Buongiorno carissimi lettori e amici!!
Giorni fa vi avevo segnalato e presentato due interessanti anteprime in digitale, la cui uscita è prevista per il 27 Gennaio, giorno in cui ci si ferma a ricordare la persecuzione e lo sterminio da parte dei nazisti a danno di Ebrei e non solo; una giornata che va commemorata perchè ricordare serva a non ripetere più certe abominazioni di cui, purtroppo, l'uomo è stato (ed è ancora...) autore.
Vi ricordo i romanzi:
Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c'è Rina, e con lei sboccia una delicata amicizia . Ma quando Josepha dovrà rinunciare alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine, continuerà a riempire i loro cuori di speranza. Un romanzo che dà voce degli "eroi silenziosi", a coloro che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia. |
Lia ha tredici anni, è una ragazzina italiana di origini ebree piena di sogni e di allegria; quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale e arrivano le leggi razziali, la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo. Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. |
Allora, Rebecca e Sofia, anzitutto grazie per essere qui nel mio piccolo spazio virtuale.
Sofia: Grazie a te! È un piacere essere qui.
Rebecca: Grazie a te per ospitarmi!
Per me è un vero piacere poter condividere qui su Chicchi di pensieri l'uscita dei vostri romanzi, soprattutto in occasione di un appuntamento annuale così importante come "La Giornata della Memoria".
La prima domanda che desidero farvi è, semplicemente: vi va di raccontarci qualcosa di voi?
Rebecca: Sono una ragazza di 29 anni, abito in Toscana e ho cominciato a scrivere quando ero bambina. La scrittura è sempre stata una passione, per me, anche se purtroppo nel corso dell’adolescenza l’ho abbandonata, riprendendola più avanti. Mi definisco una persona determinata, sicura di sé, mi piace godere delle piccole cose della vita e passare del tempo con mia sorella.
Sofia: Anche per me è molto importante parlare di un argomento che mi sta tanto a cuore e poterlo fare per La Giornata della Memoria. Comunque certo, ti racconto qualcosa di me; ho ventisei anni, abito in Toscana e amo scrivere. Amo tutto quello che è creativo, ma la mia prima passione è, appunto, la scrittura. Sono una ragazza curiosa, solare, determinata e che ama vivere nuove esperienze.
Sofia e Rebecca, pur essendo questa la vostra prima pubblicazione, non è probabilmente il vostro primo scritto. Quando e com'è nata la passione per la scrittura?
Sofia: Ho cominciato a scrivere quando avevo sette anni. All’inizio usavo i classici quaderni della scuola, poi sono passata alla macchina per scrivere e, infine, al computer. Ho sempre avuto una grande immaginazione e trovo che ogni emozione, ogni musica, ogni volto e ogni vicenda possa trasformarsi in uno spunto per un nuovo romanzo. Da bambina ero contenta di andare a scuola principalmente quando potevo scrivere dei lunghi temi, e con il passare degli anni ho maturato questa mia passione.
Con rammarico, devo dire che verso l’adolescenza ho smesso di scrivere per dedicarmi ad altro. Ho fatto alcune esperienze ma, alla fine, sono tornata alle origini. Adesso scrivo ogni giorno e quotidianamente butto giù idee. Finalmente ho capito che la scrittura è la mia vera passione e, dopo essermi migliorata nel corso degli anni e dopo aver imparato dai miei stessi errori, ho deciso di fare un passo avanti e di far uscire il mio primo romanzo; “Quando dal cielo cadevano le stelle”.
Rebecca: Hai indovinato, “La mia amica ebrea” non è il mio primo scritto. Come ho accennato poco fa, la mia passione per la scrittura è cominciata quando ero bambina. A scuola mi piaceva scrivere temi, e spesso scrivevo anche nel tempo libero. Naturalmente, quando ero piccola si trattava di scritti brevi, qualche pagina al massimo, ma crescendo ho scritto dei romanzi brevi e anche dei veri e propri romanzi in quanto a lunghezza, però erano solo esercizi di scrittura.
Durante gli ultimi anni ho sperimentato vari generi, ma ho sempre avuto una predilezione per le storie che possono far riflettere, storie a volte controverse. Per alcuni anni ho messo da parte la scrittura dedicandomi ad altro, anche perché ho vissuto a Londra con mia sorella per un anno, e quindi avevo meno tempo da dedicare alla mia passione. Per fortuna che poi ho ricominciato a scrivere, perché adesso non smetterei più!
Per le vostre storie, avete dei modelli di scrittori/scrittrici cui guardate e vi ispirate? E per quanto riguarda il genere letterario?
Rebecca: No, onestamente non ho una scrittrice o uno scrittore cui m’ispiro ma leggo molto, e leggo quasi tutti i generi, pur non avendone uno preferito.
Sofia: Non ho una scrittrice cui m’ispiro. Leggo spesso e mi piace variare autori, e lo stesso vale per il genere letterario. Naturalmente ho delle preferenze di stile ma credo che possiamo imparare da ogni libro, bello o brutto che sia.
Quando cominciate ad avere delle idee per un'eventuale storia, le condividete tra voi? Vi consigliate?
Rebecca: Sì! Mia sorella ed io parliamo di tutto e ovviamente le nostre storie e idee non fanno eccezione. L’altra è un supporto importantissimo sin dall’inizio e a volte è successo che sia stata mia sorella a dirmi un’idea geniale o a risolvere il problema di un passaggio che non tornava. Poi, una gran comodità è che nelle varie fasi di rilettura e in quelle di editing, io leggo i testi di Sofia e lei legge i miei, con il risultato che magari riusciamo a vedere refusi, errori di battitura, ecc… che possono sfuggire più facilmente all’occhio dell’autrice. In generale, direi che mia sorella è il mio lettore ideale, perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda nella vita e, di conseguenza, anche nel modo di scrivere e di leggere.
Sofia: Quando una delle due dice all’altra “mi è venuta in mente un’idea per il prossimo romanzo…” allora il più delle volte quelle idee poi si trasformano veramente in un libro. Alcune volte capita che in una giornata abbiamo cento idee per la testa, allora ci scambiamo solo quelle più valide. Mia sorella ed io siamo andate sempre molto d’accordo e siamo unite da un legame fortissimo, quindi è sempre un piacere aiutarci a vicenda e consigliarci. Ragioniamo insieme e alcune volte decidiamo dei passaggi importati proprio discutendone. È sempre molto importante farlo ma è anche divertente. Stimo molto mia sorella quindi trovo molto importante ascoltare i suoi suggerimenti e cercare di metterli in pratica.
Entrambe, pur essendo molto giovani, avete scelto di esordire ufficialmente nel mondo letterario con due romanzi ambientati in uno dei periodi più oscuri e drammatici della nostra Storia. Qual è il motivo che vi ha spinto a scegliere proprio la Seconda Guerra Mondiale quale ambientazione ed, in particolare, la ferocia del nazismo e le sue vittime?
Sofia: Ho sempre voluto dare una voce a chi non ne ha una e ho sempre voluto raccontare le atrocità del nazismo. Quando ho finito di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho sentito dentro di me il bisogno di far uscire questo romanzo perché nessuno dimentichi quello che hanno subìto tutte le persone che sono state rinchiuse in un campo di concentramento. La vita durante la Seconda Guerra Mondiale era molto dura; il cibo continuava a diminuire e i bombardamenti si susseguivano. Il mio romanzo è ambientato a Roma e, grazie alle numerose testimonianze che ho letto prima di scriverlo, so quanto la popolazione fosse spaventata dalla guerra. Ma la domanda che mi sono chiesta è: che cosa significava essere ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale?
Che cosa significava temere l’arrivo dei nazisti?
Il 16 ottobre 1943 il ghetto ebraico di Roma è stato rastrellato dalla Gestapo e troppe famiglie ebree sono state catturate. Anche Lia, la protagonista di “Quando dal cielo cadevano le stelle”, viene catturata assieme alla sua famiglia e, d’improvviso, viene internata ad Auschwitz. Il romanzo non si ferma qui, ma prosegue ed entriamo con Lia in uno dei peggiori campi di concentramento realmente esistiti.
