giovedì 17 aprile 2025

\\ RECENSIONE // L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO - LA MALEDIZIONE -, di Giovanni Boschetti


Un tradimento, un'antica maledizione lanciata per rabbia e vendetta che attraversa i secoli e le generazioni sulla scia del soave profumo di una pianta speciale, che sembra vegliare sugli uomini e sulle vicende felici e funeste di cui sono protagonisti.
Spesso, loro malgrado.


L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO.
 - LA MALEDIZIONE -
di Giovanni Boschetti


BastogiLibri
142 pp
14 euro
Gennaio 2025

Il romanzo di Giovanni Boschetti si apre con il viaggio che porta il protagonista da Milano verso la Calabria, terra in cui fu concepito. 

Cosa sta cercando Angelo, intraprendendo questo viaggio? 
Innumerevoli sono gli interrogativi, i dubbi, le angosce e le amarezze che riempiono il suo cuore.
Riuscirà a trovare le risposte che cerca?

Angelo ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza piuttosto serene, circondato dall'amore dei suoi famigliari, cresciuto da papà Sante e mamma Antonella, una coppia affiatata, due persone meravigliose e oneste le cui esistenze sono state sempre accompagnate dall'amore, dalla fede, dalla rettitudine.

Ma il viaggio di Angelo - che fa da prologo ed epilogo - è un evento tutt'altro che sereno e lieto.
Come mai?

Per saperlo, è necessario fare diversi salti indietro nel tempo, il primo dei quali ci conduce all'XI secolo, quando un signorotto calabrese, tradito dalla moglie con un normanno, scagliò una terribile maledizione contro la discendenza dell'amante della fedifraga: il tradito maledisse ogni primogenito maschio della stirpe del rivale in amore. 

La maledizione fu, dunque, la diretta conseguenza di un tradimento, di un'azione vissuta dalla vittima come un'onta e una macchia indelebili.
Qualcosa di imperdonabile proprio perché portatore di vergogna e sofferenza.

Quella che sarebbe dovuta essere una vendetta più che altro verbale si trasformò in una lugubre leggenda e in un cupo sortilegio che avrebbe colpito gli ignari ed innocenti discendenti maschi del primo peccatore, destinatario principale e originario della solenne invettiva: la loro vita sarebbe stata marchiata e macchiata da eventi nefasti ed essi sarebbero divenuti, loro malgrado, artefici di infelicità, lutti, disgrazie a danno di chiunque avesse causato loro un danno o un dispiacere anche minimi, di poco conto.

Ed infatti, Angelo, sin da bambino, è circondato da eventi strani e sinistri: pur essendo lui un'anima gentile e buona, incapace di fare del male agli altri, se nel suo cuore comincia a provare sentimenti negativi, qualcosa di brutto e tragico, di lì a poco, accade alla persona che, in un modo o nell'altro, gli ha fatto uno sgarbo o gli ha arrecato dolore.

Ma Angelo non ha contezza di essere l'indiretto e inconsapevole causa di tali disgrazie occorse ad amici che, per diverse regioni, hanno tradito la sua fiducia!

Egli cresce senza conoscere il fosco presagio che si cela nella sua esistenza; non ha idea di quali siano i deleteri avvenimenti cui è destinato.

L'autore, attraverso dei flashback, ci porta indietro negli anni Quaranta, a Reggio Calabria, quando una ragazza di nome Antonella si innamora, ricambiata, di un soldato, Sante; il loro giovane e passionale legame nasce all'ombra dell'albero del profumo d'amore, cioè il bergamotto, testimone silente di questo come di tanti altri amori giovanili.

Antonella e Sante sono i genitori di Angelo e il lettore viene reso partecipe di come è nata la loro storia d'amore e di quali angosce hanno attanagliato Antonella al pensiero di poter mettere al mondo, una volta sposatasi con Sante, un figlio maschio, ben sapendo che sui maschi della sua famiglia incombesse il nefasto sortilegio.

Nonostante la triste e cupa nube dell'antico anatema, il cuore di Antonella è pieno della gioia di quel sentimento puro e sincero che la lega al suo innamorato, e l'autore si sofferma nel descriverlo in tutta la sua bellezza e dolce euforia, nei momenti di tenerezza vissuti all'ombra del bergamotto.

Per Antonella, Sante è il primo ed unico amore, quello che le fa battere il cuore a mille, che riempie ogni suo pensiero, che la fa sospirare di gioia e desiderio e che la spinge a fantasticare sul loro futuro insieme.
Nella persona gentile e cara di Sante, ella rivede la figura del proprio defunto padre, anch'egli un uomo d'oro.

"Nel pieno di una guerra fra le più terribili e cruente di sempre, nacque, germogliò e fiorì un amore diverso da ogni altro ma simile ad ogni altra storia dove il sentimento sia il collante fra persone che perdono tutte le difese per farsi conquistare dall'amore stesso. 
Quanti amori sono sbocciati, avvolti dal profumo di mille fiori o da quello di un albero che emette fragranze estasianti!".

