Le tempeste in corso in Egitto e in Sudan rappresentano un grande punto di svolta, ma le attitudini locali sembrano assicurare che almeno una cosa rimarrà invariata: la legge contro la diffamazione dell'islam resisterà a qualsiasi tempesta. Mentre i giovani egiziani continuano la loro rivoluzione cercando quelle libertà così comuni nelle altre parti del mondo, non vi è segno che la versione egiziana della legge anti-blasfemia verrà cambiata. In Sudan, dove il Sud non islamico è ormai diviso dal Nord islamico, i cristiani rimanenti nel nord sono più vulnerabili alle accuse infondate di diffamazione dell'islam. In Egitto questa legge mira teoricamente a scoraggiare le persone dall'offendere le sensibilità religiose altrui, ma in pratica viene utilizzata per soffocare la libertà di espressione e intimidire e punire coloro che non sottostanno alla versione ortodossa dell'Islam sunnita praticato dalla maggioranza degli egiziani, questo è ciò che affermano gli avvocati che si battono per i diritti umani e per i dissidenti religiosi.
L'articolo 98(f), conosciuto dai procuratori egiziani come la base di accusa contro chi disprezza la religione, cita: Chiunque sfrutti la religione per promuovere ideologie estremiste attraverso l'eloquio, la lettera scritta o in qualsiasi altra forma, con l'intenzione di fomentare la sedizione, il disprezzo o lo screditamento di una qualsiasi religione divina o dei suoi aderenti, o pregiudicando l'unità nazionale, sarà punito con l'arresto dai 6 mesi ai 5 anni o con un'ammenda di almeno 500 sterline egiziane(60 euro circa).
Formalmente l'articolo 98(f) non è una legge anti-blasfemia, ma viene usato in questo modo tanto quanto le altre leggi anti-blasfemia vigenti nell'intero Medio Oriente e nell'ancor più esteso mondo musulmano. Violare questo statuto significa "diffamare una religione divina". Molti, in virtù di questa legge, sono stati accusati di aver insultato l'islam.
"Se diventi cristiano, sei facilmente accusabile di insultare l'islam proprio perché hai abbandonato questa religione e quindi, presumibilmente, la consideri non buona", afferma Paul Marshall, studioso del Centro sulle Libertà Religiose presso l’Hudson Institute. Al contrario, però, nessun convertito dal cristianesimo all'islam è mai stato accusato di aver diffamato il cristianesimo.
tratto da Porte Aperte
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giovedì 2 giugno 2011
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz