Ultima recensione dell'anno!
SULL'ULTIMA SPIAGGIA
di Francesco Caffini
Europa Edizioni 399 pp 18.90 euro 2013 |
"Sull'ultima spiaggia" è un romanzo che si propone di scandagliare i profondi abissi dell'animo umano e lo fa passando attraverso lo sfondo dei disturbi mentali e della difficile realtà di un reparto di psichiatria.
Roberto non è matto eppure si ritrova, a un certo punto, ad aver a che fare con i "pazzi" e i "dottori dei pazzi".
Come mai?
Roberto non è una persona felice e vuol farla finita, così tenta il suicidio, dopo aver scritto una lettera d'addio alla sorella Sara, cercando di spiegarle i motivi del suo gesto.
Ma evidentemente il destino (o "Dio", visto che, a modo suo, Roberto è credente, anche se è convinto che questo Qualcuno ce l'abbia con lui e che si diverta a tenerlo in vita per fargli del male e vederlo soffrire) non ha ancora finito con lui, perchè il suicidio non va a buon fine e Roberto sopravvive a se stesso.
Convinti che l'uomo sia affetto da un quale disturbo psichiatrico non meglio specificato, si pensa subito di ricoverarlo in ospedale nel reparto adatto, ma Roberto non ci sta ed è ben intenzionato a non dare ai suoi "nemici" l'opportunità di dichiararlo pazzo e di privarlo della sua dignità.
In ospedale Roberto dovrà tirar fuori tutta la sua razionalità e lucidità, non priva di cinismo, di cui è capace, perchè tanto la maggior parte del personale quanto lo psichiatra - che pretende di seguirlo e "curarlo" - sembrano avercela con lui e cercano di provocarlo, perchè gli "cedano" i nervi e "vada di matto", così che i sospetti su di lui, circa la sua presunta pazzia, siano confermati.
Roberto effettivamente ha una personalità complessa, non priva di risvolti paranoici; ha un carattere alquanto irascibile e la sua visione della vita è contrassegnata da un certo realismo pessimistico; frequentemente si perde in disquisizioni di natura soprattutto socio-politica, e infatti non sono poche le pagine che l'Autore dedica ai ragionamenti che Roberto porta avanti con diversi interlocutori (ad esempio, il giovane nipote Paolo, lo psichiatra Scalzi - con il quale ha un rapporto di puro odio - e alcuni dei pazienti, con cui bene o male è possibile intavolare una seppur minima forma di conversazione).
Conosciamo quindi abbastanza nel dettaglio le opinioni del protagonista sull'economia, sui disvalori presenti nella società odierna, sulle ingiustizie che imprenditori/capitalisti/politici corrotti e avidi di potere operano sulla massa, cieca e ignorante, che troppo spesso si dimostra rassegnata e subisce angherie e soprusi, incapace di ribellarsi per paura di peggiorare una situazione già di per sè drammatica.
Ad addolcire un pochino la vita istituzionalizzata è la presenza dell'infermiere Elisa, unico contatto umano vero, di cui ben presto Roberto si innamora, cercando anche di essere per lei una presenza positiva, utile, capace di farla riflettere sulla propria vita, sul proprio lavoro e su cosa è giusto per lei.
La storia narrata non è male e l'ambientazione stessa è interessante e anche simpatica, viste alcune gag presenti, in cui scappa qualche sorriso a motivo dello strano comportamento dei pazienti un po' matti.
Ma devo confessare di aver faticato un po' a leggerlo, non tanto, ripeto, per la storia in quanto tale, ma per come è scritta; infatti, sebbene si tratti di una pubblicazione edita da una casa editrice - e non di un'autopubblicazione - il libro è pieno di errori, soprattutto sintattici e di connessione delle frasi; c'è un uso improprio della punteggiatura e certi periodi sono scritti male, tanto da risultare non dico incomprensibili, ma quasi, col risultato che il lettore facilmente si distrae o storce il naso davanti a "sviste" che tali non sono, a mio avviso, nè si tratta di semplici refusi, in quanto ripetuti dalla prima ad ultima pagina.
Un errore che mi ha irritato (ce ne sono diversi)? La virgola tra soggetto e predicato oppure posta o meno "a random", senza criterio; e ripeto, non poteva essere un caso, in quanto purtroppo frequentissima..., ahimè!
"Roberto, ha confermato anche un altro mio sospetto, nel corso della sua adolescenza e giovinezza ha assunto un miscuglio di droghe psicoattive, tra cui cocaina, ecstasy e LSD", continuò Scalzi, per poi in tono comprensivo spiegare, "quest'ultime, è ampiamente dimostrato, che se assunte anche sporadicamente, possono alterare e danneggiare cervello e psiche".
Scalzi chiese: "ma se un imprenditore perchè d'imprenditori stai parlando, rispetta le leggi è onesta oppure no?"
Roberto riaprendo gli occhi, per un istante non riuscì a ricordare chi e dov'era; lo squallore della stanza in cui si trovava; lo riportò all'inevitabilmente presente.
(Sono pochi esempi e, a dire il vero, neanche i più rappresentativi, solo che purtroppo durante la lettura, ho dimenticato di segnarmi le pagine...!).
E poi periodi formulati in modo esageratamente complesso, o discorsi diretti quasi sempre che iniziano senza la maiuscola.
Mi spiace dirlo, ma sembra che il libro non sia stato corretto, che manchi proprio un lavoro di editing e questo è tanto più grave quanto più dietro c'è una casa editrice.
Non è giusto nei confronti del lettore ma neanche verso l'Autore.
Situazioni, dialoghi (che pure sono abbondanti e molto... vivaci!) e personaggi hanno tutti un che di grottesco, di "assurdo", ma del resto credo che l'Autore volesse di proposito collocare il suo antieroe in un contesto contrassegnato da irrazionalità, follia, in cui Roberto deve continuamente guardarsi le spalle, perchè difficoltà ed insidie sconosciute - e provenienti da un "mondo" inquietante, quasi una caricatura della realtà (o forse ne è lo specchio più onesto?) - sono in agguato, pronte a fargli perdere quella lucidità (cinica e "nera", come nero è l'humor presente tra le pagine) che ancora gli resta.
Roberto è un uomo comunque molto "presente a se stesso", che riconosce i propri errori, che conosce l'origine dei propri rimpianti, che sa di cosa ha bisogno; il suo modo di parlare e di rapportarsi al prossimo non sempre è dei migliori, e rari (e calcolati) sono i momenti di diplomazia.
E' un uomo che ha bisogno d'amore, lo ricerca e lo desidera, pur dichiarandosi rassegnato e arrabbiato verso le donne; di esse egli non ha un parere sempre positivo e benevolo.
E' un protagonista che non risulta simpaticissimo e amabile, ma quanto meno desta un certo sentimento di compassione per questo modo di essere così poco fiducioso verso se stesso e verso la vita.
Eppure, in tutto il negativo che lo circonda e che è dentro di lui, continua a brillare una fioca luce di speranza, che lo porta a non arrendersi e a mostrare curiosità verso un futuro dai contorni non proprio certi e sicuri....
Ripeto (e mi costa farlo): anche se la storia di per sè non è male, essa non è scritta in un modo tale da invogliare la lettura; i personaggi non aiutano, ahimè, ma sono il problema minore: urge una seria correzione della parte stilistica e sintattica dello scritto.
Mi manca ancora la seconda parte del romanzo, quindi... TO BE CONTINUED!
Convinti che l'uomo sia affetto da un quale disturbo psichiatrico non meglio specificato, si pensa subito di ricoverarlo in ospedale nel reparto adatto, ma Roberto non ci sta ed è ben intenzionato a non dare ai suoi "nemici" l'opportunità di dichiararlo pazzo e di privarlo della sua dignità.
In ospedale Roberto dovrà tirar fuori tutta la sua razionalità e lucidità, non priva di cinismo, di cui è capace, perchè tanto la maggior parte del personale quanto lo psichiatra - che pretende di seguirlo e "curarlo" - sembrano avercela con lui e cercano di provocarlo, perchè gli "cedano" i nervi e "vada di matto", così che i sospetti su di lui, circa la sua presunta pazzia, siano confermati.
Roberto effettivamente ha una personalità complessa, non priva di risvolti paranoici; ha un carattere alquanto irascibile e la sua visione della vita è contrassegnata da un certo realismo pessimistico; frequentemente si perde in disquisizioni di natura soprattutto socio-politica, e infatti non sono poche le pagine che l'Autore dedica ai ragionamenti che Roberto porta avanti con diversi interlocutori (ad esempio, il giovane nipote Paolo, lo psichiatra Scalzi - con il quale ha un rapporto di puro odio - e alcuni dei pazienti, con cui bene o male è possibile intavolare una seppur minima forma di conversazione).
Conosciamo quindi abbastanza nel dettaglio le opinioni del protagonista sull'economia, sui disvalori presenti nella società odierna, sulle ingiustizie che imprenditori/capitalisti/politici corrotti e avidi di potere operano sulla massa, cieca e ignorante, che troppo spesso si dimostra rassegnata e subisce angherie e soprusi, incapace di ribellarsi per paura di peggiorare una situazione già di per sè drammatica.
Ad addolcire un pochino la vita istituzionalizzata è la presenza dell'infermiere Elisa, unico contatto umano vero, di cui ben presto Roberto si innamora, cercando anche di essere per lei una presenza positiva, utile, capace di farla riflettere sulla propria vita, sul proprio lavoro e su cosa è giusto per lei.
La storia narrata non è male e l'ambientazione stessa è interessante e anche simpatica, viste alcune gag presenti, in cui scappa qualche sorriso a motivo dello strano comportamento dei pazienti un po' matti.
Ma devo confessare di aver faticato un po' a leggerlo, non tanto, ripeto, per la storia in quanto tale, ma per come è scritta; infatti, sebbene si tratti di una pubblicazione edita da una casa editrice - e non di un'autopubblicazione - il libro è pieno di errori, soprattutto sintattici e di connessione delle frasi; c'è un uso improprio della punteggiatura e certi periodi sono scritti male, tanto da risultare non dico incomprensibili, ma quasi, col risultato che il lettore facilmente si distrae o storce il naso davanti a "sviste" che tali non sono, a mio avviso, nè si tratta di semplici refusi, in quanto ripetuti dalla prima ad ultima pagina.
Un errore che mi ha irritato (ce ne sono diversi)? La virgola tra soggetto e predicato oppure posta o meno "a random", senza criterio; e ripeto, non poteva essere un caso, in quanto purtroppo frequentissima..., ahimè!
"Roberto, ha confermato anche un altro mio sospetto, nel corso della sua adolescenza e giovinezza ha assunto un miscuglio di droghe psicoattive, tra cui cocaina, ecstasy e LSD", continuò Scalzi, per poi in tono comprensivo spiegare, "quest'ultime, è ampiamente dimostrato, che se assunte anche sporadicamente, possono alterare e danneggiare cervello e psiche".
Scalzi chiese: "ma se un imprenditore perchè d'imprenditori stai parlando, rispetta le leggi è onesta oppure no?"
Roberto riaprendo gli occhi, per un istante non riuscì a ricordare chi e dov'era; lo squallore della stanza in cui si trovava; lo riportò all'inevitabilmente presente.
(Sono pochi esempi e, a dire il vero, neanche i più rappresentativi, solo che purtroppo durante la lettura, ho dimenticato di segnarmi le pagine...!).
E poi periodi formulati in modo esageratamente complesso, o discorsi diretti quasi sempre che iniziano senza la maiuscola.
Mi spiace dirlo, ma sembra che il libro non sia stato corretto, che manchi proprio un lavoro di editing e questo è tanto più grave quanto più dietro c'è una casa editrice.
Non è giusto nei confronti del lettore ma neanche verso l'Autore.
Situazioni, dialoghi (che pure sono abbondanti e molto... vivaci!) e personaggi hanno tutti un che di grottesco, di "assurdo", ma del resto credo che l'Autore volesse di proposito collocare il suo antieroe in un contesto contrassegnato da irrazionalità, follia, in cui Roberto deve continuamente guardarsi le spalle, perchè difficoltà ed insidie sconosciute - e provenienti da un "mondo" inquietante, quasi una caricatura della realtà (o forse ne è lo specchio più onesto?) - sono in agguato, pronte a fargli perdere quella lucidità (cinica e "nera", come nero è l'humor presente tra le pagine) che ancora gli resta.
Roberto è un uomo comunque molto "presente a se stesso", che riconosce i propri errori, che conosce l'origine dei propri rimpianti, che sa di cosa ha bisogno; il suo modo di parlare e di rapportarsi al prossimo non sempre è dei migliori, e rari (e calcolati) sono i momenti di diplomazia.
E' un uomo che ha bisogno d'amore, lo ricerca e lo desidera, pur dichiarandosi rassegnato e arrabbiato verso le donne; di esse egli non ha un parere sempre positivo e benevolo.
E' un protagonista che non risulta simpaticissimo e amabile, ma quanto meno desta un certo sentimento di compassione per questo modo di essere così poco fiducioso verso se stesso e verso la vita.
Eppure, in tutto il negativo che lo circonda e che è dentro di lui, continua a brillare una fioca luce di speranza, che lo porta a non arrendersi e a mostrare curiosità verso un futuro dai contorni non proprio certi e sicuri....
Ripeto (e mi costa farlo): anche se la storia di per sè non è male, essa non è scritta in un modo tale da invogliare la lettura; i personaggi non aiutano, ahimè, ma sono il problema minore: urge una seria correzione della parte stilistica e sintattica dello scritto.
Mi manca ancora la seconda parte del romanzo, quindi... TO BE CONTINUED!
BUONA FINE E BUON PRINCIPIO!!