NOVAdi Fabio Bacà
Ed. Adelphi 279 pp |
Davide Ricci, appena sveglio, pensa alla morte.
È la prima informazione che il lettore apprende sul protagonista, un giovane uomo che lavora come neurochirurgo all'ospedale (siamo a Lucca), sposato con la bella Barbara - logopedista e super vegana - e padre del quattordicenne Tommaso.
Non è un tipo pessimista né ha particolari problemi, fatta eccezione per il rapporto poco sereno con il suo diretto superiore (il primario, dottor Martinelli) e con un vicino di casa, tale Massimo Lenci, che cova astio nei suoi confronti in quanto poco tempo prima Davide è riuscito a far chiudere il locale di cui l'uomo era proprietario perché durante la notte creava un gran baccano.
Per il resto, la vita di Davide procede fin troppo tranquilla, fino a quando non cominciano a verificarsi dei piccoli episodi che lo mettono in crisi.
Uno di questi ha a che fare sempre col vicino arrabbiato e risentito, Lenci: un giorno, questi ferma Davide e gli parla..., gli parla con un tono apparentemente calmo ma il dottore "vede" nei suoi occhi, negli atteggiamenti, nel tono di voce, che l'altro vuol mandargli un messaggio ben preciso, presumibilmente per spaventarlo, altrimenti perché fargli sapere che in passato è arrivato a fare a botte con uno sconosciuto, a beccarsi una bottigliata in testa e a reagire in modo violento, tanto da beccarsi una denuncia?
Davide ascolta Lenci mentre gli fa questi discorsi strani e leggermente minacciosi, e resta sbigottito, un po' impaurito e soprattutto immobile, paralizzato. Non sa come reagire.
Questa reazione di immobilità non è isolata.
Una sera raggiunge moglie e figlio al ristorante, dove essi già sono lì ad attenderlo, e si ritrova davanti ad una scena bizzarra, incomprensibile, davanti alla quale egli resta paralizzato: un uomo che non conosce si è avvicinato al tavolo di Barbara e Tommaso e ha messo una mano sul braccio della donna, con fare prepotente.
Chi è e cosa vuole da lei? Barbara lo conosce?
Mentre mille domande gli affollano la mente, la situazione precipita: un altro individuo - anch'egli uno sconosciuto - interviene per "salvare" Barbara dalle avances insistenti e sgradevoli dell'altro, e lo fa con molta decisione, minacciando il "molestatore" con un coltello e intimandogli con fermezza di comportarsi bene.
Tutto questo sotto gli occhi scioccati di Barbara e Tommaso; quest'ultimo, poi, incrocia per qualche secondo lo sguardo del padre, che non interviene in soccorso di moglie e figlio ma lascia che le cose si "risolvano da sé".
Questi episodi cominciano a innescare una serie di domande, pensieri, dubbi su sé stesso: Davide Ricci, il neurochirurgo che salva vite umane e "cura i cervelli", è forse un vigliacco?
Sì, certo, lui odia ogni forma di violenza e mai gli verrebbe in mente di risolvere una qualsivoglia questione con le botte, ma addirittura restare impassibili e fermi davanti a un tizio che dà fastidio alla tua consorte è troppo pure per un pacifista come lui!
E Davide sarà pure uno che esita ad agire, ma a pensare e ripensare è bravissimo, per cui comincia a viaggiare con i ricordi e la mente gli porta a galla altri momenti del passato in cui, davanti a gesti - anche velati e non proprio espliciti - di prepotenza e/o aggressività, lui ha reagito con mollezza, come se volesse nascondersi o scappare, tutto pur di non affrontare a viso aperto il prepotente di turno.
Cosa indicano di lui episodi come questi? Che è un vile, un fifone senza attributi?
Quando vede suo figlio fare amicizia con il figlio di Massimo Lenci, vorrebbe poter intervenire perché quel ragazzo strano di nome Giovanni - che pare abbia trascorso gli ultimi quattro anni lontano dal padre, in Australia - lasci in pace suo figlio, ma in realtà non fa nulla.
La svolta arriva attraverso un uomo di nome Diego, il quale altri non è che il ragazzo che aveva aiutato Barbara e Tommaso al ristorante.
Diego e Davide diventano amici e il primo dà al secondo altri occhi con cui guardare dentro sé stesso: non più quelli pacati e razionali del medico che si accosta al cervello come ad una macchina perfetta e che egli ha imparato a conoscere tramite la propria carriera accademica e professionale.
Ciò che Diego fa, essenzialmente, è spingere Davide a porsi delle domande importanti su quei meccanismi del cervello più oscuri, latenti, da cui derivano impulsi che da sempre si preferisce soffocare perché ritenuti anticonvenzionali, non conformi alle norme del vivere civile.
Diego, a sua volta, gli parla con molta franchezza di sé, della propria infanzia, dei lutti subiti, delle esperienze fatte e di ciò che è adesso, del percorso che ha fatto per arrivare alle consapevolezze odierne e che lo rendono, agli occhi ammirati di Davide, una sorta di maestro, di mentore.
"La società moderna reprime gli istinti che non comprende o che non le fanno comodo. Inibisce l’aggressività individuale perché ritiene che confligga con l’idea di civiltà. ""...la violenza è un potere ambiguo, che ha bisogno di essere controllato: se non lo domini, dominerà te. E non puoi controllare qualcosa che neghi a priori. Non puoi gestire una parte di te che rifiuti persino di concepire. Per convivere con il Potere devi nutrirlo e addomesticarlo."«Fidati di me, dottore. Impara a cavalcare il tuo Potere, o te ne pentirai. Impara a domarlo, e ti porterà più lontano di quanto immagini».
Diego acquisisce una sicurezza di sé che non aveva mai posseduto e questo lo porta a cambiare negli atteggiamenti e nei discorsi, tanto che pure Barbara se ne accorge e non vede di buon occhio l'amicizia con quel Diego, che lei trova enigmatico, inquietante e con una cattiva influenza sul marito.
Ma le nuove certezze del dottor Ricci sull'uso della violenza, sulla necessità di riconoscere i propri istinti più meschini e aggressivi, dovranno fare i conti con l'imprevedibilità che si cela dietro le vite e i cervelli altrui.
Lui, un medico che ha fatto della conoscenza del cervello il perno della propria vita, si scontrerà in modo drammatico e oltremodo impetuoso con le conseguenze di una carica di violenza ingestibile, feroce, frutto di problematiche mentali molto serie e dagli effetti dolorosi.
In poco tempo l'esistenza di Davide Ricci viene letteralmente sconvolta da gesti intrisi di follia umana, dalla paura che ai propri cari possa esser fatto del male, ma a stravolgerlo dentro ed irreversibilmente sarà la contezza di come anch'egli - benché sia e abbia sempre vissuto come una persona gentile, perbene, dal carattere docile - custodisca in sé stesso i germi dell'aggressività e della violenza.
Non solo, ma realizza che, per quanto la violenza sia ripugnante, inconcepibile, vile, disumana, essa sia al contempo inevitabile, efficace, capace di farlo sentire vivo e dunque "profondamente, indissolubilmente umana."
Che bella scoperta questo libro di Bacà, davvero sorprendente, per trama, registro linguistico, psicologia dei personaggi!
Ho trovato la scrittura molto matura, estremamente affascinante, in particolare perché si avvale di un linguaggio elaborato, ricco, specifico (appartenente all'ambito medico per lo più), chirurgico, raffinato che però ha il grandissimo pregio di risultare molto scorrevole e piacevole, mai pesante né tantomeno artificioso; la lettura fila fluida e accattivante dal primo rigo, l'Autore sa creare la giusta tensione emotiva nei momenti clou, affronta un tema interessante e attuale qual è quello della violenza, sia legata ad es. ai problemi di tipo psichiatrico, sia in quanto conseguenza di istinti presenti nella natura umana, e che non tutte le persone imparano a gestire nel medesimo modo e/o nel modo giusto.
Insomma, io ho amato questo libro, che per quanto mi riguarda - ad oggi - è tra quelli che preferisco tra i candidati allo Strega letti (ahimè, non tutti), insieme a "E poi saremo salvi".
Assolutamente consigliato!!
Ciao Angela :o) Molto intrigante questo viaggio nella psiche e nel comportamento del'essere umano! Da leggere! Grazie.
RispondiEliminaLo è, nello stile oltre che nella trama! Grazie a te ♥
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