martedì 22 agosto 2023

✔️ RECENSIONE ✔️ VERITÀ NASCOSTE di Anna Maria Fusco


Sei mesi: questo è il tempo in cui una giovane donna pugliese vive l'esperienza più traumatica della propria vita, rapita da uomini che la trascinano da un tugurio all'altro, sottoponendola a violenze di ogni tipo, in attesa di ricevere il tanto agognato danaro del riscatto.

Sei mesi infernali ai quali sarà arduo sopravvivere, eppure Anna Maria attingerà ad un'incredibile forza interiore e a un'inesauribile riserva di fede che le permetteranno di superare qualcosa di inaudito e al limite della sopportazione.



VERITÀ NASCOSTE
di Anna Maria Fusco


307 pp.
Ci sono esperienze difficili da raccontare perché rievocarle provoca ancora tanto dolore anche dopo molti anni.

Per anni Anna Maria Fusco ha tenuto nascosto, per pudore, tutta l'oscena brutalità di ciò che ha vissuto in sei mesi di cattività, in balia della volontà e dell' insensibilità di esseri senza scrupoli né coscienza, cioè i suoi sequestratori.

Anna Maria è una giovane maestra ventunenne di Manduria, figlia di genitori benestanti (il padre è un imprenditore del vino) che il 18 novembre 1983 viene sequestrata da una banda di rapinatori della Sacra Corona Unita, determinata a chiedere un lauto riscatto in cambio del rilascio della ragazza.

In queste tremende pagine, la voce di Anna Maria ci porta nel suo personale inferno, in quei maledetti mesi vissuti lontana da casa e lasciata in condizioni disumane, di incuria e sporcizia totali, con scarsità di cibo e acqua, e soprattutto sottoposta a costanti abusi e sevizie, tanto fisici e psichici, quanto sessuali.

La sua è stata un'esperienza devastante, che l'ha condotta giù per gli scalini più bassi della dignità umana, segnandola in maniera indelebile come persona e come donna.

Che un rapimento sia, già di per sé, un fatto tragico e spaventoso è indubbio, ma ciò che il corpo e la mente di Anna Maria hanno dovuto sopportare è indicibile.

Il lettore resta attonito e ammutolito davanti a un tale rigurgito di malvagità; già quella povera ragazza doveva subire un trauma terribile per il solo fatto di essere privata della sua libertà, della sua vita e del rispetto, da uomini privi di umanità pronti a macchiarsi dei peggiori reati pur di fare soldi, ma a questo si aggiungevano costanti e quotidiane mortificazioni, come se Anna Maria fosse peggio di un animale, da prendere a calci e tenere legato, per di più in ambienti a dir poco degradati, sporchi, infestati da ratti e rettili; per quei bruti ella era un pezzo di carne senza diritti né dignità, da stuprare, percuotere con violenza inaudita, da dileggiare perfidamente.

Un sequestratore in particolare è stato il suo torturatore, colui che abusava della ragazza come e quando voleva, riversando su di lei ogni sorta di istinto animalesco.


Come si sopravvive a vicissitudini del genere?
Anna Maria ce lo racconta ed è straziante.

A sostenerla sono stati la fede e il pensiero della famiglia, oltre a quell'atavico istinto di sopravvivenza che emerge in situazioni al limite e che permette di affrontare, con insospettabile resilienza, qualcosa che mai avremmo pensato né di poter vivere né tantomeno di affrontare e superare.

Anna Maria prega e invoca Dio confidando che Lui non l'abbandonerà e che continuerà a vegliare su di lei; se lo vorrà, farà in modo che lei torni alla libertà, alla sua famiglia e alla sua vita.

Solitudine, disperazione, sofferenza nel corpo, nella mente e nello spirito, terrore, un profondo senso di vergogna, freddo, fame, la consapevolezza di essere diventata in sei mesi un oggetto senza valore, da calpestare, maltrattare, ingiuriare ed eventualmente uccidere senza pietà, se le scellerate richieste dei delinquenti, che la tengono prigioniera, non dovessero essere esaudite.

Al buio, in quelle squallide e immondi "prigioni", Anna Maria piange e prega, ma non solo, fa qualcosa di più, di necessario: tiene viva e allenata la propria mente cercando di memorizzare quanti più dettagli utili per raccogliere informazioni sui rapitori; continua a rivolgere pensieri d'amore alla famiglia e alimenta i ricordi felici dell'infanzia, nonostante gli ignobili tentativi dei suoi carcerieri di farle credere che i suoi cari non l'amino abbastanza, se esitano tanto a pagare per liberarla.

Il racconto di Anna Maria, crudissimo perché drammaticamente e dolorosamente reale, è il grido liberatorio di una donna, ora adulta, che, a poco più di 20 anni, ha visto e sperimentato violenze terrificanti e umilianti, capaci di uccidere dentro, nell'anima, eppure lei - con la sua fede sincera e semplice, la sua incredibile e ammirevole capacità di amare e perdonare - ha saputo ricostruirsi pezzo per pezzo, a lasciare andare odio e rancore, ha continuato a nutrire la speranza e la fiducia in un futuro più lieto, e questa lettera al mondo vuole essere un incoraggiamento per tutti, in particolare per i giovani, perché siano costruttori consapevoli di una umanità migliore, che viva tenendo alti i valori del rispetto della dignità e della libertà dell'uomo, i valori dell'amore e della misericordia.

La storia di Anna Maria è molto forte, colpisce il lettore, lo lascia sgomento e atterrito in presenza di tanto dolore e di tanta malvagità, ma altresì egli resta ammirato dalla grande sensibilità e dalla forza interiore di questa ragazza degli anni 80 che, malgrado i momenti di abbattimento e sconforto, non si è lasciata sopraffare dal male ma, anzi, ha vinto il male con il bene*.

Grazie, Anna Maria, per il coraggio nel condividere una storia - la tua - così dura e intensa.

Ideale per chi ricerca storie di vita vissuta ed è pronto a leggere di esperienze angoscianti ed emotivamente molto forti.


* Lettera ai Romani 12:21

6 commenti:

  1. Un libro e una storia terrificanti. Qualche anno fa ho letto "3096" di Natascha Kampush: una ragazza che è stata rapita quando aveva dieci anni e che ha trovato la libertà dopo 3096 giorni.

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    1. Ciao Fra.
      Lo lessi anche io, tremendo 😥 possiamo solo tentare di immaginare cosa abbiano passato queste ragazze...

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    2. Mi ricordo di essere rimasta giorni e giorni scombussolata dal suo racconto. Peccato che il sequestratore e aguzzino si sia poi suicidato

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  2. Un libro coraggiosissimo, straziante. Tra l'altro leggerne l'incipit mi ha fatto pensare al fatto di Palermo di quei 7 esseri immondi che hanno stuprato per una notte intera una ragazza. Un libro sicuramente da pugno nello stomaco ma che oserei dire dovrebbe secondo me diventare anche libro da leggere quantomeno nelle superiori , sì a scuola, proprio per far comprendere dal lato della vittima l'orrore e la paura che prova in quei momenti da incubo. Proverò a leggerlo, il mio disagio ed il mio dolore quando leggerò certe pagine va affrontato anche perchè è nulla rispetto all'autrice che tutto quello che io proverò nel leggerlo lei lo ha drammaticamente vissuto.

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    1. Condivido, anche se leggere queste brutture è faticoso e provoca disagio, farlo per conoscere è nulla in confronto a ciò che queste vittime e sopravvissute hanno subito.

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    2. Condivido tutto ciò che hai scritto. Dovrebbe essere una lettura per sensibilizzare i giovani, ma anche gli adulti... purtroppo

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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