TE LO DIRO' UN'ALTRA VOLTA
di Alba Arikha
Ed. Bollati Boringhieri Collana Varianti Trad. di M. Faimali 16.50 euro Febbraio 2013 |
«Ora ti racconto del 1941» dice Avigdor Arikha alla figlia, camminando nervosamente su e giù per l’appartamento vuoto.
«Ascolto» replica la quindicenne Alba. Trattenendo il fiato. Perché non è facile convincere il collerico, irruente padre a parlare delle vicende tormentose che hanno segnato la sua vita di bambino ebreo, prima in Romania e poi durante la marcia nell’inverno ucraino verso un campo di concentramento. Nemmeno Pepi, la nonna israeliana dagli occhi sempre lucidi di lacrime, parla mai di quel tempo.
Nel grande appartamento parigino frequentato da Samuel Beckett, Henri Cartier-Bresson e numerosi altri artisti, l’ultima guerra del secolo breve è un tema bandito dalla conversazione. Avigdor è un pittore affermato, innovatore, teorico e critico d’arte, e la rabbia che ha dentro, quando non si riversa sulla moglie e sulle figlie, appare nei disegni e sulle tele, nei ritratti impietosi di personaggi noti, oppure diventa imprevedibile furia alle note di una canzone pop.
Alba, appassionata di musica, brava pianista, cresce cercando di capire, ribelle contro l’atmosfera di casa sua, così diversa da quella delle case delle amiche, decisa a penetrare la barriera che separa suo padre da lei e dal mondo, ad abbatterla costringendolo a ricordare.
cover |
Ma all’improvviso Avigdor tace, e a una domanda della figlia risponde «Te lo dirò un’altra volta», poi esce.
E il duello padre-figlia continua, fino a quando la ragazza non riuscirà a ricomporre il quadro della diaspora di famiglia attraverso le vicende di ciascun parente, prossimo o lontano per sangue o geografia, trovando così identità e sicurezza.
Sono tante le memorie dei reduci dai campi di sterminio nazisti, ma poche quelle dei discendenti dei protagonisti: il silenzio attonito di chi ha vissuto l’orrore rischia di cancellarne la testimonianza più intima e drammatica.
In questa breve, efficace, elegante storia di vite vissute, le aspirazioni e le ansie di un’adolescente scorrono sullo sfondo delle vicende di ben altre infanzie, ben altre adolescenze segnate dalla storia.
L'autrice
Alba Arikha è nata a Parigi. Suo padre, Avigdor Arikha, è già un artista affermato, sua madre è la poetessa americana Anne Atik, il suo padrino Samuel Beckett. Dopo aver studiato pianoforte e composizione per molti anni, ed essersi laureata in Letterature comparate alla Columbia University di New York, si è trasferita a Londra, dove ha pubblicato un primo romanzo Muse, seguito da una raccolta di racconti, Walking on Ice. Alba ha da poco registrato un CD di sue canzoni, Dans les Rues de Paris. Vive a Londra, con il marito musicista e compositore Tom Smail e i due figli.
E il duello padre-figlia continua, fino a quando la ragazza non riuscirà a ricomporre il quadro della diaspora di famiglia attraverso le vicende di ciascun parente, prossimo o lontano per sangue o geografia, trovando così identità e sicurezza.
Sono tante le memorie dei reduci dai campi di sterminio nazisti, ma poche quelle dei discendenti dei protagonisti: il silenzio attonito di chi ha vissuto l’orrore rischia di cancellarne la testimonianza più intima e drammatica.
In questa breve, efficace, elegante storia di vite vissute, le aspirazioni e le ansie di un’adolescente scorrono sullo sfondo delle vicende di ben altre infanzie, ben altre adolescenze segnate dalla storia.
L'autrice
Alba Arikha è nata a Parigi. Suo padre, Avigdor Arikha, è già un artista affermato, sua madre è la poetessa americana Anne Atik, il suo padrino Samuel Beckett. Dopo aver studiato pianoforte e composizione per molti anni, ed essersi laureata in Letterature comparate alla Columbia University di New York, si è trasferita a Londra, dove ha pubblicato un primo romanzo Muse, seguito da una raccolta di racconti, Walking on Ice. Alba ha da poco registrato un CD di sue canzoni, Dans les Rues de Paris. Vive a Londra, con il marito musicista e compositore Tom Smail e i due figli.
Nessun commento:
Posta un commento
Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz