mercoledì 20 marzo 2019

Recensione: FINCHE' LE STELLE SARANNO IN CIELO di Kristin Harmel



Una storia struggente e commovente che, partendo dai nostri giorni, torna indietro di settant'anni, al periodo terribile della seconda guerra mondiale, alla tragedia dell'Olocausto e al dramma di tante famiglie separate irreparabilmente dagli orrori di un mondo impazzito.


FINCHE' LE STELLE SARANNO IN CIELO
di Kristin Harmel



Ed. Garzanti
trad. S. Caraffini
363 pp
5 euro
Rose è una vecchina di oltre ottant'anni che ogni sera, in quel magico momento che precede il buio della sera, quando il cielo si tinge di viola e arancione, ha un'abitudine alla quale non ha mai rinunciato: volge lo sguardo in alto a cercare la prima stella del crepuscolo.
Guardare il cielo stellato è per lei fonte di consolazione e struggimento insieme, perchè quei lontani puntini luminosi le rammentano i suoi cari ormai perduti per sempre e da tanto..., troppo tempo.
La sua amata famiglia, il suo unico grande amore...: che ne è stato di loro?

Rose Durand non è ciò che gli altri pensano che sia.
Rose è venuta negli USA nell'immediato dopo guerra, ha sposato il buon Ted e cresciuto insieme a lui la sua unica figlia, Josephine, che a sua volta ha avuto una sola bimba, Hope.

Nè Josephine né Hope hanno mai conosciuto davvero la loro mamma e nonna, Rose; e adesso che la sua memoria sta svanendo (a causa dell'Alzheimer), a Rose non restano che le sue fedeli stelle a ricordarle chi è e da dove viene.
A riportarla alle sue vere radici, agli anni Quaranta, ai suoi diciassette anni, a quando lavorava nella storica pasticceria di famiglia, sulla rive della Senna.

Il suo passato francese, la sua vita a Parigi prima dell'emigrazione in America, nessuno lo conosce.
Adesso che sua figlia Josephine è morta, non le resta che la nipote Hope e la figlia di quest'ultima, la dodicenne Annie, cui raccontare i suoi segreti; quei segreti che si porta dietro da troppi anni e che non hanno mai smesso di pesarle sul cuore, di farla sentire in colpa per aver abbandonato al loro destino i suoi familiari e il suo amato fidanzato di allora.

Ma arrivati a questo punto, Rose ha preso una decisione: prima che sia troppo tardi, prima che le sue condizioni mentali si aggravino a causa della malattia, prima che il nemico chiamato Alzheimer le tolga anche quei rari momenti di lucidità, la vecchia Rose sa cosa deve fare: è venuto il tempo di dar voce al suo ultimo desiderio, vale a dire ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi.

Certo, la sua salute (è ricoverata in una casa di riposo) non le permette di lasciare il Paese per andare in Europa a cercare i suoi cari, così la donna decide di affidare il compito alla giovane Hope, la sua unica nipote.

Hope ha 36 anni, è separata dal marito Rob, cinico avvocato, marito egoista e arrogante e padre presente sì ma un tantino distratto; la loro figlia, una ragazzina sulle soglie dell'adolescenza, Annie,  ha un caratterino deciso, ribelle e soffre la separazione dei genitori, attribuendone le responsabilità principalmente alla madre.

Hope è una donna che, se pur giovane, ha maturato con gli anni molta sfiducia negli uomini e nell'amore; si è rinchiusa nel proprio lavoro (porta avanti la pasticceria che nonna Rose ha aperto tanti e tanti anni prima, e che a Cape Cod è un'istituzione), consapevole che non era propriamente il suo sogno fare la pasticcera... Con una laurea in Giurisprudenza, sognava di fare l'avvocato ma quando scoprì di aspettare Annie, lei e Rob (con cui era fidanzata) decisero di sposarsi ed Hope ha finito per restare a casa far la mamma.
Quando poi il matrimonio è naufragato per noia, mancanza d'amore, tradimenti..., la donna si è chiusa ancora di più in se stessa, giungendo alla conclusione che l'unica persona per la quale si deve sacrificare, l'unica sua priorità nella vita - anche prima di se stessa - è la figlia Annie, bisognosa di amore, protezione e stabilità.
Alla sfortunata esperienza amorosa si aggiunge il rapporto avuto con la madre, un tipo scostante, sempre persa nel proprio mondo alla ricerca del compagno giusto, sempre indaffarata e con poco tempo da dedicare all'unica figlia (tanto se ne prendevano cura i nonni..!), avara di affettuosità, di premure materne, che le ha inculcato sensi di colpa, insicurezze, il timore di non riuscire a farne una giusta e di non essere all'altezza di un Amore vero, di quelli che durano tutta la vita.

Insomma, se c'è una persona che ha smesso presto di credere all'amore delle fiabe - quelle che le raccontava sua nonna da bambina, in cui il principe superava ogni difficoltà e alla fine riusciva a salvare la principessa e a vivere felici insieme -, al "per sempre", che non ha intenzione di aprire il suo cuore a un uomo col terrore che questi glielo spezzi di nuovo, quella è proprio Hope McKenna-Smith.

Eppure, quando lei e Annie vanno a trovare nonna Rose in istituto e questa dà alla nipote una lista con dei nomi, chiedendo di cercarli a Parigi, Hope si ritrova a dover affrontare un viaggio dall'altra parte del mondo senza sapere di cosa si tratti..

Dopo le prime reticenze, pungolata dalla figlia - che s'appassiona, con l'entusiasmo tipico della sua giovanissima età, alla ricerca del passato della bisnonna - e incoraggiata ed aiutata dall'amico, il tuttofare Gavin (un baldo 29enne sempre dolce e disponibile, che sembra guardarla con interesse, anche se Hope è incredula perchè dubita di potergli piacere), la pasticcera si arma della lista e va a Parigi.

Non ha molti elementi in mano: oltre ai nomi indicati sul foglio (di cui lei non ha mai sentito parlare), nonna Rose le ha fatto una confessione circa le proprie origini: non è cattolica, come credeva la nipote, ma ebrea. Ed è sopravvissuta all'Olocausto. 

Hope è sconvolta ma capisce di non poter ignorare quest'informazione; fino ad allora l'Olocausto era stato soltanto un argomento di cui aveva letto qualcosa sui libri, e mai avrebbe pensato che sua nonna fosse una delle vittime scampate all'eccidio.

Quando arriva a Parigi, comprende che è tra quei vicoli, tra Places de Vosges, la sinagoga e la moschea, che la nonna si era scambiata una promessa e una speranza.
Tra quelle strade ricche di fascino e storia, Hope conoscerà un membro della famiglia della nonna che quest'ultima credeva morto nei campi di concentramento; non solo, ma altre verità sconvolgenti emergeranno man mano che Hope apprenderà cosa ne è stato delle persone che hanno popolato il passato di Rose; persone amate, verso le quali la nonnina sente una grande senso di colpa perchè non è riuscita a salvarle dal crudele destino che travolse gli ebrei francesi a partire da quel 16 luglio 1943 (rastrellamento del Velodromo d'inverno ad opera dei nazisti, che arrestarono migliaia di ebrei, destinati ad Auschwitz); non solo, ma lei sa di aver infranto una promessa d'amore, perdendo per sempre il suo Jacob, il suo grande amore, l'unico uomo mai amato le cui ultime parole (prima di perdersi di vista per sempre) erano state:

"Ti troverò, Rose. (...) Quando tutti gli orrori saranno finiti e tu sarai al sicuro, verrò a prenderti. Ti do la mia parola. Non avrò pace finché non sarò nuovamente al tuo fianco".

Lui le aveva promesso di amarla "finché ci saranno le stelle nel cielo", ma la verità è che lei ha cambiato vita salvandosi in America, sposando un altro uomo...
Che ne è stato del suo caro Jacob? Qualcuno le ha detto che egli è morto nel campo di concentramento, eppure il cuore di Rose le suggerisce che non è così...

Non sarà semplice mettere insieme tutte le tessere che formano il puzzle del passato di Rose, ma con pazienza e supportata da Gavin, dietro le insistenze di Annie e mossa infine dal personale desiderio di scoprire le proprie origini, Hope riuscirà a scoprire cosa accadde alla nonna e ai suoi cari tanti anni prima.

Le tante piccole storie di cui verrà a conoscenza dalla bocca di persone che sono state coinvolte da eventi più grandi di loro e che hanno fatto di volta in volta determinate scelte, porterà Hope a vedere quella parte della storia dell'Olocausto che lei ignorava: storie di persone disposte a sacrificarsi pur di salvare chi si ama; famiglie che hanno messo a repentaglio la propria incolumità per aiutare il prossimo in difficoltà, anche se quel prossimo apparteneva ad un'altra religione; amori profondi e veri, che nulla riesce a seppellire, nè il tempo che passa, nè la lontananza, nè la guerra.

Hope intraprende un viaggio nel passato della nonna, che però appartiene anche a lei, e che le insegnerà tante cose su stessa, aiutandola a rivedere la figura della propria madre e il proprio rapporto con Annie; non solo, ma imparerà anche a conoscere il significato del vero amore, e di come a volte ci precludiamo la possibilità di viverlo per paura di soffrire.

"Ora so che il principe esiste davvero, che le persone che ami possono salvarti e che il destino potrebbe avere per tutti un piano più vasto di quanto riusciamo a capire. Ora so che le fiabe possono diventare realtà, se soltanto hai il coraggio di continuare a crederci."


"Finché le stelle saranno in cielo" è un romanzo davvero molto bello, emozionante, con una storia profonda, ricca di intensità e pathos, che ci commuove toccando l'argomento della Shoah e delle deportazioni come anche quello degli episodi di solidarietà e generosità di cui sono stati protagoniste tante persone sensibili, incapaci di restare indifferenti al cospetto degli orrori che accadevano sotto i loro occhi.
L'Autrice ci racconta una storia in cui l'Amore è al centro e alla base di tutto; un amore non perfetto, tutt'altro; a volte il cuore è costretto a soccombere alle necessità della ragione e si fanno scelte obbligate che però hanno conseguenze dolorose, per sè e per gli altri.

Molto bello il personaggio di Rose, una donna ormai giunta alla fine della propria vita che sente il bisogno di fare i conti col proprio passato e di essere totalmente onesta con se stessa e con le amate nipoti; Hope è una donna insicura, interiormente fragile che si è costruita una corazza per proteggersi dalle delusioni sentimentali, e la paura di farsi male (e di farne alla figlia) la porta a chiudere il cuore alla possibilità di innamorarsi; devo dire che non di rado il suo essere chiusa mi ha irritata perchè l'ho trovato esagerato ed estremo, lì dove avrebbe potuto essere meno scontrosa e più serena. Ma devo anche riconoscere che venire a conoscenza della storia della sua famiglia l'ha aiutata a crescere e a limare il proprio carattere.

Dalle pagine di questo romanzo prendono vita i sentimenti in tutte le loro accezioni, i drammi più dolorosi, le scelte più difficili, le relazioni da costruire e da "sistemare", e tutto questo è raccontato tra i profumi delle meravigliose leccornie sfornate nella pasticceria di Rose e Hope; durante la lettura mi sembrava di sentire profumi deliziosi di cannella e mandorle, che riportavano anche me indietro nel tempo, a quelle tradizioni tipiche di ciascun popolo e che è bello conservare e tramandare; ci sono diverse ricette golose che vien voglia di preparare!

Ho apprezzato la sensibilità con cui l'Autrice ha affrontato l'argomento delle vittime dell'Olocausto, il lavoro di ricerca che c'è dietro e il modo in cui si dipanano le vicende dei personaggi.

Che dire ancora? Un romanzo che regala tante autentiche emozioni e tocca il cuore dei lettori.
Assolutamente consigliato!!

2 commenti:

  1. Ciao Angela, avevo già notato questo romanzo, ma la mia conoscenza si fermava alla copertina... dalle tue parole sembra davvero molto bello e penso che potrei apprezzarlo molto anch'io!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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