Una lettura non programmata ogni tanto ci sta!
IL VIOLINO NERO
di Maxence Fermine
Ed. Bompiani Trad. S.C. Perroni 10 euro |
"La tua opera, Johannes... prima di scriverla dovresti viverla."
"E' vero", disse Johannes. "Non ci avevo mai pensato. Non avevo nemmeno pensato che vivere potesse essere utile."
"Eppure io so come rendere interessante la tua vita".
"Ah sì? E come?"
"Andando a cercare la parte di sogno che ti spetta di diritto."
"E dov'è, questa parte di sogno?"
"Un po' dovunque nel mondo. Ma soprattutto dentro di te!"
"E' lo strumento più straordinario che io conosca. Un semplice alito basta a farlo vibrare. Ma la musica che ne scaturisce è talmente strana da poter cambiare la vita di chi lo suoni. E' come la felicità. Una volta che la provi, ne resti marchiato a vita. Suonare il violino è la stessa identica cosa."
Trama
È la fine del XVII secolo. Johannes, genio musicale precoce, rimane ferito nel corso della campagna napoleonica in Italia.
Accolto e curato dal liutaio Erasmus, il giovane apprende nuove notizie su Carla Farenzi, una misteriosa dama fugacemente incontrata tempo prima.
Il liutaio gli rivela poi il segreto di un violino nero, da lui stesso costruito, che canta con la voce suadente e incantatrice della donna. Dopo averlo sentito suonare, la vita di Johannes, come uomo e come artista, resterà incatenata a quella di Carla Farenzi.
Un giovane genio che coltiva l'ambizione di "mutare in musica la propria vita". Una donna misteriosa, che esprime in un canto dalle divine sonorità la profonda innocenza della sua anima.
Un anziano liutaio che ha costruito uno splendido violino, nero come gli occhi e la chioma di quella donna...
In una Venezia settecentesca, silenziosa ma al tempo stesso satura di voci, di echi che sorgono dalle profondità della coscienza e dei desideri che vi si annidano come incancellabili fantasmi, questo nuovo, piccolo grande romanzo di Maxence Fermine si presenta come un inno alla voce della Donna, quella voce che può incantare e bruciare la vita di un uomo e fargli capire, nel momento del rischio estremo, che amore, femminilità e musica sono una sola cosa, che ha nome Assoluto.
L'autore.
Un anziano liutaio che ha costruito uno splendido violino, nero come gli occhi e la chioma di quella donna...
In una Venezia settecentesca, silenziosa ma al tempo stesso satura di voci, di echi che sorgono dalle profondità della coscienza e dei desideri che vi si annidano come incancellabili fantasmi, questo nuovo, piccolo grande romanzo di Maxence Fermine si presenta come un inno alla voce della Donna, quella voce che può incantare e bruciare la vita di un uomo e fargli capire, nel momento del rischio estremo, che amore, femminilità e musica sono una sola cosa, che ha nome Assoluto.
L'autore.
Maxence Fermine è nato ad Albertville, ha trascorso parte della sua infanzia a Grenoble e attualmente vive tra le nevi dell'Alta Savoia. Bompiani ha pubblicato il suo primo romanzo, Neve (1999), che ha già avuto nove edizioni.
Il violino nero è un breve romanzo di Fermine e colpisce per la sua poesia, per la capacità di far entrare il lettore in un mondo affascinante, misterioso qual è quello della musica.
Il libro si apre facendoci conoscere il bambino prodigio Johannes, incompreso - come tutti i geni - tanto dalla mamma quanto da chi lo circonda.
Il suo amore per la musica, il suo desiderio di vivere per essa, e di saperla esprimere degnamente, avrà inizio in una giornata come tante, quand'egli è ancora bambino: uno zigano suonerà per lui il proprio violino e, benchè non si tratti di una musica celestiale e suonata con eccellenza, basterà a far innamorare il piccolo e solo fanciullo...
Ma un altro incontro, anni dopo, irromperà nella sua esistenza, influenzandola, sempre per quanto riguarda la musica.
Siamo attorno al 1796, in piena campagna napoleonica e Johannes è un giovanotto che è stato chiamato a combattere per la patria.
Imparerà, a sue spese, la bruttezza e la crudeltà della guerra, ma sopravviverà e riceverà le cure di un uomo, Erasmus, il quale gli parlerà di sè, della sua arte di liutaio bravissimo, formatosi alla scuola del figlio di Stradivari e soprattutto condividerà il racconto dell'amore della sua vita.
Un amore che ha la forma di un sensuale violino e la voce, forte, alta e divina, di una donna; una donna che è la protagonista di tanti sogni, una donna che rappresenta la musica e che porterà un uomo, follemente innamorato della propria arte, a fare inconsapevolmente di essa la fonte della felicità e del dolore più grande della propria vita.
Una donna di nome Carla, che l'innamorato Erasmus cercherà di rendere immortale e di tenere sempre con sè attraverso la creazione, con le proprie mani, di un violino nero, lontano dall'immaginare che un'attraente e vivace Venezia del Settecento si trasformerà per lui nel teatro di una tragedia che gli spezzerà il cuore...
Una storia affascinante, suggestiva, con elementi realistici e altri "fantastici", misteriosi; pochi sono i personaggi principali ma a dominare è la musica e l'amore per il suo "linguaggio", per la sua capacità di penetrare in fondo al cuore, di commuovere, far sognare, far piangere, far vivere mille amori, mille vite, mille emozioni, solo chiudendo gli occhi fisici e aprendo quelli più sensibili del cuore.
il mio pensiero |
Il libro si apre facendoci conoscere il bambino prodigio Johannes, incompreso - come tutti i geni - tanto dalla mamma quanto da chi lo circonda.
Il suo amore per la musica, il suo desiderio di vivere per essa, e di saperla esprimere degnamente, avrà inizio in una giornata come tante, quand'egli è ancora bambino: uno zigano suonerà per lui il proprio violino e, benchè non si tratti di una musica celestiale e suonata con eccellenza, basterà a far innamorare il piccolo e solo fanciullo...
In quel lamento si riconosceva la sua voce, con gli strazi e le grida di gioia e di felicità che sono propri di tutti gli zigani del mondo. Johannes lo sapeva. Lo sentiva meglio di chiunque altro, poiché era in grado di sentire la voce del violino.
Anche lo zigano lo sapeva, così come sapeva che Johannes faceva parte della sua gente: quella dell’anima musicale. Posò lo sguardo sul bimbo e cominciò a suonare per lui una polacca piena di lirismo e di bellezza, di una sonorità così particolare che solo pochi iniziati potevano comprenderla. Johannes sentì quella lingua come la propria, l’unica lingua che fosse già in grado di padroneggiare, l’unica che poteva legarlo per sempre al mondo. Ascoltando, egli aveva colto il messaggio. Lo zigano non stava semplicemente eseguendo un brano di musica: stava raccontando la propria vita.
Ma un altro incontro, anni dopo, irromperà nella sua esistenza, influenzandola, sempre per quanto riguarda la musica.
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Imparerà, a sue spese, la bruttezza e la crudeltà della guerra, ma sopravviverà e riceverà le cure di un uomo, Erasmus, il quale gli parlerà di sè, della sua arte di liutaio bravissimo, formatosi alla scuola del figlio di Stradivari e soprattutto condividerà il racconto dell'amore della sua vita.
Un amore che ha la forma di un sensuale violino e la voce, forte, alta e divina, di una donna; una donna che è la protagonista di tanti sogni, una donna che rappresenta la musica e che porterà un uomo, follemente innamorato della propria arte, a fare inconsapevolmente di essa la fonte della felicità e del dolore più grande della propria vita.
Una donna di nome Carla, che l'innamorato Erasmus cercherà di rendere immortale e di tenere sempre con sè attraverso la creazione, con le proprie mani, di un violino nero, lontano dall'immaginare che un'attraente e vivace Venezia del Settecento si trasformerà per lui nel teatro di una tragedia che gli spezzerà il cuore...
Una storia affascinante, suggestiva, con elementi realistici e altri "fantastici", misteriosi; pochi sono i personaggi principali ma a dominare è la musica e l'amore per il suo "linguaggio", per la sua capacità di penetrare in fondo al cuore, di commuovere, far sognare, far piangere, far vivere mille amori, mille vite, mille emozioni, solo chiudendo gli occhi fisici e aprendo quelli più sensibili del cuore.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz