Ecco un altro di quei romanzi che non ho amato moltissimo, da cui mi aspettavo di più e che mi ha fatto storcere il naso più di una volta durante la lettura....
LIBERTA'
di Jonathan Franzen
Ed. Einaudi Trad. S. Pareschi 626 pp 22 euro 2011 |
ESTRATTO da leggere
Siamo in presenza di un romanzo americano... che più americano non si può (?); non solo, ma è anche di un borghese che più borghese non si può...
Hum..., ammetto che come incipit non è proprio incoraggiante, ma l'onestà prima di tutto.
Hum..., ammetto che come incipit non è proprio incoraggiante, ma l'onestà prima di tutto.
Walter e Patty Berglund sono i buoni vicini che tutti vorrebbero: gentili, premurosi, colti, ecologisti, progressisti e benestanti.
Ma questo non basta a rendere felice e senza problemi questa famiglia americana.
Eh sì, perchè qualcosa va storto se, dopo qualche anno, i giornali definiscono Walter (da sempre amico della natura e dell'ambiente) «arrogante ed eticamente compromesso», mentre la fragile Patty sprofonda nella depressione, avvicinandosi un po' troppo a Richard Katz, amico di infanzia del marito e musicista rock.
E Joey, il figlio sedicenne, è andato a vivere con la sua ragazza, la bella e fin troppo accondiscendente Connie, a casa degli odiati vicini.
Al centro di tutto, l'Autore pone non solo la famiglia, il matrimonio, nella fattispecie il vincolo che lega due persone - e se ne serve per raccontare ciò che lega tutti gli uomini (non mancano considerazioni di tipo politico) -, ma anche la domanda: «Se sono libero di scegliere, allora come devo vivere?»
Siamo negli anni Duemila, Stati Uniti...: la patria della libertà.. O no?
Ma quale libertà? Libertà dagli stereotipi, dalla corruzione, dalla sopraffazione sull'altro, dalle catene che ci tengono prigionieri....?
Franzen vuol regalare un romanzo spietato e divertente, un affresco storico e sociale onesto, senza veli e molto "made in USA"; un ritratto che faccia riflettere il suo lettore su questa benedetta libertà e sulle cose cui siamo disposti a rinunciare per essa, sulle passioni e sulle invidie, sull'apparenza che contraddistingue i rapporti con le persone, sullo spauracchio del conformismo, che tutti vogliono rifiutare ma che in tanti alla fine accettano con un'alzata di spalle...
Per me è difficile parlare di questo romanzone, denso di descrizioni inutili, popolato da personaggi dalla personalità detestabile: mediocri, depressi, arrabbiati, falsi, bigotti..., manipolatori, volgari...
Devo dire che nel suo complesso l'ho trovato grosso modo scontato, a tratti (ampi tratti....) noioso (tipo quando si lascia andare nel discorso ambientalista sull'uccello, quello della copertina...), i personaggi troppo fissati per il sesso, e il finale... boh, da romanzetto d'amore di serie B...
Ehm... non m'è piaciuto e non lo consiglio più di tanto, anche se c'è chi lo giudica un capolavoro. Qualche "particolare", evidentemente, a me è sfuggito.
Fatto sta che il mio portafoglio ce l'ha ancora con me per i soldi spesi, visto che lo comprai alla prima edizione....
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz