Alta fedeltà è il ritratto bonariamente tagliente, agile, buffo, ironico, di un 35enne degli Anni Novanta precocemente in piena crisi "di mezz'età", con una caterva di piccole manie e insormontabili insicurezze a fargli compagnia e che rischiano di lasciarlo impantanato in un'esistenza che lui stesso definisce "congelata", piena di zavorre che gli impediscono di crescere e di "spiccare il volo".
ALTA FEDELTÀ
di Nick Hornby
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Ed. Guanda 244 pp |
Rob Fleming vive a Londra ed è proprietario di un negozio di dischi vintage, portato avanti insieme a due amici, Barry e Dick.
La musica pop è la sua passione e Rob è convinto di avere una cultura musicale invidiabile, tanto da guardare con compassione e un pizzico di disprezzo chiunque ascolti musica diversa dalla sua e si limita ad ascoltate canzonette (tanto per dirne una, odia i Simple Minds).
Il negozio di dischi naviga in cattive acque, anche se in un modo o nell'altro, galleggia; certo, se quei pochi clienti che varcano la soglia rischiano di non comperare nulla perché vengono trattati male o presi in giro dai commessi (Barry è capacissimo - e gode nel farlo! - di mandare a quel paese clienti che fanno, a detta sua, richieste vergognose), è difficile che le cose migliorino...!
Ma ad intristire l'esistenza di quest'uomo non è tanto il lavoro, quanto la sfera sentimentale.
Sin dalle primissime battute capiamo di lui una cosa: ha giusto qualche mania, tipo quella di stilare liste e di farsi tante, ma proprio tante, "pippe mentali" su qualsiasi cosa.
Donne, in primis.
Tanto per cominciare: quali sono le cinque donne con cui è stato impegnato e che hanno, tanto o poco, influenzato la sua vita, avendo un impatto su di lui, sul suo modo di essere e di rapportarsi di volta in volta e successivamente ad altre donne?
La lista viene abbozzata, i nomi ci sono e con essi le singole storie e gli aneddoti legati a ciascuna ex, da quella risalente agli anni della preadolescenza fino alla più recenti.
Di ognuno di questi legami sentimentali, Rob ci racconta i piccoli problemi che hanno fatto sì che il legame non durasse: una faceva troppo la pudica, un'altra era "la donna del suo amico" e ha perso interesse ai suoi occhi dopo il tradimento, un'altra ancora era troppo bella, colta, intelligente per poter stare davvero con un tipo anonimo come lui...
Insomma cinque storie, cinque separazioni, cinque ragazze con cui, molto semplicemente, non ha funzionato, ma alle quali Rob si ritrova a pensare con insistenza, con l'urgenza di chiudere inspiegabilmente un cerchio.
Esigenza che nasce ora che lei se n'è andata.
Lei è Laura, la donna con cui Rob aveva (almeno così sembrava) una relazione stabile; è vero, qualche problemino c'era (ma perché, esiste la relazione perfetta?) ma mai Rob avrebbe pensato di essere mollato così dall'oggi al domani, eppure è successo!
Come mai?
Rob si strugge nel pensare all'amata che l'ha lasciato, è convinto di amarla e di non poter stare senza di lei; la sua assenza lo rende nervoso, scorbutico, solitario, cinico, disinteressato a tutto (musica a parte); chiaro, la tristezza mortale che lo affligge non gli impedisce di andare a letto con una bella cantante americana che si mostra interessata a lui, ma che volete, è pur sempre un maschietto in forma e sottoposto a tentazioni!
Quando poi scopre il perché della rottura con Laura, le paturnie mentali cui già è avvezzo di suo, aumentano esponenzialmente: in realtà, Laura l'ha lasciato perchè sta con un altro, un certo Ian o Ray, vicino di casa di Rob.
Come ha potuto preferire quel tipo a lui? Cos'ha di più? In cosa è meglio? A letto, forse?
Il povero Rob sguazza nei dubbi, negli interrogativi, nelle paranoie su Laura, su come stavano insieme, sugli errori commessi, su ciò che avrebbe potuto darle e fare meglio per trattenerla accanto a sè; intanto, però, il filo che li univa non si è spezzato e, con la scusa della roba di lei lasciata a casa di lui, i due riprendono a sentirsi, fino a quando non interviene un evento a cambiare tutto e che potrebbe definitivamente risolvere la loro situazione e il loro rapporto.
Rob è un protagonista particolare, una sorta di eterno Peter Pan che non ha alcuna intenzione di "sistemarsi"; prosegue a tener aperta un'attività commerciale scarsamente remunerativa, si comporta come un ragazzino terrorizzato davanti alla possibilità di una "storia seria", è un nostalgico nel DNA, e la sua musica è ciò che più di tutto serve a tenerlo ancorato ad un mondo tutto suo, il suo particolarissimo universo in cui - solo lì, tra i suoi cd e cassette, sentite e risentite migliaia di volte - è se stesso e si sente a proprio agio.
Rob dà inevitabilmente l'idea di un 35enne sfigato, drogato di musica, ossessionato dal bisogno di stendere continuamente liste, come se questo gli servisse per mettere ordine in se stesso, nella sua testa, nel suo mondo fatto di una quotidianità che non lo rende felice, non lo soddisfa:
"Vorrei essere un essere umano compiuto, libero da tutti questi grovigli di rabbia, colpa, e disgusto verso me stesso."
Quest'uomo non sembra avere sogni, ambizioni, desideri, e cerca un senso di sè ripensando al passato, ai fallimenti, e ciò che lo ha reso l'uomo che è: lagnoso, opprimente, amaro, indossa dei maglioni schifosi, fa vedere i sorci verdi alla sua ex, scontroso, spiantato, amico di demenziali maniaci della musica pop, i quali sono caratterialmente lontani da lui e tra loro.
Barry è il top dell'antipatia - spocchioso, chiassoso, arrogante -, mentre Dick è timido e conciliante.
Ma tutti e tre comunque trovano e costruiscono la propria autostima nella loro vasta conoscenza della musica pop, che fa da sfondo in modo costante alle vicende personali del protagonista, la cui esistenza è scandita da specifici brani musicali, cui è intimamente legato.
La vita non ha senso senza la musica.
"Collezionare dischi non è mica come collezionare francobolli, o sottobicchieri di carta, o bussole antiche. C'è tutto un mondo, qui, un mondo più bello, più sporco, più violento, più pacifico, più colorato, più aereo, più pericoloso, più amoroso di quello in cui vivo; qui ci sono la storia, e la geografia, e la poesia, e le innumerevoli altre cose che avrei dovuto studiare a scuola, musica compresa."
Se in Rob c'è un briciolo di romanticismo, sono le canzoni ad averglielo instillato:
"i dischi mi hanno aiutato a innamorarmi, su questo non c'è dubbio. Sento un nuovo pezzo, con un cambio di accordi che mi scioglie dentro, e prima che me ne accorga, sto già cercando qualcuna, e prima che me ne accorga, l'ho già trovata."
"Cosa è venuto prima, la musica o la sofferenza? Ascoltavo la musica perché soffrivo? O soffrivo perché ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici?"
Ha una specie di allergia di vivere, il nostro Fleming, una paura di legarsi a qualcuno per non dover rischiare di perderlo, ma intanto che lui si tormenta e pensa, ripensa, immagina, ipotizza, va in paranoia, la vita va avanti e lui se la vede scorrere restando fermo a non far nulla, senza mai prendere decisioni, smarrito nella sua testa, rimuginando su tante cose - perlopiù scemenze - e così facendo si perde ciò che davvero gli accade attorno, allontanandosi dalla realtà.
C'è speranza di crescere e maturare per Rob Fleming?
Lo stile di Hornby è chiaro, semplice, fluente, il linguaggio è informale, colloquiale, a regnare è sicuramente l'umorismo, un piglio ironico e amaro insieme, proprio di chi guarda la vita con disillusione e un po' di apatia; interessanti i personaggi femminili, che - al di là di ciò che pensa Rob di ogni donna con cui si rapporta - dimostrano di sicuro di avere più coraggio e determinazione di lui.
Una lettura simpatica, dal sapore vintage, il protagonista si è fatto un po' amare e un po' detestare, ma di certo due cose le ha ottenute, anzi tre:
- mi ha fatto conoscere canzoni e artisti che proprio mi erano ignoti;
- mi ha fatto odiare le liste;
- me ne ha appena fatta fare una, per quanto mini.
Era un libro che volevo leggere da un po'. Consigliato!