Pochi giorni fa ho terminato e recensito qui sul blog il romanzo autobiografico LA TREGUA di Primo Levi (RECENSIONE).
Vi posto la toccante poesia che introduce il racconto dell'Autore e che fa riferimento alla tragica esperienza vissuta nel Lager, ormai indelebile nella sua memoria.
« Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba;
«Wstawać»;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
il nostro ventre è sazio.
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawać». »
(11 gennaio 1946)
ANCHE IL LIBRO CHE STATE LEGGENDO VOI
HA UNA CITAZIONE INTRODUTTIVA O UNA BELLA DEDICA?
Poesia molto intensa, che fa capire come un'esperienza possa segnare in modo indelebile la propria esistenza. Grazie per averla citata
RispondiEliminagià, ciò che hanno vissuto i deportati è qualcosa di inimmaginabile...
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