Il primo è la storia di un ragazzino nato e cresciuto in una Belfast tanto bella quanto pericolosa, attraversata, alla fine degli anni '60, da scontri e tumulti politico-religiosi.
BELFAST
Film diretto da Kenneth Branagh, ha sullo sfondo il conflitto nordirlandese, che ebbe inizio nel 1968 eche si protrasse per ben trent'anni.
Il protagonista è il giovanissimo Buddy (Jude Hill), un bambino di 9 anni che vive a Belfast, appunto, con i genitori (Jamie Dornan e Caitriona Balfe - la mia adoratissima Claire Beauchamp di Outlander!- ) e i suoi nonni, un'anziana coppia bella arzilla.
La sua famiglia è di fede protestante e lì nel quartiere in cui abita la vita procede tranquilla, come se tutti facessero parte di una grande famiglia in cui ci si conosce, ci si aiuta, insomma si respira un'atmosfera di appartenenza ad una collettività.
Buddy è un tipo allegro, curioso, intelligente, e trascorre le giornate nei pressi di un cinema o di fronte la TV a guardare film e programmi americani; a scuola è molto bravo e sta cercando di conquistare una compagnetta di cui si è invaghito.
Sono gli anni '60 e la placida vita a Belfast subisce improvvisamente un colpo molto duro: si comincia a respirare un'aria satura di malcontento generale, che vede schierarsi cattolici contro protestanti.
Iniziano rivolte e attacchi, tutti ne sono spaventati e si sentono minacciati; la bella e famigliare Belfast diventa teatro di conflitti che porteranno inevitabilmente ai tumulti della guerra civile.
L'infanzia di Buddy smette di essere spensierata; egli vede gli adulti attorno a sé seriamente preoccupati: i genitori litigano spesso, suo padre va e viene perché lavora in Inghilterra, la madre - una donna determinata, con un carattere forte e deciso - cerca con fatica di proteggere la famiglia ed è certa di una cosa: qualunque cosa accada, Belfast è la loro casa, solo tra quelle strade e in quel quartiere in cui i loro figli sono nati, essi sono a casa.
A casa, sì, ma non al sicuro.
Restare in questa città tormentata da scontri quotidiani, in cui si commettono crimini e violenze e soprusi, è davvero la scelta più saggia da fare? E lo è in particolare per i figli, che hanno diritto di crescere tranquilli e non certo in un posto in cui i negozi vengono incendiati, o saccheggiati e poi distrutti, e chi ha una fede diversa deve avere paura di uscir di casa se non vuol essere aggredito?
I genitori di Buddy dovranno prendere una decisione importante, anche se questo vorrà dire lasciare qualcuno indietro...
È un film molto bello, emozionante, e l'attore protagonista è davvero bravo nel trasmettere tutta l'innocente spensieratezza della sua età, quel guardare il mondo con gli occhi stupiti di chi vede questi adulti attorno a sè che si fanno la guerra perché non accettano di avere come vicino di casa uno che prega Dio in modo differente.
Ispirato alla storia personale del regista, "Belfast" è sensibile, delicato, poetico, malinconico, va dritto al cuore e a questo contribuiscono le musiche bellissime e suggestive e la fotografia in bianco e nero.
Bello bello, lo consiglio!!
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L'altra pellicola è un film d'animazione molto particolare e che ruota attorno al tema della casa e di quanto ad essa si possa essere così attaccati da divenirne schiavi, con conseguenze poco piacevoli.
THE HOUSE
Il film è in pratica un'antologia composta da tre storie slegate tra loro per protagonisti, contesto, periodo di ambientazione, ma aventi un unico filo conduttore: l'attaccamento morboso alla casa in cui vivono.
Nella prima (diretta da Emma De Swaef e Marc James Roels) i protagonisti vivono alla fine del XIX secolo e sono molto poveri: si tratta del signor Raymond, sua moglie e le loro figliolette, tra cui la piccola Mabel.
Un giorno la famiglia riceve la visita di alcuni ricchi parenti che non risparmiano umilianti critiche; amareggiato, il padre di Mabel esce nel bosco a ubriacarsi ma a un certo punto viene avvicinato da un misterioso individuo che, al pari di un benefattore, si offre di costruire una casa per la famiglia gratuitamente.
E così, la famiglia si trasferisce in questa casa immensa mentre la loro vecchia casina viene demolita e i lavori nella nuova sembrano procedere-
Ma l'abitazione da subito si rivela strana, misteriosa, inquietante: al suo interno, infatti, si manifestano fenomeni sinistri e da pelle d'oca, che però solo Mabel riesce a notare!
Il soggiorno in questa dimora grande, con tante stanze buie, diventa per Mabel un'esperienza spaventosa, che la vede impegnata a prendersi cura della sorellina (la vediamo, infatti, sempre con lei in braccio) e a cercare di capire se i suoi genitori si stiano accorgendo delle cose strane che accadono tra quelle mura: voci, risate, presenze inafferrabili..., e come se non bastasse, ad aver mutato atteggiamento e a essere diventati molto strani, sono proprio mamma e papà, che si estraniano e si allontanano dalle loro bambine, smettendo di prendersene cura.
Cosa nasconde quella casa? È davvero quel luogo sicuro e confortevole in cui una povera famiglia potrebbe essere felice?
