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venerdì 23 dicembre 2022

"Benvenuti all'interno" - INSIDE MAN (serie tv)

 

Quattro puntate sono state troppo poche: mi sarebbe piaciuto continuare a vivere più a lungo la tensione che viaggia e cresce sui binari di una storia drammatica ma in una maniera assurda, attraversata da un filo di umorismo nero e grottesco e proprio per questo capace di calamitare la mia attenzione in maniera quasi morbosa.


INSIDE MAN



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Regia: Steven Moffat
Cast: David Tennant, Stanley Tucci, Dolly Wells, Lydia West, Lyndsey Marsha, Atkins Estimond.


In questa storia ci sono un detenuto nel braccio della morte in una prigione in Arizona, una giovane giornalista britannica, una donna scomparsa e un prete che ci tiene tanto a mantenere la propria facciata di "servo di Dio" irreprensibile.

No, tranquilli, non è una barzelletta di Iva Zanicchi, quindi niente sfumature hot 😁

Il detenuto è Jefferson Grieff (S. Tucci), professore di criminologia che attende l'esecuzione della propria condanna a morte: è dentro per aver commesso un efferato omicidio ed essersi accanito sul cadavere nascondendone una parte...
Insomma, un tipo tranquillo, ecco.
Però è intelligentissimo, va detto: ha un acume invidiabile, un intuito formidabile, sa manipolare le conversazioni e ottenere scaltramente le risposte e le informazioni che vuole, senza che l'interlocutore riesca ad evitarlo; sempre pacato e impassibile, sembra che nessuna provocazione riesca a scuoterlo o anche solo ad innervosirlo; ha una buona memoria ma giustamente si fa aiutare da "un supporto esterno", costituito da un altro carcerato, Dillon Kempton che, aspettando anch'egli il proprio giorno del giudizio su questa terra, occupa la cella accanto al dottore, trascorrendo il tempo con lui in singolari chiacchierate.

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Nonostante sia un omicida impenitente e freddo, l'intelligenza di Jefferson desta non poche ammirazioni e attenzioni; ammirato ne è, ad es., il direttore del carcere, e per quanto riguarda le attenzioni, il condannato a morte costantemente riceve richieste di aiuto da gente che ha un qualche dilemma (scomparse, omicidi irrisolti...) da proporgli e che finora nessuno è riuscito a risolvere.

Janice Fife (D. Wells) è una donna riservata e perbene che frequenta la casa del reverendo per dare ripetizioni di matematica al di lui figliuolo adolescente, Ben; i due hanno un bel rapporto, basato sulla fiducia. Nonostante le ritrosie iniziali del ragazzo verso questa estranea, a lungo andare con la comprensiva e simpatica Janice studiare è diventato piacevole e per nulla noioso.
Janice potrebbe sembrare, a un occhio superficiale, una scialba zitella che ha superato i 40, senza partner e senza figli, magari un tantino bigotta o bisbetica, invece è brillante, perspicace, determinata, acuta osservatrice e, all'occorrenza, furba. E non poco.

Harry Watling
(D.Tennant)
 è lo stimato vicario di un piccolo paesino della periferia londinese,
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sposato felicemente con Mary e padre di Ben.
Non è propriamente un "figo da paura" ma piace alle signore che frequentano la parrocchia e qualcuna arriva a dargli l'appellativo giulivo di "prete sexy".
Il religioso non è di quelli "vecchio stampo" ma, anzi, è giovanile nei modi e nel linguaggio e sembra sprizzare simpatia da tutti i pori; a fargli da sagrestano c'è un giovanotto con non pochi problemi di natura psichica ed emotiva, con alle spalle tentativi di suicidi, una madre super bigotta e incredibilmente oppressiva verso questo figlio tenuto costantemente sotto controllo, e un viziaccio che sarà alla base di tutto ciò che accadrà: il ragazzo, infatti, ha l'abitudine di visionare e conservare materiale pornografico.

Un giorno, per salvarlo dai pasticci e dagli aspri rimproveri materni, Harry decide di prendere la  pennetta del giovanotto (su cui c'è il materiale sporcaccione) e di nasconderla a casa propria.
Purtroppo, i video lì memorizzati vengono visti, per sbaglio, da Janice...: da quel momento nulla sarà più come prima in quanto si creerà una catena di equivoci, errori madornali, litigi, decisioni assurde... che scombinerà la vita di tutti i personaggi coinvolti.

Janice, infatti, sconvolta per il contenuto del materiale sulla chiavetta (che lei crede sia di Ben e invece è del sagrestano con i problemi), che non è "semplicemente" pornografico, ma anche pedo-, vuol fare ciò che lei ritiene giusto, per la morale e per la legge: denunciare Ben e, in questo modo, aiutarlo anche a rendersi conto della pericolosa e criminale deriva che sta prendendo.

Ma Harry non può permetterlo, per due ordini di ragioni: 1. il materiale non è di Ben e non è giusto che il ragazzo paghi per ciò che non ha commesso! 2. Il prete non può dire di chi sia la pen drive perché è la sua tonaca a impedirglielo: è una questione di rispetto per l'anima disgraziata che gliel'ha data supplicandolo di tenerla con sé e "coprirlo" (va detto che Harry non aveva un'idea precisa di che tipo di immagini e video ci fossero...)! Il colpevole è già pieno di problemi..., se lui lo "tradisse" per quello sciagurato sarebbe la fine.

La situazione precipita.
Cercate di immaginarvela: un uomo (prete, marito, padre) vuol salvare capra e cavoli, vuol cercare di non far incriminare ingiustamente il figlio e, al contempo, salvaguardare il "vero colpevole", e in tutto questo deve convincere una donna retta e devota a non andare alla polizia a fare denunce basate su false congetture.
Cosa fareste voi, se foste Harry?
Cerchereste di convincere con dolcezza Janice della bontà e giustezza delle vostre ragioni? E se lei non volesse ascoltarvi o credervi, tenacemente convinta che sia giustissimo denunciare Ben per pedopornografia?

Il prete è disperato e quando si è in preda alla disperazione, si rischia di compiere azioni e scelte che, in condizioni di lucidità e tranquillità, non solo non si farebbero ma si riterrebbe abominevole anche solo il pensare di commetterle!!

Eppure è proprio questa la strada presa da Harry: una sequela di azioni e decisioni irrazionali, alcune sceme, altre proprio folli e senza logica, e soprattutto pericolose, criminali, che innescheranno un effetto domino imprevedibile e non governabile, dando spazio al verificarsi di una serie di eventi e situazioni paradossali.
Si andrà di male in peggio e ovviamente il prete si vedrà costretto, suo malgrado, a coinvolgere la moglie Mary, e questo non farà che ingarbugliare ancor di più i fili di questa trama già contorta.

Manca un personaggio, dei quattro iniziali, che non ho ancora menzionato e che ha il suo ruolo importante nella storia: la giornalista Beth Davenport (L. West).

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Beth conosce Janice prima che accada tutto questo "patatrack"; le due diventano amiche, pur non sentendosi o vedendosi spessissimo; fatto sta che un giorno (e non uno qualsiasi, ma il giorno in cui tutto comincerà ad accadere) riceve dalla donna una foto poco chiara e molto strana, in cui Beth percepisce che qualcosa non va: e se Janice fosse in una situazione di pericolo e quella foto, inviata forse in fretta e furia, fosse una richiesta d'aiuto?

Come mai? Cosa sta cercando di farle capire Janice con quel bizzarro messaggio senza testo ma con solo un'indefinibile e sgranata fotografia?

E qui entra in gioco Grieff: la tenace e intrepida giornalista decide di rivolgersi a quel famoso omicida che aspetta la morte in Arizona e di cui si vocifera che aiuti, con il suo intelletto sopraffino e il suo intuito infallibile, chi gli chiede aiuto per risolvere casi misteriosi e per i quali si vaga in un vicolo cieco.

Ma Jefferson  è un omicida capriccioso: ok, sarà pure in attesa di essere ammazzato per le nefandezze compiute, ma ha comunque i suoi principi e la sua "etica"; è vero, è disposto a risolvere i casi altrui ma essi devono rispondere a una conditio sine qua non: la moralità.
Chi gli fa richiesta dev'essere spinto da ragioni di tipo morale, da altruismo, empatia, desiderio di soccorrere chi è in difficoltà.
Insomma, non aiuta chiunque il caro Grieff.

Come valuterà le ragioni di Beth? L'aiuterà a far chiarezza su cosa sia accaduto a Janice?

Io mi fermo qui perché la serie è brevissima e, se la iniziate, la finite in un niente e non solo perché sono quattro episodi, ma perché "vi prende", in quanto la narrazione si basa tutta sulle scelte drammatiche e stupide fatte dal prete, che si ritrova in una spirale in cui non saprà come agire se non continuando a sbagliare e a impelagarsi sempre più in una gabbia di errori che potrebbero costar cari non soltanto a lui, ma anche alle persone che lui stesso voleva proteggere.

Si guarda la serie chiedendosi cosa avremmo fatto noi al posto dei personaggi, con la speranza ovviamente che ci saremmo comportati in modo più intelligente e sensato.
Ma chi può dirlo con certezza?

Harry ci ricorda in modo evidente un principio che in fondo è noto a tutti: l'abito non fa il monaco. Non basta un colletto bianco a qualificare una persona, a guidarne le decisioni e la moralità, a preservarlo da certi passi falsi in cui una persona di fede non dovrebbe incorrere (o meno facilmente, se vogliamo); ma la verità è che quando ci si sente in pericolo, quando si vede minacciata la serenità della propria famiglia, si rischia di tirar fuori un lato di sé che neppure si pensava di possedere e, quando emerge, la persona ne resta, lei per prima!, oltremodo spaventata e confusa.
Tanto da dare il via a comportamenti terribili, che non fanno onore.
Il prete, quindi, ci sembra davvero il più assurdo di tutti, quello a cui spesso ci verrebbe da dire: "Ma che cavolo stai facendo??".

Janice non figuratevela come la povera disgraziata in balia di una mina vagante e impazzita, perché è scaltra, ci sa fare con la dialettica e ha una finezza psicologica da far concorrenza al nostro criminologo.

Per quanto riguarda lui, non possiamo non sorridere davanti a quell'aria compassata, placida, al suo cinismo nel raccontare qualche macabro particolare del delitto che lo porterà alla morte e che, se da una parte ci fa innervosire, dall'altra ha un che di irresistibile e strappa pure sorrisi stupiti.

C'è del geniale in questa serie e personalmente l'ho guardata con molto interesse, col desiderio di scoprire di volta in volta l'evoluzione di ogni situazione, quali balzane idee affioravano nelle mente confusa del prete e quali sagaci interpretazioni e indicazioni dava il criminologo dalla sua celletta.
Questi è in pratica l'esatto opposto del prete perché mentre Harry non accetta di avere in sé una parte oscura e di poter quindi essere capace di commettere brutte azioni, Grieff è assolutamente cosciente di essere un assassino spietato, non vuole essere assolto e sa di meritare la condanna inflittagli.

Nel suo essere così bizzarra e ai limiti dell'incredibile, questa serie mette lo spettatore davanti ad una incontrovertibile verità: ogni uomo è capace di compiere azioni malvagie se si ritrova in situazioni fuori dall'ordinario, in grado di metterne in crisi ogni certezza e quei principi di vita da sempre ritenuti saldi.

"Lo siamo tutti. Ci sono momenti che rendono assassini tutti noi.
Non siamo mostri in gabbie che vanno osservati, giudicati, raccontati come se fossimo un'altra specie: siamo l'uomo comune in una brutta giornata.
Si possono aprire voragini nelle vite più ordinarie e inghiottire chiunque.
Nessuno è al sicuro della sue azioni peggiori."


Davvero una serie bella, che tiene incollati fino alla fine. La consiglio e spero ci sia la seconda stagione!


 

lunedì 21 novembre 2022

Serie tv - tra fede e fanatismo ** IN NOME DEL CIELO **

 

Ho appena finito di guardare una miniserie (una sola stagione, sette episodi) ispirata a drammatici fatti di sangue realmente accaduti: IN NOME DEL CIELO (Under the Banner of Heaven).

È tratta dall'omonimo libro-inchiesta "In nome del cielo. Una storia di fede violenta", in cui l'autore, Jon Krakauer, racconta il duplice omicidio di Brenda Wright Lafferty e della figlia Erica, di soli 15 mesi, compiuto nel 1984 nello Utah, maturato in ambiente mormone; a tal proposito, Krakauer esamina anche l'origine e l'evoluzione della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (LDS), ramo integralista dei mormoni.

Ideata da Dustin Lance Black, la serie vede nel cast Andrew Garfield,  Daisy Edgar-Jones, Gil Birmingham e Sam Worthington

Si tratta di un crime drama che ripercorre, appunto, gli eventi di quel 1984, quando a Salt Lake Valley, nello Utah, furono trovate morte in casa la giovane mormone Brenda e la sua bambina.

Ad occuparsi del caso è il detective Jeb Pyre, che si ritrova a indagare su questo terribile duplice omicidio; per lui non è un caso come tutti gli altri in quanto egli stesso è di fede mormone e dover scavare nei torbidi segreti della Chiesa alla quale appartiene, lo fa star male, lo fa sentire quasi un traditore.

Purtroppo ciò che scopre non è nulla di edificante; nell'indagare sulla numerosa famiglia Lafferty, grazie anzitutto alle informazioni e all'aiuto di Allen (il più piccolo dei fratelli Lafferty, nonché marito della povera Brenda), emerge una realtà di fanatismo religioso da far accapponare la pelle.

Il racconto del presente - dei comportamenti violenti e assurdi dei Lafferty e di tutto l'odio e il folle fondamentalismo da essi portato avanti con la scusa di servire il Padre Celeste e di fare la Sua volontà sulla terra - si alterna a quello del passato, ai giorni in cui è stato fondato il movimento mormone, ad opera di John Smith.

Ad accomunare presente e passato è purtroppo la violenza: uomini che dicono di credere in Dio, di seguire le Scritture, e che invece sono capaci di architettare e commettere le peggio cose.

In particolare, a dare inizio alla frangia ribelle in famiglia è Dan, che si ribella all'autorità paterna e decide di essere lui il portavoce del Signore, un nuovo profeta, insomma.

Ovviamente non resterà solo nei suoi vaneggiamenti, ma verrà affiancato dagli altri fratelli, non solo carnali - tra cui Ron, che assume, via via che si procede con gli episodi, sempre più importanza nell'evolversi dell'indagine, perché anche lui si farà prendere da un fervore religioso pericoloso - ma anche "in fede".

Questi uomini predicano un ritorno alle origini, ai primi insegnamenti del loro profeta Smith: sì alla poligamia, sì al prendere in moglie addirittura le figlie, sì ad azioni efferate e sanguinose contro chi vuole contrastarli, no all'obbedienza alle leggi dello stato.

La dolce ma decisa Brenda si accorge dal primo momento che la famiglia Lafferty, pur essendo 

la vera Brenda con Erica
"credente", ha modi di fare estremi, troppo conservatori, ma i suoi timori peggioreranno quando capirà che i cognati hanno perso la testa e si credono "dio in terra", tanto da poter decidere chi merita di vivere e chi no.


Cercherà di fermarli? In fondo, anche lei è una devota e sincera mormone, ma vede che i parenti acquisiti si sono incamminati in una strada piena di insidie, che invece di avvicinarli a Dio li sta allontanando, rendendoli cattivi, violenti, vendicativi, prepotenti.

Pyre viene messo seriamente in crisi perché si scontra con una comunità - neanche tanto piccola e isolata - di fedeli ("santi"), fratelli e sorelle, che non ha molta voglia di collaborare, ma anzi queste persone hanno alzato una barriera protettiva per non far trapelare le verità scomode e le usanze discutibili all'interno della loro congregazione.

Perdere lucidità nel corso del lavoro, negli interrogatori, nella ricerca di informazioni, nello scavare nel marcio presente in quella che Jeb considera la propria Chiesa, è quindi un rischio più che concreto; a salvarlo da questo pericolo di viziare le indagini ci pensano anzitutto il collega (un nativo) Bill Tapa, e poi anche il forte senso di giustizia e di onestà che Jeb si sforza di mettere davanti a tutto.

Non lo aiuta il fatto che sia la moglie sia i fratelli della propria comunità non condividano il suo lavoro (per i motivi già detti), ma un poliziotto deve fare il suo lavoro e farlo bene, senza lasciarsi influenzare da convinzioni personali e sentimentalismi sterili, ed è ciò che - non senza sofferenza - farà il detective.

Personalmente sono sempre affascinata dalle storie (se sono vere, ancora di più) in cui la fede è una forte componente e in cui essa diventa un vile strumento, purtroppo, in mano a individui egoisti e invasati che rispolverano dogmi vecchi e ne inventano di nuovi,  e che quasi sempre celano solo una cieca voglia di primeggiare e tiranneggiare, di manipolare gli altri, di imporre la propria voglia insana di far ciò che vogliono dentro e fuori casa, millantando una "chiamata del Signore" che, manco a dirlo, hanno sentito e ricevuto solo loro.

Non per nulla, all'aspetto religioso (che comunque ha delle ripercussioni a livello civile, legale..., come nel caso della poligamia, che non è consentita dalla legge) si aggiunge anche uno di tipo sociale e politico, visto che i fratelli Lafferty si convincono che Dio li voglia esonerare dal pagare le tasse...

Una serie tv che a me è piaciuta, l'ho seguita con interesse perché lascia entrare nei meccanismi - non tutti e non sempre limpidi - e nelle credenze di questa organizzazione religiosa della quale so decisamente poco; gli eventi narrati sono inquietanti e mi ha stupito vedere come in questo stato americano la presenza di mormoni fosse (se lo sia ancora non lo so) tanto forte da pensare di influenzare pure le indagini di polizia (!!!).

Se l'argomento non vi dispiace, provate a darle un'occhiata, anche perché è pure breve ^_-


lunedì 31 ottobre 2022

IL MIO OTTOBRE, TRA LETTURE E SERIE TV


Buongiorno!

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Ottobre è quasi andato via e io tiro le somme delle letture del mese.


  1. IL CASO ALASKA SANDERS di J. Dicker: thriller dall'architettura complessa, denso di piccoli colpi di scena che, gettando ora luci ora dubbi sull'identità dello scaltro assassino, ci conducono a una soluzione inaspettata (5/5);
  2. QUELLO CHE RIMANE di P. Fox: la piatta quotidianità di una coppia americana borghese degli Anni '60 viene scossa da un gatto indisciplinato e affamato (2.5/5);
  3. LA SORELLA PERDUTA di L. Riley: il settimo libro della saga famigliare ci svela l'identità dell'ultima, ricercatissima sorella, Merope. Lucinda ci porta in giro per il mondo, in particolare in un'Irlanda tanto affascinante quanto tormentata da guerre intestine (5/5);
  4. LE SORELLE LACROIX di G. Simenon: dramma famigliare dalle atmosfere cupe, soffocanti, in cui a scorrere, sotterranee, sono invidie, rancori, vendette, ipocrisia, solitudini, infelicità. Tanta infelicità (4/5);
  5. UNA PORTA NEL CIELO di R. Baggio: il ritratto sincero e autentico di un vero campione (4,5/5);
  6. 2030: APOCALYPSE WAR di E.Delparifantasy distopico ambientato nel prossimo futuro, che vede il mondo attaccato da un crudele tiranno giapponese, preso da un delirio di onnipotenza in stile Hitler (3/5).

Sul podio ottobrino finiscono il thriller di Dicker per avermi catturata e appassionata per tutta l'intricatissima indagine condotta da Marcus e l'amico poliziotto, e ovviamente la mia Lucinda, narratrice ammaliante e tanto brava a unire fantasia e realtà; interessante e piacevolissima l'autobiografia del Divin Codino.

Inizio novembre leggendo:
  •  LA SETTIMA LUNA di Pulixi,
  •  IL TEMPO DELL'ATTESA di Elizabeth J. Howard (2° vol. de I Cazalet
  • IL NIDO di Tim Winton.


SERIE TV

  • Proseguo con THIS IS US, sono alla quarta stagione e ho appena incontrato un altro nucleo famigliare, che si affianca ai Pearson; devo ancora inquadrarli per bene.
  • Devo terminare DEFENDING JACOB, di cui vi parlerò perché uno degli argomenti principali affrontati - è possibile che esista una componente genetica che spieghi la presenza di un'eccessiva aggressività in alcune famiglie/singole persone? - lo trovo molto interessante.
  • Ho guardato i quattro episodi di VATICAN GIRL, la docu-serie sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, cold case che seguo da quando sono entrata nell'età della ragione e che, in quasi 40 anni, ha accumulato tante di quelle ipotesi (dalle più verosimili alle meno probabili), bugie, depistaggi e silenzi omertosi, da essere diventato quasi sicuramente uno dei casi di scomparsa più misteriosi e complicati degli ultimi anni (e comunque l'unico caso di sparizione di una cittadina vaticana). Ma soprattutto, a tenermi ferma a questa storia, al di là dell'attenzione mediatica e del mio personale interesse per il crime, è il dispiacere per questa famiglia che convive da quasi 40 anni con un'assenza che ogni giorno ha recato e reca tutt'oggi dolore, impotenza, frustrazione... e speranze. Certo, si tratta di speranze finora disattese. Quello della famiglia Orlandi è un dolore che però non l'ha portata ad arrendersi ma, anzi, a continuare a lottare con più tenacia che mai perché venga fatta luce sul destino di un'innocente che, in quel giugno 1983, aveva solo 15 anni e non ha fatto più ritorno a casa. 
  • Di giovedì in giovedì prosegue la visione della quinta stagione di THE HANDMAID'S TALE: la nostra June (ex-Difred) è intenzionata a non abbandonare la figlioletta 12enne che è ancora a Gilead e che presto potrebbe andare in sposa (!!!) a un vecchio porcello. Ed è arrabbiata nera, disposta anche a tornare in territorio nemico, se dovesse rendersi conto che da Toronto, solo a suon di chiacchiere e inutili incontri diplomatici, la situazione potrebbe non cambiare di un millimetro. Daje Osborne, spacca tutto! 


venerdì 30 settembre 2022

IL MIO SETTEMBRE 2022, TRA LETTURE E SERIE TV


Eccomi con il mio settembre!


  1. LA PSICOLOGA di B.A. Paris: thriller psicologico che si muove all'interno di un complesso residenziale in cui le amicizie celano segreti e quasi sicuramente un assassino (4/5);
  2. IL DUCA di M. Melchiorre: romanzo dallo stile classico, dal linguaggio colto, con un protagonista sfaccettato che scavando nel passato riuscirà a comprendere il proprio presente (5/5);
  3. STORIA PROIBITA DI UNA GEISHA di M. Iwasaki, R. Brown: autobiografia della geisha più ricercata e famosa del secolo scorso (3,5/5);
  4. IL CIELO È DEI VIOLENTI di F. O'Connor: romanzo americano in cui le miserie umane si scontrano con il fanatismo religioso (4/5);
  5. 2030: APOCALYPSE WAR di E. Delpari: paranormal fantasy ambientato in una New York futuristica minacciata da un imperatore giapponese che vuol seguire le impronte di Hitler (2/5).
  6. GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA di E. J. Howard: primo volume della saga famigliare I Cazalet, che ci permette di inquadrare personaggi e periodo storico (3,5/5);
  7. INGANNI di E. Gaudì: romance contemporaneo con una trama articolata e ricca di avventura e suspense (4/5).

Sicuramente il libro che sale sul podio è IL DUCA, per avermi sorpreso, nel senso che, pur avendo uno stile classico e un linguaggio raffinato e ricercato, mi ha coinvolta nelle vicende personali del protagonista e nella sua evoluzione umana.


CITAZIONE

«"Hokori o motsu", 'sorreggiti con il tuo orgoglio'. Vivi con dignità, quali che siano le circostanze». (Mineko Iwasaki)


❤☺❤☺


Sul fronte serie tv, sto continuando con i miei amatissimi amici, i Pearson di This is us; gli intrecci di vita e le dinamiche di questa famiglia sono una continua fonte di emozioni *___*


Sto proseguendo anche con la quinta stagione di THE HANDMAID'S TALE: un'incavolatissima June 
Osborne, oramai rifugiata in Canada, cerca di andare avanti con la propria vita di "sopravvissuta a Gilead", ma non è facile perché in corpo continua ad avere un fuoco di vendetta e rabbia che non accenna a placarsi; non le sono d'aiuto neppure le persone che ama - Luke, Moira, la piccola Nicole.
Il pensiero della primogenita, Hanna, che continua ad essere nelle mani di Gilead, la ossessiona, insieme all'odio per tutti quegli immondi esseri che tengono ancora schiave tante povere ragazze, stuprandole come e quando vogliono. 
A peggiorare il suo stato d'animo ci pensa lei, la nemica numero 1: Serena Waterford, che dopo aver ottenuto un funerale in pompa magna e in diretta tv per il proprio spietato maritino, torna in Canada e trova - con sommo sbigottimento di tutti, se stessa compresa - un sacco di gente (donne soprattutto, il che è grave) che la osanna manco fosse una madonna.
E se quella strega riuscisse a "portare" Gilead (con i suoi orridi "principi" pseudoreligiosi) in Canada?
La sola idea fa rabbrividire di disgusto June, il cui pensiero fisso è uccidere Serena.

Ho iniziato Defending Jacob, una miniserie tratta dal thriller IN DIFESA DI JACOB (trovate la recensione sul blog): il procuratore Andy Barber sta indagando su un terribile caso di omicidio, ai danni di un adolescente di soli 14 anni, accoltellato. Purtroppo, i sospetti circa l'assassino cadono su Jacob, l'unico figlio di Andy, ma ovviamente lui e sua moglie vogliono credere all'innocenza del figlio, se non fosse che ci sono dei dettagli che gettano dubbi nella loro mente... 

lunedì 1 agosto 2022

LUGLIO 2022, TRA LETTURE E SERIE TV (monthly recap)

 

Luglio, il caldissimo e afosissimo luglio, è andato via, lasciando spazio ad un agosto che, mi sa proprio, sarà altrettanto rovente.

La cosa positiva, per quanto mi concerne, è che andrò in Svizzera nella seconda metà del mese, per cui godrò di un po' di aria fresca :-D

Intanto, ecco il mio riepilogo su libri e serie tv di luglio.


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  1. LA MORTE VIENE DAL PASSATO di V. Meleca: thriller spionistico ambientato ai giorni nostri in Norvegia con incursioni nella seconda guerra mondiale (4/5);
  2. VIA POMA, INGANNO STRUTTURALE TRE di C. Lavorino: certosina analisi investigativa sul celebre ed irrisolto giallo di via Poma. (4/5).
  3. ACAYA A.D. 1714. TRAGICA FINE DI UN SOGNO di F. Agrimi: breve romanzo storico ambientato in un paesino fortificato nel leccese, nel 1700 (3.5/5);
  4. "Il mistero del bosco. L'incredibile storia del delitto di Arce" di P. Nazio: romanzo-inchiesta che ripercorre in modo chiaro il delitto di Arce (4/5);
  5. LE STANZE SEGRETE DELLA PIOGGIA di V. De Cecco: romance contemporaneo; una ragazza torna nel suo paese natio, ritrovandovi i fantasmi da cui era scappata (4/5);
  6. BLU di G. Tribuiani: romanzo di formazione di cui non sono riuscita ad apprezzare lo stile contorto (2/5);
  7. IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI di D. Carrozza: si può scrivere un romanzo su commissione, sforzandosi di trovare l'ispirazione? (4/5);
  8. RITORNO A RIVERTON MANOR di K. Morton: mystery che viaggia su due periodi temporali, seguendo le vicende di due sorelle ricche ma sfortunate, innamorate dello stesso uomo (4.5/5)
  9. L'ULTIMO DUCA di J. Michaels: regency romance per chi ama emozionarsi con storie d'amore a lieto fine (3,5/5);
  10. L'AMULETO D'AMBRA di D. Gabaldon: nel secondo volume della saga fantasy storica, Jamie e Claire sono a Parigi per cercare di cambiare il corso della Storia (5/5). 


A luglio, le letture da podio sono ovviamente il romanzo di Outlander (non ho ancora scritto la recensione), quello della Morton, che racconta storie sempre molto "piene" di avvenimenti e sullo sfondo di ville enormi e maestose, e i due libri di inchiesta/cronaca nera sui delitti irrisolti di Simonetta Cesaroni e Serena Mollicone.


SERIE TV

Ho ripreso, seppur lentamente, la terza stagione di HANNIBAL (ne ho parlato QUI) e il mangiacarneumana più affascinante e crudele della tv continua a preparare piatti gourmet con ingredienti... ehm... nostrani e di prima scelta.

Ho guardato LA GIUDICE, una serie coreana di una sola stagione (almeno per ora), che mi è piaciuta per la tematica di base: la violenza perpetrata da minori e la controversa questione della condanna dei loro reati. 

La protagonista è Sim Eun-seok, una giudice molto severa, algida, riservatissima, scontrosa, anzi a volte è proprio maleducata, anche nei confronti di chi cerca di essere gentile con lei; quando le viene conferito un incarico nel tribunale dei minori, è intenzionata a farsi carico di ogni caso con severità, integrità, nel pieno e rigido rispetto della legge e, soprattutto, guidata dal proprio profondo disprezzo per i giovani delinquenti, alcuni dei quali spesso sono poco più che bambini.

La donna viene affiancata dal giudice Cha Tae-joo, giovane ma già ben avviato in questo settore della delinquenza minorile; il suo modo di lavorare, il suo approccio con i ragazzi accusati e poi inviati in strutture per il recupero, è l'opposto di quello della nuova collega: Cha è molto empatico, desidera essere di aiuto a queste vite così giovani e già così deviate, ben sapendo che tanti di questi criminali (quasi tutti, a dire il vero) hanno preso certe brutte strade e compagnie perchè alle spalle hanno un contesto famigliare e sociale carente, assente, fatto spesso di abbandono o violenza.

Sim non condivide l'atteggiamento di Cha, che secondo lei eccede nel voler per forza capire e concedere attenuanti a questi ragazzacci, che invece non meritano comprensione ma punizione per i reati commessi; non solo, ma la giudice disapprova il coinvolgimento emotivo del collega, che potrebbe indurlo ad essere poco obiettivo e distaccato, inficiando quindi il lavoro.

Sono tanti e diversi i casi affrontati, ma tutti hanno in comune lo scatenare una doppia sensazione nello spettatore, a mio avviso: davanti ai delitti - spesso davvero molto violenti, crudeli, sadici, e per di più commessi con leggerezza, quasi per gioco o per "semplice" cattiveria verso le vittime - non si può non provare indignazione, rabbia, voglia di punire e che venga fatta giustizia perchè è giusto che le vittime e le loro famiglie distrutte si vedano riconosciuti il loro dolore, il trauma/lutto subito e possano constatare che la legge non li abbandona nelle loro disgrazie ma dà loro un minimo di giustizia, punendo chi sbaglia.
Dall'altra, è inevitabile un altro pensiero: sono ragazzini, adolescenti, hanno meno di diciotto anni... Insomma, hanno una vita davanti e tutto il tempo per essere rieducati, recuperati. No?

Certo, di alcuni non diresti proprio che vogliano essere recuperati e "raddrizzati", ma resta il fatto che per la legge non sono processabili come degli adulti, il che vuol dire che per tanti reati terribili la condanna sarà, di conseguenza, sempre troppo poco severa, "lieve", rispetto alla portata drammatica delle conseguenze delle loro azioni.
Ed infatti, fuori dal tribunale dei minori ci sono costantemente gruppi di manifestanti che chiedono a gran voce una riforma della legge, così che certi crimini, in particolare quelli più crudeli, efferati, in cui ci sono stupri, assassinii ecc..., vengano giudicati come se a commetterli fosse stato un adulto.

Ma per ora le cose vanno così e, piaccia o no, la legge va applicata per ciò che è, senza discutere (anche perché a poco serve).

Sim cerca di comminare il massimo della pena a  quei ragazzi che lei trova siano dei mostri di cinismo, impuniti e impenitenti, che se ne infischiano dei danni provocati alle loro vittime e non mostrano alcun segno di pentimento.
Il suo atteggiamento duro pian piano, però, si ammorbidirà: pur restando inflessibile e poco empatica, comincerà a farsi coinvolgere un po' di più nelle vicende personali degli imputati, andando a toccare con mano certe realtà difficili, in cui questi piccoli criminali sono cresciuti, divenendo ciò che sono...

Si scopriranno due cose importanti circa il passato di Sim e di Cha, ed entrambi i background ci faranno capire perché essi hanno, col tempo, sviluppato ciascuno il proprio modo di intendere e portare avanti il proprio lavoro di giudice minorile, la prima con eccessiva intransigenza e un discutibile odio per i ragazzi che commettono reati, e il secondo con la sua comprensione e vicinanza emotiva (che però non di rado non gli saranno di aiuto in quanto lo renderanno troppo coinvolto e poco oggettivo).

Sim incontrerà non pochi ostacoli da parte dei superiori ma lei andrà dritta per la propria strada.

Se vi piacciono le tematiche sociali e legate alla criminalità minorile, provate a guardare questa serie.

E poi.... ho iniziato THIS IS US!!

Dopo aver letto e sentito pareri ultra positivi, gente che ancora piange perchè la serie è ormai conclusa..., insomma, tutto 'sto strepito mi ha convinta e l'ho cominciata.
Che dire? Mi son ritrovata affezionatissima e coinvolta dalle vicende della famiglia Pearson: dalla coppia Jack e Rebecca e dai loro tre splendidi figli, l'attore bello e poco compreso Kevin, l'intelligente Kate - da sempre in lotta con sé stessa e con quel corpo ricoperto da troppa ciccia e di cui non si riesce a liberarsi -, e Randall, uomo di successo, con una bellissima famiglia ma... i problemi ce li ha pure lui, eh!
La storia si dipana tra passato e presente, alternando in ogni puntata le vicende di Jack e Rebecca prima-durante e dopo l'arrivo dei tre figli (Kate e Kevin sono gemelli, Randall è nato lo stesso giorno ma è stato adottato) e il presente dei tre fratelli ormai trentaseienni.

Insomma, vedetela, se non l'avete vista!
Io sto sempre lì con la lacrimuccia pronta a scendere perché credo sia impossibile non lasciarsi coinvolgere.

sabato 25 giugno 2022

[[ Serie tv ]] RATCHED



Dopo aver terminato la sesta stagione della super citata Outlander, per non sentirmi troppo orfana ho cercato qualche altra serie che non fosse, però, troppo lunga, e mi sono imbattuta per caso in RATCHED.

Appartiene al genere horror e chi mi legge da un po' potrebbe ricordarlo: io non amo l'horror, però, navigando alla ricerca di informazioni e leggendo la trama e qualche breve giudizio sulla serie, ho capito che non era un horror contenente elementi parlanormal. Ecco, diciamo che secondo me è più un thriller psicologico con atmosfere, certe scene "forti" (con moooolto sangue) e musiche "da horror".

Un altro motivo che mi ha spinta ad iniziarla è il fatto che si basi sul celebre romanzo del 1962 "Qualcuno volò sul nido del cuculo" scritto da Ken Kesey e di cui è fondamentalmente il prequel.

La serie è del 2020, ideata da Evan Romansky, con Sarah Paulson (Mildred Ratched), Finn Wittrock
(Edmund Tolleson), Cynthia Nixon (Gwendolyn Briggs), Jon Jon Briones (Richard Hanover), Charlie Carver (Huck Finnigan), Judy Davis (Betsy Bucket), Sharon Stone (Lenore Osgood).

La protagonista indiscussa della serie è l'infermiera Mildred Ratched, personaggio presente nel romanzo di Kesey.

In questo thriller/horror psicologico si raccontano le origini di Mildred, che ha lavorato come infermiera di guerra e che nel 1947 arriva nella California del Nord con la speranza di poter donare la propria professionalità in un prestigioso ospedale psichiatrico diretto dal dottor Hanover.

In questa struttura si svolgono esperimenti nuovi (e un tantino inquietanti, oltre che molto discutibili, ma consideriamo anche in che epoca siamo) sulla mente umana
Per dirne una, il buon Hanover si appassiona a ogni pratica innovativa, tipo la lobotomia, praticata con fervore ed entusiasmo al cospetto di giornalisti e personale ospedaliero, o la idroterapia (sottoporre il povero paziente a sedute di acqua bollente e poi ghiacciata per soffocare certi... impulsi).
Benché Hanover sembri sinceramente intenzionato a portare benefici ai propri pazienti, ciascuno con le proprie turbe psichiche, i risultati raggiunti non sembrano dei migliori, e soprattutto i metodi per raggiungerli sono decisamente controversi, se non proprio disumani.

Ad es., all'interno dell'ospedale, si possono trovare non solo pazienti schizofrenici o psicotici, ma anche donne "affette" da lesbismo, la cui perversione va ovviamente curata in quanto ritenuta una bieca e vergognosa malattia...

Ad ogni modo, partiamo dalla scena iniziale, che è tutto un programma in quanto a violenza e spargimento di sangue: un giovane uomo, dallo sguardo non proprio rassicurante, compie una strage ammazzando con estrema efferatezza quattro preti; uno di questi pare sia il suo padre biologico perché in passato ha abusato della madre del killer (che quindi è frutto di uno stupro). 
Sopravvive solo un giovane prete, che riesce a nascondersi sotto al letto e a vedere comunque in viso l'assassino, il cui nome è Edmund Tolleson.

Torniamo a lei, a Mildred.
Ovviamente capiamo da subito che la donna - col suo fare rigido, impettito, serioso, di poche parole - ha qualcosa che non va, nel senso che dietro quella facciata di donna perfettina si nasconde qualcosa di oscuro e pericoloso.
Perché vuole per forza lavorare nell'ospedale di Hanover? Farebbe di tutto per farsi assumere ed è infatti pronta ad ordire un tranello perché venga licenziata un'infermiera così che lei possa essere assunta al suo posto.
Hanover è in soggezione al cospetto di questa donna sicura di sé, raffinata, calma ma determinata e - sembra - preparata e professionale, oltre che entusiasta all'idea di poter lavorare accanto ad un luminare del calibro di Hanover.
Ad essere invece moooolto diffidente verso questa nuova collega è la caposala, Betsy Bucket che - essendo innamorata del direttore, che invece la snobba con fare scocciato e scorbutico - non vede di buon occhio la presenza ingombrante di questa donna, che gira attorno al "suo" dottore interpretando la parte dell'infermiera perfetta e della primadonna a tutti i costi.
Tra Betsy e Mildred ci saranno scintille ogni giorno e pure per un nonnulla, anche se il loro rapporto conflittuale è destinato ad evolvere.

Sotto quella apparente eleganza, Mildred nasconde un animo burrascoso e una personalità... strana; tiene gli altri esseri umani a debita distanza, non dà confidenza a nessuno, non ama essere sfiorata neppure per sbaglio, sembra dimostrare sensibilità verso i pazienti ma poi, al contempo, non esita a sottoporli alle assurde cure dell'esaltato direttore.
Anche se... un cuore ce l'ha pure lei e, grazie ad un inserviente con il volto deturpato ma dall'anima gentile e pura (Huck), cercherà in tutti i modi di aiutare due povere pazienti sottoposte a cure disumane.

A un certo punto nella clinica arriva il killer della scena iniziale, Edmund; l'uomo dovrà passare del tempo in ospedale sotto il controllo e i tentativi terapeutici di Hanover, il quale dovrà stendere una relazione finale e rispondere alla domanda: Tolleson è pazzo e quindi deve restare a vita in manicomio o è sano di mente? In questo caso, dovrà affrontare il processo e molto probabilmente la pena di morte.

Mildred è giunta in clinica per lui, per Edmund; lo sta cercando da anni, vuole riabbracciarlo in quanto egli è suo fratello.
Su questo ci sarebbe da fare qualche precisazione, ma per non guastarvi la visione vi dico solo che i due condividono un'infanzia difficilissima, costellata da abusi e maltrattamenti, e questo ha inevitabilmente condizionato le loro esistenze.

Mildred è intenzionata ad evitare al fratello la pena di morte, ma non sarà affatto semplice in quanto le cose si complicano quando Hanover si affida al governatore della California per ricevere aiuti economici per l'ospedale: il politico, dopo un'iniziale titubanza (dovuta al fatto che non gliene può fregar di meno dei malati di mente), accetta di aiutare il "dottore dei pazzi", sperando che questo possa fargli guadagnare dei voti in campagna elettorale; in particolare, punta sul caso Tolleson, nel senso che il governatore si convince che mandare sulla sedia elettrica il pericoloso killer che ha sgozzato quattro poveri preti sicuramente lo renderà popolare e gli farà vincere le prossime elezioni.

Un personaggio molto importante nella serie è la portavoce del politico, Gwendolyn Briggs, una donna garbata, fine e cortese, che ha il suo piccolo segreto: è lesbica ed è attratta dalla brava e distinta infermiera Ratched.
Questa all'inizio si sentirà oltremodo turbata, per non dire offesa. dalle avances di Gwendolyn, ma chi ci dice che il suo turbamento non sia indice del fatto che Mildred sia confusa dal turbinio di sensazioni ed emozioni che fino ad allora non aveva mai provato per esponenti del suo stesso sesso?

Nonostante la sua gelida riservatezza, la Ratched non è in odor di santità e castità, e durante il suo soggiorno presso il motel (di proprietà di una donna impicciona e sciocca), avrà modo di sollazzarsi in compagnia di un omone misterioso, che si scoprirà essere un sicario.

L'uomo sta cercando Hanover per farlo fuori e consegnare la sua amabile testolina alla donna che lo ha assoldato, la signora Osgood, che odia a morte il dottorino (che, scopriamo, non si chiama davvero Hanover) per aver rovinato la vita al suo unico figlio.

Altro personaggio che avrà il suo ruolo non irrilevante è un'altra infermiera: Dolly, una ragazza bellina e frivola, che si invaghisce di Edmund e mollerà tutto per provare a farlo evadere. 

Ok, mi fermo davvero, non vi aggiungo altri elementi sulla trama; piuttosto, vi dico cosa mi è piaciuto di questa prima stagione, che si vede in un niente perché accattivante, oltre che breve (otto episodi).

- Il contesto della clinica per malati mentali, che ha sempre il suo torbido fascino in virtù dei metodi di cura delle diverse malattie mentali; purtroppo, la psichiatria di quel tempo ha ancora tanta strada da fare, ad es. nello svestirsi dei pregiudizi in merito agli orientamenti sessuali delle persone (giudicate come malattie da curare, anzi estirpare, dalla mente degli immorali di turno), o nella convinzione di poter guarire i malati con pratiche terribili, come quelle citate più su.
C'è un caso, però, che Hanover prende a cuore e in cui manifesta, forse per la prima ed unica volta, un desiderio sincero di curare una paziente affetta da disturbo dissociativo d'identità attraverso un approccio terapeutico meno... "stravagante" (ipnosi), e a un certo punto pare quasi riuscire nell'intento di guarirla. Ma si sa, l'effetto sorpresa è sempre dietro l'angolo. 

- Il personaggio di Mildred Ratched è conturbante, molto sfaccettato e complesso; ora appare come una folle lucida e calcolatrice, ora come una donna piena di fragilità; a volte ci sembra cinica e indifferente, in altri momenti mostra un'inaspettata umanità (tanto da essere chiamata "angelo della misericordia"); il suo passato doloroso spiega sicuramente molte cose della sua complicata e contraddittoria personalità, nonché del rapporto morboso con il fratello.

- Edmund attrae perchè alla fine ci lascia nel dubbio: è pazzo, seriamente squilibrato - e per questo incontrollabile, imprevedibile - o è sano di mente e "semplicemente" cattivo, privo di moralità, di sensi di colpa, di rimorsi? 

- La parte narrativa relativa alla ricca signora Osgood (interpretata da una bravissima Sharon Stone) e al suo amato figliolo (che sta fuori come un balcone) ci regala alcune delle scene più assurde, disturbanti e violente; la scimmietta, fedele compagna della donna, è la più normale della famiglia.

- Ho trovato irresistibile il personaggio di Betsy, che è simpaticissima e darà vita a momenti che strapperanno addirittura dei sorrisi divertiti, il che "fa strano" se pensiamo che non è proprio una serie in cui ci scappa da ridere ogni mezzora. Ma lei è così particolare, eccentrica, solare - ama il suo lavoro, il suo ruolo di caposala, è fanciullescamente pazza di Hanover... - ed è in fondo una donna sensibile e generosa, che è impossibile non prenderla in simpatia.

- Le musiche alla Hitchcock mettono un'ansia che non vi dico e ben sottolineano le scene in cui sta per accadere qualcosa di pericoloso, terribile, violento..., insomma in cui qualche sfortunato sta per lasciarci e non proprio placidamente.

Ovviamente la serie termina in modo tale da lasciarci con il fiato sospeso, consapevoli che ci aspetta un'altra mattanza da parte di...
Ve lo lascio scoprire, se guarderete la serie.

Io la consiglio, è avvincente, ti prende e non vedi l'ora di vederla e finirla tutta subito.

giovedì 23 giugno 2022

[ Serie tv ] OUTLANDER - sesta stagione ** recensione a modo mio **

 

Ho avuto modo di vedere la sesta stagione della serie tv Outlander, ispirata ai romanzi di Diana Gabaldon.



Le prime cinque le ho viste tutte di seguito, non mi sono fermata fino a quando non sono arrivata all'ultima puntata della quinta stagione.

Puntata per me difficile da mandare giù perché vedeva la povera Claire finire nelle luride mani di Lyonel Brown e dei suoi uomini, e subire le peggio cose da parte di quei barbari.

Certo, Jamie Fraser e i suoi l'hanno liberata e si son vendicati delle malefatte di quegli esseri, ma Claire continua ad essere ossessionata dal ricordo di quel mostro di Brown, il cui "fantasma" non cessa di farle visita, tormentandola, regalandole incubi e rischiando quasi di farla impazzire.

Nella sesta stagione, quindi, continuiamo a seguire i Fraser mentre cercano di proseguire la loro vita..., ma quando mai per Claire e Jamie sono previste la serenità e l'assenza di problemi?

Anzitutto, al Fraser's Ridge giunge un personaggio che sin da subito "ci puzza" e difficilmente punteremmo su di lui per farne il nostro consigliere più fidato: sto parlando di Thomas Christie, un reverendo protestante che sbuca direttamente dal passato dello stesso Jamie.

I due, infatti, sono stati prigionieri ad Ardsmuir (1753) e i loro rapporti non sono stati dei migliori, anche se Tom aveva comunque potuto constatare come Fraser fosse un uomo leale, coraggioso, disposto a sacrificarsi per i suoi uomini. 

Adesso che è anche lui in Carolina, assieme ad altri compatrioti protestanti, cerca ospitalità nella colonia dei Fraser e, nonostante Jamie non serbi tutta questa stima per Christie, non lo manda via e lo lascia stare da loro, assieme ai di lui figli, Alan e Malva.
 
Ecco, questi due signorini creeranno non pochi problemi al Ridge, in particolare lei, Malva, con il suo bel faccino e quella bocca sempre pronta a sputare giudizi citando versetti biblici a caso.
Malva, in fin dei conti, è pur sempre figlia di suo padre, un uomo oltremodo severo, bigotto, osservante dei principi della Scrittura in senso stretto e ottuso, e non esita a prendere a frustate la figlia se ritiene che si stia comportando come una peccatrice.
Non solo, ma non fa che ricordarle la fine che ha fatto quella poco di buono di sua madre, una strega che è morta come meritano di morire le donnacce come lei che si fanno sedurre dal diavolo.
Bene, la cara Malva, che sembra tutta innocente e ingenua, tirerà fuori le unghie, saprà come circuire addirittura Claire, che le si affezionerà e la lascerà fare da assistente durante i suoi trattamenti medici, e architetterà un diabolico piano per creare scompiglio in casa Fraser.
Ma una mano sconosciuta la fermerà e questo però non sarà un bene per Claire e Jamie...

Sul fronte Fergus e Marsali, assistiamo ai problemi coniugali della coppia, dovuti alla tendenza di Fergus ad alzare il gomito troppo spesso; la dipendenza dall'alcool lo rende indolente verso i propri doveri di marito e padre, e non di rado aggressivo, soprattutto perché Marsali - che ha sempre avuto un bel caratterino - fa sentire la propria voce, e ora cerca di stimolarlo ad essere un uomo migliore, ora lo rimprovera quando serve, il che fa innervosire Fergus.

Perché questi, che è sempre stato un ragazzo maturo, dotato di buon senso e responsabile, si comporta così?
Eh, il povero ragazzo si sente in colpa per non aver protetto Marsali e Claire dalle azioni malvagie di Brown & co.; questo pensiero lo tormenta e lo getta nella frustrante convinzione di non essere un uomo capace di proteggere chi ama.
Quando per Marsali  arriva il momento del parto, le cose tra i due sembrano migliorare, fino a quando il piccolo viene alla luce e, al solo guardarlo, Fergus resta scioccato.
Il neonato, infatti, ha un "piccolo" problema: è un nano...
E accettare un nano in quella comunità di uomini e donne ancora troppo influenzati dalla superstizione e da un pauroso mix di convinzioni pagane e religiose, non sarà semplice.

Ci sarà un po' di pace per Fergus e famiglia?

Capitolo Lizzie.
Ecco, anche lei ci è sempre sembrata ingenua, quasi terrorizzata dai maschi e dall'idea del sesso... e invece la fanciulla ci stupirà: zitta zitta e con un candore da far sorridere, ci darà dentro e instaurerà non una ma una doppia relazione amorosa, con due baldi giovani del Ridge. 

Brianna e Roger: si amano, sono così felici con il loro amatissimo Jemmie, a proposito del quale verrà 
finalmente fuori la paternità; così, casualmente, mentre i due gli danno un'occhiata in testa :-D
La loro serenità coniugale verrà giusto un po' offuscata dalla cattiveria di Malva ma niente di irreparabile.

Inoltre, Roger comincia a trovare il proprio ruolo all'interno del Fraser's Ridge.
Lui, un accademico proveniente dagli anni '60 del Novecento, che cosa potrebbe mai fare nella seconda metà del Settecento, tra guerrieri e coloni?
Ecco, forse forse un posto per lui esce: è pur sempre figlio (adottivo) di un reverendo, no? E se quella dei sermoni fosse anche la sua strada?

Ian
.
Il passato ha lasciato una ferita incurabile nel suo cuore: mentre era presso gli indiani il giovane s'era innamorato, ricambiato, di una bella nativa; ma qualcosa di drammatico è intervenuto e non solo li ha separati, ma ha fatto sì che, oltre ad un amore naufragato, Ian soffrisse anche per un'amicizia tradita.
Questa esperienza dolorosa lo aveva indotto a lasciare la comunità degli indiani e a far ritorno dallo zio Jamie, ma quando si fa un patto di sangue con gli indiani, esso resta valido e al momento opportuno essi sanno come darti una mano e difenderti perché sei uno di loro.

Lo stesso Jamie tasterà con mano la fedeltà, il coraggio e il tempismo degli indiani, che verranno in suo soccorso in un momento per lui molto difficile.

Tra lui e Claire le cose andrebbero alla grande se non fosse che la vita ha sempre qualche cattiva sorpresa.
La passione non li abbandona mai, come anche la voglia di sostenersi l'un l'altro, di proteggersi a vicenda; certo, Claire cerca sempre di risolvere i problemi da sola, di non confidare al marito ciò che la fa star male, per non dargli ulteriori preoccupazioni, ma Jamie è sempre lì, pronto ad aspettarla, ad ascoltarla, a confortarla.

Abbiamo già detto che Clare ha i suoi maledetti demoni a tormentarla, nella persona di Brown, il cui odiatissimo ricordo sembra materializzarsi sotto i suoi occhi per dirle un sacco di cattiverie. 
E come fa la nostra "guaritrice" per mandare via quelle "visioni", quella voce malefica? Respirando etere come se fosse una droga, con l'obiettivo di cadere in un sonno profondo per un po' e zittire la brutta faccia che la perseguita.
Ma questa dipendenza le si ritorcerà contro e finirà per metterla nei guai...

La sesta stagione consta solo di otto episodi e ovviamente l'ultimo finisce in modo da farci esclamare: "Eh no, dai, come faccio a resistere fino alla prossima stagione!!! Devo assolutamente sapere cosa accadrà!".
Non dimentichiamo che, oltre a tutti i problemi personali e di comunità (piccolo appunto: i coloni che vivono al Fraser's Ridge sono una massa di ingrati! Non ci si può fidare, sarebbero pronti a tradire Jamie per niente!), c'è la guerra d'indipendenza che incombe e, con essa, la brutta fine che attende le comunità dei nativi americani.




Vabbè io ho amato anche questa stagione, ma è tutta la serie che adoro alla follia; credo che cederò alla tentazione di rivedermi qualche puntata delle stagioni precedenti, perchè  Outlander crea dipendenza e quando non vedo Jamie e Claire vado in crisi d'astinenza.
Menomale che comunque ci sono anche i libri da leggere.

E voi, la state seguendo? O siete tra coloro che magari l'hanno iniziata e poi interrotta?

martedì 1 marzo 2022

[[ MONTHLY RECAP ]] I LIBRI LETTI A FEBBRAIO 2022



Ecco i libri letti nel mese di febbraio.






  1. HANDALA. UN BAMBINO IN PALESTINA di N. al-Ali: si tratta dei disegni del vignettista arabo che ha creato il piccolo Handala, diventato il simbolo della resistenza del popolo palestinese (4.5/5).
  2. IL MISTERO DEI BAMBINI D'OMBRA di P. Pulixi: un paranormal thriller per ragazzi, con protagonista un 11enne che deve risolvere un mistero ed evitare una possibile tragedia nella sua cittadina (3,5/5).
  3. UN'AMICIZIA di S. Avallone: due ragazze diversissime, due amiche per la pelle durante l'adolescenza. Anni dopo, neanche si parlano più. Perché? (4,5/5).
  4. IL GELSO ROSSO di G. M. Guaccio: romanzo di formazione che narra degli amori e delle lotte politiche di una donna combattiva e indipendente.
  5. I FIGLI DEL DILUVIO di L. Millet: un gruppo di adolescenti cerca di sopravvivere a un violento diluvio che sconvolgerà le loro vite (4/5).
  6. LA STANZA DELLE ILLUSIONI di D. Pitea: giallo classico con protagonista un uomo particolare, dal carattere difficile ma dal grande intuito (4/5).
  7. "Amore e amicizia" di J. Austen: breve classico in forma epistolare, scritto da una 14enne "zia" Jane.

Tutte letture piacevoli, ognuna per le sue ragioni, ma se devo scegliere, sul podio vanno il libro di Handala, che prende per mano il lettore mostrandogli da una parte i disastri che combinano gli uomini quando calpestano i diritti dei popoli, dall'altra la resistenza di questi ultimi; anche il libro dell'Avallone mi è piaciuto molto.


CITAZIONI DEL MESE

"nessun altro sguardo è capace di accogliere come quello di chi è spinto ad agire solo dall’amore." (La felicità degli altri, C. Pellegrino).

PROMEMORIA

Ci sono cose da fare ogni giorno: 
lavarsi, studiare, giocare, 
preparare la tavola 
a mezzogiorno. 

Ci sono cose da fare di notte: 
chiudere gli occhi, dormire, 
avere sogni da sognare, 
orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai, 
né di giorno, né di notte, 
né per mare, né per terra: 
per esempio, la guerra. 

(GIANNI RODARI)


SERIE TV

Sto guardando HANNIBAL, liberamente ispirata ai personaggi del romanzo "Red Dragon" di Thomas Harris, con Hugh Dancy e Mads Mikkelsen nei ruoli rispettivamente di Will Graham e Hannibal Lecter.

Hannibal Lecter è uno psichiatra dalla mente tanto geniale quanto malata, un vero e proprio psicopatico
intelligentissimo dedito al... cannibalismo. 
La sua vita di serial killer super raffinato si intreccia con quella del brillante profiler dell'FBI Will Graham, che ha un grande e raro talento, sua croce e delizia: ha una tale capacità di empatizzare con le persone da saper immedesimarsi in esse, riuscendo ad insinuarsi nella mente dei serial killer tanto da vederne i disegni criminali, il che però lo porta inevitabilmente a caricarsi anche dei disturbi di personalità, delle paranoie e delle folle di costoro.
Will è un bravo ragazzo e potrebbe essere anche un bravo agente dell'FBI, se non fosse che è a sua volta vittima di disturbi (ha anche la Sindrome di Asperger), è ossessionato dagli efferati delitti su cui lavora e dal pensiero dei killer che insegue; non riesce ad avere una vita normale e serena, ad iniziare relazioni sentimentali ed amicali.

Quando il capo dell'Unità di scienze comportamentali dell'FBI, Jack Crawford affida a Will un difficile caso che riguarda la scomparsa di sette giovani ragazze, purtroppo il profiler non riesce a dare un contributo decisivo per arrivare a identificare la mano assassina, per cui Jack si trova "costretto" ad affiancargli un aiuto scientifico esterno, nella persona del Dottor Lecter.
I due stringono un rapporto simile ad un'amicizia che, però, tale non è davvero, visto che Hannibal - che tra l'altro supporta Will dal punto di vista psichiatrico, sottoponendolo a conversazioni che sembrano delle vere e proprie sedute - nasconde l'inquietante segreto di essere lui lo spietato assassino.

Le due menti geniali, così affini e così perverse, lavorano insieme ed in sinergia, mettendo sul campo tutte le loro abilità di leggere le scene dei crimini in modo da dare il giusto valore e la giusta interpretazione di ogni dettaglio.
Chiaramente, è difficile per Will e la polizia arrivare ad acciuffare la mente criminale che sta dietro le morti atroci che intanto stanno aumentando a dismisura, perché Lecter sta manipolando ed ingannando praticamente tutti...

Will si fida di Hannibal, che per lui è alla stregua di un amico, ma in realtà l'altro lo sta pian piano trascinando con sé nel baratro della follia, perché è l'unico che è riuscito a riconoscere come un suo pari, l'unico ad essere alla sua altezza.

Sono arrivata a metà della seconda stagione e procedo comunque lentamente perché ad ogni puntata c'è un tale quantitativo di sangue, organi interni espiantati, piatti prelibati cucinati con... ehm... ingredienti particolari (rigorosamente bio eh), torture varie, corpi martoriati, emulatori di Lecter pazzi quanto lui, visioni deliranti da parte di Will - continuamente sudato, tremante, tormentato da incubi a occhi aperti e chiusi, che se ne va in giro di notte senza esserne cosciente - che non posso guardare più di un episodio alla volta, perché... non ce la faccio proprio.
Allo stesso tempo, son curiosa di continuare ma non chiedetemi perché :-D

Ho cominciato anche MAID, una miniserie di una sola stagione (dieci episodi) ispirata dal memoir di Stephanie Land Domestica: Lavoro duro, Paga Bassa, e la voglia di sopravvivere di una Madre
E' la storia della giovane Alex, che decide di lasciare il suo violento fidanzato Sean (col vizio della bottiglia) e di fuggire con la loro figlioletta; trova riparo in una struttura per donne in difficoltà e si mantiene lavorando come addetta alle pulizie per la ditta "Value Maids". 
Alex deve lottare per riuscire a tenersi la bambina, per crescerla tra mille problemi di donna sola, con una madre inaffidabile e praticamente assente e i soldi che scarseggiano.


domenica 7 novembre 2021

Recap di ottobre 2021 - libri e serie tv

 


Buongiorno e buona domenica!!

Eccomi con il recap del mio ottobre.


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  1. LA STANZA BUIA di D. Raisi: un noir psicologico che, ruotando attorno ad un delitto efferato, ci conduce nella stanza buia dove risiedono gli incubi peggiori della protagonista (4/5);
  2. DUE DI CUORE. IL FASCINO DISCRETO DELLA RELAZIONE di S. Bordignon: su quali basi e fattori si fonda la costruzione del rapporto di coppia? (4/5);
  3. LA LUNA DI MEZZO di A. d'Angela: pensieri ed emozioni sul vivere quotidiano e sull'amore, impressi su carta (3,5/5);
  4. ALMANDA. IL VIAGGIO di E. M. Petruzzella: l'utopia di un uomo che sogna di costruire una città in cui vivere liberi; un ragazzo che, anni dopo, scopre che essa si fonda su un inganno (4/5);
  5. NUVOLE E RACCONTI - Credici, sempre - di E. Di Logarati: racconti al limite del fantasy, in cui i protagonisti sono alla ricerca del proprio posto nel mondo (3/5);
  6. UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di V. Marra: un giallo frascatano piacevole con un commissario ombroso ma bravo (3.5/5);
  7. IO SONO LA BESTIA di A. Donaera:  una storia tragica, dura, intrisa di violenza - primitiva, brutale, bestiale, sanguinosa -, di amore, di sentimenti di vendetta (5/5);
  8. "Nonno non mi riconosce più. L'Alzheimer raccontato ai bambini" di T. Kelley: libro illustrato che esprime la difficoltà del rapporto di un nipotino con l'amato nonno che non lo riconosce più (4/5);
  9. "Avventure con la nonna. La nonna è un mito!" di A.Pérez Hernández: simpatica avventura di due fratellini con una nonna energica e divertente (4/5);
  10. LE LESIONI DELL'ANIMA di M. R.Bellezza: una storia "magica", dove il confine tra il reale e il surreale, tra il sogno e la realtà, si fa labile (3.5/5).

Il vincitore del mese di ottobre è senza ombra di dubbio Donaera, che mi ha ipnotizzata con la sua tragedia pugliese, che tira fuori il lato oscuro che c'è negli esseri umani quando lasciano che la bestia che riposa dentro di loro si svegli e prenda il sopravvento. Interessante "scoperta" il noir di Daisy Raisi.



Sul fronte serie tv, devo dire che a ottobre mi son data da fare.



Ho continuato con Outlanderalternandola al prosieguo di Squid Gamealla visione di Dr Death.
La serie continua a prendermi moltissimo; i viaggi temporali, da un'epoca all'altra, mi son sempre piaciuti e ne sono sempre stata affascinata, i periodi storici coinvolti sono interessanti e ricchi di avvenimenti; sono alla terza stagione e ho intenzione di andare avanti speditamente, anche perché pure le riprese procedono e ho letto che sono alla sesta. Devo sbrigarmi!  *_*


Ho terminato la ormai discussa SQUID GAME

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Vi dico che a me questa sorta di "giochi senza frontiere versione cattivissima e splatter" è piaciuta, guardarla è stato interessante e coinvolgente, a ogni episodio ero sempre più turbata e affascinata da come l'innocenza di giochi dell'infanzia potesse essere rivestita di crudeltà, sangue, egoismo

È terribile pensare come l'estrema disperazione e la povertà possano indurre le persone (comprese le più tranquille) a buttarsi a capofitto volontariamente (anche se non proprio consapevolmente, non al 100% almeno) in una competizione malefica in cui, vuoi o non vuoi, dovranno alternare il gioco di squadra al più completo individualismo, in cui cercare di restar vivi diventa il solo scopo di tutto e, se per farlo bisogna sacrificare la vita altrui, si fa.

Quando è in gioco (in tutti i sensi, in questo caso) la propria sopravvivenza (oltre che il raggiungimento di un traguardo che consiste in un notevolissimo montepremi, in grado di stravolgere in meglio l'esistenza del fortunato che se lo becca tutto), anche l'essere umano più mansueto e solitamente generoso, altruista, può tirar fuori la natura più primitiva, da "homo homini lupus", e sputare in faccia a qualunque forma di solidarietà e amicizia.

Inquietante il pensiero che alla fine tutto quel sangue (rischio spoiler >>e quelle morti fossero frutto dei capricci di un manipolo di ricconi viziati, annoiati e depravati, indifferenti al valore della vita umana. 
Col coreano ho avuto un rapporto contrastante: in un primo momento mi ha irritato e non poco per il suo essere così... cantilenante, però poi mi sono abituata e alla fine l'ho trovato divertente e buffo (con tutto il rispetto) :-D
Ovviamente mi aspetto il sequel e spero non deluda.



Poichè Outlander per me è già una serie lunga, per non infilarmi in un'altra impegnativa, ho affiancato la visione di una miniserie da cominciare e terminare in poche volte: DR. DEATH.

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Essa si basa sulla storia vera di Christopher Duntsch (Joshua Jackson), stella nascente della neurochirurgia con alle spalle un notevole percorso universitario e di ricerca, arricchito delle referenze migliori.
Dutsch sembra essere la figura più promettente nel campo degli interventi  alla schiena o al collo, ma qualcosa decisamente non va se durante i suoi interventi accadono puntualmente delle complicanze gravissime, che portano a grosse ed irreversibili conseguenze sullo stato di salute dei poveri malcapitati che passano sotto le sue mani, o addirittura dei decessi.
La cosa impressionante è che sono in tanti, in sala operatoria (infermieri, colleghi) a rendersi conto, nel corso degli interventi, che Duntsch sta commettendo errori assurdi, incomprensibili (assolutamente evitabili, poi), ma sul momento non c'è verso di fermarlo (il dottore è arrogante e iracondo, non accetta critiche o suggerimenti da nessuno) e anche denunciarlo come unico colpevole è complicato.

Fortunatamente due dottori di Dallas - Henderson e Kirby (interpretati rispettivamente da Alec Baldwin e Christian Slater) - e una giovane avvocatessa si intestardiscono nel voler inchiodare il neurochirurgo alle proprie responsabilità, affinché venga arrestato e smetta di rovinare vite umane.

L'ho apprezzata, motivata soprattutto dal fatto che stiamo parlando di fatti realmente accaduti; l'attore protagonista ha interpretato molto efficacemente il ruolo del "dottor morte", risaltandone la personalità malvagia e assassina attraverso le espressioni facciali, gli sguardi, i gesti inquietanti, che ci danno l'immagine di un uomo seriamente pericoloso, con manie di grandezza, convinto di essere infallibile, di poter avere in mano le vite delle persone e di poter decidere - come fosse dio - se farle morire o meno.
Insensibile, con grossi problemi di autocontrollo e gestione di emozioni e pulsioni, anaffettivo, cinico, egoista, spaventosamente narcisista e soprattutto incompetente: un fallito che non accetta di essere tale, desideroso solo di ricevere elogi sulla propria (presunta) brillante carriera, sui suoi progetti di ricerca su cui la comunità scientifica non è disposta ad investire (chissà perché), smanioso di ricchezza, fama, gloria, a discapito degli affetti; calpesta chiunque, dalla famiglia (è cresciuto con genitori che l'hanno educato nei sani principi cristiani, ma a quanto pare Chris è stato poco ricettivo...) agli amici, alla compagna.
Ne consiglio la visione.


CITAZIONE DEL MESE

"Quando la tempesta sarà finita, 
probabilmente non saprai neanche tu 
come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. 
Anzi, non sarai neanche sicuro 
se sia finita per davvero. 
Ma su un punto non c'è dubbio. 
Ed è che tu, uscito da quel vento, 
non sarai lo stesso che vi è entrato". 

(Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia)
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