Ho scritto questo romanzo per dare una voce a chi non ha potuto averne una, per non dimenticare tali atrocità e perché tutto questo non avvenga mai più.
In molti definiscono il tema dell’Olocausto “troppo deprimente” ma io non credo che questa sia una ragione valida per voltare le spalle a un periodo del nostro passato neanche troppo lontano. Ho voluto scrivere proprio su questo tema per far riflettere, per far piangere e per far sognare. Inoltre, credo che per una scrittrice potersi esprimere e dare voce a così tante emozioni, al dolore puro, alla gioia vera, alla speranza, alla vita… sia semplicemente meraviglioso.
Rebecca: Sono sempre stata interessata alla Seconda Guerra Mondiale perché penso che, con tutte gli eventi che sono successi in quegli anni, partendo proprio dalla ferocia dei nazisti nei confronti degli ebrei e da cosa volesse dire vivere nella Germania nazista, la Seconda Guerra Mondiale sia una fucina di possibili idee per romanzi che si focalizzano su vari argomenti, pur trattando sempre dello stesso periodo.
Parlando nello specifico de “La mia amica ebrea” ho deciso di scrivere il romanzo dal punto di vista di Josepha, una ragazza di quindici anni che vive ad Amburgo, nel 1943, che è cresciuta indottrinata da Hitler e dalla sua politica. E che, improvvisamente, si ritrova una famiglia di ebrei nascosta in soffitta, fra cui Rina, una ragazza della sua età. Con il mio romanzo, ho cercato di rispondere alla domanda: che cosa significava crescere nella Germania nazista? Penso che i lati più nascosti delle storie più famose siano molto interessanti, proprio perché, sotto la superficie, spesso si nascondono storie di persone coraggiose, come gli “eroi silenziosi” che sono davvero esistiti e che hanno aiutato gli ebrei durante il nazismo.
Sofia, il tuo romanzo, "Quando dal cielo cadevano le stelle" ha come protagonista una ragazzina di soli 13 anni che si trova ad affrontare la terribile esperienza della deportazione, reagendo però ad essa con tutta la determinazione possibile. Quanto di te c'è nella personalità di Lia? La storia che hai scritto è ispirata a qualcosa in particolare o è totalmente frutto della tua fantasia?
Ho deciso di scrivere di una protagonista di tredici anni così che il lettore cresca con lei. Durante il romanzo viviamo al fianco di Lia, sentiamo le sue paure e conosciamo la sua famiglia. Come ogni ragazzina, Lia è piena di sogni e di speranze e, con il passare del tempo, vive il suo primo amore.
Ci tengo a far sapere che nel corso del romanzo passano gli anni. Ecco perché all’apertura ho deciso di far avere a Lia tredici anni, così che alla fine non fosse una giovane donna ma ancora una ragazza.
Quanto di me c’è in Lia? Moltissimo. Lei si ritrova coinvolta in una situazione atroce, ma decide di non smettere di lottare e continua a sognare. È frustrante doversi nascondere ed essere tagliati dal mondo, è terribile essere strappati dalla propria casa e dai propri sogni. È devastante essere rinchiusi in un campo di concentramento ed essere costretti a lavorare al freddo e sotto il controllo delle SS. È inaccettabile sentire la morte così vicina.
Lia si ripete che, fino a quando sarà al fianco della sua famiglia, riuscirà a essere forte, e so che anche per me è lo stesso. Sono sicura che, tra tutti i personaggi che ho incluso in “Quando dal cielo cadevano le stelle”, lei sia quella cui mi sento più vicina. Siamo entrambe molto determinate e ci piace sognare. Amiamo la vita e non smettiamo mai di ripeterlo.
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho svolto numerose ricerche e ho letto altrettante testimonianze; di famiglie di ebrei e di bambini e ragazzini che cercavano di trovare delle risposte a tutte quelle atrocità. La storia che si svolge nel mio romanzo è frutto della mia fantasia, ma alcune parti sono ispirate a situazioni realmente accadute.
Rebecca, anche tu in "La mia amica ebrea" tratti il tema della persecuzione degli Ebrei ma lo fai da un altro punto di vista, che è quello di coloro che, in un periodo tanto difficile, hanno scelto di dire NO a certe ideologie orribili, come il nazismo, appunto, divenendo così degli "eroi silenziosi", amici ed alleati di chi veniva perseguitato e scacciato. Cosa ti ha spinto a soffermarti su questo aspetto e quale messaggio desideri che arrivi al lettore?
Come stavo dicendo nella risposta precedente, sono sempre stata affascinata dai lati meno conosciuti delle vicende che sono passate alla storia. La protagonista del mio romanzo, all’inizio può apparire come un mostro: è talmente abituata a sentir dire certe cose sugli ebrei che, quando se li ritrova in casa, vorrebbe semplicemente che se ne andassero, incurante dei rischi che correrebbero una volta fuori, delle sofferenze che hanno già dovuto patire e delle persecuzioni nei loro confronti. Ma, dentro Josepha, c’è qualcosa che sboccia lentamente, e che è sempre stato lì: una sorta di germoglio che sarà proprio il rapporto con Rina, la giovane ebrea, a far crescere.
Ci sono tante cose che vorrei che i lettori portassero con sé dopo la lettura: quanto doveva essere dura la vita durante la guerra, come la precarietà della vita stessa la rendesse più preziosa, dando valore a ogni singolo attimo; vorrei che le persone, specialmente i più giovani, smettessero di passare tutto quel tempo davanti al computer o a giocare sul cellulare e seguissero con lo sguardo il volo di un uccellino nel cielo, come fanno le due ragazze del romanzo e, naturalmente, vorrei che ricordassero tutte le persone, adulte e giovani, che sono esistite davvero e che hanno pagato – spesso con la vita – per aver aiutato degli ebrei durante il nazismo.
Vorrei anche le lettrici, specialmente le più giovani, fossero spronate dal comportamento di Josepha che, pur andando incontro a dei rischi, decide di seguire la vocina dentro di lei, che le dice qual è la strada giusta da seguire. Per fortuna, al giorno d’oggi non corriamo più pericoli così gravi e non dobbiamo più prendere decisioni tanto drammatiche, ma ci sono ancora le ingiustizie e un messaggio che ho voluto mandare è proprio quello di non rimanere indifferenti di fronte ai problemi e alle difficoltà altrui, che possono essere anche piccolezze, ma di fare quanto in nostro potere per aiutare gli altri, perché, se lo facessero tutti, la società diventerebbe migliore.
C'è un libro in particolare, che tratta la "tematica" della Shoah - eccetto il vostro ovviamente - che avete amato e che consigliereste a chi ci sta leggendo?
Sofia: Sicuramente consiglierei “Il diario di Anna Frank”. Come tutti sappiamo questo non è un romanzo, ma il diario racchiude le testimonianze di una ragazzina ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia. Sfortunatamente, Anna, una volta deportata, non ha avuto modo di continuare il suo diario, ma credo che quello che ha scritto nel suo rifugio segreto sia qualcosa di molto importante che tutti quanti dovrebbero leggere. Nonostante la sua giovane età, Anna aveva già le idee molto chiare e cercava di migliorare il mondo e di vedere sempre qualcosa di positivo tra la gente. Basta pensare a una frase nota del suo diario; “È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore”.
Essendo anch’io scrittrice, adoro che anche per Anna la scrittura fosse molto importante. È un grande peccato che una ragazza così giovane e talentuosa sia morta solo perché, appunto, ebrea.
Rebecca: Sono d’accordo con mia sorella, e consiglio “Il diario di Anna Frank” perché, trattandosi del diario scritto da una ragazzina che ha vissuto veramente durante la Seconda Guerra Mondiale, e che è stata costretta a nascondersi agli occhi del mondo a causa del suo essere ebrea, può mostrare chiaramente le paure, le angosce, ma anche le speranze di chi viveva a quel modo. Quello di Anna è un diario che si distingue da quelli pubblicati delle altre persone che hanno vissuto esperienze simili alla sua, perché era una ragazzina diversa dalla massa, che amava scrivere, sognare e che non andava d’accordo con le persone che le stavano intorno, inclusi i suoi famigliari. Persone che, generalmente, non riuscivano a vedere la bellezza della vita e si barcamenavano fra futilità. Penso che Anna Frank sia un esempio positivo per le giovani e non solo, un esempio di forza, dolcezza e coraggio, e il suo diario è un libro che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
Quali passioni coltivano Sofia e Rebecca, quando non scrivono?
Rebecca: Una mia grande passione, oltre la scrittura, è viaggiare. Ho abitato per un anno a Londra, ed è stata un’esperienza interessantissima. Sofia ed io abbiamo condiviso una casa nel centro della capitale inglese e abbiamo vissuto in stile british per ben un anno, per poi tornare al sole e alle lasagne J Ho visitato anche tanti altri luoghi, inclusi gli Stati Uniti, e penso che un viaggio sia simile al leggere un bel libro, ti coinvolge, ti sconvolge e quando torni non sei più come prima della partenza. Mi piace molto anche leggere, leggo un po’ di tutto, anche generi che non scrivo. Generalmente, mi piace passare il tempo in maniera tranquilla: passeggiare, giocare con il mio cane, passare il tempo con le persone con cui vado d’accordo, guardare un film che mi piace e, d’estate, passare pomeriggi interi al mare.
Sofia: La mia passione è la scrittura, ma ho moltissimi interessi. Adoro leggere, ascoltare la musica e viaggiare. Sono stata spesso negli Stati Uniti, ho vissuto un anno a Londra e ho visitato la Francia e la Spagna, ma penso che questo sia solo l’inizio. Siamo così fortunati a vivere in un periodo in cui possiamo viaggiare e spostarci velocemente! Ci sono molte altre cose che però mi piace fare, tra cui passare il tempo con la mia famiglia oppure, più semplicemente, sedermi ad ammirare il cielo, il tramonto, la natura… l’immagine perfetta sarebbe di me al fianco di mia sorella, l’azzurro del cielo sopra le nostre teste, gli uccelli che volano liberi e spinti dal vento e una bella canzone in sottofondo…
Ultima domanda..: avete pensato di scrivere un libro a "quattro mani"? State già lavorando a qualcos'altro?
Rebecca e Sofia: Non scriveremo mai un libro a quattro mani, ma avevamo già pensato di scrivere un libro “ a due”, una sorta di raccolta di storie brevi, accomunate da uno stesso argomento. Stiamo parlando di storie che troviamo interessanti, poco conosciute, che trattano di temi che dovrebbero scuotere la coscienza, ma che sono insufficienti in tema di documentazioni per svilupparci un romanzo completo. Non appena avremo del tempo, ci dedicheremo anche a questo progetto: per ora abbiamo un’idea del tema che raggrupperà le storie, e sicuramente sarà un tema d’interesse sociale.
Sofia: Come ho accennato, non passa un giorno in cui non scriva e non mi dedichi a fare degli appunti o a leggere testimonianze e informazioni per i miei prossimi romanzi. Ci tengo molto a dire che adesso sono in fase di editing del mio secondo romanzo che uscirà a giugno. Non posso dire molto sulla trama, ma i temi principali sono delicati e forti al tempo stesso. È ambientato in India, il Paese peggiore in cui nascere donna. E le protagoniste sono proprio due donne, diverse ma uguali, e l’argomento principale è la loro amicizia e loro voglia di essere libere e di lottare per la giustizia.
Rebecca: Sì, sto già lavorando a qualcos’altro, anche perché cerco di scrivere ogni giorno, quindi ho sempre dei progetti in cantiere. Il mio prossimo romanzo uscirà quest’estate, ed è un libro che ho scritto un po’ di tempo fa. Non posso anticipare molto al riguardo, ma per me scriverlo è stata una sfida stimolante perché, per la prima volta, ho portato su carta una persona realmente esistita, i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi dolori, le sue paure, per dar voce a una ragazza la cui storia è sconosciuta ai più.
Bene, ragazze, grazie per essere state qui con me su "Chicchi di pensieri" e in bocca al lupo per tutti i vostri progetti futuri...!
Rebecca: Grazie a te per avermi ospitato e buona fortuna con il tuo blog!
Sofia: Grazie a te, è stata una bellissima “chiacchierata”! E crepi il lupo!
Nessun commento:
Posta un commento
Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz