Ci sono eventi nella vita di una persona che possono spezzarla, annientarla, ridurne l'anima a brandelli. E' questa la condizione vissuta dalla giovanissima protagonista di questo romanzo: riuscirà a trovare la forza di rinascere, di concedersi il diritto di essere felice nonostante certe ferite non guariranno mai completamente?
ACQUA SPORCA
di Francesca Persico
self-publishing |
“In Giappone, se un oggetto si rompe, non lo buttano via. Lo riparano. Non troverai al mondo un altro vaso identico a questo." “È bellissimo” riesco a dire, dopo qualche istante.
“Bellissimo non direi. È bella la metafora che rappresenta. Tutto quello che è rotto può essere aggiustato... anche le persone".
“Bellissimo non direi. È bella la metafora che rappresenta. Tutto quello che è rotto può essere aggiustato... anche le persone".
Manuela ha diciotto anni ma da tre la sua vita va avanti senza stimoli, senza grandi relazioni sociali, all'ombra di se stessa e del proprio passato, che la sta schiacciando e allontanando sempre più dal mondo che la circonda e dalla vita stessa.
Manuela è una ragazza che un'esperienza traumatica ha "spezzato", dilaniato, gettato in un baratro di vergogna, sensi di colpa, solitudine, paura... dal quale lei non sembra voler uscire, convinta che l'unico modo per sopravvivere è separarsi da tutto e tutti, tenendo lontano gli estranei e, in generale, chiunque possa farle del male.
Di nuovo.
Perchè tre anni fa, quand'era un'innocente e solare adolescente di 15 anni, Manuela si è ritrovata vittima di un evento più grande di lei, un'esperienza terribile, umiliante, che nessuna persona al mondo dovrebbe mai attraversare.
Comprendiamo dalle prime pagine come la protagonista ostenti un comportamento ostile, scorbutico, asociale perchè in realtà ha il terrore delle persone, di ritrovarsi ancora una volta sola e in balìa di qualcuno che possa far sanguinare quelle ferite che non hanno mai smesso di bruciare; è come se la ragazza camminasse su dei vetri rotti e la sola cosa che può fare per non soccombere al dolore è quanto meno starsene da sola.
Cosa ha vissuto Manuela, tre anni prima, di così grave da ridurla al fantasma di se stessa, sempre chiusa in casa, apatica verso ogni forma di relazione col mondo esterno?
Manuela non studia, non lavora, non ha una comitiva di amici; l'unico che le sta accanto è Luca, l'amico che la capisce come nessun altro, che sa come ascoltarla ma anche scuoterla e farla sorridere.
Manuela non studia, non lavora, non ha una comitiva di amici; l'unico che le sta accanto è Luca, l'amico che la capisce come nessun altro, che sa come ascoltarla ma anche scuoterla e farla sorridere.
E la famiglia?
Dopo la tragedia occorsale (a inizio lettura, immaginiamo di cosa si tratti, ma essa viene esplicitata solo andando avanti) la sua famiglia si è frantumata insieme a lei: incapaci di affrontare la disgrazia e gli effetti devastanti sulla giovanissima figlia, i suoi si sono lasciati, suo padre s'è trovato una fidanzata giovane che aspetta pure un bambino, e i rapporti con entrambi sono pessimi; suo fratello maggiore Giacomo è iperprotettivo nei confronti della sorellina, si sente in colpa per non esserle stato vicino quando avrebbe dovuto, e ha maturato un livello di aggressività preoccupante. La madre cerca di star vicino alla sua bambina come può, anche lei soffrendo in silenzio e cercando di stimolarla a ricominciare ad avere una vita sociale.
Ha solo 18 anni: può barricarsi in casa per sempre? Quanto ancora permetterà a ciò che le è drammaticamente successo di condizionarla, di renderla una vittima a vita?
Manuela deve darsi una scrollata e reagire.
Certo, non è semplice: l'incubo di quella maledetta sera in cui il suo mondo è andata a pezzi, in cui la sua innocenza e la sua adolescenza sono state spazzate via come se niente fosse, è sempre presente nei suoi sogni come nei suoi pensieri: il terrore e la vergogna la paralizzano e Manuela non si sente in grado di tornare a vivere, perchè i mostri non sono solo là fuori ma soprattutto... dentro di lei. nella sua testa, nel suo cuore.
E così, i famigliari decidono di aiutarla a sbloccarsi trovandole un lavoretto semplice presso uno studio d'avvocati; è lì che i suoi occhi diffidenti e malinconici incontrano quelli verdi e sinceri di Tristano (aspirante avvocato e nipote del datore di lavoro di Manuela).
Tristano è gentile, carino..., da subito si dimostra interessato a lei e desideroso di offrirle un'amicizia rassicurante, fatta di momenti trascorsi insieme a chiacchierare di libri o uscendo con alcuni amici di lui per bere qualcosa. Come tutti i ragazzi della loro età fanno, del resto, no?
Manuela è inizialmente spaventata dalla voglia di vivere che le trasmette questo ragazzo che sembra uscito da un romanzo per quanto è perfetto: bello, sexy, colto, intelligente, ironico, simpatico, solare, galante... Esiste davvero un tipo così? E potrebbe mai essere attratto da una tipa cupa e musona come lei, che non fa nulla per sembrare affascinante (preferisce vestirsi in modo poco appariscente, copre i suoi begli occhi sotto chili di eyeliner, parla poco e quando lo fa sa come essere tagliente)?
Giorno dopo giorno, il sorriso onesto e la voce calda di Tristano, il suo modo di fare protettivo e affettuoso, conquistano la reticente Manu, che finisce per sentir nascere dentro di sè le avvisaglie di un sentimento che va oltre l'amicizia.
Manuela è confusa: una come lei, che ha alle spalle un passato doloroso che la fa sentire sporca, che la blocca (in particolare) verso il genere maschile - di cui fa fatica a fidarsi -. può mai far posto all'Amore?
E Tristano potrebbe mai innamorarsi di un'anima ferita qual è Manuela? O potrebbe fuggire a gambe levate nel momento in cui si trovasse faccia a faccia con gl'incubi di lei, coi mostri che la tormentano?
Il legame tra i due sembra consolidarsi giorno dopo giorno, anche se le delusioni e le cattive sorprese sono dietro l'angolo, pronte a spingere nuovamente Manuela nel suo guscio.
Ma la cosa più difficile sarà affrontare le proprie paure, accettare che quello che le è accaduto: la violenza subita, è vero..., l'ha segnata per sempre, ma questo non significa che non possa incontrare qualcuno che accarezzi le sue ferite, che plachi le sue angosce, che la abbracci non per spezzarla ma per cullarla, proteggerla. Amarla.
Manuela - e come lei, chiunque subisca un qualsiasi tipo di violenza - ha il diritto di amare ed essere amata, di ritrovare la voglia di essere felice, di sorridere, di rinascere da quelle ceneri in cui un giorno un essere spregevole l'aveva lasciata inerme, lacerata, uccidendola dentro senza pietà e senza rimorsi.
"Acqua sporca" è un romanzo che affronta il tema della violenza sulle donne e degli effetti che essa ha sulla vittima, in particolare dal punto di vista emotivo; non solo siamo portati a riflettere sul dolore interiore, su come essa mini l'autostima, la fiducia in se stessa e negli altri, ma anche sulla triste realtà che non di rado la vittima viene messa in discussione, giudicata, colpevolizzata, dubitando della sua onestà e insinuando che, a volte, le donne in certe situazioni ci si mettono da sole. In pratica - secondo questo modo di pensare ignorante - alcune se le cercano, certe brutte esperienze..., e di conseguenza hanno ben poco di cui lamentarsi...!
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L'autrice è davvero efficace nell'immergere il lettore nel vissuto emozionale della protagonista, nella quale leggiamo dentro, conoscendone le sofferenze, le paure, le disillusioni..., ma intuendo anche che, sotto le macerie, si nasconde una giovane guerriera che può farcela a risorgere, che può tornare a vivere nonostante tutto.
Entriamo dentro la mente e il cuore di Manuela, ne condividiamo i sentimenti, e questo fa sì che sentiamo la sua storia su di noi, lasciandoci coinvolgere appieno, e provando molte emozioni: indignazione, rabbia, empatia, solidarietà, speranza.
Scrittura scorrevole, intensa, che narra fatti drammatici e ad impatto emotivo senza però privare il lettore del messaggio positivo che la storia di Manuela ci ricorda: nella vita possono accadere vicende dolorosissime, difficili, che ci abbattono e dalle quale crediamo di non poterci più rialzare; il punto non è negarle a noi stesse, perchè sarebbe assurdo pensare di tornare alla vita di prima, come se non fosse mai accaduto nulla (del resto, è impossibile, in certi casi), quanto piuttosto accettarle come qualcosa che ormai fa parte del nostro vissuto ma che non deve continuare a farci del male, togliendoci l'opportunità di godere di quello che di bello c'è ancora attorno a noi: l'amicizia vera, la fiducia negli altri, l'amore, la tenerezza, la cura e la protezione di chi ci vuol bene...
Faccio i miei complimenti all'Autrice perchè ancora una volta ha saputo trascinarmi nelle storie da lei narrate (era già accaduto con IL PRINCIPE DELLE OMBRE), dimostrando una grande sensibilità nello scegliere un argomento delicato e fin troppo attuale su cui non è semplice romanzare. Ma lei, a mio avviso, l'ha fatto benissimo.
Consigliatissimo!
Non penso faccia per me, forse, ma la pratica giapponese l'ho sempre trovata poeticissima. :)
RispondiEliminaAssolutamente si, un bellissimo significato :)
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