A scandire e a dare un senso alla sua esistenza c'è sempre stata lei: la musica.
BLUE SUMMERdi Jim Nichols
Nutrimenti Ed. trad. N.Manuppelli 228 pp |
"La musica era stata tutto per me quando ne avevo avuto bisogno e continuava a parermi molto più autentica di qualsiasi altra cosa."
Siamo nel 1997 è il quarantenne Calvin Shaw si trova all'interno del penitenziario di Bolduc (Maine).
Come è finito dietro le sbarre? È lui stesso a menzionare, per ora di striscio, la ragione per cui è stato incarcerato: omicidio.
Finalmente Cal è pronto a raccontare la propria storia e a farlo non soltanto con le parole ma ancor più con il canale di comunicazione da lui privilegiato: la musica, così come esce dalla sua testa e poi dal suo strumento, la cornetta.
Ora può dire la sua perché è un uomo libero.
Libero.
Ma lo è davvero?
In realtà, se c'è una persona la cui esistenza è ingabbiata in lacci e legami opprimenti, quella è Cal Shaw: musicista bravo che però non ha sfondato; alcolista che cerca di disintossicarsi e si sforza di non guardare le bottiglie di alcool neppure da lontano; ex-carcerato; uomo solo con i propri tristi ricordi, con troppi demoni a infestargli la mente e i sogni; figlio e fratello senza famiglia.
Chi è Calvin Shaw?
È un uomo che cerca di riprendere in mano la propria vita a pezzi e il punto di partenza sono le note che stanno componendo progressivamente una melodia, che egli chiama Blue Summer, dedicata a una fase della sua vita passata collocata nel periodo estivo, quando il cielo era azzurrissimo, il sole splendente e nell'aria si respirava una promessa di felicità.
Una promessa che è stata spazzata via da un primo evento drammatico a cui, come in un effetto domino, sono susseguiti altri, e i giorni di Cal hanno assunto tonalità ora cupe ora struggenti e malinconiche.
Ma per capire come sia stata la vita del protagonista, dobbiamo seguirne il racconto, e così dal 1997 saltiamo al 1964, quando Cal è un decenne che vive felice nella piccola città di Baxter, nel Maine, assieme ai genitori, ad Alvin (di un anno più grande) e alla sorella maggiore Julie.
Sono felici e sereni, gli Shaw, e il perno attorno a cui ruota la serenità famigliare è la figura paterna, John (detto Jack) Shaw, un uomo allegro e amante della musica, che tiene tantissimo a che i suoi figli suonino almeno uno strumento musicale e, a tale scopo, si assicura che prendano lezioni dall'amico fraterno Gus, punto di riferimento per Cal anche negli anni a venire.
La mamma, Betty, è una donna algida, avara di effusioni e carezze, e questa peculiarità farà sempre parte di lei, con sommo disappunto di Cal, che non smetterà, negli anni, di sperare in un abbraccio materno, in un gesto o in una parola gentili, affettuosi..., ma invano.
Cal, come spesso succede tra fratelli quasi coetanei, è in competizione con Alvin e l'uno cerca sempre di averla vinta sull'altro in ogni campo o attività, tanto più se c'è il padre nei dintorni a dispensare apprezzamenti e lodi.
Cal va molto d'accordo con Julie, e i due - fino a quando potranno - saranno l'un per l'altra una preziosa e necessaria fonte di conforto.
Purtroppo, in un giorno che sarebbe dovuto essere di festa - il Quattro Luglio del 1964 -, dopo ore trascorse all'aria aperta a divertirsi, il padre di Cal esce per andare a giocare a poker con gli amici, cosa che fa da sempre.
Non torna a casa, però, quella sera, e da quel momento tutta la storia della famiglia Shaw si avvia lungo una discesa sempre peggiore, soprattutto per Cal e Julie.
È stato come se l’incidente di mio padre avesse aperto una porta malvagia a tutte le altre cose cattive; sono convinto che se solo fosse rimasto in vita, niente di tutto ciò sarebbe accaduto.
Il signor Shaw, purtroppo, muore e Betty, dopo non molto, si trova un nuovo marito (sposato, a dire il vero, più per esigenze economiche che per amore): l'agente immobiliare Randy Pike, di qualche anno più giovane.
Per i tre orfani è già comprensibilmente difficile assimilare l'improvvisa tragedia e abituarsi alla dolorosa assenza paterna, figuriamoci accettare tanto velocemente l'arrivo di un patrigno!
Ma la madre è convinta e sposa Pike, il quale si rivela da subito un essere viscido, arrogante, perfido e maligno, un ipocrita che finge di comportarsi da amicone simpatico con i figliastri, ma poi, al momento opportuno per lui, sferra l'attacco e la sua maschera untuosa cade giù, mostrando il suo vero volto: quello di un uomo che non sopporta i fratelli Shaw, li vede come una rogna e desidera solo sottometterli affinché gli diano meno fastidio possibile.
E se con il pauroso e accondiscendente Alvin il gioco gli riesce semplice, con Cal e Julie, Pike deve sudare e affilare i propri artigli.
Inizia così, all'interno delle mura domestiche, un sottile e diabolico gioco al massacro, in cui l'adulto cerca, in tutti i modi e ad ogni occasione, di sfiancare la resistenza dei due testardi fratelli, che vorrebbero solo essere lasciati in pace, ma ciò non è possibile: Pike non accetta di essere ignorato, egli pretende obbedienza e non esita a punire il ragazzino scostumato e l'adolescente ribelle ogni qualvolta ritiene di ricevere da loro insolenza.
Cal racconta di come la vita in casa sia pesante e infelice per lui e Julie, costante oggetto di cattiverie e abusi psicologici da parte del patrigno, e la sofferenza raddoppia nel constatare come la madre non faccia nulla per aiutarli, difenderli, sostenerli: se ne infischia altamente, non fa che dar ragione al marito e prosegue con quel suo atteggiamento da madre anaffettiva, incapace di elargire - fosse pur raramente - un gesto carino, amorevole, rassicurante.
Come se ciò non bastasse, accade l'irreparabile: in un pomeriggio autunnale del 1966 un'altra tragedia, forse più della precedente, travolge e stravolge l'esistenza del giovanissimo Calvin, riempiendola di incubi, rimorsi, sensi di colpa, solitudine, di un dolore profondo e solitario che, in qualche modo, condizionerà la sua vita, darà forma alle sue paure e alle sue (presunte) colpe, allontanandolo - pochi anni dopo - da quella famiglia in cui si sentirà un intruso, un ospite indesiderato, un figlio non amato.
Intanto gli anni passano, il piccolo Cal cresce, diventa un adolescente irrequieto che si accompagna a una cricca di amici emarginati, indicati come dei "ragazzi", dei piccoli delinquenti che sbevazzano e vagabondano di qua e di là; da mingherlino e imbranato, Cal man mano diventa un ragazzo carino e meno timido, e anche grazie alla musica si fa il suo piccolo giro di amicizie.
Sul fronte sentimentale, ha le sue prime esperienze amorose, prima con l'amica d'infanzia Becky (carina ma claudicante), poi con altre ragazze, ma ormai qualcosa dentro di lui si è rotto per sempre e restare a Baxton non ha più senso.
Andar via non significa e non implica, però, tener lontani i fantasmi e i demoni del passato, e i suoi patetici tentativi di negarli, affogandoli nell'alcool, ne sono una triste dimostrazione.
"Fa male tornare nel mondo reale, dove le persone che hai appena sognato se ne sono andate un’altra volta. Fa male essere il rifiuto che sei diventato e non il bambino del sogno, anche se il bambino del sogno ha avuto la sua buona dose di dolore."
Come dicevo all'inizio, a salvarlo ci pensa lei, la sua cornetta, e quelle struggenti note blues che da essa egli sa trarre per formare una melodia unica, adatta a di diventare la colonna sonora della propria esistenza e in grado di tener vivo il ricordo di chi ha amato e non c'è più.
La narrazione delle vicende personali e famigliari di Cal comprende tre fasi: il periodo della preadolescenza/adolescenza (1964-1972), il 1995 e il 1997.
Se il 1997 è il presente, che vede Cal Shaw in carcere, ad essere importante è anche il 1995 perché è l'anno in cui egli cercherà, a modo suo, di far pace col passato, di metterci la famigerata "pietra sopra", tornando a casa, o meglio, a quel che resta della sua famiglia, di cui da trent'anni non si sente parte; quella visita, però, non farà che dare un'altra svolta alla sua vita...
Blue Summer è la storia di un ragazzo che è diventato un uomo crescendo in fretta, che ha perso troppo presto i punti di riferimento fondamentali per la sua vita e che ha cercato, tra alti e bassi, tra scarsi e rari successi e troppe sconfitte, di non soccombere mai definitivamente, di restare a galla nonostante tutto: nonostante i ricordi pesanti, la solitudine, l'insoddisfazione, la mancanza di affetti veri e duraturi, e a modo suo ce l'ha fatta aggrappandosi alla sua musica, e così, "suonando la melodia, eseguendo i riff quando è il mio turno di swingare", ha seguito le note là dove esse l'hanno condotto, a volte sono state note cupe, gravi, tristi, altre più malinconiche e dolci, ma tutte ugualmente importanti per fare di lui l'uomo che è: imperfetto, fragile, pieno di paure e alla continua ricerca di un riscatto che gli permetta di risalire da quel fondo toccato più di una volta.
Un romanzo di per sé semplice, molto fluido nel ritmo, piacevole nella scrittura e genuino nei contenuti, con protagonista un uomo come tanti, che ha visto frantumarsi, pezzo dopo pezzo, il sogno di una famiglia "normale" e felice e che ha cominciato a commettere errori su errori quando si è visto solo; anche per lui, però, c'è la possibilità di redenzione e di un futuro arricchito da melodie più limpide e suoni più aperti.
Consigliato a chi cerca un romanzo dalle atmosfere malinconiche, incentrato sulle relazioni famigliari.
Non conosco Jim Nichols, ma dalla tua recensione il libro sembra molto interessante
RispondiEliminasì sì, mi è piaciuto perché, pur essendo semplice, ha una bella storia da raccontare
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