prendersi cura delle sue radici invisibili. Solo così il cuore più acerbo della rosa bianca può diventare rosso di passione. 
Il linguaggio di copertina del libro Fiori
,

QUI IL BLOG DEDICATO AL LIBRO

QUI IL PDF DEL DIZIONARIO DEI FIORI

L'autrice.
Per scrivere Il linguaggio segreto dei fiori Vanessa Diffenbaugh ha tratto ispirazione dalla sua esperienza come madre adottiva. Dopo aver studiato scrittura creativa alla Stanford, ha tenuto corsi di arte e scrittura ai bambini delle comunità di accoglienza. Lei e suo marito hanno tre figli e vivono a Cambridge, nel Massachusetts. Il linguaggio segreto dei fiori è il suo primo romanzo
.


Victoria è una ragazza orfana di 18 anni, con un passato difficile alle spalle ed un presente altrettanto incerto.
Dopo essere passata per famiglie affidatarie non proprio idonee al compito per cui si sono offerte, all'età di 10 anni qualcosa cambia per lei e per la piccola e "ruvida" Victoria si affaccia una speranza, che ha il nome di Elizabeth.
Elizabeth è una donna single, desiderosa di avere una bambina alla quale dare e dalla quale ricevere amore, quell'amore che non ha avuto dalla propria famiglia.
La donna sa che non è facile entrare nel cuore di Victoria, che da subito si mostra difficile, diffidente, un piccolo animale selvatico sempre sulla difensiva; al suo ingresso Elizabeth le "offre" delle stellarie che significano benvenuta, ma ad esse Victoria risponde infilando delle spine di cactus nelle scarpe dell'ignara "mamma".

Ma quest'ultima non si arrende e, inculcando alla bimba il proprio amore per il poco conosciuto linguaggio dei fiori, riesce a penetrare quella scorza dura; Elizabeth per prima si aprirà parlando a Victoria di sè, della famiglia "fantasma" alle spalle, della sorella Catherine - che ha un figlio di nome Grant - e del rapporto interrotto con lei.

Anche la bambina, pian piano, impara a voler bene alla mamma... fino a quando l'ombra di Catherine non giunge a minacciare la loro vita a due: essendo molto malata, Elizabeth vorrebbe prenderla con sè, per curarla, ma Victoria non è disposta a dividere Elizabeth con qualcun altro, così preferisce perderla del tutto: compiendo un gesto molto forte....
Le cose non vanno per il meglio e a 18 anni Victoria non può più restare nella Casa d'Accoglienza, deve cercarsi un lavoro e trova Renata, fiorista, con la quale collabora per interpretare ed esaudire i desideri dei clienti, attraverso i fiori...
A un lavoro che la soddisfa e le piace, si aggiunge un amore, inaspettato, vero...

Saprà Victoria far fronte alle proprie paure che la portano a distruggere la vita di tutte le persone che le sono accanto e che le vogliono bene, a deluderli per la propria (presunta) incapacità di amare?

La ragazza dovrà fare i conti con se stessa e comprendere una verità che qualcuno le ha ripetuto più di una volta:

"Victoria, il tuo comportamento è una scelta, non è ciò che sei."

Victoria deve imparare a donarsi la possibilità di dimostrarlo a se stessa e agli altri e così prova a vincere la paura perchè
"forse anche chi aveva vissuto isolato e senza affetti poteva imparare ad amare profondamente al pari di chiunque altro".

Il libro, quando lo lessi qualche anno fa, mi era piaciuto abbastanza, e avevo apprezzato la sensibilità di Vanessa Diffenbaugh nel disegnare le personalità dei personaggi, in particolare della protagonista (anche se ammetto di non essere riuscita, per la maggior parte del libro, ad entrare in sintonia con lei; c'è qualcosa che me l'ha resa.... "antipatica", nonostante la sua vita difficile), la tecnica narrativa dell'intervallare il passato e il presente e poi ho potuto scoprire quanto sia affascinante il mondo dei fiori, per la ricchezza del loro significato.

Ad ogni modo, anche se la protagonista mi ha dato sui nervi più di una volta e lei come persona non sia riuscita a catturarmi emotivamente, mi sento di dire che, pur non essendo in presenza di un capolavoro letterario e pur non condividendo l'entusiasmo (eccessivo) che questo romanzo ha suscitato, esso risulta comunque una lettura piacevole, con tematiche serie, che fanno riflettere, con passaggi anche commoventi, e deliziosa è la trovata dei fiori e del loro significato!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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