Questo episodio è il più dark di tutti, una fiaba nera ("alla Tim Burton"), claustrofobica, in cui -
benché non avvengano effettivamente avvenimenti classificabili come horror - la tensione narrativa viaggia costantemente sul filo della paura, si percepisce che nella casa c'è qualcosa di oscuro e che terrorizza proprio perché non è definibile né visibile.
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Ad aggiungere questa cupa sensazione di minaccia, oltre alla casa in sé (io non sono un'esperta dell'orrore, ma mi pare pacifico che solitamente le case infestate da oscure presenze siano molto ricorrenti in questo genere di film), ci pensano gli stessi personaggi: dei "pupazzi" dalle fattezze non proprio attraenti, ma anzi... un tantino inquietanti, ideali per creare incubi ai bambini.
La seconda storia è ambientata ai giorni nostri ed è diretta da Niki Lindroth von Bahr: il protagonista è un ratto (una sorta di programmatore sempre attaccato allo smartphone, a prendere appuntamenti e a far chiamate ad una presunta amante), che decide di rinnovare la propria casa grande e fatiscente (il problema principale sta nella presenza di un esercito di odiosi coleotteri, che sbucano ovunque) per rivenderla in tempi brevi, ma il progetto sarà meno semplice di quel che immagina.
Molti ospiti (tutti animali come lui) inaspettati cambieranno il suo modo di vedere le cose; verranno sì a vedere l'immobile ma trovare un acquirente serio si rivelerà un'impresa complicata, in particolare quando dentro casa si infilerà una coppia di toponi grossi, goffi e ridicoli che, con naturalezza e prepotenza insieme, prenderanno dimora nella casa senza che il padrone - sgomento - riesca a cacciarli.
Insomma, il povero ratto - che ha già i suoi problemi - dovrà affrontarne altri sgradevoli a causa di questi inquilini indesiderati...
Nel terzo e ultimo atto, diretto da Paloma Baeza, siamo nel futuro.
Anche qui abbiamo la proprietaria di una casa, circondata dall'acqua perché le inondazioni sono diventate sempre più frequenti; si chiama Rosa ed è una gatta gentile ma anche testarda, fissata con l'idea di restaurare l'edificio e poterci vivere lì per sempre.
Con lei vivono il pescatore Elias e la mistica Jen, e ben presto si aggiunge Cosmos, una specie di guru; con grande delusione di Rosa, Elias lascia la casa partendo su una barca; anche gli altri due sono intenzionati ad andarsene, ed esortano Rosa a non restarsene lì da sola, in quella casa che è praticamente impossibile da sistemare, ma a partire con loro alla ricerca di qualcosa di meglio.
Con lei vivono il pescatore Elias e la mistica Jen, e ben presto si aggiunge Cosmos, una specie di guru; con grande delusione di Rosa, Elias lascia la casa partendo su una barca; anche gli altri due sono intenzionati ad andarsene, ed esortano Rosa a non restarsene lì da sola, in quella casa che è praticamente impossibile da sistemare, ma a partire con loro alla ricerca di qualcosa di meglio.
Ma la padrona non riesce ad aprirsi al cambiamento ed è disposta - sebbene ne soffra - a veder partire gli amici pur di non abbandonare quel posto.
"...là fuori non c'è niente di meglioPer colui che decide di non cercarlo, non può esserci nulla.È ora di proseguire, anche se non si sa per dove.Non aver paura di diventare una persona diversa; ama il tuo passato ma poi... va oltre!"
Riuscirà a far sue le incoraggianti e sagge parole di Jen e ad andare verso una nuova vita, in un altro posto?
I tre racconti sono quindi collocati nel passato, nel presente e in un futuro distopico e hanno a che fare con il concetto di casa, come luogo da abitare fisicamente ma anche come un bene che permette a chi lo possiede di vivere meglio (a almeno è ciò che crede e spera); c'è la casa vista nel suo valore economico ma che trasuda solitudine e che basta poco perché diventi una topaia; e infine la casa come rifugio affettivo, un luogo noto e rassicurante che non si vuole abbandonare neanche quando i presupposti per viverci bene vengono meno.
Mi è piaciuto questo film d'animazione, in particolare il primo per le atmosfere cupe, gotiche e intriganti, e il terzo perché c'è una sottile vena d'ottimismo verso la fine.
In questi tre racconti incontriamo tanti difetti e debolezze umane (anche se in realtà, in due storie su tre, i personaggi non sono esseri umani, ma gatti e topi antropomorfi, che fanno il verso all'uomo, vestendo come lui e manifestando i suoi stessi vizi, stranezze, paure, desideri...): l'avidità, la brama di possedere beni materiali e l'attaccamento ad essi, la solitudine, la difficoltà di aprirsi al cambiamento; è un film allegorico, surreale, che ha il suo messaggio e risulta senza dubbio intrigante e piacevole da guardare
Consigliato!!
Ciao Angela, non ho visto nessuno dei due film, ma ognuno a modo suo mi sembrano molto interessanti! In particolare, mi incuriosisce molto il primo :-)
RispondiEliminaSono due generi molto diversi ma ugualmente belli ☺
EliminaCiao Ariel