Quando la guerra finisce, i due fidanzati si sposano e dopo non molto tempo, in un misto di gioiosa attesa e di comprensibili timori, nasce Angelo, il primogenito. 

Dopo circa un ventennio, i genitori muoiono misteriosamente e improvvisamente, a poca distanza di tempo l'uno dall'altra.

Angelo, che ha due sorelle minori, si ritrova così orfano e capofamiglia. 
Poco dopo, la sua zia materna gli rivela il segreto della maledizione familiare ed egli ne resta sconvolto.

Quanto grande sia il peso di un tale segreto è facilmente immaginabile.

Il romanzo di Boschetti narra di tradimenti, malefici, di un grande amore che sa di fragranze floreali, di  virtù, cattiverie e miserie umane.

Al centro vi è la vecchia e sibillina maledizione, che - narrata nelle prime pagine - anticipa gli eventi di cui il lettore viene a conoscenza man mano leggendo le traversie che contrassegnano la vita di Angelo.

In queste pagine si parla anche della guerra, e di come essa entri con drammatica prepotenza nella Storia e nelle singole vite degli esseri umani, devastando, provocando morti e feriti, terrorizzando, affamando, separando, portando infelicità e precarietà.

L'autore bilancia e intreccia le parti narrative con quelle riflessive, arricchendo il racconto dei fatti e il tratteggio dei personaggi con considerazioni profonde sulla vita - preziosa, unica ma di certo non sprovvista di insidie -, sul destino - imprevedibile e, spesso, burlone -, sulle disgrazie che possono colpire anche chi si conduce rettamente, sulla libertà (vera o presunta) di ciascun individuo di agire come meglio ritiene opportuno, con tutto ciò che questo implica a livello di conseguenze e responsabilità personali.

Ma gli effetti della maledizione - che si ripercuotono di generazione in generazione su degli innocenti - innesca una domanda fondamentale e spinosa: siamo davvero padroni del nostro destino, se poi in realtà non siamo capaci di impedire che certe sventure accadano?

Largo spazio è dato alle dissertazioni su argomenti di natura esistenzialista e spirituale, come ad es. le maledizioni nell'ottica biblica, il rapporto tra libero arbitrio e predestinazione, l'analisi del concetto di libero arbitrio all'interno del pensiero di personaggi come Lutero, Calvino, Sant'Agostino.

Tra queste pagine vi sono invocazioni e preghiere rivolte a Dio, Colui dal quale tutto proviene e da cui dipende la vita dell'uomo; Colui che è fonte di vita, di pace e gioia, e che al contempo permette tribolazioni e difficoltà nella vita terrena di ogni uomo, il quale non potrà mai sondare e scrutare in modo limpido e definitivo nelle profondità di Dio, nonostante le mille domande, i legittimi interrogativi e le teorie formulate per cercare di capire e spiegare tutto ciò che gli succede, per scontrarsi, prima o poi, con la verità che non tutto è spiegabile e che spesso accadono cose misteriose e imperscrutabili.

Il registro linguistico utilizzato dall'autore è - come del resto anche in altre precedenti sue opere da me lette e recensite - elegante e delicato, ricercato ed accurato senza mai perdere in fluidità e scorrevolezza.

Il libro di Giovanni Boschetti è un'opera dai contenuti ricchi di profondità, che parte dalle storie di individui comuni per approdare a concetti più alti, filosofici e spirituali che attingono molto alle Sacre Scritture; ci si interroga sulla fede e su quanto sia centrale il rapporto con Dio e come Egli guidi ogni cosa nel mondo e nell'esistenze di ogni singolo uomo.

I personaggi principali sono fondamentalmente persone buone, dalla condotta retta, le cui umane fragilità e paure non ne intaccano l'irreprensibilità e l'integrità morale.
Le loro vite, come quelle di ogni uomo, accolgono eventi tanto felici e lieti quanto tristi e dolorosi, e la mestizia dovuta alla consapevolezza dell'atavico maleficio non può che far cadere una costante ombra di amarezza e turbamento, addolcita solo dalla presenza, costante anch'essa, del profumo del bergamotto, spettatore silenzioso e odoroso delle vicissitudini umane.

Personalmente, ho apprezzato molto le parti in cui si disquisisce su Dio e su altri temi e considerazioni che da provengono dalle riflessioni sulla sua Persona e su come Egli agisca e intervenga (o meno) sul vivere delle Sue creature; da credente, quando si parla di Dio e della necessità dell'Uomo di cercarLo, non posso che essere interessata a questioni di questo tipo.
L'epilogo è amaro ma credo pure che sia coerente con l'atmosfera che permea l'intero romanzo.

Come si intuisce, è un'opera da leggere non frettolosamente ma con ponderazione, proprio per le tematiche e i concetti espressi.



2 commenti:

  1. Ciao Angela, non conosco Boschetti e non ho letto i suoi libri, ma questo mi incuriosisce.
    Come sempre, bella recensione, molto approfondita.
    Un abbraccio e buona Pasqua 😘

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie cara (⁠ ⁠˘⁠ ⁠³⁠˘⁠)⁠♥

      Un abbraccio 😘

      Elimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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