Vi farete conquistare? ^_-
Il libro dell'amore perduto
di Lucy Foley
Ed. Neri Pozza
368 pp
18 euro
in libreria:
26 FEBBRAIO 2015
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«Ci sono cose destinate a perdersi nel tempo...»
Trama
Pubblicato in numerosi paesi, Il libro dell’amore perduto è il primo romanzo di Lucy Foley, un esordio acclamato da critica e pubblico in Inghilterra, «l’opera incantevole di un talento da tenere d’occhio» (Sunday Times).
L'autrice.
Lucy Foley è laureata in Letteratura inglese alla Durham University e specializzata in Modern Fiction alla UCL. Ha lavorato a lungo come editor presso la casa editrice inglese Hodder & Stoughton. Attualmente vive a Londra. Il libro dell’amore perduto è il suo primo romanzo.
Unanimemente considerato come uno dei piú brillanti giovani autori portoghesi, David Machado – vincitore del Prix Branquinho da Fonseca, Fundação Calouste Gulbenkian e Semanário Expresso – ha scritto con Indice medio di felicità «uno dei migliori romanzi degli ultimi anni» (João Tordo).
L'autore.
Trama
La notte in cui June Darling morì tutto il mondo parlò di lei.
Il suo aereo precipitò avvitandosi come se fosse di cartapesta, e così anche quelli che non la conoscevano seppero della ballerina che grazie a un talento prodigioso aveva saputo riscattarsi dalla misera sorte di bambina abbandonata e di ragazza madre.
Kate, la figlia di June, sa però che sua madre rideva del mito che avvolgeva le sue origini. Non si curava affatto dei genitori naturali che l’avevano trascurata («Se avessero tenuto a me, sarebbero venuti a cercarmi») né dell’uomo che l’aveva semplicemente aiutata a generare Kate.
«Io ho te, ed Evie» diceva alla figlia.
E così Kate, giovane fotografa, è cresciuta con l’idea che la piccola comunità composta da lei, June e «nonna» Evie, la donna che si è presa cura di sua madre, fosse l’unica cosa degna al mondo, un «vero triangolo amoroso» separato da tutto il resto.
E così Kate, giovane fotografa, è cresciuta con l’idea che la piccola comunità composta da lei, June e «nonna» Evie, la donna che si è presa cura di sua madre, fosse l’unica cosa degna al mondo, un «vero triangolo amoroso» separato da tutto il resto.
Finché… finché un pomeriggio di primavera un’inaspettata rivelazione capovolge all’improvviso le sue certezze.
«Nonna» Evie la convoca nella casa di riposo in cui trascorre i suoi ultimi giorni e le svela che la madre naturale di June si è fatta ripetutamente viva nel corso degli anni, con lettere e messaggi che lei ha colpevolmente nascosto e nei quali la donna esprimeva il desiderio di far capire a June che non l’aveva mai realmente abbandonata.
E, a conferma delle sue sofferte parole, esibisce una busta di carta marrone secca e fragile come una foglia avvizzita e un cartoncino rigido su cui è raffigurata, con un tratto a inchiostro di squisita fattura, una giovane donna straordinariamente simile a June, seduta su una coperta da picnic, con uno specchio d’acqua alle spalle.
«Nonna» Evie la convoca nella casa di riposo in cui trascorre i suoi ultimi giorni e le svela che la madre naturale di June si è fatta ripetutamente viva nel corso degli anni, con lettere e messaggi che lei ha colpevolmente nascosto e nei quali la donna esprimeva il desiderio di far capire a June che non l’aveva mai realmente abbandonata.
E, a conferma delle sue sofferte parole, esibisce una busta di carta marrone secca e fragile come una foglia avvizzita e un cartoncino rigido su cui è raffigurata, con un tratto a inchiostro di squisita fattura, una giovane donna straordinariamente simile a June, seduta su una coperta da picnic, con uno specchio d’acqua alle spalle.
Il disegno, opera di un talento fuori del comune, è datato 1929 ed è firmato con due lettere intrecciate, una S e una T o una T e una S.
Grazie al suo milieu artistico, Kate non tarda a scoprire che dietro quelle iniziali si cela Thomas Stafford, uno dei pittori più celebri e apprezzati del mondo, protagonista di una recente, importante retrospettiva alla Tate. Si precipita sulle tracce dell’anziano artista ancora vivente e, una volta raggiuntolo alla Maison du Vent in Corsica, si imbatte in una scoperta ancora più sconvolgente: la storia di un grande amore perduto in nome di un amore più puro e più alto del semplice possesso.
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Grazie al suo milieu artistico, Kate non tarda a scoprire che dietro quelle iniziali si cela Thomas Stafford, uno dei pittori più celebri e apprezzati del mondo, protagonista di una recente, importante retrospettiva alla Tate. Si precipita sulle tracce dell’anziano artista ancora vivente e, una volta raggiuntolo alla Maison du Vent in Corsica, si imbatte in una scoperta ancora più sconvolgente: la storia di un grande amore perduto in nome di un amore più puro e più alto del semplice possesso.
Pubblicato in numerosi paesi, Il libro dell’amore perduto è il primo romanzo di Lucy Foley, un esordio acclamato da critica e pubblico in Inghilterra, «l’opera incantevole di un talento da tenere d’occhio» (Sunday Times).
L'autrice.
Lucy Foley è laureata in Letteratura inglese alla Durham University e specializzata in Modern Fiction alla UCL. Ha lavorato a lungo come editor presso la casa editrice inglese Hodder & Stoughton. Attualmente vive a Londra. Il libro dell’amore perduto è il suo primo romanzo.
Ed. Neri Pozza
272 pp
16.50 euro
in libreria:
26 FEBBRAIO 2015
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«Drammatico, realistico, a tratti esilarante: questo è un libro sulla speranza, un libro che ci insegna molto su noi stessi».
Maria do Rosário Pedreira
Trama
È l’epoca nera del Portogallo, il tempo in cui tutti i problemi dell’economia mondiale sembrano darsi appuntamento in terra lusitana. Il Paese è in ginocchio, si cancellano matrimoni e figli cosí come si cancellano i posti di lavoro.
Daniel, trentasette anni, è rimasto appunto senza lavoro, e sua moglie Marta, disoccupata da quasi sei mesi, se n’è andata con i bambini in un paese lontano, a dare una mano nel bar di suo padre. A Daniel non resta che una vita sbilenca e un’occupazione altrettanto sbilenca: vendere aspirapolvere per non sprofondare definitivamente nell’istante in cui chiuderanno i rubinetti del suo sussidio di disoccupazione.
Xavier è sempre piú il giovane triste dai capelli grigi, sguardo vago e sigaretta a bruciare tra le dita, l’aria di chi sta per suicidarsi. Se ne sta giorni interi sdraiato sul letto a guardare il vuoto tra lui e il soffitto. Magro come facesse lo sciopero della fame.
Almodôvar, insieme con Xavier, ha avuto l’idea del sito. Sembrava un’idea infallibile, l’affare del secolo.
Daniel, trentasette anni, è rimasto appunto senza lavoro, e sua moglie Marta, disoccupata da quasi sei mesi, se n’è andata con i bambini in un paese lontano, a dare una mano nel bar di suo padre. A Daniel non resta che una vita sbilenca e un’occupazione altrettanto sbilenca: vendere aspirapolvere per non sprofondare definitivamente nell’istante in cui chiuderanno i rubinetti del suo sussidio di disoccupazione.
Xavier è sempre piú il giovane triste dai capelli grigi, sguardo vago e sigaretta a bruciare tra le dita, l’aria di chi sta per suicidarsi. Se ne sta giorni interi sdraiato sul letto a guardare il vuoto tra lui e il soffitto. Magro come facesse lo sciopero della fame.
Almodôvar, insieme con Xavier, ha avuto l’idea del sito. Sembrava un’idea infallibile, l’affare del secolo.
Avrebbero pagato le rate alla banca, le scuole dei figli, avrebbero avuto una vita piú agiata, tutto il film, insomma; e avrebbero fatto una cosa buona.
Perché non è forse brillante l’idea di creare una rete sociale attraverso la quale quelli bisognosi d’aiuto avrebbero incontrato quelli disposti ad aiutarli?
Risultato: ventisei registrati, di cui quattro assidui scrittori di scempiaggini varie. Un fallimento totale.
Qualche giorno dopo la chiusura del suo negozio di scarpe, Almodôvar, un uomo buono, dal sorriso onesto e dalle parole sempre giuste, marito, padre, amico esemplare, è entrato in una stazione di servizio e l’ha rapinata. Ora è dietro le sbarre, mentre sua moglie passa le notti e i fine settimana da un’ottantenne che si alza a malapena dal letto, e suo figlio Vasco torna da scuola, si chiude in camera a suonare oppure dà «la caccia ai froci» insieme con una banda di balordi.
Che fare? Rassegnarsi a quella vita qualsiasi che non è piú la vita vera? Oppure agire come Xavier, il tipo piú infelice della città, l’uomo dall’anima nera, che si atteggia a guru della felicità con quella stupida tabella appesa in camera sua che calcola l’indice medio di felicità di popoli e persone?
Risultato: ventisei registrati, di cui quattro assidui scrittori di scempiaggini varie. Un fallimento totale.
Qualche giorno dopo la chiusura del suo negozio di scarpe, Almodôvar, un uomo buono, dal sorriso onesto e dalle parole sempre giuste, marito, padre, amico esemplare, è entrato in una stazione di servizio e l’ha rapinata. Ora è dietro le sbarre, mentre sua moglie passa le notti e i fine settimana da un’ottantenne che si alza a malapena dal letto, e suo figlio Vasco torna da scuola, si chiude in camera a suonare oppure dà «la caccia ai froci» insieme con una banda di balordi.
Che fare? Rassegnarsi a quella vita qualsiasi che non è piú la vita vera? Oppure agire come Xavier, il tipo piú infelice della città, l’uomo dall’anima nera, che si atteggia a guru della felicità con quella stupida tabella appesa in camera sua che calcola l’indice medio di felicità di popoli e persone?
Non è forse meglio cercarsela la felicità o, almeno, non permettere ad altri di decidere del proprio fallimento? Non è forse meglio lasciarsi tutto alle spalle?
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Unanimemente considerato come uno dei piú brillanti giovani autori portoghesi, David Machado – vincitore del Prix Branquinho da Fonseca, Fundação Calouste Gulbenkian e Semanário Expresso – ha scritto con Indice medio di felicità «uno dei migliori romanzi degli ultimi anni» (João Tordo).
L'autore.
David Machado è nato a Lisbona nel 1978. Si è laureato in Economia e Commercio. Nel 2005 ha vinto il Prix Branquinho da Fonseca, il Fundação Calouste Gulbenkian e il Semanário Expresso con il libro per ragazzi A noite dos animals inventados. In Italia Cavallo di ferro ha pubblicato Il favoloso teatro del gigante (2009) e Che parlino le pietre (2013).
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz