domenica 14 agosto 2016

Recensione: IL PREZZO DEL DOMANI di Mirko Valerio



Amore, odio, vendetta, perdono, malvagità, bontà, spirito di sacrificio, egoismo…: in “Il prezzo del domani” l’umanità viene messa a nudo in tutte le sue complesse sfaccettature, e ciò che le fa da sfondo è la guerra, che con le sue tragiche caratteristiche – pericoli, morte, fame, miseria, brutalità…. – è capace di tirar fuori dall’Uomo tutto il male ma anche tutto il bene che ancora esiste e che va perseguito, affinché la speranza di un domani più roseo non muoia.


IL PREZZO DEL DOMANI
di Mirko Valerio



Casa Editrice Kimerik
528 pp
16 euro
2016
La storia che sta al centro del romanzo è, a sua volta, frutto del racconto di un personaggio che ha vissuto/assistito personalmente ai fatti narrati e che li racconta al proprio interlocutore. E' “una storia nella storia”, insomma.

Il libro si apre infatti presentandoci un giornalista e scrittore di romanzi che ha qualche problemino con l’auto ed è costretto a portarla dal meccanico; in attesa che venga sistemata, si reca in un bar a prendere qualcosa e lì un vecchio uomo cattura la sua attenzione, dicendogli che ha una storia da raccontargli.

Ed è dalle parole del vecchio che veniamo trasportati a qualche anno prima della seconda guerra mondiale, nel Veneto, in particolare nella provincia vicentina, e conosciamo un gruppo di ragazzi, tutti amici, le cui vite stanno per essere sconvolte e che la Guerra separerà: c’è Pietro, col fratellino Giulio, Marco, Giovanni, Matteo, Lorenzo…

Li ritroviamo qualche anno dopo, più cresciuti; Giovanni ha fatto la scelta di andare in seminario, Marco simpatizza per l’ideologia fascista, Pietro si è dichiarato all’amata Sofia; Lorenzo – che è ebreo – ha incominciato ad avere problemi per le proprie origini…

Nel 1939 l’Italia viene catapultata in una disastrosa guerra che durerà ben sei lunghi anni e in questi anni i nostri ragazzi diventeranno uomini, cresceranno troppo in fretta e, soprattutto, alcuni di loro si separeranno, prenderanno strade differenti.
L'amicia che li lega sarà sufficiente a tenerli uniti nonostante le diverse strade intraprese?

Mentre il conflitto incalza, i bombardamenti sconquassano le città, la miseria aumenta, i giovani vengono chiamati al fronte, c’è qualcuno che ha deciso di ribellarsi a questo stato di cose voluto dal Duce e dai tedeschi: i partigiani, pronti a opporre resistenza creando scompiglio ai nazifascisti, mettendo bombe, assaltando caserme, tendendo imboscate ai soldati…

Ma si sa, la guerra non guarda in faccia nessuno e a pagare il prezzo altissimo di un conflitto che sembra non finire mai e che miete vittime e povertà quotidianamente, non sono soltanto i soldati che combattono, ma ancor più la popolazione, i civili, la povera gente che cerca, con grandi difficoltà, di sopravvivere come meglio può, in attesa di giorni migliori.


"...ci  sono cose che vanno fatte e bisogna farle, capisci? Prima di venire qui, prima di questa guerra insulsa,  avevo una vita, dei progetti, un futuro.Voglio capire se tutto quello c’è ancora: voglio vivere senza rimpianti»"


Intanto, Pietro e Matteo hanno deciso di non arruolarsi ma di darsi alla macchia, divenendo partigiani; la vita di “banditi” (come li chiamano con disprezzo i tedeschi e i fascisti), nascosti sui monti, pronti ad agire di notte col pericolo di essere scoperti e fucilati (nel migliore dei casi, perché nel peggiore ci scappavano ore di torture prima della morte …), ha per loro il suo fascino avventuroso, fascino che andrà via via spegnendosi per assumere i colori più pesanti del pericolo e della necessità: la necessità di combattere per scacciare il nemico e per restituire al proprio Paese la tanto agognata libertà, aspettando e sperando che la guerra finisca.

Marco, invece, ha scelto di seguire le idee di Mussolini e di notte e di giorno sta attento a stanare i partigiani, per arrestarli o ammazzarli; per fermarli, costi quel che costi.
E spesso il destino metterà di fronte i vecchi amici, ormai appartenenti a “fazioni” diverse, che saranno chiamati ogni volta a scegliere se guardare l’altro con gli occhi dell’amicizia (di quell’amicizia nata nell’infanzia, che li ha fatti sentire in passato quasi fratelli) o con quelli del combattente che deve obbedire ai propri ideali e al gruppo di cui ormai fa parte.

Le vicende avventurose e frenetiche dei nostri ragazzi, impegnati ognuno sul proprio fronte (che sia quello fascista per Marco, quello dei partigiani per Matteo e Pietro; quello religioso per Giovanni…), intrecciano la Storia con le piccole storie personali, fatte di amore, come quello sincero e forte tra Pietro e Sofia, che dovrà vedersela con il cinismo e la crudeltà di Enrico (un giovanotto arrogante che milita tra i fascisti e che ha messo gli occhi su Sofia, infischiandosene del fatto che lei sia fidanzata) e con altri ostacoli che si frapporranno al loro sentimento; storie intrise di dolore, perché, come dicevo più su, a rimetterci al di sopra di tutti è sempre la povera gente rimasta in paese, che purtroppo in quei difficili anni non dovrà stare attenta soltanto alle malefatte dei nazifascisti, ma anche degli stessi partigiani, che non di rado si sono lasciati andare ad azioni non sempre onorevoli…
Storie di perdono e amicizia, di sacrificio della propria vita per il bene altrui; storie di tradimenti e vigliaccherie, di azioni coraggiose ed eroiche.

Ma alla fine della guerra, ci saranno davvero persone ricordate e indicate come Eroi?
O ciò che ne resta non è altro che un cumulo di dolorose macerie su cui piangere (sempre che di lacrime ne siano rimaste)?


Il prezzo del domani ha i suoi piccoli grandi eroi che hanno cercato di agire, nonostante il male che li circondava, sempre avendo davanti agli occhi la propria umanità, la propria dignità di persone con dei valori, con un cuore: commuove e intenerisce la figura del sacerdote di paese, don Angelo, che è stato un pastore per le anime in tutti i modi in cui lo si può essere; ammiriamo Pietro e Marco che, malgrado le scelte di vita decisamente opposte, non hanno mai dimenticato chi erano.

Il romanzo d’esordio di Mirko Valerio è, a mio avviso, un ottimo esordio, perché unisce l’accuratezza storica con la necessità di non dimenticare i sentimenti, perché la guerra non è soltanto un insieme di date e fatti realmente avvenuti, ma ha a che fare con persone, con esseri umani che soffrono, sperano, muoiono, sopravvivono, prendono decisioni  (alcune giuste, altre meno) dalle conseguenze spesso irreversibili; i personaggi di questo libro si stagliano da un contesto storico-sociale difficilissimo e duro e prendono vita, con i loro pensieri, stati d’animo, speranze, delusioni, lacrime e sorrisi, e non possono non emozionare anche il lettore, che si lascia coinvolgere dalle vicende narrate, giungendo alla fine con la sensazione di “aver visto un po’ di guerra” da vicino, di aver temuto per la propria vita davanti al sorriso crudele di un soldato senza cuore o di aver sofferto il freddo sui monti insieme ai partigiani…

Una scrittura molto scorrevole, vivida nelle descrizioni di ambienti e scene, con un ritmo sempre sostenuto, con personaggi realistici e “vivi” che accompagnano il lettore di pagina in pagina, arrivando all’epilogo che, pur avendo una nota triste e drammatica, non smette di trasmetterci  la speranza che l’arcobaleno continuerà a sbucare proprio alla fine della tempesta, anche se in questa tempesta qualche piccolo eroe è rimasto indietro, pagando caramente il prezzo di un domani migliore.


Assolutamente un libro che merita di essere letto, scritto bene, con personaggi ben tratteggiati,  con una storia bella, emozionante, articolata e ben contestualizzata storicamente.

2 commenti:

  1. Grazie infinite per questa splendida recensione!!! Cinzia di LiberoVolo

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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